www.resistenze.org - popoli resistenti - grecia - 26-04-12 - n. 407

da www.partitocomunistapiemonte.it - politiche della formazione
 
Brevi note su Grecia, i comunisti e il socialismo
 
Torino, 23/04/2012
 
La Grecia postbellica
 
Nell'agosto 1949, con la battaglia combattuta sul monte Grammos, in Epiro, terminava la guerra combattuta dalle forze popolari sul territorio di Grecia, fra il 1946 ed il 1949, contro l'occupazione militare del Paese da parte delle forze imperialiste anglo-americane.
 
I comunisti, messi fuori legge e sottoposti a durissima repressione da parte delle forze occupanti, pagarono il prezzo più alto in termini di anni di carcerazione e fucilazioni che furono inflitti dai vincitori contro coloro che avevano osato, per tre lunghi anni, lottare per una Grecia libera ed indipendente.
 
Tuttavia, nonostante la sconfitta subita, dopo appena quattro anni, i comunisti si riorganizzavano nell'EDA(Sinistra Democratica Unita) che, nelle elezioni del 1957 otteneva il 27% dei voti.
 
A dimostrazione del fatto che le forze borghesi capitaliste ed imperialiste accettano le regole del così detto "gioco democratico" solo quando sono sicure della vittoria, da quel momento, in Grecia prese avvio una nuovastrategia di contenimento anticomunista che ebbe la sua punta avanzata nell'iniziativa dell'ambasciata americana.
 
L'ambasciatore americano di allora, John Allen, attivò il vecchio gioco del bipartitismo tanto caro agli americani, scegliendo ed imponendo a capo della destra Kostantinos Karamanlis ed incoraggiando e finanziando Georgios Papandreou affinché raggruppasse la frantumata area di centro, per fare fronte alla opposizione comunista.
 
Alle elezioni del 1961, lo Stato Maggiore dell'Esercito mise in atto il famigerato "Piano Pericle", simile al Piano Solo per l'Italia, a difesa della NATO e volto a sovvertire l'ordine democratico ed instaurare un golpe militare, scatenando una campagna di violenze e brogli che caratterizzò la campagna elettorale ed il suo esito, contrassegnato dalla vittoria della destra.
 
Alle successive elezioni del 1963, vinse Papandreou, ma senza la possibilità di formare un governo autosufficiente, cosa che avvenne nell'anno seguente, col 43% dei voti.
 
Nonostante il suo comprovato anticomunismo, Papandreou era guardato con diffidenza dalle forze politiche e sociali dominanti, cosicché, ancora una volta, il re ed i generali si rivolsero all'ambasciata americana che impose una svolta a destra che fu il prodromo del colpo di stato dei colonnelli del 21 aprile 1967.
 
La situazione attuale
 
Il 2009, ultime elezioni politiche vinte dal Pasok di Papandreou con dieci punti di differenza rispetto ai conservatori, trova la Grecia, come il resto dell'Europa, in profonda crisi economica, con un deficit al 12, 7% del Pil ed un forte indebitamento pubblico verso le banche europee.
 
Il 2 dicembre 2009, l'Ecofin definisce il bilancio del governo greco "non realistico" e pone l'esigenza di una severa sorveglianza sui conti pubblici del Paese.
 
Sotto la pressione dell'Europa e dei mercati internazionali, la legge di bilancio 2010 viene rivista drasticamente. Il governo greco è costretto a presentare un piano di stabilità e sviluppo 2010/2012 che prevede il blocco di tutte le assunzioni ed i concorsi pubblici nel settore pubblico ed il taglio del 10% delle indennità e degli stipendi superiori ai 2000 euro lordi.
 
Dopo la riunione dell'Ecofin del 16 febbraio 2010, vengono annunciate le nuove misure imposte dall'Unione Europea: aumento dei limiti di età per andare in pensione a 65 anni per gli uomini ed a 60 per le donne, aumento del periodo contributivo a 40 anni per tutti coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il 1993, introduzione graduale nel settore pubblico del limite di 65 anni per le donne, abolizione per circa 200 categorie di lavoratori dell'indennità di lavoro insalubre o pericoloso, congelamento e tagli del 10% per stipendi e pensioni, eliminazione della 14°mensilità, raddoppio dell'IVA per liquori, tabacchi e carburanti.
 
