www.resistenze.org - popoli resistenti - francia - 20-04-19 - n. 710

L'Incendio di Notre Dame: un crimine contro la cultura

Partito comunista rivoluzionario di Francia * | pcrf-ic.fr
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

16/04/2019

Notre-Dame di Parigi devastata dalle fiamme in un'atmosfera dantesca: noi comunisti, atei materialisti, siamo preoccupati

Questo monumento è diventato un emblema di Parigi, la testimonianza di otto secoli di storia della regione. In un momento in cui lo scopriamo storia delle masse popolari, precisamente quelle che fanno la storia, senza opposizione alla storia politica e sociale, ma al contrario per restituirgli la sua vera dimensione, questo fuoco ci ricorda: le migliaia di contadini che nel corso dei secoli hanno pagato decime, censo, vari diritti feudali al clero; gli artigiani delle Corporazioni che offrivano le vetrate e gli altari; i boscaioli e i falegnami che hanno fatto quel lavoro straordinario di carpenteria, ora ridotto in cenere; i muratori, gli scalpellini e i cavatori che durante otto secoli hanno costruito, mantenuto, restaurato questo importante monumento dell'arte gotica francese; gli scultori e pittori che fino al XIX secolo hanno arricchito l'arredamento; i fonditori di bronzo, come i costruttori di organi. E naturalmente non possiamo dimenticare il ruolo di Victor Hugo e del suo immortale capolavoro, Victor Hugo, che si oppose al clericalismo durante la discussione sulla legge Falloux.

Ma è anche la testimonianza di questo grande impeto che vedrà l'Europa occidentale riempirsi di monumenti costruiti secondo tecniche ed estetiche nuove, che vanno di pari passo con un rinnovamento che, per quanto deviato dal contenuto religioso al servizio del feudalesimo, testimonia non di meno l'ottimismo sociale delle masse, la loro capacità di immaginare un mondo senza sfruttamento e sofferenza, certo illusorio, perché rivolto all'aldilà, nel fumo dell'oppio dei popoli, della religione.

Resta il fatto che i monumenti architettonici dell'importanza di Notre-Dame, i castelli, le opere d'arte appartengono al popolo, all'umanità. Dobbiamo riconoscere che la borghesia francese, che all'epoca era già reazionaria, conservava elementi progressisti ereditati dall'Illuminismo e  adottò la legge di separazione della Chiesa dallo Stato del 1905 e la secolarizzazione degli edifici religiosi, riconoscendo così il loro carattere sociale.

Tuttavia, è ovvio che per noi non è tutto uguale: così non possiamo equiparare edifici come le chiese romaniche, gotiche, rinascimentali, classiche e barocche allo stesso livello del "Sacro Cuore" e la cappella espiatoria, edifici dell'ondata di "bigotteria" controrivoluzionaria che va dal Secondo Impero all'affare Dreyfus.

È importante ricordare questo contesto quando, un reazionario del calibro del presidente Macron vuole mettere in discussione la legge del 1905, moltiplica, assieme ai suoi ministri, le violazioni alla separazione e aumenta, con la legge Blanquer sull'obbligo scolare a 3 anni, il finanziamento alle scuole religiose! Ma poi per proteggere il patrimonio, anche quando si tratta di chiese prestigiose come Notre-Dame de Paris, non ci sono soldi! Costa meno lamentarsi con i cattolici, nella settimana di Pasqua o per quelle "reliquie" perse che erano nel contenitore a forma di gallo, caduto insieme al pinnacolo!

Questo drammatico evento ha rivelato, se ce n'era bisogno, il grado di ignoranza di giornalisti e politici.

No, Notre Dame non è la cattedrale più bella del mondo (Donald Trump), e questo non è il soggetto, né il simbolo della Francia (giornalisti, ministri e Macron). Notre-Dame è una testimonianza dell'arte gotica, ma in gran parte restaurata (si dimentica che nessuna pietra risale al XII secolo, tanto è fragile il calcare parigino).

Qualunque specialista vi dirà che Chartes, Amiens, Bourges, Sens, Laon, Reims ... sono molto più interessanti di Notre-Dame, costruita sotto l'autorità dell'Arcivescovo di Sens che aveva fino al XVII secolo la sovranità sulla diocesi di Parigi. Tra le falsità c'è chi sostiene che la cattedrale sia sfuggita alle distruzioni di due guerre mondiali e delle rivoluzioni, come se fosse stato qualcosa di eccezionale, per non dire "miracoloso". Per quanto riguarda la prima guerra, Parigi non fu presa d'assalto e la cattedrale non aveva motivo di essere distrutta a differenza di Reims. Nella seconda guerra mondiale, bisogna ricordare che ciò che salvò la capitale, e quindi Notre-Dame, fu l'insurrezione di Parigi nel 1944 invocata dai comunisti, perché gli hitleriani erano determinati alla distruzione.

