www.resistenze.org - popoli resistenti - cuba - 24-07-03

"Perché ho deciso di vivere a Cuba"


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Daniel Chavarria, uno dei più famosi scrittori uruguayani al mondo, racconta a ilNuovo.it perché considera l'isola di Fidel "il paese più giusto del mondo". E risponde alle accuse degli anti-castristi.

a colloquio con Daniel Chiavarria

Perché un cittadino uruguayano, scrittore di successo, decide di vivere a Cuba?
Amo il Tropico, la sua aria limpida, il sole, la temperatura...Dopo 30 anni passati all'Avana, mi sono abituato alla sua umidità e ne ho bisogno. Cuba mi piace soprattutto per la sua musica, per la sua gente, le sue pazzie e i suoi balli. Ma soprattutto, perché non conosco una società più giusta.

Se considera quella cubana una società così giusta, perché tanta gente rischia la vita in mare, con i figli piccoli, per fuggire dall'isola?

Purtroppo, tanti secoli di capitalismo nel mondo hanno fatto sì che in tutte le società esista gente, molta gente, per la quale il desiderio principale, il non plus ultra della vita, è diventare ricchi. E a Cuba questo è impossibile: perché quasi nessuno diventa ricco con il suo lavoro. La ricchezza implica lo sfruttamento degli altri, il loro plus valore.

A Cuba siamo felici soltanto noi che ci abituiamo ad una vita modesta; noi che siamo soddisfatti di costruire una società migliore, e viviamo con cooperazione e affetto con i nostri simili; noi che amiamo il nostro lavoro e cerchiamo di essere creativi. I giovani, qui, hanno la possibilità di studiare, dedicarsi alle scienze, all'arte, allo sport, a tutto quello che vogliono. Ma per essere felice a Cuba bisogna essere umili, come la maggior parte della popolazione. Bisogna rinunciare a vivere del lavoro altrui, rinunciare all'egoismo e a questa mentalità aberrante per la quale il mondo sarebbe diviso in vincitori e perdenti, a seconda che abbiano più o meno soldi e potere, che poi sono i valori che permettono di occupare uno scalino più o meno alto nelle società classiste.

Sono convinto che nessuno che aspiri, nella sua vita, a diventare ricco può essere anche onesto. Come Bertold Brecht, credo sia più dignitoso rapinare una banca che essere il suo presidente. Quindi, questa città giusta, la più giusta del mondo, può anche essere un inferno per quelli che aspirano ad avere denaro e potere personale. Hanno soltanto due possibilità: commettere reati a Cuba o emigrare.

Gli Stati Uniti non gli danno il permesso di ingresso, ma da anni promulgano una macabra legge di Aduste Cubano, per la quale tutti i cubani che arrivino sul territorio statunitense ricevono immediatamente aiuto economico, un lavoro e la residenza negli Usa. Mentre gli immigranti del Messico, Guatemala, Haiti e Santo Domingo, diciamo da tutta l'America Latina, vengono bastonati alla frontiera, uccisi, cacciati come animali, i cubani che fanno lo stesso vengono trattati con tutte le accortezze. Questo per demonizzare la società cubana, presentarla al mondo come se fosse simile ai Balcani, un luogo in cui la popolazione rischia la vita per fuggire dall'orrore, dalla guerra, dalla fame, dalle mafie locali e dai massacri. Ma in Cuba non c'è mafia, né fame, né violenza, né guerra, né ingiustizia. Ah...però ci sono leggi che ti impediscono di sfruttare gli altri e di diventare ricco.

Così gli Usa investono milioni di dollari per sostenere una permanente campagna pubblicitaria sulla vita e la libertà e la democrazia; e molti, in maggioranza gente antisociale, ma anche persone onorate e ingenue, rischiano la vita con la speranza di arrivare alla libertà (questa "libertà di commercio e sfruttamento del prossimo") e alla democrazia nella quale governa Bush con i voti di Gore; comunque, con voti che non provengono dalla maggioranza del popolo.

Cuba fu condannata lo scorso anno dalla Commissione dei Diritti Umani dell'Onu, per aver violato tali diritti. Che ne pensa?