Ma il peggio doveva ancora arrivare. Nel maggio 2010, il Memorandum della così detta "Troika" e cioè BCE, Commissione europea e FMI, stabilisce il controllo del capitale prestato dall'Europa (80 miliardi) e dall'FMI(30 miliardi) alla Grecia a cui si chiede in cambio: ulteriori tagli nel settore pubblico, blocchi dei nuovi contratti e limitazione drastica del turn-over nell'amministrazione pubblica, flessibilità nei licenziamenti nel settore privato e prevalenza dei contratti aziendali e di categoria rispetto a quelli nazionali.
 
La tensione sociale, intanto, sale. La mattina del 4 maggio 2010, i comunisti occupano l'Acropoli e stendono un enorme striscione che invita, in greco ed in inglese, i popoli europei a sollevarsi.
 
Sul finire del 2010, una nuova ondata di misure antipopolari sta per abbattersi sul popolo greco già duramente provato. Secondo la Troika è giunta l'ora di mettere mano anche agli stipendi del settore privato oltre alla revisione della norma costituzionale che proibisce il licenziamento degli impiegati statali, ma neanche per il settore privato le misure già applicate sui licenziamenti indiscriminati che avevano fatto salire l'indice della disoccupazione dal 9% al 15% vengono ritenute sufficienti.
 
I rapporti di lavoro, nel 2011, vengono modificati profondamente: compressione degli stipendi sotto il minimo di 750 euro mensili ( 550 netti ), riduzione della indennità di licenziamento, generalizzazione delle misure a favore della flessibilità fino ad introdurre la possibilità di sospendere i dipendenti dal lavoro per un tempo limitato senza retribuzione.
 
Un nuovo aumento dell'IVA porta la benzina greca ad essere la più cara in Europa mentre arriva al 23% per alimentari, tabacchi ed alcoolici.
 
Dure le misure per le società pubbliche che si punta a privatizzare, cartolarizzare e concentrare. Tutti i dipendenti pubblici subiscono nuovi tagli agli stipendi fino al 28% mentre, per 40mila di essi, è previsto il pensionamento.
 
Il 2011 trova la Grecia stremata dal punto di vista economico e sociale, ma, nonostante ciò, il Rapporto dell'FMI che, a fine dicembre, accompagna il versamento della terza trance del prestito, parla di ulteriori tagli per il periodo 2012/2014.
 
Si indica la necessità del congelamento totale di ogni sostituzione di lavoratori pubblici che vanno in pensione, dell'aumento dell'orario di lavoro dalle 7 ore attuali ad 8 ore, di un nuovo aumento delle tariffe, di un nuovo aumento generalizzato dell'IVA, della riduzione del sostegno pubblico alle 730mila famiglie che vivono sotto la soglia di povertà.
 
Non c'e fine, quindi, al massacro sociale del popolo greco, così come degli altri popoli europei, sotto la scure delle imposizioni della Troika.
 
La popolazione lavorativa della Grecia vede circa il 40%di essa (1, 8 milioni di persone ) essere costituita da lavoratori autonomi per lo più impiegati nel turismo e nei servizi al dettaglio, 2, 7 milioni di lavoratori dipendenti di cui quasi la metà lavora per lo Stato ed il resto nei servizi, mentre l'industria ne impiega solo il 20%.
 
Durante gli ultimi due anni vi sono stati 24 scioperi generali nazionali caratterizzati da forte adesione popolare e massiccia partecipazione alle manifestazioni svoltesi nel loro contesto.
 
Alla testa di tali lotte vi è il Partito Comunista di Grecia ( KKE ) ed il fronte sindacale di classe ( PAME - Fronte Militante di Tutti i Lav oratori )che nel corso dello sviluppo della lotta di classe vedono crescere il loro prestigio ed il riconoscimento della loro funzione di direzione politica e sindacale.
 
