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Cosa c'è dietro alle due isole del Mar Rosso regalate dall'Egitto all'Arabia Saudita?

Abayomi Azikiwe | iacenter.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

22/04/2016

Nella settimana dell'11 aprile è venuto fuori che il governo egiziano del Presidente Abdel Fattah al-Sisi ha intenzione di riconsegnare le isole strategiche di Tiran e Sanafir all'Arabia Saudita. Queste due isole sono state sotto l'amministrazione egiziana fin dal 1950, solo due anni dopo la fondazione dello stato di Israele.

La decisione egiziana sta a indicare che gli attuali imperativi di politica estera di Washington e Riyadh hanno la precedenza sulla liberazione della Palestina e sulla reale indipendenza degli stati del Nord Africa e del Medio Oriente.

Nella sfera militare, l'alleanza saudita-egiziana è chiaramente caratterizzata dalla cooperazione egiziana alla leadership saudita nel Consiglio del Golfo nella pluriennale guerra al popolo dello Yemen. Questa guerra ha causato a oggi oltre 10.000 morti e lo sfollamento di milioni di persone.

La decisione a proposito delle due isole, che deve essere ratificata dal Parlamento egiziano, ha generato molte discussioni e opposizione all'interno dello stato nordafricano. In un discorso alla televisione nazionale il 14 aprile, al-Sisi ha difeso la decisione dicendo: "Non abbiamo ceduto un nostro diritto e abbiamo restituito un diritto al popolo che lo aveva". Ha aggiunto che vi sono documenti che provano che le isole sono dell'Arabia Saudita.

Il leader militare - eletto presidente dello Stato nel 2013-2014 - ha argomentato che l'Egitto ha solo due opzioni nella questione delle isole: "O entrare in conflitto con l'Arabia Saudita, o dare indietro all'Arabia Saudita i suoi diritti e le sue terre. Non vogliamo danneggiare nessuno. Inoltre, non regaleremo la nostra terra a nessuno, né ci approprieremo della terra di altri".

Molti osservatori della politica egiziana credono che il Parlamento si allineerà colla decisione del Governo di al-Sisi e voterà a favore della decisione. Essendo conscio della vasta opposizione al suo annuncio, il presidente ha avvertito i cittadini di non organizzare dimostrazioni contro la decisione governativa.

Israele e gli USA approvano la manovra

Un articolo del Washington Post del 13 aprile ha riferito che la decisione del governo egiziano è stata supportata dallo stato di Israele: "Le due nazioni [Israele e Arabia saudita] non hanno vincoli formali tra loro ma ci sono stati accenni di tranquilla cooperazione - o almeno di dialogo strategico - su determinate questioni come ad esempio l'influenza iraniana nella regione. Mentre gli analisti riflettevano sulle implicazioni che il controllo saudita delle isole avrebbe avuto su Israele - le due isole si trovano all'ingresso del Golfo di Aqaba, rotta navale di importanza per i giordani e gli israeliani - il ministro della Difesa Moshe Yaalon diceva ai giornalisti israeliani che aveva appena ricevuto documenti ufficiali i quali attestavano che l'Arabia Saudita avrebbe continuato a lasciare passaggio libero nell'area ad Israele.

Lo stesso articolo dice che Yaalon ha confermato che Israele era stato consultato prima del trasferimento e che il "quotidiano israeliano Haaretz" ha riferito che per "il piano di trasferimento è stata necessaria l'approvazione di Israele, degli Stati Uniti (perché Washington ha contribuito a mediare l'accordo di pace tra Egitto e Israele), nonché una missione di osservazione multinazionale per monitorare le isole".

Le isole rivestono importanza con riferimento alla sovranità contestata e al possesso del Golfo di Aqaba, questione di diritto internazionale tra le più importanti e discusse per decenni. Il Golfo di Aqaba è situato all'estremità settentrionale del Mar Rosso, a est della penisola del Sinai e a ovest del continente arabo. La linea costiera si espande verso l'Egitto, Israele, la Giordania e l'Arabia Saudita.

La guerra dei sei giorni del 1967 (5-10 giugno) tra Israele e gli stati regionali di Egitto, Siria e Giordania, iniziò in parte a causa dell'esercizio della sovranità da parte del governo del Presidente Gamal Abdel Nasser. L'Egitto aveva bloccato lo stretto di Tiran, impedendo ai trasporti navali israeliani di passare dal Golfo di Aqaba fin dal 23 maggio 1967. In seguito Tel Aviv lanciò un attacco contro l'Egitto che venne supportato dall'amministrazione USA del Presidente Lyndon Johnson.

In un discorso alle truppe in un quartier generale avanzato dell'aviazione nel Sinai, il Presidente Nasser disse che qualsiasi nave battente bandiera israeliana ovvero trasportante materiale strategico sarebbe stata interdetta dal passaggio da e verso il Golfo dopo Sharm El Skeikh, all'entrata del Golfo. Una settimana più tardi, il 16 maggio 1967, Nasser ordinò che la prima forza di emergenza dell'ONU (UNEF) fosse evacuata dal Sinai.

L'Egitto è ora dipendente dagli USA e dall'Arabia Saudita

Oggi l'Egitto è un regime militare-civile che è largamente dipendente dal supporto economico e politico dell'Arabia Saudita e dagli USA. Gli aiuti di Washington direttamente a sostegno del governo egiziano ammontano a 1,3 miliardi di dollari ogni anno, insieme con equipaggiamenti militari, consulenti e coordinazione dell'intelligence.

Una rivolta popolare nel 2011 ha deposto il Presidente Hosni Mubarak, che è stato il successore di Sadat fino dal suo assassinio nel 1981. I governi egiziani che si sono succeduti hanno continuato ad affidarsi all'aiuto di Washington e dei suoi alleati nella regione, incluso lo Stato di Israele.

L'Arabia Saudita ha facilitato il dominio USA nell'area procurando prestiti all'economia egiziana. Secondo un articolo pubblicato da Bloomberg il 4 gennaio: "L'Arabia Saudita si è accordata per procurare all'Egitto più di 3 miliardi in prestiti e garanzie per aiutare la sua economia affamata di dollari… I prestiti sono stati concessi in termini favorevoli".


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