www.resistenze.org - popoli resistenti - islanda - 30-01-11 - n. 349

da www.michelcollon.info/Islande-la-revolution-silencieuse.html?lang=fr
Traduzione dal francese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
 
Islanda, la rivoluzione silenziosa.
 
di CADTM [1]
 
27/01/2011
 
L'Assemblea Costituente è stata eletta a novembre. Un giorno, qualche mese fa, abbiamo incontrato un inglese che passava per Parigi, nella libreria Lady Long Solo. Nei suoi discorsi ci colpiva che parlasse della rivoluzione in Islanda. Quale rivoluzione? Non ne sentiamo parlare da nessuna parte. Una veloce ricerca su Google non da nessun risultato oggi, né associando la parola "rivoluzione", né la parola "crisi". Insieme a quest’ultima compaiono solo i dettagli della crisi finanziaria, crisi effettivamente all'origine di questa rivoluzione che ha avuto luogo nel 2008, in questo paese di poco più di 300.000 abitanti, al secondo posto nel mondo per lo Human Development Index (Indice di Sviluppo Umano), dopo la Norvegia, nel 2006.
 
Poi, di fronte al crollo del sistema bancario, la gente era scesa nelle strade. Fatto senza precedenti nel paese… La destra aveva dovuto cedere subito il passo alla sinistra. E, per cominciare, le banche erano state nazionalizzate. Il nostro informatore inglese ne aveva sentito parlare a proposito dei progetti legislativi di totale libertà per internet, infatti alcuni siti inglesi avevano pensato di farsi ospitare. Ma tanto più insisteva nel parlare di una rivoluzione, senza essere in grado di descriverla, tanto più era sorpreso che non ne avessimo mai sentito parlare.
 
Cercando allora con ostinazione, siamo riusciti a trovare delle immagini del palazzo presidenziale assediato da una folla che qui da noi sarebbe qualificata senza esitazioni, anarco-autonoma. Oltre alle bandiere nere, si poteva intuire nella folla una forte componente di tipo ecologista.La folla, tuttavia, era pacifica ed usava solo pentole e altri oggetti rumorosi, metodo dei cacerolazos argentini, rivelatosi anche lì, efficace. E si capiva perché quel povero disgraziato di sbirro, solo davanti al palazzo presidenziale, era fuggito sotto quella pressione.
 
Il presidente aveva levato le tende. Un nuovo governo si era affermato. Ma qualche tempo dopo questo ebbe la cattiva idea di proporre il rimborso del debito delle banche nei confronti della Danimarca e della Gran Bretagna. Il popolo di nuovo scese in piazza. La volontà popolare ottenne un referendum sulla questione e con una “piccola” maggioranza del 93% respinse l'accordo previsto dai gentili governanti. Tra le informazioni raccolte c’è una suggestiva immagine delle saune pubbliche islandesi, dove la gente si riunisce ogni mattina per discutere di come cambiare il mondo.
 
La consacrazione di questa rivoluzione, l'elezione di un Assemblea Costituente il 27 novembre 2010, è un evento addirittura più significativo della notte del 4 Agosto 1789 quando venne votata l'abolizione dei privilegi, evento di cui non ci si sarebbe accorti senza la vigilanza di Truks [2], del nostro amico B.Bec, Gers, CADTM, o di Jean-Luc Mélenchon con cui c’è sintonia con le sue teorie costituzionali, ma che non sembra di vedere oltre la punta del suo naso anti-capitalista.
 
Meraviglie della disinformazione.
 
Un evento così importante come una vera rivoluzione democratica, come non si è mai vista in Europa, può avvenire in silenzio, senza che stampa o Google se ne interessino. Certo nell’epoca di consolidamento anti-democratico che si vive nella maggior parte dei paesi europei, l'esempio dell’Islanda non ha molta importanza per il nostro stato di polizia, che ancora una volta ha dimostrato la sua capacità di bloccare nella morsa, la coscienza collettiva.
 
A noi certamente piacerebbe sapere di più su questa rivoluzione in Islanda. Sono i mesi in cui Parigi sogna di realizzare un reportage approfondito al paese dei cacciatori di balene e dell'utopia. Immergersi in bagni caldi della rivoluzione democratica fa sicuramente invidia, soprattutto visto il cuore del nostro inverno securitario.
 
