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Perchè la società civile cubana difende il suo sistema politico?

Sergio Alejandro Gómez | granma.cu

13/04/2018

La società civile è agli antipodi dell'ambito governativo. Almeno questa è l'idea che si tenta d'imporre con gli assi egemonici. Quello che non si cita quasi mai è l'origine della contraddizione tra le organizzazioni che i cittadini creano liberamente e spontaneamente e il sistema politico che dovrebbe rappresentarli.

Organizzazioni come la Federazione Studentesca Universitaria, che prima della Rivoluzione vivevano in continuo conflitto con il Governo, oggi sono parte della costruzione della società e il loro criterio è presente nella presa delle decisioni politiche. Photo: Ariel Cecilio Lemus

La società civile è agli antipodi dell'ambito governativo. Almeno questa è l'idea che si tenta d'imporre con gli assi egemonici.

Quello che non si cita quasi mai è l'origine della contraddizione tra le organizzazioni che i cittadini creano liberamente e spontaneamente e il sistema politico che dovrebbe rappresentarli.

Si ovvia che la contesa sorge in modelli politici disegnati per garantire gli interessi di una minoranza e preservare i privilegi della classe che esercita il potere.

Cosa accade allora quando un sistema nasce dalle maggioranze e le rappresenta esattamente? Ci devono essere obbligatoriamente contraddizioni insalvabili con le organizzazioni dei loro cittadini?

Nel caso di Cuba, la maggioranza delle istituzioni della società civile sono nate con e dal processo rivoluzionario,senza che questo abbia implicato motivi di conflitto.

«Il nostro è uno Stato del popolo e per il popolo, che protege gl interessi del popolo», ha detto a Granma Internacional José Alexis Ginarte Gato, presidente dell'Unione Nazionale dei Giuristi di Cuba (UNJC).

«È il popolo che ha il potere politico».

Secondo lui, nelle strutture del Governo a tutti i livelli c'è una composizione multiforme, che rappresenta il contadino, la donna di casa, l'intellettuale, il professore, il medico e l'operaio.

«È una struttura che permette che lo Stato sia rappresentato da un popolo che ha potere in sé stesso, un popolo che trasferisce in ogni momento questa ansia di consolidare il suo sistema sociale e difenderlo», ha aggiunto.

Ugualmente esistono istituzioni rappresentative di alcuni settori o gruppi come la stessa UNJC, creata con fini di specializzazione professionale e per migliorare i servizi che offrono i giuristi alla società.

Ginarte Gato ha segnalato che la chiave per evitare conflitti tra queste organizzazioni e il Governo deriva dal fatto che sorgono dal "popolo", anche se riguardano interessi specifici. In secondo luogo, i loro fini corrispondono agli interessi social e quindi non entrano in contraddizione con lo Stato,che offre loro appoggio per sviluppare il lavoro.

«Il sistema politico cubano ha la capacità di generare rappresentazioni in vasti settori della società civile e incorporati nella presa delle decisioni», ha segnalato a questo giornale Yuri Pérez, vice decano della Facoltà di Diritto dell'Università de L'Avana.

«Anche se questo non implica in nessun modo che non si possano generare argomenti o criteri divergenti in alcun punti o temi», ha aggiunto.

Pérez considera che uno dei vantaggi del modello cubano consiste nel diritto all'intervento dei cittadini alla direzione dello Stato, raccolto nell'Articolo 131 della Costituzione.

«Quando uno semanticamente esamina il termine intervenire, sempre denota una partecipazione attiva; perché dal punto di vista della partecipazione, uno può partecipare passivamente», ha dettagliato.

Per il vice decano della Facoltà di Diritto, la capacità d'intervenire si relaziona direttamente con l'Articolo 3 della Costituzione: «Nella Repubblica di Cuba la sovranità risiede nel popolo dal quale emana tutto il potere dello Stato.

Questo potere si esercita direttamente o per mezzo delle Assemblee del Potere Popolare e degli altri organi dello Stato che ne derivano, nella forma e secondo le norme fissate dalla Costituzione e dalle Leggi».

«Tutti i cittadini hanno il diritto di combattere con tutti i mezzi, includendo la lotta armata, quando non fosse possibile altro, contro chiunque tenti di affossare l'ordine politico, sociale ed economico stabilito da questa Costituzione».

Anche se Cuba non è un caso unico, risulta come un buon esempio di quanto si può fare quando il governo e la società lavorano uniti nella costruzione e l'applicazione delle politiche che sono state dibattute e approvate democraticamente dalla maggioranza.

E i passi avanti non si limitano al settore pubblico: anche i lavoratori privati godono di uguali benefici.

Jorge Gútiez Sánchez, rappresentante sindacale nell'area dei lavoratori non statali al ponte di 100 e Boyeros, ha segnalato a Granma Internacional le garanzie sociali su cu contano coloro che esercitano il loro lavoro da indipendenti.

«Siamo grati per tuto quello che il Governo cubano ha posto a nostro beneficio da quando si nasce», ha detto dopo aver specificato che la formazione umanista della Rivoluzione si basa nel giudicare le persone per i loro principi e non per il denaro che possono avere.

«Abbiamo una società civile ampia e appoggiamo il nostro Governo per tutto quello che ha fatto per le nostre famiglie e per le nostre fonti di lavoro», ha detto.

Gútiez è uno dei delegati cubani che partecipa al Forum della Società Civile del Vertice delle Americhe a Lima, in Perù.

«In qualsiasi scenario possiamo dibattere con franchezza sulle cose che godiamo da molti anni in cuba», ha segnalato. Abbiamo tutta la base morale per difendere una società civile disposta a dialogare, sempre basandosi nel benessere e nel rispetto del nostro popolo».

Anche se al centro delle preoccupazioni nella regione ci sono le lotte popolari e le violazioni dei diritti elementari dei cittadini, il Forum organizzato dalla OSA è manipolato per imporre determinate formule politiche e modelli di società.

Come Cuba ha denunciato, il Forum è anche uno spazio per tentare di legittimare persone pagate dall'estero come rappresentanti di una società che non rappresentano e sulla quale non hanno la minima ascendenza.

«La società civile cubana non condividerà nessuno spazio con elementi e organizzazioni mercenarie che sono finanziate dall'estero, rispondendo agli interessi di una potenza straniera con una chiara agenda di sovversione e violenza», ha detto di recente Yamila González Ferrer, vice presidente della UNJC, e rappresentante della coalizione 15, dov'è raggruppata la maggioranza dei delegati dell'Isola Grande della Antille, nel Forum del Vertice delle Americhe.

«Vengono in questo spazio con il fine di provocare, cercare legittimità e il riconoscimento che non hanno nella società cubana, cosa assolutamente inaccettabile per noi», ha concluso.

Coloro che tentano ancora di non riconoscere i nostri veri rappresentanti per la loro presunta affiliazione con il Governo, vogliono ignorare quello che è stato il processo rivoluzionario del 1º gennaio del 1959 che ottenne la sovranità della nazione, senza la quale sarebbe impossibile rappresentare legittimamente il popolo cubano in Perù o in qualsiasi altro luogo del mondo. (GM – Granma Int.)


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