Ma allora perché, se naturalmente sono tutti d'accordo che si è trattato di un evento drammatico per la cultura, questo florilegio di luoghi comuni, di esagerazioni e falsità?

Perché la borghesia francese tenta ancora una volta l'operazione della "Sacra unione" sfruttando il monumento-emblema, unificante: "tutti insieme", tutti per la cattedrale da restaurare / ricostruire! La Sacra Unione, per far dimenticare la disastrosa politica culturale e promuovere il cosiddetto "mecenatismo", largamente responsabile di quanto accaduto e che potrebbe accadere di nuovo (in termini di conseguenze drammatiche). Il discorso di Macron posticipato o annullato (il modestissimo interesse suscitato dal suo "monologo" e dalla "performance" di Édouard Philippe, di fronte a un tale evento non poteva che portare a un completo fiasco) mira alla stessa cosa: recuperare terreno sfruttando un evento emotivo che metta in secondo piano le preoccupazioni dei lavoratori, dei democratici, di quelli che credono nel paradiso come di quelli che non ci credono!

Perché oggi alla luce delle fiamme dell'incendio bisogna accusare una politica che continua a degradare. E interrogarsi sul modo in cui si aggira le legge di separazione tra Stato e Chiesa del 1905 per compiacere la Chiesa cattolica. Così apprendiamo che i lavori dovevano iniziare e durare tra 10 e 20 anni (ammiriamo la precisione) e che lo stato non voleva investire più di 120 milioni di €! Questa cifra non è nemmeno il prezzo di due Rafale o 6 Mirage o di 15 carri armati dell'ultima generazione! Ma per la guerra lo stato imperialista non guarda ai milioni! Del resto, è in guerra in Afghanistan, in Iraq, in Mali, in Ciad, in Africa centrale, in Siria (dove ha inoltre finanziato i gruppi terroristici): 1 miliardo 450 milioni di cui 350 pagati, almeno, dagli altri ministeri nel 2017. Non ha forse distrutto la Libia? Lo stato imperialista francese non sviluppa il suo arsenale nucleare? Non è a favore di un esercito "europeo"?

Quindi quando lo Stato vuole, ha e trova denaro, ma non per la cultura! In questo ambito, come gli anglosassoni, lo Stato ricorre al "patrocinio o mecenatismo" che lui stesso "finanzia"! Come non vedere che quelli che succhiano sangue alla classe operaia e ai popoli oppressi, gli Arnault, i Pinault-Valencienne, i Bettencourt (il denaro dei profitti della collaborazione?), il gruppo Total... donano somme gigantesche, mentre bloccano i salari e attaccano le pensioni e ancora recuperano le riduzioni d'imposta e quindi impoveriscono i già poveri stanziamenti alla cultura?

E quando la famiglia Pinault, mano sul cuore, annuncia 100 milioni di donazioni e la rinuncia alle detrazioni fiscali su questo importo, non svenite compagni, stringete i pugni: i 100 milioni di Pinault rapportati al salario annuale di un suo dipendente di 14.400 € (1.200 € al mese), suo unico "patrimonio", ammontano alla donazione di... 48 €!

Oggi ci sono restrizioni ovunque: archeologia, restauro di monumenti, acquisto di opere, manutenzione di musei, arti musicali, teatro, ecc. E ovunque la soluzione è l'uso del "mecenatismo" in una spirale infernale che porta al disastro. Confrontiamo la cifra di 390 milioni di euro stanziati per il mantenimento dei monumenti storici e il quasi miliardo di beneficenza raccolto in 48 ore solo per Notre-Dame de Paris ed è ovvio che questa non è una priorità dello stato borghese, e ancora meno del piccolo marchese de l'Elysée!

Ciò non significa che respingiamo la richiesta di solidarietà se è necessaria: ma in nessun caso può sostituire gli obblighi che sono dello Stato (obblighi imposti sotto lo Stato borghese, derivanti dalla sua natura nello Stato proletario), né può essere oggetto di pubblicità per i donatori in qualsiasi forma o dare luogo a detrazioni fiscali. Presto al Museo del Louvre ogni sala avrà la sua pubblicità a favore dei gruppi monopolistici mentre i musei di provincia moriranno e le "iniziative" e altre forme di spettacolo private si moltiplicheranno nei musei a scapito della sicurezza del patrimonio.

Com'è possibile che in un paese in cui lo stato di emergenza viene integrato nelle disposizioni di legge e nel livello di allerta, inefficace contro gli attentati ma efficace per l'atmosfera ansiogena che produce e per il controllo sociale sulla popolazione, non fosse previsto un servizio di sicurezza 24 ore al giorno? In questo senso parliamo di crimine contro la cultura per Notre Dame.

