www.resistenze.org - popoli resistenti - israele - 23-12-03

fonte:
<http://www.mercure5s5i.com/lenouveaumonde/livres/complot.html>
<http://www.mercure5s5i.com/lenouveaumonde/livres/irak.html>
<http://www.mercure5s5i.com/lenouveaumonde/livres/washington.html>

Traduzione di Alessandro Lattanzio - Sito web: http://members.xoom.it/sitoaurora

- Estratti dal prossimo libro di Alain Coutte:"Israele - Uno stato terrorista",Marzo 2004)

Israele:L'incredibile arsenale di distruzione di massa


di Alain COUTTE:

Gli europei non si sono ingannati nel recente sondaggio effettuato da Eurobarometro pubblicato il 3 novembre 2003. In questa inchiesta, realizzata a ottobre presso 7.515 cittadini dell'unione europea, il 59% delle persone interrogate hanno puntato il dito su Israele rispondendo affermativamente alla domanda: "Per ognuno dei paesi seguenti, diteci, secondo voi, se sono o meno una  minaccia per la pace nel mondo".

Le persone interrogate dovevano pronunciarsi su una lista di paesi preselezionati. L'Iran, la Corea del Nord e gli USA sono arrivati in seconda posizione con ognuno il 53% di risposte. L'Irak è arrivato terzo (52 %), seguiti dall'Afghanistan (50 %), dal Pakistan (48 %), dalla Siria (37 %), dalla Libia (36 %), dall'Arabia saudita (36 %), dalla Cina (30 %), dall'India (22 %), dalla Russia (21 %), dalla Somalia (16 %) e dall'UE (8 %).

15 paesi della Lega araba hanno depositato, mercoledì 17 settembre 2003, una risoluzione alla conferenza generale dell'Agenzia Internazionale dell'Energia Atomica (AIEA) che critica Israele per il suo rifiuto di siglare il Trattato di non-proliferazione nucleare (TNP). La risoluzione della Lega araba ingiunge a Israele, solo stato del Medio oriente a non fare parte del TNP, ad associarvisi al più presto.

Il testo domanda parallelamente agli stati che forniscono materiali nucleari, attrezzature e aiuto tecnico, che permettano allo stato ebraico di attuare le clausole di non-proliferazione del TNP. In un memorandum, la Lega araba afferma che "il possesso di armi atomiche di Israele rischia di condurre, nella regione, a una corsa distruttiva alle armi nucleari, particolarmente se le installazioni nucleari israeliane restano fuori da ogni controllo internazionale".

La settimana scorsa, il Consiglio dei 35 governatori dell'AIEA ha dato tempo fino al 31 ottobre all'Iran per provare che essa non stava costruendo l'arma atomica sotto la copertura di un programma nucleare civile. Rigettando tale ultimatum, il rappresentante iraniano nel Consiglio, Ali Akbar Salehi, aveva dichiarato che "tra quelli che hanno cercato e prodotto armi nucleari", cioè le cinque potenze (USA, Cina, Russia, Francia e Gran Bretagna), "si scusa tale crimine a Israele".

Un diplomatico ha sottolineato che, là dove si è pronti a denunciare dei presunti programmi nucleari militari nel medio oriente, in Irak e in Iran, il silenzio è mantenuto sul programma nucleare d'Israele. Secondo gli esperti, lo stato ebraico possiede da molto tempo l'arma atomica, ma questo paese ha sempre lasciato planare un "sipario" su tale argomento considerato come un tabù.

In effetti, una dichiarazione che riconosca che Israele possiede la bomba, potrebbe provocare delle sanzioni e la fine dell'aiuto USA economico e militare, conformemente all'emendamento Symington del 1977.
Israele, contrariamente all'Irak, é il solo paese del Medio oriente a possedere delle armi di distruzioni di massa. Ma l'occidente sembra totalmente occultare il più importante deposito di armi nucleari, chimiche e biologiche tra Parigi e Pechino, e il cui scopo non confessato è un genocidio.

Quando fu affrontata tale anomalia, l'ambasciatore USA all'ONU, John Negroponte, rispose con tipico cinismo: "Israele non ha utilizzato tali armi contro il suo popolo o i suoi vicini". Si può ragionevolmente pensare che l'ambasciatore è ben informato, ma ha mentito. In effetti, Israele ha utilizzato le armi biologiche prima della sua creazione, su suolo palestinese, nel 1948, ma anche dopo tale data.

