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da Prensa Latina - www.prensalatina.com.mx/article.asp?ID={A9781C47-ADB9-460A-812E-BE44147187C5}&language=ES
 
Il delirio del carnevale haitiano svela la realtà
 
Odalys Troya Flores - Redazione Centrale
20/02/08
 
Il carnevale di Haiti, che finisce oggi, in mezzo alla caotica situazione di violenza che vive il paese, è senza dubbio un sintomo dell’amore per le tradizioni della patria e di speranza.
 
Domenica, la capitolina Champ Mars ha mostrato il suo aspetto miglior nell’inaugurazione della festa culturale più importante di questa nazione caraibica. Il ministero della cultura haitiano ha finanziato con ben 80 milioni di gourdes (due milioni di dollari!) la preparazione delle celebrazioni.
 
La Polizia Nazionale, invece, per motivi di sicurezza ha sospeso tutti i permessi di porto d’armi da fuoco in questi giorni di festa nazionale.
 
Come se ci fosse stata una tregua, almeno nei primi giorni, tutto è avvenuto nella calma: nessun “casco blu” con tutto l’arsenale bellico di pattuglie nei quartieri poveri, e nessun eccesso, tipico delle gozzoviglie popolari.
 
All’insegna del motto: “Si alza il sole”, questa festa dedicata al pittore locale Jean Claude Garoute, “Tiga”, morto nel dicembre scorso, gli haitiani cercano di mischiare la sua identità con l’energia vibrante del carnevale. Al ritmo di zouk, una miscela di musica africana e creola francese, raccontano i ricordi di famiglia, condividono la ricca storia di questa terra e descrivono la turbolenta attualità della loro nazione.
 
Tuttavia, il carnevale non basta a dimenticare che solo due persone su 10, in età di lavoro, hanno un impiego formale, e non basta neppure a dimenticare che circa il terzo di tutti i mali del paese colpiscono i bambini al di sotto dei 5 anni. Non si può dimenticare che Haiti è il paese più povero dell’America, con indici economico - sociali simili a quelli delle regioni più impoverite dell’Africa.
 
Oggi, sotto custodia dalla Missione delle Nazioni Unite per la Stabilizzazione di Haiti (MINUSTAH) i canti e i ritmi dei tamburi esaltano la situazione che vive questo pezzo di La Espaniola.
 
Secondo la denuncia della Lega Internazionale dei Lavoratori - Quarta Internazionale, per lasciare che Gorge W. Bush potesse concentrare i suoi sforzi militari in Iraq, i marines sono stati sostituiti da 10 mila soldati di diversi paesi - tra cui Argentina, Cile e Uruguay - guidati dal Brasile.
 
Contro la presenza delle forze di pace ad Haiti e l’abbandono sociale che vivono gli haitiani, si sentono molte voci nel mondo e nella stessa Haiti, voci che la musica di queste feste non riesce a coprire.
 
La fondazione haitiana Trant Septanm recentemente ha lanciato un appello contro il rinnovo della MINUSTAH. Già, perché quando questo paese aveva bisogno di una forte dose d’aiuto umanitario immediato, oltre che di sostegno per uscire dalla crisi, è stato imposto “l’intervento militare umanitario”.
 
Questa missione militare ha cominciato a mostrare le sue grinfie il 6 giugno 2005, quando sono morte circa 50 persone in una delle retate contro presunte bande criminali, retate condotte nei quartieri poveri come Cité Soleil, a Porto Principe. Ci sono poi stati dei veri massacri, come nel dicembre 2006 e gennaio del 2007, in cui sono morte 70 persone. La gente guardava, e soffriva sulla propria pelle la morte di famigliari innocenti.
 
In queste giornate di festa, le emittenti radio diffondono canzoni che si burlano dei politici corrotti e della polizia, ma quest’anno le truppe dell’ONU si tengono alla larga.
 
Il gruppo Vwadezil canta “MINUSTAH, tu sei davvero un turista, ridammi il mio paese. Ci guadagni solo tu, perché non te ne vai?”
 
Povertà, caschi blu, carnevali, tregua, insicurezza, musica … sembrano produrre quella che lo scrittore cubano Alejo Carpentier ha usato in alcune delle sue opere, e che definiva Meraviglia Reale
 
Ma al di là della Meraviglia Reale, in mezzo al delirio delle feste popolari, il carnevale haitiano svela la brutale realtà.
 
jf otf PL-9
 
Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org di FR