Ma per Notre-Dame (e per tutti gli edifici religiosi costruiti prima del 1905) si aggiunge un altro dato: il rispetto della legge del 1905. Perché? Lo stato è il proprietario, la chiesa ha l'usufrutto e non può essere co-gestore. Che la chiesa usi i locali è normale, ma che imponga le sue regole no. E' così che nei monumenti storici, mantenuti (malamente) dallo Stato, la Chiesa cattolica si permette di modificare la disposizione dei locali come avviene con lo spostamento degli altari, vietando l'accesso ai contribuenti (soprattutto a Notre-Dame) delle opere installate nei cori. Che questo sia possibile durante le funzioni è normale, ma per il resto del tempo il patrimonio artistico deve essere disponibile (la Chiesa affitta anche i locali per i concerti, e perché non lo Stato e i Comuni? dove vanno i soldi?).

Allo stesso modo, quando si compiono dei lavori, non spetta alla Chiesa stabilirne le condizioni. Questi sono monumenti pubblici, il loro carattere religioso non può essere un pretesto per ... privatizzare. Pertanto, l'ingresso deve essere gratuito salvo negli orari delle funzioni, per tutti coloro che fanno parte dello Stato o il denaro deve ritornare esclusivamente al Ministero della Cultura o ai comuni.

E per tornare alla tragedia culturale del 15 aprile sorgono alcune domande: perché lo Stato non ha imposto la chiusura dei locali fino alla fine dei lavori, anzi ha messo un "barnum" sul piazzale a disposizione dei fedeli? Forse perché la Chiesa voleva mantenere il culto, anche se ciò significa "assopirsi" sulla sicurezza (più dura il cantiere, più aumentano i rischi)?

Gli avvenimenti di lunedì 15 aprile rivelano la miseria della politica culturale e il carattere oscurantista e meschino della borghesia e dei politici al suo servizio.

Macron, che non ne perde una, annuncia, carte alla mano, che in definitiva è un problema di soldi: è importante ripristinare in 5 anni l'edificio com'era (versando altri soldi oltre la somma raccolta?); ci propina l'ennesima esortazione all'unità dei francesi e inscrive il tutto in una campagna pubblicitaria per... i Giochi Olimpici!

Non per lo sport ma per i profitti previsti dalla borghesia (Vinci, Bouygues, Arnault, Pinault, Bettencourt, JC Decaux... sempre gli stessi, con in più i loro loghi sul monumento); questo evento, oltre a saccheggiare un patrimonio architettonico, certamente meno prestigioso di Notre-Dame, ma che non è minore come valore storico - la Parigi popolare del diciannovesimo secolo -, inghiotte miliardi di investimenti pubblici per finanziare i futuri profitti dei privati!

Dobbiamo porre fine alla cultura elitaria del capitalismo.

Il patrimonio culturale deve essere mantenuto e arricchito per accrescere il potenziale culturale dei lavoratori e intaccare le differenze di classe. Il capitalismo è l'opposto di questi obiettivi perché la disuguaglianza, il dominio di classe sono nei suoi geni, come lo sfruttamento dei lavoratori. Le lotte possono causargli delle battute d'arresto. Esigiamo:

- 5% del bilancio per la cultura, la fine delle detrazioni fiscali sulle attività di mecenatismo per le donazioni  superiori a 500 €;
- l'anonimato per i donatori;
- il pieno rispetto della legge sulla secolarizzazione delle proprietà del clero.

Ma come l'Idra di Lerna e le sue sette teste, che ricrescevano ogni volta che ne veniva tagliata una, la tendenza del capitalismo sarà sempre di tornare alla sua politica di contenimento dei bilanci sociali, privatizzando tutto ciò che è fonte di profitti, elitarismo culturale, confusione tra carità e politica culturale a detrimento dei bisogni spirituali della classe operaia, delle masse popolari, dei contadini lavoratori, dei giovani.

Come per l'Idra di Lerna, la soluzione è quella di tagliare il collo comune di tutte le "teste" del capitalismo, rovesciando la borghesia sfruttatrice del lavoro vivo:

- parassitaria,
- oscurantista,
- nemica del progresso,
-·politicamente reazionaria,
- pericolosa per la pace,
- deleteria per l'ambiente,
- malthusiana.

Questo è l'obiettivo della rivoluzione socialista, che darà il potere (lo Stato proletario) alla classe operaia, l'unica in grado di preservare e arricchire il patrimonio culturale dell'umanità costruendo il socialismo-comunismo!

Parigi, il 16 aprile 2019

*) Dichiarazione di Maurice Cukierman, Segretario Generale del Partito comunista rivoluzionario di Francia


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