L'obiettivo, secondo Ben Gurion, il fondatore dello stato di Israele, era un genocidio e se no ci fosse riuscito, di impedire ai palestinesi di tornare a casa loro.
In effetti, alla vigilia dell'occupazione di Haifa il 23 aprile 1948 e sotto il naso del generale Stockwell che comandava le forze armate britanniche, la città d'Acri, che è nota per i suoi bastioni, venne assediata dai sionisti che bombardarono la città notte e giorno con i mortai. L'alimentazione di acqua proveniva da un villaggio vicino, Kabri, situato 10 km a nord, con l'ausilio dell'acquedotto. I sionisti hanno iniettato il virus del tifo nell'acquedotto che passava attraverso certe colonie ebraiche. Questa storia è uscita, 50 anni dopo, dagli archivi della Croce Rossa.

Acri ha così visto partire la sua popolazione araba, immediatamente rimpiazzata da una colonizzazione ebraica.
Due settimane dopo il loro successo a Acri, i sionisti hanno ricominciato a Gaza. Ma i due membri del commando, David Horeen e David Mizrahi, furono arrestati dalle forze egiziane che li hanno interrogati. Hanno confessato di essere stati inviati dall'ufficiale Moshe per avvelenare l'esercito e i suoi abitanti con il tifo e la dissenteria.
Tale era la dottrina di Ben Gurion: la distruzione della società palestinese in Palestina era una condizione necessaria all'instaurazione dello stato d'Israele sulle sue rovine. Se i palestinesi non potevano essere eliminati con i massacri o le espulsioni, sarebbero stati eliminati dallo "sterminio".

Con lo spopolamento di 530 città e villaggi della "Naqba" (la tragedia) del 1948, molte case e appartamenti furono occupati, per metà da immigrati ebrei che hanno potuto trovare un alloggio.
Il sindaco di Nes Ziona, a 10 km dal centro di Tel-Aviv si è lamentato per qualche anno della vicinanza del centro di ricerche biologiche israeliana e dei pericoli che avrebbe potuto causare alla popolazione in caso di incidente. Cosa succederebbe in tale caso, una giornata di vento, con una esplosione di decine  di tonnellate che evaporano e con una popolazione di 3 milioni di abitanti che vivono su 1.000 km quadrati? Ben Gurion aveva previsto tale scenario catastrofico?

Secondo la Federazione degli Scienziati Americani, è dal 1948 che Israele ha avuto l'intenzione di dotarsi di un arsenale nucleare mettendo su un Corpo Scientifico (Hemed Gimmel) in seno dell'esercito (Forze di Difesa d'Israele).
Il fondatore dello stato ebraico, David Ben Gurion, che non credeva nella pace con i vicini arabi, aveva deciso, nella prima guerra israelo-araba nel 1948, di esplorare l'opzione nucleare.

Il programma nucleare israeliano iniziò alla fine degli anni 40 sotto la direzione di Ernst Bergmann, "il padre della bomba israeliana" che nel 1952 creò la Commissione Israeliana dell'Energia Atomico (Israeli Atomic Energy Commission).
Nel 1949, l'Hemed Gimmel ha esaminato il deserto del Negev alla ricerca di giacimenti di uranio, ma le quantità trovate erano insignificanti per i bisogni della centrale di Dimona, la cui costruzione iniziò nel 1958. L'uranio proverrà principalmente dall'Africa del Sud, dove comandava il regime dell'apartheid. Nel 1952, Ben Gurion creò il Comitato per l'energia atomica, la cui maggior parte dei membri si dimisero quando seppero, nel 1957, che Israele firmò con il primo ministro francese Guy Mollet un accordo per la costruzione, "a fini militari", del reattore di Dimona.

Nel 1956, la Francia accettò di fornire a Israele un reattore nucleare di 18 megawatt. Dopo l'invasione dell'Egitto da parte di Israele nel 1956, l'accordo fu modificato affinché venisse fornito un reattore di 24 megawatt. La Francia comprò in Norvegia acqua pesante per il reattore, violando le assicurazioni date al governo norvegese che tale acqua pesante non era destinata a un paese terzo. I responsabili delle Dogane francesi furono ingannati sulla destinazione finale dei componenti del reattore.

Per ospitare il reattore, venne costruito un complesso a Dimona, nella parte settentrionale del deserto del Negev. Al fine di proteggere il programma d'armamenti nucleari d'Israele e conservare il segreto, fu creata una organizzazione speciale, l'Ufficio delle relazioni scientifiche. Uno stratagemma d'Israele per nascondere la natura del progetto di Dimona, fu quello di presentarlo come "una fabbrica di manganese".
Tale segreto fu così ben conservato, fino al 1967, che Israele ha abbattuto un dei suoi aerei da cacci che si avvicinava troppo a Dimona e, nel 1973, un aereo di linea civile libico che era uscito dalla rotta, uccidendo 104 persone.

