www.resistenze.org - popoli resistenti - giappone - 04-04-11 - n. 358

da GARA - www.gara.net/paperezkoa/20110401/257316/es/La-situacion-es-peor-que-Chernobil-su-alta-densidad-poblacion
Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
 
Crisi nucleare in Giappone
 
“La situazione è peggiore di Chernobyl data l’alta densità di popolazione”
 
Eduard Rodríguez-Farré - Radiobiologodel Consiglio Superiore delle Ricerche Scientifiche di Spagna
 
Il medico e direttore del Dipartimento di Farmacologia e Tossicologia dell’Istituto di Ricerche del CSRS di Barcellona e esperto di neurotossicologia Eduard Rodríguez-Farré (Barcellona, 1941) è uno dei maggiori scienziati internazionali in materia di radiazioni nucleari e autore di numerosi studi sugli effetti del disastro nucleare di Chernobyl. Lo abbiamo contattato per cercare di far luce sulla crisi nucleare a Fukushima.
 
di Ruben Pascual | BILBO
 
01/04/2011
 
Fin dall’inizio della crisi nucleare, il governo e la TEPCO hanno cercato di minimizzare quanto è accaduto, ma i fatti li smentiscono sistematicamente. Qual è la situazione?
 
L’attuale situazione rimane poco chiara. Consideriamo l’evoluzione dei fatti: vi è stata una minimizzazione dell’incidente sostenendo che non vi fosse alcuna perdita di radioattività, quando in realtà due o tre giorni dopo era stata rilevata la radiazione in 17 marines statunitensi che sono risultati contaminati a 100 km di distanza. Le esplosioni susseguitesi si sono dette non preoccupanti. Oggi, le uniche informazioni che abbiamo ricevuto provengono dal Servizio Meteorologico e Geofisico dell’Austria. Vi è una rete internazionale istituita con il Trattato di non proliferazione delle armi nucleari dotata di sistemi di rilevamento sofisticati a cui accedono le agenzie di sicurezza nucleare di ogni paese. L’Austria ha deciso fin dal primo giorno di trattare in modo trasparente le informazioni e ci sono rappresentazioni grafiche che mostrano come si muove la nube radioattiva. E’ stato osservato che la radiazione si è diffusa sui due terzi del pianeta. In diversi punti in Europa sono state individuate tracce, anche se di piccola entità.
 
Per ora, sembra che non si possa controllare la radioattività e che occorrerà fare come i russi: un sarcofago per ogni reattore.
 
Si parla sempre di più della possibilità per gli abitanti di Fukushima non poter fare ritorno alle loro case e lei ha detto che il Giappone è come una Chernobyl al rallentatore. Cosa intende?
 
Ho parlato di rallentatore perché ciò che è accaduto a Chernobyl è successo velocemente: per il tipo di lavorazione che stavano eseguendo, la temperatura aumentò in misura tale che tutto esplose di colpo. A Fukushima è stato molto più lento. Il problema però è lo stesso: è venuto meno il raffreddamento del reattore, per cui la temperatura è aumentata e ha fatto sciogliere in parte le barre di uranio. Ci sono state esplosioni giorno dopo giorno, ma non si è giunti ad un’unica esplosione.
 
I livelli rilevati negli altri paesi sono pericolosi?
 
Lo sapremo col tempo. Nella disgrazia hanno avuto fortuna, perché sono le condizioni meteorologiche che determinano dove va a depositarsi la radioattività. Può sembrare un paradosso che vi sia meno radioattività a 40 km piuttosto che a 100. Se il vento ha portato la nube su un’area ed ha piovuto, in questo luogo si è depositata una grande quantità di radioattività. Pertanto non possiamo pensare che quanto più siamo lontani, meno problemi avremo. E’ chiaro che la zona centrale è ultracontaminata, ma oltre i 40 o 50 km tutto dipende dalle condizioni meteorologiche. In un primo momento, la radiazione è si è spostata verso l’interno di Honshu, l’isola più popolata del Giappone (90 milioni di persone vivono in un’area di 300.000 kmq), e ci saranno molti siti contaminati.
 
