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Il Partito Guatemalteco del Lavoro sull'attuale crisi politica in Guatemala

Partito Guatemalteco del Lavoro (PGT) | partidocomunistadeguatemala.blogspot.com
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

30/11/2020

Il Guatemala vive una crisi politica provocata dalle dispute tra fazioni della borghesia e altri gruppi di potere, così come dall'adozione di politiche contrarie agli interessi del popolo guatemalteco, che hanno nuovamente fatto esplodere l'indignazione e la lotta popolare.

Anche se dal 2015 sono stati indagati e arrestati membri di varie reti criminali e mafiose annidate nello Stato, è un fatto che non siano state eliminate. Buona parte rimane impunita e ha avuto la capacità di articolarsi nuovamente. Così è avvenuto intorno alle candidature e presidenze di Jimmy Morales e Alejando Giammattei. Queste strutture, integrate da gruppi corporativo-imprenditoriali, partiti politici, militari e narcotrafficanti, controllano organismi e istituzioni statali: Organismo Esecutivo, Congresso della Repubblica, Corte Suprema di Giustizia, il Ministero Pubblico, tra gli altri, e cercano di controllare le restanti: la Corte Costituzionale, la Procura Speciale contro l'Impunità, la Procura dei Diritti Umani.

Queste mafie sono quelle che hanno configurato dal 1985, come abbiamo affermato in varie occasioni, lo Stato neoliberale-mafioso che protegge lo sfruttamento, il saccheggio e la spoliazione. Rappresentano - non senza tensioni e contraddizioni tra di loro - gli interessi della borghesia e del capitale transnazionale, del narcotraffico, della casta politica e militare della destra e di un insieme di reti transnazionali e locali. Si trovano graniticamente unite per proteggere i loro interessi e continuare il saccheggio dei beni pubblici nella totale impunità. Dinanzi alla loro mancanza di legittimità e al malcontento sociale, criminalizzano e reprimono le lotte sociali attraverso lo stato d'assedio e i processi giudiziari truccati contro coloro che lottano e difendono i diritti.

In questo quadro, la crisi politica alla quale assistiamo si deve, da un lato, a una gestione governativa che vede protagoniste le istanze del potere parallelo a carico di persone incapaci (come il Centro di Governo) e la marginalizzazione del Vicepresidente, che ha provocato contraddizioni tra i massimi responsabili dell'Esecutivo e ha generato una crisi tra il Presidente e il Vicepresidente, figure che appartengono a due frazioni di potere economico e politico in conflitto. In altre parole, è una crisi prodotta dalle contraddizioni tra frazioni distinte della borghesia. Dall'altro lato, a una gestione caratterizzata dall'incapacità e mancanza d'interesse per istituire politiche che effettivamente rispondessero alle sfide poste dalla pandemia di COVID-19 e agli effetti degli uragani ETA e IOTA. I programmi sociali e le azioni per fronteggiare la pandemia sono solo palliativi e insufficienti; e l'incapacità di prevenire il disastro sociale che hanno provocato gli uragani è stata evidente. Contrariamente, si sono dedicati a gestire aumenti di bilancio e maggiore indebitamento del paese, che sono serviti a rafforzare la corruzione e il saccheggio delle risorse pubbliche.

L'approvazione di un bilancio sotto-finanziato per il 2021, messo in discussione dall'orientamento delle risorse pubbliche e dal meccanismo illegale utilizzato per tale effetto, è stato l'innesco, la svolta perché si sollevasse, giustamente, la richiesta di dimissioni del presidente della Repubblica, mentre cresceva il malcontento verso il Congresso e altre istituzioni statali. Nonostante il bilancio sia stato accantonato, la mobilitazione sociale prosegue dato che una buona parte della cittadinanza si è posta un'agenda di lotta più ampia orientata alla depurazione degli organismi dello Stato.

La protesta sociale, alla quale partecipano diversi agglomerati sociali, è in crescita. Si mette in discussione la corruzione e la gestione incapace, autoritaria e corrotta del Presidente. Tuttavia, manca di una piattaforma di lotta articolata e organizzata, nel quadro di rapporti di forza che probabilmente permetteranno alla borghesia e ai suoi apparati di risolvere la crisi con una via conservatrice, come avvenuto nel 2015. Cioè, un'uscita nella quale, al di là dell'usura di cui soffrono le forze politiche e coloro che dirigono gli organismi dello Stato, questi riusciranno nuovamente ad uscirne vittoriosi e continueranno ad avanzare nella loro strategia per controllare quelle istituzioni che ancora non dominano, evitando riforme che, per minime che siano, implicano la perdita di privilegi e affari con le risorse pubbliche. Questo è ciò che sembra avanzare la decisione di archiviare il bilancio dello Stato approvato recentemente dal Congresso, attraverso cui si vuole calmare la protesta sociale.