Nel 1960, vi fu un disaccordo sul progetto tra i governi israeliano e francese. La Francia domandava che Israele rendesse pubblico il progetto di Dimona e permettesse delle ispezioni internazionali.
Perciò, la Francia accettò di finire di consegnare gli ultimi componenti del reattore e Israele assicurava Parigi che non avrebbe costruito armi nucleari. Nel 1964, il reattore divenne operativo. Sembrava egualmente che Israele abbia partecipato attivamente ai test nucleari francesi in Algeria.
Gli USA, principale fornitore di aiuti militari a Israele, furono parte principale nel progetto nucleare d'Israele. Secondo Sir Timothy Garden, dell'Università dell'Indiana, Israele siglò un accordo di cooperazione nucleare con gli USA nel 1954. Israele acquisì dagli Stati Uniti un reattore più piccolo (inadeguato per servire alla produzione di armi nucleari) che divenne operativo nel 1960.

Nel 1960, un aereo statunitense da ricognizione U-2 scoprì ciò che si costruiva a Dimona non era una "fabbrica tessile", come pretendevano gli Israeliani, ma un reattore nucleare. Mentre Ben Gurion affermava, davanti ai deputati, che questa centrale aveva scopi "puramente pacifici", cosa che non impedisce una crisi grave tra Israele e gli USA.

Nel 1963, il presidente John F. Kennedy esercitò delle pressioni reali per imporre una visita di esperti statunitensi a Dimona.
Alla fine del 1964, Dimona produceva quasi 8 kg di plutonio all'anno, sufficienti a Israele per costruire una o due armi nucleari, una volta ritrattati.
Ben Gurion, che si opponeva - il reattore funzionava già - preferiva dare le sue dimissioni piuttosto che cedere alle pressioni della Casa Bianca.
I successori di Ben Gourion, Lévy Eshkol e Golda Meir, permisero alcune visite con delle restrizioni - l'ultima ebbe luogo nel luglio 1969.
Un anno prima, il direttore della CIA aveva informato il presidente Lyndon Johnson: "Israele é una potenza nucleare in tutti i sensi della parola".

Nel 1969, il presidente Johnson e il premier Golda Meir arrivarono a un accordo: Washington non esercitava pressioni per condurre lo stato ebraico a firmare il TNP, a condizione che quest'ultimo mantenga scrupolosamente nell'ambiguità le sue attività nucleari. Tali impegni saranno rispettati da una parte e d'altra.
Un memorandum del governo USA dell'ottobre 1969, basato sul rapporto dei colloqui tra i responsabili del Dipartimento di Stato e un rappresentante dell'AEC ("US Atomic Energy Commission" - Commissione dell'Energia Atomica degli USA), concludeva, in modo rivelatore, che il governo degli USA non vedeva il problema quanto al fatto che Israele disponga dei mezzi per costruire delle armi nucleari, sottolineando che "l'équipe (dell'AEC) è giunto alla conclusione che il governo USA non era animato dalla volontà di sostenere un vero sforzo nelle ispezioni, una reale ispezione durante la quale i membri dell'équipe avrebbero potuto sentirsi autorizzati a porre in modo diretto delle domande pertinenti e/o a insistere perché gli sia permesso di vedere e di prendere conoscenza dei documenti, dei materiali usati, degli elementi tecnici e tutto il resto. In modo sottile, l'équipe è stato messo in guardia per evitare tutto ciò che poteva prestarsi a una controversia, a comportarsi da "gentlemen" e a preoccuparsi degli evidenti desideri dei loro ospiti. In una occasione, apparve che l'équipe fu fortemente criticata dagli Israeliani per "essersi comportati come degli ispettori".

Garden ha scritto in "Can Deterrence Last?" (Buchan & Enright, London 1984): "Avendo creato un sistema affidabile e serio di produzione di plutonio fissile, si rivelò necessario dotarsi di installazioni che permettessero il suo ritrattamento per poterlo usare nel processo di fabbricazione degli armamenti. La gestione di una tale industria è particolarmente identificabile e ci sarebbe stato un accordo, allora, affinché Israele non la costruisse.

