www.resistenze.org - popoli resistenti - cuba - 23-02-09 - n. 262

da SiPorCuba - www.siporcuba.it
 
Intervista a Carolina Amador Perez della Federazione Donne Cubane (FMC)
 
di Marina Del Monte
 
Incontriamo Carolina Amador Perez, responsabile per le relazioni con l’estero della federazione Donne Cubane (FMC) durante uno degli eventi organizzati in occasione del suo viaggio in Italia, dal 9 al 19 febbraio. La sala della Villetta, al quartiere Garbatella, è colma di compagni. Tra di loro, qualche faccia nota: Jussef Salman, delegato per l’Italia della Mezzaluna Rossa Palestinese; il presidente dell’XI municipio Andrea Catacci; Roberto Bellardini, del Dipartimento Esteri del Partito della Rifondazione Comunista, Aladino Lombardi, Segretario regionale dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (ANPI); infine noi, dell’associazione Siporcuba.
 
Carolina Amador Perez ha iniziato da poco il suo intervento: con la semplicità e la chiarezza che contraddistingue il suo stile parla del ruolo storico delle donne a Cuba, della nascita dell’FMC e delle modalità utilizzate per coinvolgere le donne cubane nel lavoro della federazione, iniziato nei quartieri, attraverso la partecipazione di donne appartenenti ad ogni categoria professionale rappresentata.
 
Quanto afferma acquista ulteriore valenza per il ruolo da lei ricoperto come Delegata al Consiglio dei Diritti Umani dell’ONU a Ginevra. Parla dell’importanza di affiancare a leggi che proteggano la donna ad un cambiamento di mentalità nella popolazione, che tenga in considerazione le pari opportunità, la specificità di Genere. Ci racconta della composizione estremamente diversificata della Federazione delle Donne Cubane, delle modalità di condivisione e di partecipazione tra le donne che ne fanno parte, di quanto il governo cubano riconosca il gruppo come interlocutore tra la popolazione femminile ed il livello centrale. La donna, a Cuba, è stata investita personalmente dalla crisi economica negli anni 90, e il ruolo della FMC ha rappresentato un veicolo per organizzarle a resistere nella maniera migliore possibile a questo impatto, insegnando alle famiglie il modo per sopravvivere alla crisi, ma soprattutto il veicolo della Rivoluzione perché la donna mantenesse il suo ruolo lavorativo e non rientrasse in casa, evitando l’esclusione dal mondo del lavoro.
 
La maggior parte delle donne a Cuba ricopre ruoli tecnici qualificati; il 66% della forza professionale è composta a Cuba di donne, così come il 46% della forza lavoro, il 53% dei professori universitari, oltre il 50% dei ricercatori universitari sono donne, oltre il 70% di donne opera nel settore sanitario e del’educazione, così come nel settore giuridico. Dalle sue parole veniamo a conoscenza di un Piano di Azione Nazionale firmato nel 1997 da Fidel Castro, che prevede un organismo che stabilisce 90 misure da attuare per il progresso della Donna; è tuttora in corso la verifica dell’attuazione di questi obiettivi, alla quale partecipa la FMC in qualità di garante. Ciò dimostra l’interesse e l’appoggio del Governo nei confronti della partecipazione della Donna, la profonda convinzione dell’importanza del ruolo femminile. La FMC, partecipando a seminari internazionali, ha potuto inoltre denunciare nel bloqueo il principale ostacolo per la donna cubana a progredire; attraverso i contatti internazionali della Federazione Donne Cubane altri organismi internazionali hanno potuto appoggiare le campagne per la liberazione dei Cincos.
 
Si commuove, Carolina, quando al termine del suo intervento annuncia la data importante del loro prossimo congresso, il 7 e l’8 marzo, il primo che non vedrà la presenza della compagna Vilma Espin, che ne è stata la Presidente fin dalla fondazione. Ma sarà comunque presente, dice, con le sue idee, il suo pensiero, la sua determinazione che ha passato a noi.
 