Immaginate 25 "cittadini comuni" che lavorano sulla costituzione ideale. L’umanità dovrebbe trattenere il fiato. Probabilmente si scoprirà che non è difficile fare meglio di tutte le pseudo-democrazie che si sono declinate fino ad oggi, nei cinque continenti.
 
Questo articolo vuole essere un appello per avere maggiori informazioni su questa straordinaria storia islandese. Si può scrivere all'autore: michelsitbon@gmail.com. (indirizzo email protetto dagli spam, abilitare Javascript) o a me, che lo inoltrerò con piacere.
 
Da sabato 27 novembre, l'Islanda dispone di una Assemblea Costituente composta da 25 cittadini eletti dai loro pari. Il suo obiettivo: riscrivere la Costituzione del 1944, traendo le lezioni dalla crisi finanziaria che, nel 2008, ha colpito con forza il paese.
 
Da quella crisi che è ben lungi dall'essere risolta, l'Islanda ha conosciuto un certo numero di cambiamenti spettacolari, a cominciare dalla nazionalizzazione delle tre principali banche, seguita dalle dimissioni del governo di destra sotto la pressione popolare; le elezioni politiche del 2009 hanno portato al potere una coalizione di sinistra formata dall'Alleanza (raggruppamento di soggetti costituito da socialdemocratici, femministe ed ex-comunisti) ed il Movimento dei Verdi di sinistra; per la prima volta in assoluto in Islanda è stata nominata una donna, Johanna Sigurdardottir, come Primo Ministro.
 
Il nuovo governo ha di fronte un problema spinoso: il regolamento con i Paesi Bassi ed il Regno Unito di un debito di 3,5 miliardi di euro a seguito del crollo della banca online Icesave le cui operazioni erano principalmente orientate verso questi due paesi. Sotto la pressione dell'Unione Europea, alla quale i socialdemocratici vorrebbero aderire, il governo approva nel gennaio 2010 una legge che autorizza questo rimborso, che avrebbe significato per ogni islandese sborsare per otto anni una somma di circa 100 euro al mese. Ma il presidente della Repubblica nega di ratificare la legge il cui testo è quindi sottoposto a referendum. Più del 93% degli islandesi hanno votato (6 marzo) contro il rimborso del debito e il problema resta sospeso…
 
E' in questo contesto che l'Islanda ha deciso di modificare la sua costituzione, che in realtà non è mai stata veramente scritta: quando nel 1944 fu proclamata la Repubblica, ci si era semplicemente accontentati di copiare la struttura della costituzione della Danimarca, paese da cui l’Islanda dipendeva da vari decenni, sostituendo semplicemente il termine "re" con quello di "presidente della Repubblica". È una nuova costituzione da scrivere interamente dunque e per ciò si è deciso di fidarsi solo del popolo sovrano. Prima c'è stato un invito a presentare le candidature (tutti hanno potuto partecipare, con l'eccezione degli eletti nazionali, a condizione che avessero la maggiore età e fossero sostenuti da almeno trenta persone) a cui hanno risposto 522 cittadini. E’ tra questi che sono stati eletti i 25 costituenti.
 
Questi ultimi cominceranno a riunirsi a metà febbraio e produrranno il testo prima dell'estate. Tra le proposte che ritornano più spesso, si nota la separazione tra Chiesa e Stato, la nazionalizzazione di tutte le risorse naturali e una chiara separazione dei poteri esecutivo e legislativo.
 
Certo, l'Islanda è un piccolo paese di circa 320.000 abitanti. Tuttavia dà una grande lezione di democrazia a grandi Stati come la Francia: si pensi che nel nostro paese (Francia ndr), la riforma costituzionale del 2008 è stata completamente redatta all’Eliseo e che i parlamentari hanno preso solo due volte la parola dopo essere stati sottoposti per settimane a pressioni intollerabili dal capo dello Stato.
 
Note
1. Comitato per l'annullamento del debito del terzo mondo - www.cadtm.org
2. http://www.truks-en-vrak.eu/
 

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