La ragione di queste lacune apparvero presto quando fu stabilito che Israele avesse potuto, con successo, acquistare illegalmente un stock significativo di uranio arricchito. Dei rapporti della CIA affermano che Israele ottenne "grandi quantità di uranio arricchito per vie clandestine". Il New York Times rivelò ai suoi lettori la scomparsa di uranio altamente arricchito del "Nuclear Materials and Equipment Corporation" di Apollo, in Pennsylvania nel 1965... Se Israele ottenne materiale militare nucleare nel 1965, ciò spiegherebbe perché l'impianto di ritrattamento di plutonio non fu costruito. Avendo a sua disposizione dell'uranio, era possibile usare un metodo più lento, ma politicamente controverso, consistente nel procedere alla separazione del plutonio in un "laboratorio caldo" e progressivamente aumentare il suo stock.

Nel 1968, Israele collaborava con la Germania dell'Ovest per dirottare 200 tonnellate di uranio!
Dopo, fino agli anni '80, Israele poté contare sull'Africa del Sud dell'apartheid per la fornitura di circa 550 tonnellate di uranio destinato al complesso di Dimona. Nel settembre 1979, i due paesi avrebbero effettuato un test comune di armi nucleari nell'Oceano Indiano. In un articolo del 20 aprile 1997, Ha'aretz affermò che Israele aveva aiutato l'Africa del Sud a sviluppare l'armamento nucleare all'inizio degli anni '80. L'ex capo di stato maggiore dell'esercito sud-africano, Constand Viljoen, dichiarò a Ha'aretz: "volevamo ottenere dati sul materiale nucleare, da qualunque parte, compreso Israele".

Nel complesso nucleare di Dimona, nel deserto del Neguev, con molti piani sotterranei, Israele ha prodotto centinaia di ogive nucleari. Il numero di queste ogive è certamente raddoppiato o triplicato da allora, poiché nessuno, né nella regione, né tra i paesi "che vogliono dare una lezione al popolo iracheno" se n'è preoccupato. Il silenzio ufficiale, il mutismo dell'AIEA (Agenzia Internazionale dell'Energia Atomica - International Atomic Energy Agency) e dei differenti organismi di controllo degli armamenti nucleari, tra cui la COCOVINU (COmmissione de COntrollo, di Certificazione e d'Ispezione delle Nazioni Unite), così come quella più inquietante della stampa specializzata, resta fino a oggi totale.

L'impianto è nascosto nel deserto e produce ogive nucleari dal 1966. nel frattempo, esso ha certamente, dopo alcuni articoli apparsi in certa stampa israeliana, fabbricato delle armi termonucleari di una capacità sufficiente per distruggere città intere. Secondo fonti israeliane a metà degli anni '60, dei fisici e dei tecnici di Dimona hanno compiuto, almeno un test nucleare di piccola potenza in una caverna sotterranea del deserto del Negev presso la frontiera israelo-egiziana. Sembra che la deflagrazione abbia distrutto certe parti del Monte Sinai. (L'Opzione H di Seymour M. Hersch del 1992).

Quando ebbe la sua più grande prova militare, la guerra d'ottobre 1973, secondo fonti concordi, Israele ha messo segretamente una parte del suo arsenale atomico in stato d'allerta. Durante la guerra del Golfo nel 1991, dodici missili Jericho 2 (gittata di 1500 km) furono ugualmente messi in stato d'allerta. Ma l'avvertimento pubblico riguardo l'Irak fu lanciato dal segretario USA alla difesa Richard Cheney, che ha evocato sulla CNN la possibilità dell'uso di Israele di tali armi non convenzionali se Baghdad utilizzava dei missili con delle testate chimiche contro lo stato ebraico.

Washington ha i mezzi di pressione su Israele. Nell'agosto 1998, lo stato ebraico mise fine alla sua opposizione all'apertura dei colloqui, in vista del trattato per la fine delle produzioni riguardo la fissione (uranio, plutonio), che fermerebbe la capacità nucleari dei paesi firmatari. Israele diverrebbe l'ultimo dei sessantuno stati membri della commissione sul disarmo dell'ONU a esservi opposto fino allora. La sua accettazione è stata ottenuta in cambio della promessa USA di sostenere Israele nel caso in cui i suoi "interessi vitali" sarebbero in pericolo. Questo trattato dovrebbe portare all'apertura di Dimona agli ispettori internazionali, ma il rappresentante d'Israele nei colloqui di Ginevra, l'ambasciatore Joseph Lamdan, ha calmato gli animi inquieti: "I lavori della commissione sul trattato continuano per almeno cinque anni "... Altri responsabili hanno aggiunto: "Si può sempre fare marcia indietro".

