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La crisi fra l’Egitto e Hezbollah, e la strumentalizzazione israeliana
 
di Randa Haidar
 
22/04/2009
 
Fin dal primo momento in cui è esplosa la crisi fra le autorità egiziane e Hezbollah, è apparso evidente il grado di coinvolgimento di Israele in questo scontro al servizio degli interessi israeliani. Immediatamente i giornali israeliani si sono trasformati in una fonte inesauribile che ha cominciato a riversare una quantità di informazioni e di dettagli sulle attività e sugli obiettivi della rete scoperta dall’Egitto, nonché sull’assistenza fornita dal Mossad alle autorità egiziane per svelare le attività di questa rete e per arrestarne i membri.
 
La verità è che Israele ha approfittato di quanto è accaduto per realizzare una serie di importanti obiettivi – in primo luogo, per dimostrare all’Egitto ancora una volta l’inutilità del dialogo con Hamas fino a quando questo movimento continuerà a sottostare totalmente all’influenza di Teheran, che ostacola tutti i tentativi compiuti finora dall’Egitto per giungere a un’intesa tra le fazioni palestinesi e ricucire la spaccatura creatasi tra Fatah e Hamas, con l’obiettivo di giungere alla formazione di un governo di unità nazionale che sancisca la riconciliazione palestinese e permetta di tornare a negoziare con il nuovo governo israeliano.
 
Per altro verso, Israele ha voluto sfruttare quanto è accaduto a proprio vantaggio nel contesto del suo conflitto con l’Iran, con l’obiettivo di dar maggior sostanza ai propri tentativi di mettere in evidenza gli sforzi della Repubblica Islamica di rafforzare la sua influenza nella regione, di indebolire i regimi arabi moderati e di compromettere la leadership egiziana nel mondo arabo. Fra gli obiettivi israeliani nel conflitto con l’Iran vi è quello di mettere in guardia sul fatto che un Iran in possesso di armi nucleari non costituirebbe una minaccia soltanto per Israele, ma anche per tutti i paesi arabi, e perfino per l’Occidente.
 
Allo stesso modo, Israele ha cercato di approfittare di quanto è accaduto per inviare un chiaro messaggio all’amministrazione Obama, nel momento in cui quest’ultima si appresta ad aprire un dialogo con Teheran. La sostanza di tale messaggio è che non cambierà nulla nelle aspirazioni di Teheran di imporre la propria egemonia sulla regione e di entrare in possesso di armi nucleari. Secondo i responsabili israeliani, a prescindere dalla loro appartenenza politica, né il dialogo fra l’America e l’Iran né la riconciliazione di Teheran con i paesi occidentali serviranno a modificare l’ambizione iraniana a costruire la propria potenza regionale con qualsiasi mezzo, o ad attenuare la sua ostilità nei confronti di Israele.
 
Lo stato ebraico si è affrettato a sfruttare il "coinvolgimento" di Hezbollah in Egitto a sostegno della sua campagna contro il partito sciita e dei suoi tentativi volti a delegittimarlo ed a dipingerlo come un’organizzazione terroristica. Israele ha cercato di attirare l’attenzione dei paesi occidentali, e soprattutto della Gran Bretagna – che ultimamente aveva avviato un dialogo con Hezbollah, dopo che in passato aveva inserito questo movimento nella sua lista delle organizzazioni terroristiche – per mostrare loro la gravità dell’ "errore" che avevano commesso accettando di dialogare con una organizzazione "coinvolta in attività terroristiche contro un paese arabo fratello".
 
Tutti questi sviluppi giungono nel contesto di una rinnovata situazione a livello internazionale, regionale e libanese. Il Libano si trova nel pieno dei preparativi per le elezioni legislative di giugno, in occasione delle quali Hezbollah spera di costituire una maggioranza parlamentare destinata a sancire un nuovo panorama politico in Libano. Entrare in uno scontro aperto con un paese arabo del peso dell’Egitto, indipendentemente dalle cause regionali ed interne che stanno dietro all’escalation delle autorità egiziane nei confronti di Hezbollah, non favorisce molto la campagna elettorale del partito sciita e non lo aiuta ad emergere come un partito a cui poter affidare la sicurezza e la stabilità del paese. Un simile confronto lo fa piuttosto apparire come una milizia armata che non persegue una propria agenda nazionale, bensì un’agenda straniera.
 
Tuttavia, anche se l’attuale crisi con l’Egitto non avesse conseguenze sugli orientamenti degli elettori libanesi alle prossime elezioni (alla luce dell’aspra contrapposizione esistente fra l’attuale opposizione e l’attuale maggioranza), certamente essa avrà conseguenze di vasta portata per i rapporti fra la nuova maggioranza – nel caso in cui dovessero vincere Hezbollah ed i suoi alleati – e gli altri paesi arabi nel loro complesso, e non solo l’Egitto.
 
Randa Haidar è una giornalista libanese; scrive abitualmente sul quotidiano "al-Nahar"
 
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