www.resistenze.org - popoli resistenti - irlanda - 19-12-10 - n. 345

da Partito Comunista di Irlanda - www.communistpartyofireland.ie/qa.html
Traduzione dall'inglese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
 
La crisi economica: alcune domande e risposte
 
Ripudiare il debito illegittimo
 
Perché?
 
Le decine di miliardi di debito che ci hanno fatto precipitare in questo stato di crisi, che ci hanno fatto mettere sulla lista nera dei mercati internazionali e sottoposto al dominio della UE e del FMI, non sono un nostro debito. Non è un debito creato dalla spesa per le scuole o gli ospedali o le opere pubbliche; non è stato accumulato dallo Stato per servire i suoi cittadini: è il debito di un esiguo numero di singoli investitori e finanzieri e dei loro sostenitori politici (Golden Circle), imposto e ripartito sui contribuenti e sulle future generazioni del nostro popolo.
 
Il termine "debito odioso" è definito come debito accumulato da un regime, non per le esigenze del paese, ma per rafforzare il regime, contrario agli interessi della nazione. Il debito accumulato dagli amici di Fianna Fáil [Partito Repubblicano, ndr], che è stato successivamente fatto proprio dallo Stato, non è nell'interesse della nazione, ma serviva invece a sostenere il regime durante gli anni della cosiddetta "Celtic Tiger" e di conseguenza è un debito odioso.
 
Il punto di partenza della costruzione di una economia che serve il popolo, e non gli sviluppatori e i finanziatori privati i fautori della finanza privata, consiste nel ripudiare questo debito e nella ricerca di investimenti provenienti da altre fonti, compresi i fondi sovrani che offrirebbero denaro a una nuova Irlanda libera da questo onere paralizzante.
 
Riassumere quel potere fiscale ora assunto dall'UE
 
Perché?
 
Per costruire un'economia nella direzione indicata dalle necessità popolari, dalle potenzialità e i punti di forza del nostro paese è fondamentale che sia lo Stato a controllare le politiche fiscali.
 
Le politiche tributarie sono fondamentali nel costruire una società giusta ed equa. Controllare queste politiche è essenziale per contrastare le politiche inique e antipatriottiche favorevoli ai ricchi che abbiamo subito per decenni e che hanno contribuito al debolissimo gettito fiscale posseduto attualmente dallo Stato. E' anche la chiave per controllare l'inflazione.
 
E' fondamentale tornare ad avere il controllo sulla nostra valuta e porre fine alla nostra sottomissione nei confronti della Banca centrale europea. La BCE ha favorito bassi tassi di interesse per facilitare l'esportazione di capitali da parte dell'economia tedesca, che stava accumulando eccedenze considerevoli. Paesi periferici come l'Irlanda, il Portogallo e la Grecia, sono stati inondati da capitale a basso costo che ha alimentato la bolla immobiliare a scapito di un'economia sostenibile. La Banca centrale europea continua ad agire negli interessi delle economie tedesca e francese, a danno dei paesi più piccoli.
 
La facoltà di uno Stato di determinare le proprie politiche tributarie e di spesa pubblica determina la sua capacità di influenzare e orientare sia la produzione che la domanda, e di conseguenza permette la costruzione di un'economia sostenibile.
 
Nazionalizzare il nostro petrolio e gas naturale
 
Perché?
 
I giacimenti di petrolio e gas nei mari irlandesi hanno un valore per lo Stato stimato in 560 miliardi di euro. Solo che non sono di proprietà dello Stato irlandese.
 
Le nostre risorse e questa somma enorme di denaro, anche per gli standard odierni, sono in mano a privati. Così, mentre da un lato lo Stato si assume la responsabilità del debito privato, dall'altro dilapida le nostre risorse e ipoteca il nostro futuro.
 
Le compagnie petrolifere entrano in possesso del 100% del petrolio e gas che trovano nelle acque irlandesi. Non pagano i diritti di sfruttamento allo Stato irlandese. Possono detrarre dalle tasse il 100% delle spese di produzione. I loro profitti vengono tassati al 25%, contro una media internazionale del 68%. Lo Stato norvegese incassa più soldi dal nostro petrolio e gas di quanto facciamo noi.
 
Il denaro che si garantirebbe attraverso la nazionalizzazione di queste risorse potrebbe essere reinvestito nell'economia per sviluppare fonti energetiche sostenibili e rinnovabili, creare posti di lavoro e affrontare il debito "legittimo" dello Stato. Potrebbe anche essere utilizzato per creare relazioni commerciali utili e reciprocamente vantaggiose a livello globale.
 
Nazionalizzare tutte le risorse marine
 
Perché?
 
L'apertura dei mari irlandese in conformità con le politiche europee sulla pesca è costata svariati miliardi allo Stato irlandese e privandoci di miliardi di entrate di cui oggi abbiamo estremo bisogno.
 