Due mesi più tardi, in margine dell'accordo israelo-palestinese di Wye Plantation del 23 ottobre 1998, il presidente degli USA e il premier israeliano hanno firmato un memorandum importante, che evoca il "rafforzamento della capacità di difesa e della dissuasione d'Israele". Degli esperti hanno spiegato che la formula usata riconferma l'accordo pubblico degli USA con la dissuasione strategica "ambigua" d'Israele, l'accordo rende possibile con lo scacco degli sforzi di Washington di mettere un termine alla diffusione dei missili balistici nella regione.

L'ambiguità rappresenta una componente della difesa nazionale del paese, il cui compito è essenzialmente dissuasivo, accanto a un esercito forte e delle armi ultramoderne. Fu rispettato per anni, con qualche eccezione. Così, un anno dopo la guerra d'ottobre 1973, il presidente Ephraïm Katzir dichiarava: "Israele possiede un potenziale nucleare". Quando divenne premier dopo l'assassinio di Itzhak Rabin, M. Shimon Pérès, il padre della bomba, si è rivolto al mondo arabo: "Datemi la pace e io rinuncio al nucleare".

Nel 1986, un ex tecnico nucleare israeliano, Mordechai Vanunu, era stato rapito dai servizi segreti israeliani a Roma e trasferito nello stato ebraico. È stato condannato l'anno dopo a 18 anni di prigione per tradimento e spionaggio, per aver rivelato al Sunday Times che Israele possedeva un arsenale composto da 200 bombe atomiche.

L'armamento nucleare israeliano è stato denunciato nel 1986 dall'ingegnere israeliano Mordechaï Vanunu, sul "Sunday Times" inglese del 5 e 12 ottobre 1986 che ha trasmesso delle foto delle installazioni nucleari d'Israele.
Vanunu lavorava a Dimona nella installazione "Machon 2" dal 1976 al 1985, prima di essere costretto alle dimissioni per via del suo impegno politico in favore dei Palestinesi. Fu così provato che "Machon 2" produceva plutonio e componenti per le bombe nucleari.

Tra il 1982 e il 1984, Mordechai Vanunu si consacrò allo studio della filosofia e frequentò l'ambiente progressista e palestinese dell'università Ben Gurion di Beersheba; era un noto portavoce degli studenti in occasione di un congresso a  Parigi. Benché sorvegliato dallo Shin Bet, il quadro della centrale di Dimona non sembra essersene accorto e, soddisfatto del suo lavoro, gli permisero di seguire i corsi di perfezionamento in chimica e fisica.
Nel frattempo Vanunu si rese conto che il programma nucleare d'Israele, dal presunto uso pacifico, è incaricato di produrre un numero notevole di armi nucleari molto sofisticate che rappresentano un arsenale comparabile a quello della Francia, per esempio. Minacciato di trasferimento in un altro servizio, prese 57 foto dei laboratori e servizi che frequentava; il 27 ottobre 1985, abbandonò Dimona dopo esser stato licenziato per ristrutturazione.

Dopo i suoi contatti con la stampa, é chiamato a Londra dalla direzione del Sunday Times per verificare l'autenticità delle sue dichiarazioni su Dimona. Sarà lì che lo catturano gli agenti segreti israeliani, che lo seguivano da Sidney e che hanno ricevuto istruzioni precise da Shimon Peres, con la benedizione della Thatcher.
Invitato da Cindy Hanin, agente del Mossad, abbandonò volontariamente Londra il 30 settembre 1986 alle 21.00 per Roma dove è catturato e drogato all'aeroporto di Fiumicino, prima di essere spedito clandestinamente per nave in Israele.
Secondo Vanunu, Israele possedeva 200 armi nucleari nel 1986. Tenendo conto dei progressi scientifici, si può ragionevolmente pensare che questo numero sia raddoppiato, triplicato e si situerebbe, vent'anni dopo tra 400 e 500!

Prima della pubblicazione del suo scritto sul Times, Vanunu fu attirato a Roma da un agente del Mossad, il servizio segreto israeliano. Fu allora rapito e condotto in Israele, per essere condannato in un processo segreto e imprigionato. Le minute del processo di Vanunu sono rimaste "segreto militare" fin quando alcune sue parti furono svelate dal governo israeliano nel novembre 1999, in seguito all'inchiesta del giornale israeliano Yediot Aharonot dopo che la Corte del Distretto di Gerusalemme riesaminò il caso.

