www.resistenze.org - popoli resistenti - gran bretagna - 14-10-09 - n. 290

da AURORA- n. 11 – Anno II – ottobre 2009 - www.aurorainrete.org
 
Regno Unito: disoccupazione e condizione giovanile ad un anno dallo scoppio della crisi
 
di Simone Rossi (UK)
 
Sulla stampa britannica di orientamento liberista, ma non solo, dall’aprile scorso sono apparsi, con cadenza quasi settimanale, articoli su un’imminente ripresa dell’economia nazionale e sulla prossima fine della crisi; a supporto di queste tesi sono solitamente riportati alcuni dati relativi ai settori finanziario e all’edilizia: nel mese di luglio, ad esempio, alcuni istituti bancari, come Lloyds Tsb e RBS, hanno dichiarato di aver realizzato profitti miliardari, mentre dal mese di giugno il crollo dei prezzi nel settore immobiliare si è arrestato con addirittura un’inversione di tendenza nella fascia alta. Trattandosi dei settori più colpiti dalla crisi nei mesi a cavallo tra il 2008 ed il 2009, nonché quelli in cui essa ha avuto origine, i media mainstream hanno buon gioco nel dichiarare che il peggio sia alle spalle; tuttavia le esperienze quotidiane di molti cittadini di Sua Maestà - così come le statistiche relative all’economia reale - descrivono un’altra situazione, fatta di stabilimenti industriali ed imprese del Terziario che chiudono o riducono drasticamente il personale, di famiglie costrette a vivere dei sussidi statali, che il Governo laburista via via riduce in quantità e qualità, in nome delle fallimentari, politiche di riduzione della spesa pubblica, e secondo il mantra neoliberista degli ultimi trent’anni. Come possibile apprendere dal rapporto sullo stato dell’occupazione pubblicato dall’istituto nazionale di statistica, durante i primi due trimestri del 2009 si è registrato un aumento della disoccupazione, che si è attestata sulle 2,4 milioni di unità nel mese di giugno, pari al 7,8% della forza-lavoro, e che è destinata a crescere di un ulteriore milione entro il prossimo anno, come dichiarato al Guardian dal Prof. D. Blanchflower , già membro del Comitato per le Politiche Monetarie della Banca d’Inghilterra. Senza dubbio è il peggior dato degli ultimi 14 anni, che comporta un aggravio sulle casse dello Stato di circa 3,4 milioni di sterline, per la corresponsione dei sussidi di oltre un milione e mezzo di cittadini aventi diritto, che ammontano al 4,9% della forza lavoro.
 
Di fronte ad un contesto generale così preoccupante, risalta in tutta la sua drammaticità la specifica condizione dei più giovani. Secondo quanto dichiarato da Angela Eagle, Ministro per il Lavoro e la Previdenza, e Theresa May, sua omologa nel governo ombra, di particolare gravità è la situazione occupazionale della fascia di forza lavoro compresa tra i 16 ed i 25 anni. In base alle statistiche disponibili, infatti, 928.000 cittadini al di sotto dei 25 anni risultavano senza impiego in giugno, con una perdita di ulteriori 300.000 posti solamente nell’ultimo anno. Allarmante è anche il dato relativo alla forza lavoro qualificata: l’8% tra coloro che posseggono un titolo universitario sono attualmente senza un impiego, tasso che sale al 10% tra i laureati in Architettura, Edilizia e Pianificazione. Queste proiezioni hanno portato al conio del termine di “generazione perduta”, per descrivere un fenomeno che potrà avere ripercussioni sull’economia e sulla società britanniche nel medio e lungo termine. La crisi ha semplicemente esasperato una tendenza già in atto da almeno un lustro e che pone il Regno Unito dietro alle altre due potenze economiche del continente, la Germania e la Francia, in termini di occupazione ed opportunità per i giovani. Sulla base di dati riguardanti il triennio 2006-2008, infatti, circa un quarto dei laureati non aveva conseguito un lavoro a tempo pieno nei tre anni successivi al conseguimento del titolo, mentre circa il 20% era riuscito ad ottenere un impiego nella ristorazione o nel settore delle costruzioni, vedendo la propria qualifica svalutata al fine di una carriera professionale. Favoriti nelle assunzioni sono generalmente i candidati provenienti dalle università di élite, molte delle quali concentrate nella capitale Londra.
 
Dal punto di vista politico, i dati sulla disoccupazione giovanile evidenziano un ulteriore fallimento dei 12 anni di Governo laburista, che a dispetto del nome, si è mostrato più attento a non intaccare le politiche neoliberiste avviate dai governi precedenti e che solo ora, a meno di un anno dal probabile passaggio di testimone ai Conservatori, ha lanciato una campagna, la “Backing Young Britain”, che prevede l’investimento di un miliardo di sterline per incentivare le aziende ad assumere giovani, o ad offrire loro opportunità di tirocinii e di apprendistati, e per attivare corsi di formazione e di aggiornamento. Nella migliore delle tradizioni “riformiste” di queste ultime due decadi, assistiamo all’attuazione di politiche pubbliche deboli, che vedono il potere pubblico limitato all’istituzione di incentivi economici per ridurre gli effetti di disuguaglianze insite nel sistema, anziché affrontarne le cause della alla radice, ad esempio investendo nella Pubblica Istruzione affinché le scuole pubbliche escano dal ruolo subalterno rispetto agli istituti privati in cui sono progressivamente cadute e si colmi il divario in termini di qualità esistente tra istituti universitari.