L'analisi e l'iniziativa del partito comunista di grecia (kke) relativamente allo sviluppo della lotta di classe in grecia ed in europa.
 
I comunisti greci considerano che, nel loro Paese, per circa vent'anni, fino al 2008, si sono registrati alti tassi di sviluppo capitalista, con una crescita del PIL annuo superiore al 3%.
 
Tuttavia, la ricchezza prodotta dai lavoratori è andata tutta alla borghesia che ha visto aumentare i profitti di 28 volte grazie all'intensificazione dello sfruttamento della classe operaia, l'aumento del plusvalore e del lavoro non retribuito.
 
Dure misure antipopolari si attuarono sin dai primi anni '90. Tanto in Grecia che negli altri Stati dell' Unione Europea, sono stati eliminati i diritti dei lavoratori e di sicurezza sociale, privatizzati i servizi sociali, giungendo, infine, alla sovra-accumulazione del capitale ed alla manifestazione della crisi.
 
Questa analisi, che dimostra che in tutte le fasi del ciclo economico il capitalismo è un sistema di sfruttamento antipopolare che bisogna cercare di rovesciare, serve a confutare le tesi delle forze borghesi ed opportuniste che tentano di nascondere la struttura del dominio di classe e che, purtroppo, sono state fatte proprie anche da alcuni partiti opportunisti o pseudo comunisti.
 
Dire che la crisi deriva dal neoliberismo che lascia senza controllo il mercato, significa dimenticare che l'attività economica dei monopoli prodotti dalla concentrazione e centralizzazione del capitale è il cuore del sistema e determina il carattere stesso del mercato.
 
Significa sottacere il fatto che gli elementi fondamentali del funzionamento del sistema capitalistico sono il profitto, la libera circolazione dei capitali, le relazioni di sfruttamento del lavoro a favore del capitale, poiché i mezzi di produzione sono di proprietà capitalistica.
 
Questi elementi non riguardano solo la gestione neoliberista del sistema, ma anche la gestione socialdemocratica, improntata dalle dottrine neokeynesiane, indipendentemente dall'ampiezza della dimensione d'intervento dello Stato borghese nei processi economici.
 
Anche la questione del debito va analizzata da un punto di vista di classe: il Partito comunista di Grecia riconosce, certo, che il debito è molto elevato, circa 260.000 milioni di euro per oltre il 160% del PIL, ma dimostra, anche, in modo documentato, che esso è stato creato dalla politica dei governi borghesi che utilizzano i prestiti per finanziare il grande capitale, la politica che promuove l'esenzione delle imposte sulle imprese mantenendo le imposte sui profitti a livelli molto bassi e permettendo un'evasione fiscale di grandi dimensioni.
 
Il debito, cioè, si deve all'integrazione della Grecia nell' Unione Europea che ha causato la diminuzione della produzione agricola e dei settori produttivi più importanti, così come i grandi fondi assegnati alle esigenze della NATO ed agli armamenti.
 
Il KKE considera l'UE un'Unione interstatale imperialista, guidata dall'interesse del capitale, che diventa sempre più pericolosa per la classe operaia ed i settori popolari, tanto più dopo che ha partecipato alle guerre imperialiste in Jugoslavia, Iraq, Afganistan, Libia, alle minacce contro l'Iran e alla destabilizzazione della Siria e si sta preparando per le nuove guerre generate dalla concorrenza inter-imperialista.
 
Oggi, nell'Unione Europea, i disoccupati superano i 42 milioni e la popolazione che vive al di sotto della soglia della povertà supera i 115 milioni di persone.
 
La prospettiva del socialismo-comunismo
 
In Grecia, si svolge, da tempo, una lotta di classe molto dura ed intensa. Si svolgono numerosi scioperi generali e settoriali, scioperi nelle aziende, decine di manifestazioni, presidi in edifici pubblici e privati. Queste lotte vedono alla loro testa il KKE ed il PAME, il movimento di classe che raggruppa centinaia di sindacati, comitati di lotta nelle imprese e sindacalisti.
 