Secondo Vanunu, un impianto di estrazione di plutonio, equipaggiato con un sistema francese, ha trasformato Dimona da stabilimento di ricerca in fabbrica di produzione di bombe. La produzione di plutonio si situa negli anni '80 sui 40 kg all'anno, sufficienti per produrre 10 bombe. Le informazioni sulla capacità d'Israele di fabbricare la bomba provengono soprattutto da questo ingegnere israeliano, Mordechai Vanunu che ha lavorato come tecnico nucleare per dieci  Machon 2, il bunker sotterraneo top secret costruito per fornire i componenti di base necessari alla produzioni d'armamenti a Dimona, il centro di ricerca nucleare. Le prove, come le fotografie portate da Vanunu, avevano sorpreso il mondo così come gli esperti in armamenti nucleari, e avevano mostrato che Israele era divenuto, nella totale impunità, una potenza nucleare. Sviluppando delle tecniche sofisticate e altamente specializzate, lo stato aveva costruito un temibile arsenale nucleare. Théodore Taylor, uno degli esperti USA più competenti, aveva stimato che la testimonianza di Vanunu dava da pensare che Israele aveva la capacità di produrre 10 bombe atomiche all'anno, sensibilmente più piccole, più leggere, e più efficaci che quelle dei primi tipi di bombe realizzate dalle cinque grandi potenze nucleari.

Vanunu, rapito dai servizi segreti israeliani a Londra è detenuto da più di dodici anni nelle galere israeliane. È stato accusato di essere un traditore calcolatore che ha venduto dei segreti di stato per odio del suo paese e per avidità. Abbiamo, con l'aiuto di qualche pacifista, creato un comitato di sostegno a questo giovane ingegnere coraggioso. Pochi Palestinesi hanno voluto sostenere tale azione, non comprendendo, all'epoca l'importanza di tali rivelazioni.

Vanunu è stato condannato a 18 anni di prigione. Ha passato i primi 11 anni e mezzo in isolamento totale. Secondo il suo fratello Asher, la prigione d'Ashkelon, dov'è imprigionato, non lo rilascerà prima del 22 aprile 2004, cinque mesi prima la fine della condanna.
Dopo aver compiuto i due terzi della sua pena, Vanunu ha sollecitato la sua libertà condizionale. La sua richiesta è stata rigettata nel 1998 la prima volta, poi ogni semestre seguente. La Corte di Bersheva doveva pronunciarsi sulla domanda di rilascio di Vanunu nell'ottobre 2002. Secondo l'edizione di Ha'aretz del 9 ottobre, "Vanunu poteva far valere il fatto che nel 2001, Shimon Peres aveva rivelato sulla catena 2 (Channel Two) israeliana le informazioni sulle capacità militari israeliane nel campo nucleare che Vanunu aveva potuto rivelare al Sunday Times".

La polemica concernente Vanunu e l'arsenale segreto d'armamenti nucleari d'Israele sfociò in un dibattito alla Knesset, nel 2000, il primo mai avutosi sulla politica nucleare. Il 3 febbraio 2000, l'Yediot Aharonot descriveva il dibattito: "Il deputato Issam Makhoul (del Hadash) ha fatto la storia quando ha dichiarato: "Israele possiede 200-300 bombe atomiche". Il Ministro Ramon, che rispondeva in nome del governo, ha ripetuto la dichiarazione: "Israele non sarà il primo a introdurre le armi nucleari in Medio-Oriente".

"Non è il fatto che Vanunu abbia fatto delle rivelazioni che costituiscono il problema, ma piuttosto la politica di tutti i governi israeliani, che hanno trasformato questo piccolo pezzo di terra in un velenoso e avvelenato angolo nucleare, cosa che ci può mandare all'aria in fungo nucleare" ha avvertito Issam Makhoul.
I membri del Likoud, del Partito nazionalreligioso, del Shass e altri hanno scelto di abbandonare l'assemblea in segno di protesta quando Makhoul ha parlato.
Il deputato Makhoul ha detto che Israele era al sesto posto per quantità di plutonio di alta qualità in suo possesso. "Il mondo sa che Israele é un enorme deposito di armi chimiche, biologiche e nucleari, che gioca il ruolo di pietra angolare nella corsa agli armamenti nucleari in Medio-Oriente" ha accusato Makhoul. Secondo lui, Israele ha "200-300 bombe atomiche".

I membri della Knesset hanno risposto con grida al discorso del deputato Makhoul. "Commettete, oggi, un crimine contro gli arabi israeliani" ha gridato Ophir Pinnes, presidente della coalizione. "Se qualcuno aveva bisogno di trovare una giustificazione al fatto che i deputati arabi della Knesset non possano essere membri della Commissioni agli esteri e della Sicurezza, l'avete data" ha gridato il deputato del Shinouy, Yosef Pritzky.