I regolamenti iniziali erano stati appositamente progettati per estrarre una risorsa preziosa e i redditi da essa provenienti dai paesi periferici a favore dei paesi più importanti, come Germania, Belgio e Francia. E le quote sulla pesca recentemente introdotte hanno lasciato l'Irlanda con una delle più piccole, nonostante il valore delle nostre risorse.
 
E' stato stimato che questo furto sia costato più di 200 miliardi di euro all'Irlanda, e che continua a sottrarre denaro allo Stato in un momento in cui le entrate servono per ricostruire l'economia. Invece di essere beneficiari netti dei fondi UE, come si dice, abbiamo rinunciato a molto più di quanto abbiamo guadagnato.
 
Le politiche dell'Unione europea generano uno spreco di risorse e dal punto di visto ambientale sono insostenibili. Centinaia di migliaia di tonnellate di pescato vengono gettate in mare a marcire, e molte specie marine sono state pescate in eccesso.
 
E' fondamentale nazionalizzare i nostri mari e la loro vita marina per sviluppare un'industria ecologica e sostenibile, che potrebbe fornire miliardi di euro di importanti capitali e creare posti di lavoro
 
Creare un Ente Nazionale per lo Sviluppo
 
Perché?
 
L'economia irlandese è strutturalmente molto debole. Ha fatto affidamento sugli investimenti diretti esteri, un settore finanziario gonfiato e soggetto a bolle speculative, e sulla cessione delle nostre risorse nazionali, sia naturali che strutturali.
 
Tuttavia, esiste un potenziale enorme. Le risorse naturali irlandesi dovrebbero essere utilizzate dallo Stato. Lo Stato dovrebbe investire e sviluppare fonti di energia rinnovabili e nuove tecnologie, ad esempio sfruttando il potere del vento e quello delle onde, per uso interno e per l'esportazione. Lo Stato dovrebbe valorizzare la crescente competenza del nostro settore farmaceutico per sviluppare un'industria di proprietà statale.
 
Questa è solo una parte delle potenzialità, ma per sviluppare queste idee, occorre pianificare. Il processo non può essere lasciato alle forme volatili e irresponsabili degli investimenti privati che hanno appena arrecato così tanti danni. Gli studi dimostrano che durante gli anni della bolla economica, gli investimenti pubblici erano molto più produttivi di quelli privati. L'investimento privato è stato in gran parte inutile e speculativo.
 
Dovremmo creare un Ente Nazionale per lo Sviluppo per studiare e pianificare le aree di investimento più efficienti e produttive per capitale. Se l'Ente lavorasse in collaborazione con le università, lo Stato sarebbe poi in grado di utilizzare il talento e le idee della nostra popolazione istruita, e non sarebbe più il settore del profitto privato a trarne vantaggio, come avviene attualmente. Si dovrebbe cercare di sviluppare aree di cooperazione per sviluppare entrambe le economie in modo sostenibile per tutti gli irlandesi.
 
Fondare una Banca Nazionale per lo Sviluppo
 
Perché?
 
Il costo del salvataggio delle istituzioni e società finanziarie insolventi aumenta di giorno in giorno. Quando si aggiunge la ricapitalizzazione delle banche garantite, il crescente costo del NAMA [National Asset Management Agency,ndr], e il debito accumulato da questi enti nazionalizzati verso la Banca Centrale Europea, la cifra stimata si aggira sui 500 miliardi. Un debito che non potrà mai essere ripagato.
 
Il denaro che è già stato pompato in queste istituzioni fallimentari è uscito dalla porta di servizio per affluire nelle banche tedesche, francesi e britanniche. E non ha fatto nulla per agevolare i prestiti o stimolare l'economia.
 
Abbiamo bisogno di creare una Banca Statale per lo Sviluppo ben capitalizzata, sotto il controllo sovrano dello Stato, il cui consiglio di amministrazione sarebbe composto da azionisti rappresentanti del governo, dei lavoratori, delle piccole imprese e della comunità e professionisti del settore bancario. Ci sono soldi disponibili in questo paese, e se dobbiamo sopportare dei sacrifici sicuramente è meglio farlo con la consapevolezza che stiamo costruendo un'economia per la collettività. Il fondo pensionistico potrebbe essere utilizzato, il risparmio delle famiglie e i mutui potrebbero essere trasferiti, i conti personali potrebbero essere spostati su di esso, e il capitale potrebbe essere reperito da fonti diverse dall'UE e dal FMI, che esistono.
 
Lo scopo della banca nazionale sarebbe quello di fornire credito alle imprese sostenibili e produttive, alle famiglie e gli individui come servizio per l'economia, piuttosto che come un settore a sé, come è diventato oggi.
 
Agirebbe da istituto di credito per prestare denaro in base alle priorità determinate in modo democratico nelle aree di crescita. Funzionerebbe in collaborazione con l'ente per lo sviluppo per finanziare le nostre potenzialità e far crescere l'economia.
 
Opporsi alla privatizzazione delle aziende sostenute dallo Stato
 
Perché?
 