La possibilità di ottenere le dimissioni di funzionari, come quella del Presidente della Repubblica, e la depurazione degli organismi dello Stato, dipenderà da quanto avanzerà la mobilitazione sociale e dall'articolazione sociale e fino a dove riuscirà ad orientarsi verso la conquista di cambiamenti profondi. Per questo, è necessario sostenere e incrementare la mobilitazione in tutto il paese, nel cui quadro bisogna ottenere un'agenda di lotta per far avanzare le trasformazioni in relazione con il carattere dello Stato. Queste possono esser possibili, in questo momento storico, attraverso un'assemblea plurinazionale e popolare costituente di potere originario, che permetta la trasformazione dello Stato e di promuovere un modello economico diretto, prioritariamente, a soddisfare le necessità di tutta la popolazione. L'approccio di un processo costituente di questa natura prese forza nel 2015 e fu realizzato da varie organizzazioni (incluso il nostro Partito). Ma affinché questa opzione abbia successo, deve esser la base delle mobilitazioni sociali e della loro articolazione, dei discorsi e della comunicazione alternativa; prima di tutto, deve essere condivisa dalla classe lavoratrice, dai popoli indigeni e dai gruppi di popolazione esclusi ed emarginati, inclusi gli strati medi. E' indispensabile l'articolazione politica di movimenti e organizzazioni sociali e politiche, in modo da permettere una strategia e una conduzione coerente con tali mete.

In questo quadro, il PGT manifesta il suo appoggio e partecipa alle mobilitazioni sociali che vedono protagoniste organizzazioni, popoli indigeni, movimenti sociali e cittadini in generale, che contestano l'attuale regime politico e chiedono cambiamenti non solo nella conduzione della cosa pubblica, ma anche nella composizione e integrazione degli organismi e istituzioni dello Stato.

E' necessaria l'estensione territoriale e temporanea delle mobilitazioni; convertirle in un ampio movimento popolare della campagna e della città, di lavoratori e lavoratrici, di comunità e popoli, impiegati, piccoli commercianti, studenti, abitanti rurali e strati medi. Un movimento che porti questa crisi a un punto di non ritorno nella direzione di trasformazioni profonde e radicali, uniche che permetteranno non solo di rovesciare l'attuale regime, ma, soprattutto, gettare nuove basi per costruire una società con giustizia sociale piena.

In questo senso, proponiamo di lottare per i seguenti obiettivi:

1. La disarticolazione totale di tutte le strutture criminali e mafiose che controllano lo Stato, da quello nazionale fino a quello municipale e locale; il perseguimento giudiziario dei loro membri (imprenditori, politici, militari, narcotrafficanti, funzionari pubblici e loro operatori politici), e lo smantellamento dei meccanismi strutturali della corruzione. Questo passa dalla depurazione degli organismi dello Stato.

2. La fine della criminalizzazione delle lotte sociali e della repressione contro il popolo, attivisti per i diritti umani, dirigenti sociali e comunitari. Questo implica di indagare e perseguire gli autori materiali e morali degli atti repressivi del 21 novembre, inclusi il Direttore della Polizia Nazionale Civile, il Ministro dell'Interno e il Presidente della Repubblica.

3. Dimissioni del Presidente e del Vicepresidente della Repubblica, creazione di un governo di transizione, emanato dal consenso di tutte le forze sociali e politiche.

4. La convocazione di una Assemblea Plurinazionale Popolare Costituente di potere originario, che rediga una nuova Costituzione per la costruzione di uno Stato plurinazionale e popolare, antipatriarcale, rispettoso della natura, che garantisca i diritti della classe lavoratrice, la libera determinazione dei popoli e che ci permetta di avanzare nella trasformazione del modello economico, delle politiche pubbliche e delle istituzioni.

Infine, il PGT chiama i lavoratori delle campagne e delle città, donne, contadini, impiegati, studenti, professionisti, strati medi urbani e il popolo in generale a raddoppiare e intensificare la lotta per le loro specifiche istanze e per le trasformazioni di cui necessita il Guatemala.

Per il Guatemala, la rivoluzione e il socialismo

Partito Guatemalteco del Lavoro, PGT

Guatemala, 30 novembre 2020



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