La Francia, che ha "dato la bomba a Israele e all'Irak", deve oggi assumere una eredità assai pesante da tale doppia responsabilità, presa tra il 1956 e il 1975, di aiutare successivamente due paesi belligeranti del Medio-Oriente. Quando l'armamento nucleare iracheno venne denunciato e le misure militare  furono prese per la sua eliminazione, utilizzando armi nucleari (di uranio impoverito), condannato da altri, tanto più che un grande mutismo ha circondato l'affaire israeliano. Questo vero accanimento ha sorpreso tutti, soprattutto se tale accanimento serve a denunciare l'altro "belligerante". Perché non occuparsi del disarmo d'Israele? Perché "due pesi, due misure"?

L'aviazione israeliana s'era permessa nel 1981 di distruggere il reattore nucleare iracheno Osirak, facendo passare l'atto inammissibile per una legittima difesa preventiva, nascondendo la propria produzione atomica. Era soprattutto per evitare un riequilibro delle forze ai danni dello stato ebraico, sostenuto dall'occidente, che vuole conservare la superiorità atomica nella regione.

Il memorandum strategico israelo-statunitense dell'ottobre 2003 scorso era destinato a assicurare Israele, inquietato dall'apparizione dei missili iraniani a lunga gittata e dallo sforzo di Tehran per fabbricare armi nucleari. Tali informazioni sono state gonfiate dalla stampa israeliana, benché gli esperti USA e europei affermano che la Repubblica islamica é ancora lontana dal possedere una capacità nucleare. Pertanto, i "falchi", come il deputato laburista Ephraïm Sneh, hanno già fatto appello in favore di un attacco "preventivo contro l'Iran". Si tratterebbe di applicare la "dottrina Begin" attuata con il bombardamento di Osirak in Irak: non permettere a nessun paese del Medio-Oriente di produrre una bomba nucleare. Ma l'Iran ha tratto la lezione del raid e ha disperso le sue installazioni nucleari nel paese e in bunker.

Parallelamente, Israele prepara, con dei sottomarini, i mezzi per il "secondo colpo", che è alla base di un equilibrio nucleare della dissuasione. All'inizio di questo anno, la marina militare israeliana riceverà il primo sottomarino tipo Dauphin costruito nei cantieri di Kiel, in Germania. Fino a oggi, i vettori della forza d'attacco israeliana si componevano di missili balistici e di bombardieri.

Israele aveva realmente bisogno di un arsenale nucleare alfine di dissuadere i paesi arabi e evitare la sua distruzione? Si sa ormai con certezza, che mai i paesi arabi, dopo il 1948, hanno avuto questa possibilità. La capacità nucleare d'Israele non ha dunque giocato alcun ruolo di dissuasione; la guerra d'ottobre 1973 l'ha provato.
Il monopolio nucleare israeliano non potrà eternizzarsi e una proliferazione delle armi non convenzionali nel Medio-Oriente minaccia la pace. Il dibattito sulla denuclearizzazione di fronte all'equilibrio del terrore deve impegnarsi all'interno di Israele, dove l'opinione pubblica è mal informata, e assieme con gli altri paesi della regione. Tale compito esige un nuovo pensiero politico e un altro potere in Israele.

All'indomani della guerra del Golfo, M. David Kay, il capo della delegazione dei giornalisti nucleari dell'ONU in Irak, formulava un desiderio davanti un giornalista israeliano: "Le rivelazioni degli ispettori dell'ONU in Irak devono far comprendere a Israele e ad altri paesi che bisogna fermare la corsa agli armamenti nucleari e arrivare a un accordo di denuclearizzazione, che comprenderà Israele. Spero che Israele apra le sue porte davanti gli ispettori dell'ONU. Spero che ciò sarà il mio prossimo compito, dopo l'Irak".

Appartiene dunque oggi alla Francia, in seno alla comunità europea, affrontare le sue responsabilità. Deve oggi mettere tutto il suo peso, seguire lo smantellamento integrale dell'armamento iracheno, per costringere ugualmente gli israeliani a smantellare le loro installazioni di armi di distruzioni di massa, alfine di costruire un Medio-Oriente denuclearizzato e privo di armi chimiche e biologiche, affinché nessun paese possa prendere gli altri in ostaggio.
L'Irak era certamente disarmato e nell'incapacità di riarmarsi, il momento ci sembra propizio per cercare di spingere al disarmo nucleare d'Israele. Come provare ai differenti popoli della regione che è possibile costruire la pace, continuando a chiudere gli occhi sulla una potenza militare che continua a fabbricare armi nucleari e altre armi di distruzione di massa? Come pensare di costruire questa pace reale e globale desiderata da tutti, finché Israele continuerà a tenere in ostaggio con la minaccia nucleare i popoli arabi?

