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da Rebelion.org
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Cuba e l’Africa
 
Ángel Guerra - La Jornada
 
12/07/2007
 
L’impegno internazionalista cubano degli ultimi decenni del xx secolo, oltre che su scala mondiale, ha avuto importanti conseguenze nella storia contemporanea del martirizzato continente africano.
 
Certo, una storia approfondita di quei fatti e del loro valore, deve ancora essere scritta. Infatti, i media imperialisti cercano di cancellare quella storia perché è rivelatrice - per loro - di gravi inconvenienti: l’autonomia rispetto all’URSS e il sistematico altruismo della politica estera cubana, oltre alla responsabilità europea e statunitense della strenua difesa del sistema coloniale.
 
Questi sono i motivi che rendono preziosissimo il lavoro di ricerca su questo tema da parte dello storico statunitense d’origine italiana Piero Gleijeses, che per dimostrare le sue tesi ha girato mezzo mondo alla ricerca di testimonianze e documenti, immerso per anni negli archivi di Stati Uniti, URSS e Cuba. Come spiega lo stesso Gleijeses, il suo compito è più complesso di quello di uno storico docile, che può appoggiare impunemente le sue affermazioni sulla base di fonti di seconda mano o in modo speculativo, senza timore di essere attaccato da intellettuali e giornalisti ”politicamente corretti”.
 
Pochi sanno della collaborazione militare e umanitaria di Cuba con la guerra di liberazione algerina; e neppure che nel 1963 un contingente militare inviato da Cuba fermò l’offensiva lanciata da Hassan II del Marocco - su istigazione e con l’appoggio statunitense - contro la giovane Algeria indipendente, per strapparle la ricca zona nei pressi di Tinduf. Quell’invasione avrebbe potuto dare un colpo mortale al nascente stato. Fu proprio lì, con una decina di medici, che nacque la solidarietà cubana nel settore sanitario, quella solidarietà che oggi vede circa 30.000 operatori sanitari cubani in vari paesi del terzo mondo.
 
Un’ignoranza simile, esiste sull’assistenza materiale fornita dall’Avana al Movimento Popolare di Liberazione dell’Angola (MPLA), al Partito Africano per l’Indipendenza della Guinea e alle isole di Capo Verde (PAIGC); centinaia di combattenti e ufficiali furono addestrati e riforniti da militari internazionalisti cubani a partire dal 1965 e fino a quando quei territori si sono emancipati, nel 1976, in seguito alla cosiddetta rivoluzione “dei garofani” avvenuta nella metropoli coloniale.
 
Si tratta di un fatto riconosciuto dai protagonisti del movimento militare progressista e antifascista portoghese, formatosi nella sua traumatica esperienza di lotta anticoloniale del MPLA, del PAIGC e del Fronte di Liberazione del Mozambico.
 
Resta da studiare in che misura l’attivo internazionalismo cubano abbia influito su quegli eventi, considerando che Cuba, oltre alla collaborazione militare, fu uno dei pochi stati non africani a mantenere una costante politica di solidarietà con le lotte anticoloniali nei fori internazionali.
 
In questo contesto, la presenza del Che nel vecchio Congo belga, così come l’infrastruttura costruita da Cuba in appoggio alla sua missione come pure ad altri movimenti di liberazione africani, acquisisce un senso particolare. Questa solidarietà cubana con l’Africa sarebbe culminata anni dopo. I suoi antecedenti più immediati furono la sconfitta, nel 1976, del piano statunitense per impedire l’indipendenza angolana.
 
A Cuba si è sempre seguito il principio che gli internazionalisti, militari o civili, devono essere volontari, e a quel momento più di 300.000 cittadini si erano iscritti nelle liste dei volontari per combattere in Angola. Con questa forza morale più di 36.000 cubani hanno attraversato l’Atlantico in formazione di combattimento, ed hanno sconfitto, a fianco dei loro compagni angolani, la doppia invasione di mercenari europei e truppe del sanguinario Mobutu dal Nord, e delle potenti colonne meccanizzate del regime razzista di Pretoria dal sud, costringendoli tutti alla fuga precipitosa..
 
Undici anni più tardi, un nuovo tentativo dei fascisti sudafricani di impossessarsi dell’Angola con una mobilitazione militare senza precedenti, è stroncato dalla più grande concentrazione di truppe e mezzi militari cubani che sia mai uscita dall’isola.La vittoria cubana non garantì soltanto l’indipendenza dell’Angola, ma anche la liberazione della Namibia e la fine dell’Apartheid, come proclamò alle Nazioni Unite il presidente della Nuova Africa del Sud, Nelson Mandela.
 
Un fatto che Washington ed i suoi complici occidentali, ora, vogliono far credere come piovuto dal cielo.
 
Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org di FR