www.resistenze.org - popoli resistenti - ecuador - 05-10-07 - n. 197

da Rebelion.org
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Ecuador, il Che illumina ancora le Ande
 
Hedelberto López Blanch
 
04/10/2007
 
A 40 anni dall’assassinio di Ernesto Che Guevara, seguito al ferimento in combattimento e alla cattura in Bolivia, un altro popolo andino si leva a difesa della sua sovranità dimostrando che le idee, quando sono giuste, non muoiono.
 
Il Che, che offrì la sua vita per la libertà dei “vilipesi della terra”, oggi è nelle strade dell’Ecuador, insieme a questo popolo che ha votato in massa il pieno appoggio al partito Alianza País (Alleanza per il Paese ndt) del presidente Rafael Correa, fornendogli la maggioranza dei 130 seggi dell’Assemblea Costituente. Sarà di quest’ultima il compito di redigere una nuova Magna Carta con l’intento di esercitare la sovranità nazionale, varare leggi a favore del popolo e recuperare le ricchezze naturali ora in mano delle multinazionali.
 
L’assemblea avrà pieni poteri per modificare la struttura giuridica istituzionale ed economica, e disporrà di 180 giorni con una proroga di 60 giorni aggiuntivi per dar vita alla Nuova Costituzione.
 
Il presidente ecuadoregno propone una profonda riforma istituzionale, sciogliere il Congresso e dare la possibilità di eleggere nuovi rappresentanti, spoliticizzare i tribunali e democratizzare i media.
 
Questa sarà la formula per smantellare il modello neoliberale, lo stesso che per decenni ha procurato povertà alla stragrande maggioranza del popolo ecuadoregno, consentendo, inoltre, l’arricchimento dell’oligarchia creola e delle multinazionali che hanno sottratto al paese capitali enormi.
 
Nonostante la forte campagna scatenata dall’opposizione oligarchica, che gode di sostegno al Parlamento e nei media, nonostante le pressioni delle multinazionali e del governo statunitense per impedire la riforma della Costituzione, l’appoggio del popolo ecuadoregno a Correa è stato netto, consegnando ad Alianza Pais circa 70 seggi dei 130 previsti per la Costituente.
 
La dimostrazione che gli ecuadoregni si sono mossi contro le politiche neoliberali, di libero commercio e privatizzazioni concepite ed imposte dagli USA e dagli organismi finanziari come il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e la Banca Mondiale (BM), è stata l’affermazione di Correa nelle elezioni presidenziali del novembre 2006 contro il suo oppositore, il multimiliardario Álvaro Noboa. In quel preciso momento si iniziava col lasciare alle spalle più di 20 anni di quelle nefaste politche.
 
Nel corso di soli otto anni, nella nazione andina le manifestazioni popolari contro la disperante situazione economica e sociale hanno fatto cadere, uno dopo l’altro, tre presidenti: Abdalá Bucaram, il 7 febbraio 1997; Jamil Mahuad, il 21 gennaio 2000 ed il colonnello Lucio Gutiérrez, il 20 aprile del 2005.
 
L’Ecuador, nonostante sia il primo esportatore di banane nel mondo ed il quinto di petrolio in America Latina, ha un indice di povertà fra i più alti del continente, che ricade sul 72 % della sua popolazione. Il 65 % dei suoi 14 milioni di abitanti sono analfabeti, e per questo il governo di Correa ha lanciato una campagna d’alfabetizzazione di massa con l’aiuto del metodo cubano “Yo, Si Puedo”, (“Io, Si! Posso”).La nazione andina ha un debito estero fra i più alti della regione, con tassi d’interesse del 12% (buoni complessivi 2012 che hanno sostituito i buoni Brady) che rendono il pagamento molto oneroso, e di conseguenza molto difficile finanziare lo stato sociale.
 
Per cancellare il suo debito estero che si attesta in circa 15 milioni di dollari e mezzo, e poter disporre di nuovi finanziamenti, il precedente governo di Lucio Gutiérrez aveva deciso, sotto la pressione del FMI, di dedicare più della metà delle entrate al pagamento del debito. Questo provvedimento provocò il peggioramento dei servizi sanitari, scolastici e alimentari della popolazione, e ne patirono le conseguenze anche il servizio elettrico e l’urbanistica.
 
Prima del recente trionfo ottenuto per formare l’Assemblea Costituente, Correa aveva già ripetuto in varie occasioni che il suo paese non avrebbe sottoscritto il Trattato di Libero Commercio (TLC) con gli Stati Uniti, che non avrebbe fato entrare il paese all’interno del Plan Colombia (concepito e finanziato da Washington contro il narcotraffico e la guerriglia), e che avrebbe rinegoziato il debito estero, pur mantenendo temporaneamente la dollarizzazione del paese concordata sei anni fa.
 
La nazione andina, ispirandosi ad Eloy Alfaro ed al guerrigliero Ernesto Che Guevara, oggi si risveglia dal lungo letargo e il suo popolo si alza in piedi, come gli altri popoli dell’America latina, per la vera e sognata indipendenza.
 
Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org di Fr