Il dibattito su un Medio-Oriente denuclearizzato e senza armi di distruzione di massa non è sempre stato aperto, malgrado la sua estrema importanza per stabilire la fiducia tra i popoli della regione. Al di là delle riflessioni di tutti per criticare i governi in piazza, per denunciare gli attentati ai diritti dell'uomo, il processo di disarmo nucleare generale nella polveriera medio-orientale, resta a mio avviso prioritario.
I test nucleari pakistani effettuati nel 1998, in risposta a quelli indiani, non hanno sollevato preoccupazioni particolari in Israele, considerato come una potenza nucleare totale - la sesta del mondo - benché teoricamente "non dichiarata".
L'entrata di un paese musulmano nel "club" delle potenze nucleari non preoccupa lo stato ebraico, e il modo moderata con cui gli USA hanno reagito a tale evento ha assicurato i responsabili.

L'ambiguità mantenuta dal governo israeliano riguardo alla "bomba ebraica" é pertanto poco a poco dissipata, e la questione non è più di sapere se Israele possiede armi nucleari, ma quale è il posto che tale arsenale ha nella sua strategia regionale.
In Israele, le autorità usano sempre il condizionale quando si tratta della bomba o delle armi chimiche e biologiche. Evocano l'"opzione nucleare" e ripetono a sufficienza che "Israele non sarà il primo a introdurre le armi nucleari in Medio-Oriente", anche se aggiungono che "lo stato ebraico non sarà, il secondo a farlo"... E si lascia a tutti il compito di interpretare il significato di tali parole enigmatiche.

Tale ambiguità non è scomparsa, anche se dopo le rivelazioni allarmanti di un tecnico israeliano che aveva lavorato nella sezione dove si producono il plutonio, nella centrale nucleare di Dimona. Come ha detto durante il suo processo, voleva avvertire l'opinione israeliana, ma questa non ha voluto ascoltare il suo messaggio, preferendo considerarlo un traditore.
Quando un Boeing 747 della compagnia El Al si è schiantato il 4 ottobre 1992 nei Paesi Bassi, contaminando una regione, fu scoperto che Israele fabbricava anche armi chimiche. Nel 1998 la El-Al ha confermato che il suo aereo-cargo trasportava dei prodotti tossici, che all'occorrenza compongono il gas sarin.
Dopo l'incidente, molti casi di leucemie, cancro e altre malattie legate alla disseminazione di tali prodotti s'erano presentati alla popolazione. Gli ecologisti olandesi e il movimento antinucleare avevano denunciato questa  catastrofe. Purtroppo l'incidente, avendo avuto delle così terribili ripercussioni sulla salute della popolazione, è stata nascosta a tutto il mondo e ai media.

Israele possiede infine un programma di ricerche assai avanzato sulle armi biologiche e ciò ben prima la creazione dello stato ebraico.
Unità speciali israeliane hanno deliberatamente introdotto degli agenti batteriologici del tifo e della dissenteria nel sistema idrico di Acri (vicino Haifa) durante la guerra di Palestina del 1948.

Nello stesso modo, Israele possiede anche missili balistici e da crociera per lanciare queste armi di distruzione di massa come anche i sistemi di difesa anti-missile e i drone da ricognizione. Tale programma ha avuto inizio negli anni '60. La serie dei missili balistici Jericho-1 a corto raggio fu sviluppato con l'aiuto della Francia, con una gittata di 500 km. Negli anni '70, Israele ha sviluppato dei missili a media portata Jericho-2 possedenti una gittata di 1.500/3.000 km. Certi rapporti non confermati lascerebbero intendere che Israele avrebbe sviluppato il missile Jericho-3 dalla gittata di 4.800 km che forse può essere stato usato per lanciare un satellite spaziale israeliano, lo Shavit. Con il concorso finanziario degli USA, Israele ha creato il sistema di difesa anti-missile Arrow che è ora il solo operativo nel mondo (*). Infine, Israele é anche un esportatore di drone di cui gestisce perfettamente la tecnologia.

* Falso, tale sistema lo possiedono anche i russi dagli anni '60 (NdT)

Traduzione di Alessandro Lattanzio
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