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Prossime elezioni presidenziali in Egitto: blocco per preservare gli interessi della borghesia locale e dell'imperialismo nella regione

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Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

27/01/2018

Tra il 26 e il 28 marzo si svolgeranno in Egitto le elezioni. Fanno seguito alle tornate elettorali degli anni 2005, 2012 e 2014. Quelle del 2014 hanno messo fine alle insurrezioni popolari che erano state innescate nel 2012 e che erano continuate fino al 2014 durante la presidenza di un rappresentante dei Fratelli Musulmani destituito dal potere e sostituito dal maresciallo Al-Sissi, un altro rappresentante della borghesia egiziana sostenuta dalle potenze imperialiste.

Le forze popolari insorte per ottenere dei cambiamenti profondi e soddisfare almeno parzialmente le rivendicazioni sociali e democratiche sono state represse. Dal 2014 ad oggi è stato ripristinato un blocco politico da un regime borghese che lavora per rafforzarsi ulteriormente. Questo regime usa metodi autoritari per soffocare l'ascesa del livello di coscienza delle masse popolari, specialmente della classe operaia. Si sforza di impedire che queste si organizzino e difendano i propri interessi in modo indipendente, anche attraverso l'uso della campagna elettorale, presentando candidati in grado di contribuire all'azione politica per affrancarsi dallo sfruttamento e dall'oppressione capitalista.

Ecco perché, alla vigilia delle elezioni del 26 marzo 2018, mentre comincia all'inizio di febbraio la campagna elettorale, appena dopo il deposito delle candidature, non si conoscono ancora i nomi delle persone che ambiscono alla più alta gerarchia dello stato egiziano. Solo il maresciallo Al Sissi ha chiesto ufficialmente un secondo mandato.

Durante il 2017, oltre cinque personalità (ex ministri o ufficiali dell'esercito) che avevano annunciato la loro possibile candidatura sono state poi escluse per varie ragioni (condanne, corruzione, ecc.) da parte delle istituzioni di uno stato borghese. indubbiamente desideroso di garantire l'investitura del candidato che meglio servirà i suoi interessi. Dobbiamo concludere che il maresciallo Al-Sissi rappresenterà la scelta finale? Senza dubbio, dal momento che il blocco politico che egli ha stabilito usando lo stato di emergenza non solo ha contribuito a sopprimere il movimento popolare, ma anche a servire i profitti della borghesia locale e gli interessi imperialisti, i sionisti israeliani e la reazione araba nella regione. In particolare, è servito a rafforzare il blocco di Gaza e sostenere la guerra nello Yemen. Sotto il pretesto dello stato di emergenza, il potere di Sisi ha represso ogni protesta contro il deterioramento delle condizioni di vita degli egiziani. La sterlina egiziana è stata svalutata con grande soddisfazione del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale. Il sostegno al prezzo degli alimenti di base è stato ridotto, facendo sprofondare i poveri nella miseria più nera.

I comunisti algerini, guidati dai loro principi internazionalisti, sono preoccupati dalla situazione e dalla lotta della classe operaia e delle classi lavoratrici egiziane. Invitano la classe operaia del loro paese e tutti gli strati popolari stessi schiacciati dal dominio capitalista nel proprio paese a esprimere la loro attiva solidarietà con gli operai e le masse egiziane diseredate nella loro attuale lotta. Sperano che la loro lotta per le esigenze immediate di ordine economico, sociale e democratico non sarà separata dalla lotta per rovesciare, nel breve o lungo termine, il potere del capitalismo e dell'imperialismo internazionale, della reazione araba e del sionismo, dell'oscurantismo religioso nella regione araba.

* PADS: Partito Algerino per la Democrazia e il Socialismo


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