Il governo ha sponsorizzato il famigerato economista Colm McCarthy per produrre un rapporto che caldeggia la vendita dei beni dello Stato che comprendono fornitori di infrastruttura essenziali – e redditizie – come ESB, CIE, An Post, An Bord Gáis, Iarnród Éireann, Dublin Bus, tre autorità aeroportuali, dieci compagnie portuali, due stazioni televisive nazionali, e altro ancora.
 
Complessivamente la commissione dovrà prendere in considerazione l'eventuale vendita di 28 aziende redditizie. Inoltre esaminerà la posizione di vari beni immateriali, come frequenze radio, emissioni di carbonio, le licenze rilasciate dallo Stato, e deciderà se questi verranno venduti.
 
L'obiettivo della commissione che attualmente deve decidere in merito non è quello di vedere in modo obiettivo come rendere più efficiente o massimizzare le entrate per lo Stato. Si tratta della decisione di vendere questi beni essenziali, ossia , come afferma chiaramente il suo mandato "a considerare l'eventuale cessione delle attività nel settore pubblico, compresi enti statali commerciali, in vista dell'indebitamento dello Stato".
 
Questo approccio alla cessione di beni nazionali, in stile "vendonsi merci danneggiate a prezzi stracciati", non è solo un progetto a breve termine, nel senso di imprese remunerative sovvenzionate dallo Stato, fonti di entrate per lo Stato e fornitrici di servizi infrastrutturali fondamentali, ma lo è ancora di più dato che il valore dei dollari ricevuti continuerà a deprezzarsi.
Queste imprese devono rimanere di nostra proprietà e dobbiamo continuare a cercare di sviluppare e far crescere questo settore, come parte essenziale e redditizia dell'economia.
 
I sindacati devono cambiare rotta
 
Perché?
 
I sindacati sembrano una "squadra antincendio" combattendo la perdita di posti di lavoro, i tagli agli stipendi, l'assalto alle pensioni e un attacco generale contro le condizioni di lavoro. Occorre che i sindacati, e i loro iscritti, combattano le cause dell'incendio.
 
I sindacati, e il più ampio movimento operaio e popolare, devono cominciare a collaborare, mobilitare e condurre una campagna basata sulle cause politiche ed economiche della perdita dei posti di lavoro e dei tagli. I sindacati devono affrontare le questioni nazionali del controllo della nostra economia e la direzione necessaria per la creazione di un'economia sana e sostenibile per gli iscritti ai sindacati e per la società in generale.
 
I leader sindacali hanno l'obbligo di guidare la campagna, ma anche gli iscritti devono contestare, mobilitare e spingere i sindacati in avanti. Soltanto unendo la capacità di guida e la mobilitazione sarà possibile affrontare le cause dell'attacco ai lavoratori.
 
I sindacati sono politici e devono esprimere questa politica. La domanda è: da che parte stanno? Stanno cercando di tenere la testa bassa, non perdere gli iscritti e ricostruire sulle spalle di una ripresa globale, o vogliono guidare un movimento capace di sfidare il sistema e costruire una società progressista per i loro iscritti?
 
Costruire una politica popolare alternativa
 
Perché?
 
Non possiamo costruire un'economia sostenibile e di lungo periodo sotto il dominio della UE e del FMI. Né si può fare questo "smanettando" qualche imposta qua e là, o con il taglio di alcune spese, e nemmeno estendendo il periodo nel quale possiamo "infrangere" il Patto di crescita e di stabilità. Per costruire una economia occorre controllo, e questa è una questione politica.
 
Le proposte che abbiamo qui presentate sono necessarie, nel loro insieme, per costruire un'economia al servizio della collettività, un'economia controllata a livello nazionale. Ci saranno resistenze da parte del governo, dell'UE e del FMI, del grande capitale, dei mass media, degli accademici ed economisti legati alla classe dirigente.
 
Per superare questa opposizione abbiamo bisogno di una politica popolare e di un movimento politico. E' tempo che ognuno di noi prenda posizione in modo inequivocabile. E' tempo di agire per costruire un movimento in grado di lottare per i nostri principi.
 
Da qualche tempo l'Unione europea, nelle sue relazioni economiche esterne, agisce in modo prepotente e predatorio nei confronti dei paesi più poveri, dettando accordi commerciali iniqui nell'interesse delle sue multinazionali. I recenti sviluppi hanno smascherato questo rapporto neo-coloniale basato sullo sfruttamento dei paesi deboli da parte di quelli più forti dell'Unione europea. Ora questo è chiaro in relazione ai paesi ex-socialisti dell'Europa orientale, e anche per l'Irlanda, ora che la bolla del boom economico irlandese è scoppiata. La decisione della Commissione europea di prendere provvedimenti contro l'Irlanda è stata preceduta da un incontro privato tra i governi britannico, francese e tedesco, dimostrando chi è al comando dell'Unione europea.
 
 

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