www.resistenze.org - popoli resistenti - gran bretagna - 02-02-09 - n. 259

da New Worker Online - www.newworker.org in www.solidnet.org 
Traduzione dall'inglese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
 
Editoriale del 30/01/2009
 
I pesanti debiti
 
Gordon Brown sta perdendo nuovamente terreno nei sondaggi, come centinaia di migliaia di persone stanno perdendo il lavoro – le attuali cifre parlano di 80.000 posti di lavoro persi alla settimana – in migliaia perdono le loro case e le cause di fallimento congestionano i tribunali.
 
Qualsiasi cosa avesse fatto, Brown non avrebbe potuto fermare questa situazione. Fa parte del ciclo inevitabile del capitalismo ed è un fenomeno che sta travolgendo l’intero mondo capitalista. Ciononostante, egli non è innocente; ha contribuito a peggiorare questa recessione in Gran Bretagna lasciando che la nostra industria colasse a picco e rendendo l'economia inglese così tanto dipendente dai “servizi finanziari”, intesi come debiti e che ora sono diventati marci e tossici.
 
Per un decennio con l’incarico di Cancelliere, Brown ha ritardato questa recessione favorendo enormi livelli di indebitamento al consumo. Questo non era semplicemente sostenibile. I lavoratori, oppressi dai troppi debiti, si consumavano nel tentativo di ripagarli, ma fallivano perché il carico risultava troppo pesante, cadendo nella depressione e disperazione, entrando in una malattia mentale e fisica debilitante. Quindi i loro debiti diventarono tossici.
 
Quando questo fenomeno su grande scala ha raggiunto ambo i lati dell'Atlantico, le banche hanno iniziato a crollare. Brown ha provato a sostenere le banche con miliardi di sterline di concessioni, manovre che si sono dimostrate completamente inadeguate. Brown sta ancora lavorando affinché le banche prestino nuovamente il denaro al pubblico e alle imprese, pensando che un prestito possa tirale fuori dalle cattive acque. Però, caricare i consumatori con sempre maggiori debiti, peggiorerà la situazione. Anche se i loro posti di lavoro fossero salvi, per il momento essi potrebbero ripagare i debiti correnti ma non fare debiti nuovi, a meno che non ricevano importanti aumenti salariali, cosa che attualmente non sta avvenendo.
 
Le imprese non saranno in grado di vendere tutti i loro prodotti, specialmente nel settore dei servizi. I prestiti hanno soltanto la funzione di aumentare maggiormente l’indebitamento e di posticiparne il crollo inevitabile. Questa è una crisi di sovrapproduzione: troppi beni e servizi prodotti e alcun denaro per acquistarli.
 
Gli alti livelli di indebitamento individuale in Gran Bretagna e negli Stati Uniti rendono questa crisi, in un certo senso, peggiore di quella del 1929. Negli anni 30 del secolo scorso, le politiche keynesiane di deficit di bilancio, da spendere in giganteschi progetti nel settore pubblico per offrire lavoro e salario, sostennero il potere d’acquisto della popolazione, creando una nuova domanda nei mercati e rimettendo nuovamente in moto le ruote dell’economia. Questo, però, significava stampare denaro, provocando così inflazione e creando i problemi per il futuro.
 
Ora nel 2009, creare o sostenere l'occupazione darà ai lavoratori un salario, ma non rigenererà la capacità di spesa, almeno sui beni non essenziali, gravata com'è dai debiti esistenti.
 
Un governo più coraggioso di quello di Brown nazionalizzerebbe le banche e agirebbe per cancellare questo indebitamento personale, il vero ostacolo alla ripresa economica. I principali perdenti, se accadesse ciò, sarebbero gli azionisti delle banche, e non morirebbero di fame. Precipiterebbero semplicemente allo stesso livello economico dei lavoratori.
 
Brown è già sotto pressione per voler “nazionalizzare” i progetti PFI [Private Finance Initiative, partenariato pubblico-privato, NdT] che sono in pericolo di crollo a causa del fallimento del credito al sistema bancario. Ironicamente negli anni del “boom”, gli ultimi dodici governi, sia quelli conservatori che laburisti, hanno usato il PFI come un modo per tenere fuori dai libri contabili l'aumentata spesa pubblica e spargerla attraverso i bilanci del settore pubblico nei decenni a venire, dando alle società finanziarie l'opportunità di fare miliardi grazie alle risorse pubbliche. Il Governo ha sempre affermato di non potersi permettere grandi investimenti pubblici. Ora è costretto a versare miliardi alle banche senza avere nulla in cambio.
 
Quei soldi sarebbero ben spesi per il contribuente se investiti direttamente in ospedali, scuole e case popolari di completa proprietà statale, senza debiti.
 
Questo paese ha funzionato per troppo tempo a beneficio dei banchieri. Noi vogliamo che funzioni per le persone che lavorano e creano ricchezza. In altre parole vogliamo il socialismo.