www.resistenze.org - popoli resistenti - iraq - 16-04-13 - n. 449

Iraq: 10 anni di American way of death
 
Gilberto López y Rivas | jornada.unam.mx
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
 
12/04/2013
 
Dirk Adriaensens, coordinatore dell'organizzazione "SOS Iraq", racconta nel drammatico documento "2003-2013: resistenza irachena, guerra sporca statunitense e rimodellamento del Medio Oriente" (1), la catastrofica devastazione subita da questo paese occupato, nei 10 anni della guerra coloniale illegale e ingiustificata e le cui conseguenze non cessano di manifestarsi. Lungi dal raggiungere l'obiettivo, annunciato dai militari USA nei loro manuali di contro-insorgenza, di fare dell'Iraq un esempio della costruzione di una nazione partendo dalla democrazia imposta dagli invasori e il modello per la riconfigurazione del Medio Oriente, ciò che abbiamo è una popolazione decimata, uno Stato smantellato e fatiscente, un governo collaborazionista e, cosa che nessuno poteva immaginare, la riaffermazione del nazionalismo iracheno e la resistenza politica e armata in mezzo al caos, la morte e il collasso di quello che fu il paese più prospero e progressista della regione e che ebbi modo di conoscere nel 1989. L'Iraq è la prova di ciò che veramente solo le guerre umanitarie dell'imperialismo mondiale guidato dagli Stati Uniti.
 
Adriaensens osserva che, come previsto dai membri di un gruppo di oltre 200 economisti contro la guerra (Ecaar, Economists Allied for Arms Reduction), fra cui sette premi Nobel, i costi della guerra, stimati in 3 mila miliardi di dollari da Joseph E. Stiglitz nel suo libro The three trillon dollar war (2008), senza includere in questo bilancio la diagnosi, il trattamento e il risarcimento dei veterani invalidi, hanno gettato gli Stati Uniti e il resto del mondo in una profonda crisi economica, segnando chiaramente i limiti e le aberrazioni del potere americano.
 
Il nostro autore, sulla base di fatti provati a un decennio dall'inizio della guerra, sostiene che la guerra fu illegale secondo il diritto internazionale in quanto: 1) non c'erano le armi di distruzione di massa; 2) non esisteva alcun legame con i terroristi di Al Qaeda; 3 ) la guerra NON ha portato la democrazia in Iraq. E' stata una guerra di aggressione che ha avuto l'approvazione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e che tanto meno poteva essere considerata di autodifesa, perché l'Iraq non stava attaccando gli Stati Uniti, né rappresentava una minaccia imminente. Alla luce del diritto internazionale, gli Stati Uniti sono colpevoli del crimine supremo contro l'umanità. E' stata una guerra di aggressione e di conquista neocoloniale contro un paese sovrano membro delle Nazioni Unite.
 
Si chiede Adriaensens, cosa hanno dato gli Stati Uniti agli iracheni? Una versione estrema e brutale del neoliberismo di Milton Friedman: deregolamentazione, privatizzazione degli enti pubblici e tagli servizi sociali, in un momento in cui l'ascesa del neoliberismo statunitense e internazionale ha coinciso con il periodo d'oro degli Stati Uniti come potenza militare dominante mondiale. Riportando l'editorialista del New York Times, Thomas Friedman, Adriaensens sottolinea che la mano invisibile del mercato non funzionerà mai senza il pugno invisibile.
 
Con le parole del ricercatore, "gli Stati Uniti hanno creato un impero globale che offre ai paesi una scelta fra due opzioni: o accettano o li distruggono ... Questo è il motivo per cui l'Iraq doveva essere non solo invaso militarmente, ma anche distrutto ... perché si poneva del tutto in contrasto con il modello neoliberista della Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale ... l'Iraq era uno Stato contrario al liberismo, si rifiutava assolutamente di essere ... cliente degli Stati Uniti e dopo le sanzioni (che erano state imposte) aveva chiuso agli investitori delle corporazioni USA o di altri paesi, l'accesso a qualsiasi mercato: agricoltura, sanità, istruzione, industrie, ecc. [...] La limitazione (per non dire l'esclusione) delle grandi imprese statunitensi da questi mercati è stato un motivo sufficiente perché gli Stati Uniti Stati intraprendessero azioni decisive".
 
Sostiene giustamente che un altro motivo dell'invasione dell'Iraq è la natura guerrafondaia del capitalismo. Per il complesso militare-industriale, per l'economia di Bush, Cheney, Rice, Rumsfeld, ecc, per l'economia delle compagnie petrolifere e dei fabbricanti di armi, per l'economia degli statunitensi ricchi che possiedono le azioni di quelle grandi corporazioni, questa guerra, come le guerre in generale, sono realmente qualcosa di meraviglioso, perché ne intascheranno i profitti così copiosamente generati ... (mentre) la morte e il disastro ricadranno sugli altri.
 
Si considerino le cifre della guerra e dell'occupazione dell'Iraq. Più di un milione e 450 mila morti, secondo uno studio scientifico sulle morti violente (Just foreign policy, Iraq deaths). Due milioni e 700 mila sfollati interni e due milioni e 200 mila rifugiati, per la maggior parte nei paesi vicini, l'83% degli sfollati sono donne e bambini e la maggior parte dei bambini sono minori di 12 anni. Il tasso di mortalità infantile è aumentato del 150% dal 1990, quando le Nazioni Unite imposero la sanzioni contro il paese. Nel 2007 c'erano 5 milioni di orfani. Il 70% degli iracheni non dispone di acqua potabile, l'80% soffre la carenza di condizioni igieniche. Più di 8 milioni di iracheni necessitano di aiuti umanitari. Secondo l'Indagine Mercer sulla qualità della vita, che stila la classifica delle città più vivibili, Baghdad è all'ultimo posto, come la meno abitabile del pianeta a causa dell'annientamento per mano dell'esercito statunitense del sistema di impianti per il trattamento delle acque reflue, delle fabbriche, scuole, ospedali, musei e centrali elettriche.
 
L'analisi dei dati su ciò che l'occupazione ha provocato in proporzioni spaventose, è agghiacciante: disoccupati, scomparsi, detenuti senza processo, vittime di torture e trattamenti degradanti, popolazione immiserita che vive nelle baraccopoli urbane, persone rese disabili fisicamente e mentalmente, malati a causa delle munizioni all'uranio impoverito, vittime di bombardamenti e attentati, e così via. Eppure, anche così, il degno popolo iracheno resiste!
 
Nota
1. http://www.brussellstribunal.org/article_view.asp?id=842
 

Resistenze.org     
Sostieni una voce comunista. Sostieni Resistenze.org.
Fai una donazione o iscriviti al Centro di Cultura e Documentazione Popolare.

Support a communist voice. Support Resistenze.org.
Make a donation or join Centro di Cultura e Documentazione Popolare.