La fortuna è stata che la maggior parte del tempo il vento ha soffiato verso est, dove si è diffuso. Se avesse spirato in senso opposto, avrebbe continuato ad estendersi in misura ancora maggiore su altri paesi come Corea, Cina...
 
Il governo ha adottato misure quali l’istituzione di un raggio di sicurezza e la restrizione sul consumo di determinati prodotti. Sono sufficienti?
 
Su questo argomento ci sono molte discussioni. A tal proposito cito sempre un esempio: il Giappone ha istituito un raggio di sicurezza di 20 km, gli Stati Uniti già dai primi giorni hanno raccomandato a tutti i loro cittadini di non avvicinarsi a più di 80 km, mentre negli ultimi giorni, parlano di 90 miglia, ossia 150 km. D’altro canto, raccomandavano a tutti gli statunitensi che ne avevano la possibilità di lasciare Tokyo. Perché l’acqua è inquinata e l’inquinamento passa agli alimenti. Di fronte a ciò, cosa si può fare?
 
Il Giappone è un paese relativamente piccolo, con alta densità di popolazione, cosicché le misure che vengono adottate risultano insufficienti. A mio giudizio la situazione è peggiore di quella di Chernobyl, perché in quel caso il territorio russo era più ampio. Chernobyl si trova vicino al nord dell’Ucraina ed è prossimo alla Bielorussia, ma l’area è enorme e la densità di popolazione non è molto alta. Durante l’evacuazione, treni e autobus hanno portato la popolazione a 300 km di distanza, anche in campi di fortuna. Ma in Giappone, dove vanno?
 
Quali sono le conseguenze delle radiazioni a cui sono esposte le persone?
 
Ci sono parecchi dati, però molto contraddittori. La permanenza nella centrale, anche solo per alcune ore, è fatale. Le dosi nel raggio di 30 km sono molto, molto alte, con effetti che si mostrano differiti nel tempo, non al momento. Inoltre, non esiste una mappa chiara in cui siano specificati i livelli di radiazione in ogni sito.
 
Si dice che i peggiori effetti saranno noti a lungo termine...
 
Sì, a medio e lungo termine. Quando si parla di medio termine ci si riferisce a un lasso temporale di cinque anni, come accadde a Chernobyl e in Europa centrale. Nella ex Cecoslovacchia, in cui si realizzarono buone misurazioni, i tumori alla tiroide sono aumentati di dieci volte nei primi cinque anni.
 
Anche le leucemie possono aumentare in questi cinque anni, periodo che in radiobiologia è relativamente breve in quanto gli effetti sono differiti. Nei primi mesi o anni possono verificarsi effetti sul sistema immunitario, aumentando la propensione alle infezioni, ai problemi ormonali, ai problemi della crescita dei bambini ... Ci sono effetti che possono tardare anche 10 o 20 anni prima di apparire.
 
Quello che è successo ha riaperto il dibattito sull’energia nucleare in gran parte del pianeta. Anche nello Stato spagnolo e in particolare si è parlato della centrale di Garoña. Cosa pensa del fatto che ieri il governo ha ratificato la sua intenzione di tenerla aperta fino al 2013?
 
Sapevamo che il governo aveva assunto la posizione di imitare il modello di altri posti, come la Germania. L’affare del nucleare sta nell’allungare la vita degli impianti e non nel crearne di nuovi, perché è costoso.
 
Come ha detto in un suo articolo [Juan Manuel] Eguiagaray, ex Ministro di Felipe González, se vi è stata una moratoria non è stato per motivi ambientali o di salute, ma economici, perché stava portando ad un indebitamento selvaggio. Quindi, l’interesse dell’industria nucleare e delle imprese elettriche è di mantenere in vita una cosa già ammortizzata, per trarne profitti pieni.
 
 

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