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PCiD: la Danimarca deve condividere la responsabilità del flusso dei rifugiati

Partito Comunista in Danimarca (PCiD) | solidnet.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

07/03/2016

Fino a quando la Danimarca contribuirà attivamente a creare il flusso ininterrotto di rifugiati, abbiamo l'obbligo morale di aiutarli, invece di aggiungere miseria alla loro miseria. La Danimarca deve accogliere i profughi e garantire che siano trattati decentemente fintanto che permangono nel paese.

Da quando il torrente di rifugiati ha cominciato a chiedere la nostra attenzione la scorsa estate il governo, i socialdemocratici e l'estrema destra nazionalista del Partito Popolare hanno gareggiato per attuare il maggior numero di vincoli che causassero disagio ai rifugiati. Siamo stati testimoni di una messe di idee: drasticamente ridotte le indennità di soggiorno; approvato l'odioso "disegno di legge dei gioielli"; ricongiungimento familiare protratto a dopo tre anni di permanenza; alloggiamento dei rifugiati, nel pieno della rigidità invernale, nelle tendopoli anziché nelle case sfitte; diffusione di campagne pubblicitarie per scoraggiare i potenziali rifugiati ad andare in Danimarca su quotidiani libanesi e altri.

In aggiunta a questi attacchi contro i diritti dei profughi, forze oscure stanno proponendo che la Danimarca operi per declassare le convenzioni internazionali sui rifugiati o che la Danimarca ritiri la sua ratifica a tali convenzioni. In questo modo la Danimarca può rafforzare la sua reputazione di paese tra i maggiormente ostili ai rifugiati al mondo.

Grazie alla sua cooperazione con la NATO, gli Stati Uniti, l'Unione Europea e altri organismi, la Danimarca ha una grande responsabilità per l'ondata dei rifugiati. La Danimarca ha partecipato attivamente alle guerre imperialiste che hanno devastato nazioni e costretto la gente a fuggire: al momento, le guerre in Iraq, Afghanistan e Libia. Fino a poco tempo fa, la Danimarca non aveva schierato truppe in Siria, ma il sostegno del nostro paese ai vari insorti che combattono il governo democraticamente eletto in Siria, ha sostanzialmente contribuito a riprodurre la guerra civile che sta creando i rifugiati. Solo la scorsa settimana, tuttavia, il Parlamento ha approvato a larga maggioranza la proposta del governo di dispiegamento dei caccia F-16 jet e di 400 soldati danesi in Siria.

Al momento attuale, lo Stato islamico (IS, ISIL) costituisce la più grande minaccia in Siria, Iraq e in altri luoghi. Lo stesso Stato islamico ha ricevuto il sostegno degli Stati Uniti, della Turchia, paese membro della NATO e di stretti alleati degli Stati Uniti nella regione: Arabia Saudita, Bahrain e altri.

Nel quadro delle Nazioni Unite, la Danimarca deve fare molto di più per aiutare i profughi nei campi nei paesi confinanti con la Siria, in particolare quelli in Giordania e Libano. Nel corso di una recente conferenza U.N. sulla Siria, il governo danese si è impegnato a contribuire con 400 milioni di corone danesi (DKK). Tale importo è solo un po' meglio di niente. In confronto, la Norvegia ha stanziato 1,9 miliardi di corone norvegesi (NKR). Se non verranno stanziati immediatamente per aiutare i rifugiati in Siria e nei paesi limitrofi, la conseguenza inevitabile sarà un incremento dei flussi migratori costretti a dirigersi verso il Nord Europa. Lo stesso accadrà con la decisione del nostro governo di ridurre drasticamente gli aiuti allo sviluppo. La povertà disperata indurrà sempre più persone a cercare una vita migliore in paesi come la Danimarca.

"Non possiamo permetterci i rifugiati", sostiene cupamente chi è al potere. Ma a quanto pare possiamo permetterci di spendere molti miliardi in nuovi aerei da combattimento che, una volta messi in funzione, genereranno ancora più rifugiati. Possiamo anche permetterci di lasciare indisturbati gli evasori fiscali e ci possiamo permettere tagli delle imposte. Il denaro non può porre fine al flusso dei rifugiati, ma il denaro può dare ai rifugiati una vita più decente.

Il problema dei rifugiati non può essere eliminato fino a quando l'imperialismo non sia eliminato.


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