Queste lotte si svolgono in un clima d'intenso anticomunismo da parte dei partiti borghesi e dei mezzi di comunicazione, di intimidazione padronale, di attacchi provocati da parte della macchina statale e parastatale tramite diversi gruppi di anticomunisti incappucciati, che si presentano come antiautoritari. Finora, queste provocazioni hanno causato quattro morti e numerosi feriti. Nonostante ciò, il KKE ed il PAME registrano progressi nella loro azione, insistendo sul lavoro nelle fabbriche, nelle aziende, nei quartieri, dando la priorità all'unificazione del movimento operaio e dei loro alleati - lavoratori autonomi, contadini poveri -, per cambiare i rapporti di forza.
 
Infatti, ci sono stati importanti passi avanti nell'azione congiunta del PAME con i gruppi militanti di contadini, piccoli imprenditori, giovani e donne nello sforzo di consolidare le alleanze sociali alla base della politica del KKE. Ciò ha portato alla creazione di centinaia di comitati popolari che svolgono una significativa azione nei quartieri, nelle città e nei paesi, sui problemi delle famiglie.
 
La situazione politica e sociale greca è anche caratterizzata da un intenso scontro del KKE e del PAME con le forze del sindacalismo collaborazionista, controllate da Pasok e Nuova Democrazia , che fanno parte della CES e le forze politiche opportuniste come SYNASPISMOS/SYRIZA che, pur con una fraseologia a volte radicaleggiante, nei fatti supportano la collaborazione di classe ed il dialogo con i padroni.
 
La cosa più importante è l'orientamento delle lotte, che si deve basare su una linea antimonopolista e su obiettivi che rafforzino l'unità di classe e l'alleanza con i settori popolari, in un Paese che, ben lungi dall'essere sotto occupazione straniera, vede la borghesia nazionale del tutto conniventecon le politiche di rapina antipopolare della UE.
 
Attraverso le lotte, bisogna ottenere il maggior concentramento diforze possibili per rovesciare il sistema di sfruttamento, non limitando la lotta di classe allo scontro con i governi antipopolari, né alla sola richiesta di migliori condizioni di vendita della forza-lavoro.
 
La questione cruciale è la creazione delle condizioni per il potere operaio e popolare. Infatti la proposta politica del KKE si fonda su:
 
Un potere operaio e popolare che si basi sulle unità di produzione, con la partecipazione della classe operaia alla costruzione della nuova società sotto il controllo operaio-popolare.
 
La socializzazione dei mezzi concentrati di produzione, della ricchezza mineraria, dell'energia, dei trasporti, delle telecomunicazioni , del commercio e degli altri settori strategici.
 
Le cooperative di produzione dei piccoli contadinie delle piccole imprese dove non sono ancora mature le condizioni per la proprietà sociale.
 
Una Pianificazione centrale che si espanda a livello regionale e settoriale.
 
Il ritiro dalla NATO , dall'Unione Europea e da tutte le organizzazioni internazionali imperialiste, al fine di creare rapporti reciprocamente vantaggiosi con altri Stati e popoli.
 
La cancellazione unilaterale del debito, perché non è stato creato dal popolo.
 
La lotta per il socialismo-comunismo determina, quindi, l'azione ideologica, politica e di massa del KKE, difendendo le conquiste del socialismo che ha raggiunto l'eliminazione della disoccupazione e della povertà ed edificato sistemi avanzati nei settori della sanità, dell'istruzione della cultura e dello sport per soddisfare i bisogni popolari, ricercando, contemporaneamente, attraverso una valutazione storico-critica , le cause reali della restaurazione capitalistica avvenuta sul finire del secolo scorso.
 
Così operando, si entra apertamente in conflitto con le forze del capitale che, con le quotidiane calunnie senza fondamento storico, puntano a riprodurre continuamente il sistema di sfruttamento capitalistico.
 
Questa impostazione, può essere utile per tutti i partiti comunisti che vogliono, definitivamente e decisamente, superare le impostazioni revisionistiche ed opportuniste che, per decenni, hanno imperversato nel dibattito e nell'azione del movimento operaio internazionale, al fine di ridare forza e capacità di attrazione alla lotta per il socialismo.
 

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