www.resistenze.org - popoli resistenti - costa avorio - 13-03-11 - n. 355

da http://michelcollon.info/Les-Ivoiriens-au-bord-du-gouffre.html
Traduzione dal francese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
 
Ivoriani sul baratro
 
di Rafik Houra
 
09/03/2011
 
Mentre la diplomazia africana si impegna per una soluzione moderata tra Laurent Gbagbo e Alassane Ouattara, le operazioni dei due campi minacciano di travolgere il paese.
 
Dall'inizio della crisi post-elettorale - ma probabilmente anche prima delle elezioni! - la vittoria di Ouattara non suscita dubbi a Parigi né a Washington. Le dichiarazioni di Sarkozy hanno sentenziato già tre mesi fa: "Non è possibile alcuna contestazione, [Gabgbo] deve ora lasciare il potere al presidente eletto". Nonostante le contestazioni in atto, la ECOWAS [Comunità economica degli stati dell'africa occidentale] ha assunto la guida. Riuniti in Mali, i capi di Stato dei paesi dell'Africa occidentale hanno ipotizzato un rovesciamento militare di Gbagbo per installare Ouattara. Mettendo con le spalle al muro i propri sponsor , il ministro degli esteri nigeriano ha chiesto, prima di qualsiasi intervento, una risoluzione delle Nazioni Unite. Il volontarismo nigeriano è temperato dalla episodica violenza interna e dalle elezioni presidenziali previste nel mese di aprile. L'ONU, preferendo coprirsi con una risoluzione dell'Unione africana, si è accontentata di votare un rinforzo "urgente" del suo dispositivo in Costa d'Avorio [1]. Da parte sua, l'Unione africana ha respinto l'opzione militare e ha mandato cinque capi di Stato per negoziare la soluzione alla crisi. Vista la situazione del problema ivoriano, la composizione del gruppo di negoziatori è, almeno parzialmente, preoccupante. Tre dei suoi membri sono militari del cortile franco-africano, ascesi al potere attraverso colpi di stato: Blaise Compaoré (Burkina Faso, 1987), Idriss Deby (Ciad, 1990) e Mohamed Ould Abdel Aziz (Mauritania, 2008). Gli altri due salirono al potere attraverso le urne: Jacob Zuma (Sudafrica, 2009) e Jakaya Kikwete (Tanzania, 2005).
 
Fermezza sudafricana
 
Il 17 febbraio il Ministro degli Affari Esteri del Sudafrica si è distinto dalla posizione filo-Ouattara che l'Unione africana aveva preso a dicembre. Parlando di elezioni "inconcludenti" e "imperfette", ha spiegato in dettaglio come l'Unione africana potrebbe tornare sui suoi passi. Intervistata sulla crisi ivoriana a Parigi il 2 e 3 marzo al seguito della visita di Zuma, ha insistito che "la soluzione deve venire soprattutto da parte dei leader africani stessi". Questa fermezza è tanto più palpabile dall'inizio di gennaio, da quando una nave militare sudafricana si trova al largo della Costa d'Avorio.
 
Ouattara contestato, precipita 
 
 
Il gruppo di negoziatori si è infine riunito il 21 febbraio ad Abidjan. Ma senza Compaore. Il presidente del Burkina Faso è da tempo accusato di essere un sostenitore della ribellione ivoriana: lui dietro il tentativo di rovesciare Gbagbo nel 2002 e ora accanto a Ouattara. Ha quindi preferito evitare l'accoglienza movimentata che dei "giovani patrioti" gli stavano preparando. Va detto che, nonostante la sua recente - e poco plausibile - rielezione, le proteste dei giovani in Burkina Faso potrebbero crescere. L'incontro del 22 tra il gruppo di negoziatori e Ouattara era teso, con Zuma che ha tolto la parola a Ouattara davanti ai giornalisti. Il ministro degli Esteri del Sudafrica, Ebrahim Ismail Ebrahim, ha dichiarato all'AFP le proposte del gruppo: una condivisione del potere o una nuova elezione presidenziale. La mediazione riprendere il 4 marzo, dopo la visita di Zuma a Parigi. Ma dal 22 febbraio gli eventi sul campo sembrano precipitare.
 
"La guerra è ripresa in Costa d'Avorio, anche se nessuno osa dirlo in modo chiaro".
 
Questo commento allarmante del giornalista Theophile Kouamouo mostra quanto sia difficile credere alla possibilità di negoziazione. Forti del proprio sostegno ciascun campo resta inflessibile. Dalla parte di Gbagbo, le forze di sicurezza, i giovani patrioti e i suoi alleati sudafricani e angolani. Da quella di Ouattara, i ribelli, gli alleati “imparziali”, le Nazioni Unite, la Francia e gli Stati Uniti... Nel mezzo, presi in una morsa gli ivoriani, vittime di ambizioni politico-strategiche... Nel centro ovest, dopo gli incidenti mortali tra comunità di gennaio (circa quaranta morti secondo Amnesty International), c'è stato uno spostamento di popolazione significativo. Dal confine con la Liberia i ribelli che controllano la metà settentrionale del paese, sono avanzati verso sud. Un confine attraversato da 45.000 ivoriani negli ultimi tre mesi, secondo l'UNHCR. Ad Abidjan, le forze di sicurezza (FDS) pro-Gbagbo terrorizzano alcuni quartieri e conducono operazioni contro il "commando invisibile" [2]. Quest'ultimo, ben attrezzato, opera nel quartiere di Abobo - in gran parte pro-Ouattara -, dove da metà gennaio ha causato perdite significative nelle file della FDS. In fuga dai combattimenti, migliaia di persone hanno lasciato Abobo. I giovani patrioti si stanno mobilitando contro ONUCI. Ban Ki-moon ha denunciato il 28 febbraio una violazione - ritrattata dopo poche ore! - dell'embargo messo in atto nel 2004: tre elicotteri d'attacco bielorussi sono stati consegnati a Gbagbo a Yamoussoukro. Il comitato per le sanzioni delle Nazioni Unite che si occupa della Costa d'Avorio va riattivato? Si è addormentato lo scorso autunno sulla relazione finale del gruppo ad hoc di esperti (Billets d’Afrique n°198).
 
La spinta da Parigi
 
In attesa di un intervento più muscolare, Parigi ha risposto alla chiamata di Ouattara con sanzioni economiche contro il regime di Gbagbo. In meno di due mesi, quattro serie di sanzioni sono state adottate dalla UE. Oltre alle 91 persone interdette, le navi europee hanno il divieto di attracco nei porti del paese, con conseguenze sulle esportazioni di cacao ma anche sulle importazioni alimentari e mediche. Le filiali delle banche occidentali della Costa d'Avorio, in primo luogo la BNP-Paribas e la Société Générale hanno chiuso, paralizzando ancora di più l'economia ivoriana.
 
Note: 
[1] Due mesi dopo, nessun segno di questo rinforzo. 
[2] Una voce attribuisce la direzione di questo commando a Ibrahim Coulibaly (IB), condannato in contumacia a Parigi nel 2008.
 
Fonte : Survie http://survie.org/billets-d-afrique/2011/200-mars-2011/article/les-ivoiriens-au-bord-du-gouffre
 
 

Resistenze.org     
Sostieni una voce comunista. Sostieni Resistenze.org.
Fai una donazione o iscriviti al Centro di Cultura e Documentazione Popolare.

Support a communist voice. Support Resistenze.org.
Make a donation or join Centro di Cultura e Documentazione Popolare.