www.resistenze.org - popoli resistenti - lettonia - 11-09-03

In lettonia vengono violati i diritti umani


Intervento di Stratis Korakas, europarlamentare del Partito Comunista di Grecia nella seduta plenaria del Parlamento Europeo

www.communist.ru - 4 settembre 2003

Il 2 settembre Stratis Korakas, europarlamentare del Partito Comunista di Grecia, intervenendo nel corso della seduta plenaria del Parlamento Europeo, ha affermato:

“Alcune settimane fa mi sono recato in Lettonia su invito del Partito Socialista di Lettonia. Sono stato informato in merito ad alcune preoccupanti violazioni dei più elementari diritti umani, che hanno luogo in Lettonia, al contrario di quanto si sente nei discorsi ascoltati in sede UE che parlano di “progresso del paese”.
In particolare:
- Il Partito Comunista di Lettonia è fuori legge.
- Più di 70.000 abitanti non godono di diritti politici e sono stati privati completamente del diritto alla cittadinanza lettone perché, negli 8 mesi che hanno preceduto il dissolvimento dell’URSS, sono rimasti nelle file del Partito Comunista.
- Migliaia di cittadini della Lettonia, per la stessa ragione, non hanno alcun diritto a presentare le proprie candidature alle elezioni. Ad esempio, tale divieto è stato esteso ad Alfred Rubiks, presidente del Partito Socialista di Lettonia, presente nel parlamento del paese, e ad altre note personalità politiche.
- Centinaia di migliaia di persone, su una popolazione di 2,5 milioni, non hanno la cittadinanza lettone, sebbene le loro famiglie vivano in Lettonia da decine, se non da centinaia di anni.
- Il 30% della popolazione non ha diritto di voto. Perciò il referendum sull’adesione del paese all’UE non può essere considerato valido.
- Sebbene il 45% degli abitanti della Lettonia sia di lingua russa, dal 1998 viene proibito il funzionamento di istituti superiori in lingua russa. La stessa misura era in programma anche per le scuole di grado inferiore, ma grazie alla protesta, è stata parzialmente modificata. E’ stato proibito l’insegnamento in lingua russa del 40% delle materie.

Di fronte ad una situazione simile, l’UE tiene un atteggiamento di colpevole tolleranza, se non di consenso. Continua così la ben nota politica dei “due pesi e due misure”. Ad esempio, nella FYROM (l’ex Repubblica Jugoslava di Macedonia), dove il 30% della popolazione parla la lingua albanese, l’UE ha costretto il governo del paese ad aprire università, in cui l’insegnamento deve essere obbligatoriamente impartito in albanese. Per quanto riguarda la Lettonia, l’UE permette la chiusura degli istituti scolastici russi ed altre violazioni dei diritti di metà della popolazione.
Signor Presidente, come intende reagire a tale situazione, dal momento che problemi simili si presentano anche nella vicina Estonia, dove, tra l’altro, si costruiscono monumenti alle SS fasciste?”.

Traduzioni a cura di Mauro Gemma