E' una vergogna per le Nazioni Unite e una dimostrazione in più del servilismo internazionale nei confronti degli interessi americani. Figurarsi, contro Cuba ha votato l'Argentina, un paese dove la dittatura militare degli anni Settanta fece sparire 30mila persone. In tema di stermini, l'Argentina offre cifre impressionanti, delle quali forniscono notizia le Madri di Plaza de Mayo e l'associazione Figli. E proprio il governo argentino, servo di Washington, lo stesso che si rifiuta di collaborare con le madri e gli orfani e protegge i militari torturatori, condanna Cuba, dove in 40 anni non si è verificata una sola sparizione.

In Uruguay, scenario in parte della macabra operazione Condor, organizzata dagli Usa, giacché la Cia addestrava con le tecniche di repressione e tortura i militari del Sud America, sparirono e furono massacrati milizia di oppositori. Un paio di anni fa, il presidente sanguinetti si rifiutò di collaborare con Juan Gelman, grande poeta argentino, orgoglio della letteratura in lingua spagnola, che dopo aver individuato i responsabili

della sparizione dei suoi figli, gli chiedeva aiuto per cercare i nipoti. Sanguinetti gli rispose che erano storie passate, soldati in pensione, come se il loro ritiro li esonerasse dalla responsabilità dei crimini. E tirò fuori la Legge del Punto Finale, o "legge della dimenticanza", promossa e imposta dagli stessi militari assassini per sfruttare l'impunità e il denaro rubato alle vittime.

E' stato questo Uruguay che protegge i militari torturatori, quello che condannò Cuba come violatrice dei diritti umani. L'unico paese dell'America Latina dove non è mai stata istituzionalizzata la tortura, dove non sono mai esistiti gruppi paramilitari dedicati a massacri e sparizioni di operai, studenti e contadini. E nel Cono sudamericano condannò Cuba anche il Cile, dove il generale Pinochet non soltanto risiede, ma anche circola impunemente. E la condannò il Paraguay, teatro di endemici massacri in questo secolo, dove sono ancora endemiche anche malattie come la malaria e lo scorbuto, che potrebbero essere estirpate con un minimo investimento. Il Paraguay della fame, dello scorbuto, condannò Cuba perché non rispetterebbe i diritti umani; condannò un paese che in materia di salute potrebbe esibire medaglie d'oro, record della medicina, indici di efficienza che il resto dell'America Latina non sogna neppure.

Ma continuiamo con la lista...A parte un paio di astensioni, Cuba fu condannata da tutta l'America Latina, dove esistono bambini che lavorano dai cinque anni in su, bambini sfruttati per la prostituzione, drogati, sicari professionali di 15 anni che uccidono per 50 dollari, come in Colombia e nel Salvador. Tutti questi paesi condannarono Cuba, dove non c'è un bimbo che ha fame, senza ospedale, senza un insegnante, senza libri, compresi i bambini ritardati e quelli che vivono nelle montagne più sperdute. La condannò la Comunità europea in blocco, sotto l'iniziativa di Polonia e Cecoslovacchia, tirapiedi degli yankee, paesi dove prosperano le mafie, la tratta delle bianche, la pedofilia. Che genuflessioni di gente svergognata!

Ma il colmo è stata la condanna del Salvador e del Guatemala, soprattutto, dove governa a sevizia del generale Rìos Montt dietro la facciata strumentale del presidente democratico Portillo. Ma nessuno ignora in Guatemala che l'attuale democrazia ha avuto i suoi 200mila morti, 30mila desaparecidos, un milione e mezzo di rifugiati, 627 massacri ufficiali, 3mila persone sotterrate clandestinamente. E' questo il bollettino dell'operazione Tierra Arrasada, capitanata da Rìos Montt e ispirata dagli Usa. E da questo democratico governo che obbedisce servilmente gli Stati Uniti e condanna Cuba, è fuggita il Premio Nobel Rigoberta Menchù. E' stata costretta all'esilio in Messico, dopo aver denunciato i genocidi del generale Rìos Montt di fronte all'Audencia Nacinal spagnola e al giudicie Baltazar Garzòn. E condannano Cuba....E' degno della Storia Universale dell'Infamia.

Da Gennaro Scala