Il seminario termina, dalla cucina arriva un buon profumo di salsa di pomodoro…Ed è proprio durante la cena che rivolgiamo a Carolina alcune domande:
 
La visita di Michelle Bachelet rappresenta la prima volta, dopo 37 anni, che un Capo di Stato cileno torna a Cuba: l’ultimo fu Salvator Allende nel 1972. A gennaio un’altra donna, Cristina Fernandez, presidente dell’Argentina, dopo 22 anni è stata ricevuta da Raul Castro. Entrambe donne: che risvolto pensi possa aver avuto sull’opinione pubblica femminile cubana?
 
Non c’è stato un risvolto così diretto. Alle Donne della Federazione Cubana certo il tema è interessato. Cuba è il centro dell’integrazione, in America latina, e le visite dei Capi di Stato cileno e argentino dimostrano il punto in cui questa integrazione è arrivata. Cuba per moltissimi anni è stata sola, abbandonata da tutti; quindi ora vedere un interesse da parte dell’America latina non può che far piacere alle donne cubane
 
In questi 50 anni Cuba è sopravvissuta a dieci presidenti USA. Appare superfluo sottolineare la speranza che sotto la presidenza Obama si possa finalmente arrivare al superamento del Bloqueo. Il presidente Lula ha fatto appello a che questo avvenga, e desta interesse la sua presa di posizione dotata di maggiore forza, in quanto Capo di Stato amico degli USA. Fidel, d'altro canto, critica Obama, dicendo che il suo interesse si limita ai cubani-americani. All'interno dell'universo femminile cubano, quali aspettative ci sono su Obama?
 
La Federazione Donne Cubane non si aspetta molto dall’elezione di Obama: poco tempo è passato, ed Obama sta lentamente tentando di alleviare gli effetti della gravissima crisi lasciata dal mandato Bush, modificando la politica interna del suo Paese. I cubani americani di Miami hanno votato per Obama e penso che Obama debba mantenere un accordo con coloro che lo hanno votato. Cuba però non ha votato Obama! Cuba mantiene quindi i suoi obiettivi da perseguire. Certo che se Obama eliminasse il Bloqueo, ovviamente il popolo cubano ne beneficerebbe. Però io non vedo segnali in tal senso. Molti latinoamericani vorrebbero questo perchè sanno cosa significa l'embargo contro Cuba. Lo stesso Lula vuole che i cubani avanzino e lui stesso ha inviato molte petizioni ad Obama. Staremo a vedere, senza dimenticare che Obama è il presidente del Paese più imperialista della storia dell'umanità.
 
Noi cubani, comunque, non coltiviamo aspettative circa questa possibilità.
 
In Italia, come ormai in tutta Europa, si tende sempre più spesso a far partorire la donna attraverso il parto cesareo: la motivazione è quella che in tal modo si eviterebbero i rischi connessi ad una nascita naturale, ed i traumi da parto. Esiste anche a Cuba questa tendenza?
 
A Cuba il parto resta un evento fisiologico, naturale; non deve esserci intervento chirurgico, a meno che non ci sia il rischio per la vita della madre o del nascituro.
 
Dall’attuale governo italiano vengono sferrati pesanti attacchi alla legge 194, che permette l’interruzione volontaria di gravidanza. Esiste il rischio reale che questa legge, voluta dalle lotte delle donne italiane negli anni ‘70 venga riveduta, in base a considerazioni relative al fatto che la vita sarebbe presente fin dal momento del concepimento. Tutto il mondo cattolico, trasversalmente, spinge per riconoscere la vita dell’embrione. Qual è la situazione dell’aborto a Cuba?
 
A Cuba l’aborto è permesso solamente in ambienti medici specializzati. A Cuba si da molta importanza alla prevenzione delle gravidanze indesiderate o precoci, attraverso campagne televisive, informazione scolastica, etc. L’aborto dovrà essere l’ultima cosa a cui ricorrere, nel momento in cui abbiano fallito la pianificazione familiare e riproduttiva, l’educazione sessuale: ad esempio, a Cuba si lavora moltissimo per promuovere l’uso del condom maschile, non solo per evitare le gravidanze indesiderate o precoci, ma anche per proteggere la popolazione dalle malattie a trasmissione sessuale. Difatti a Cuba il tasso d’incidenza di questo tipo di malattie è nettamente più basso che nelle aree limitrofe, proprio per la grande importanza che si da alla prevenzione. L’aborto, lo ripeto, deve essere l’ultima cosa a cui ricorrere.