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Fonte: © Osservatorio sui Balcani

Avvocato di Skopje dichiara guerra alla NATO e all’Aia


Un legale di Skopje, ex giornalista, annuncia in pubblico una storia incredibile: funzionari della NATO e del Tribunale dell’Aia avrebbero pagato dei testimoni per fornire prove false sui crimini di guerra nel 2001. Da Skopje la nostra corrispondente

(22/06/2004)

Da Skopje scrive, Stojanka Mitreska

La Macedonia tra poco potrebbe trasformarsi in una fonte feconda, che potrebbe essere una buona fata o una musa per quegli scenaristi che fino ad oggi non hanno visto né hanno avuto intenzione di filmare delle soap opera di azione o di spionaggio, proprio qui, nei Balcani. Non si tratta di una barzelletta che raccontano i Macedoni, e non si tratta di esagerazioni, ma bensì si tratta di una qualificazione della realtà che accade in questo Paese e ciò proprio nel momento in cui si ritorna a parlare dei fatti del 2001. Appena si è iniziato a parlare dei crimini di guerra, prima sono iniziate a filtrare informazioni su chi andrà a fare compagnia a Slobodan Milosevic all’Aia, ma già da un mese si discute apertamente su tutto questo e si forniscono pure “prove” solo per far cadere la testa di qualcuno.

Il primo di questa lista nera, come noto, è stato l’ex ministro dell’interno Ljube Boskovski, o come lo chiamano i suoi accoliti della VMRO, fratello Ljube, il quale tempo fa è fuggito in Croazia perché sospettato, secondo quanto affermato dal Ministero degli Interni, di essere il principale responsabile del caso “Rastanski lozja”, dove sono stati uccisi sei Pakistani e un Indiano in una località nei pressi di Skopje, perché avrebbero coltivato dei piani criminali: attaccare le ambasciate straniere in Macedonia.

La storia su Boskovski è finita come è iniziata: poco seriamente e senza prove. Era un uomo sospetto tanto quanto lo stesso governo che lo ha accusato poco seriamente e che aveva annunciato che non avrebbe mai lasciato la Macedonia, ma due giorni dopo tali gesti patriottici, si stava già abbronzando al sole dell’Adriatico. E appena tutto questo polverone ha coperto le tracce di Boskovski e le prove sui suoi mostruosi piani, ecco che all’opinione pubblica giunge un’altra storia, piuttosto irreale, perché le prove ancora mancano all’appello.

Si tratta di un avvocato di Skopje, Ignjat Pancevski. La scorsa settimana Pancevski ha buttato benzina su quel fuoco che ancora brucia sia tra i Macedoni che tra gli Albanesi. L’avvocato di Skopje ha tentato di aprire un altro dossier sul 2001. E con ciò ha sconvolto non solo il pubblico macedone, ma anche quello internazionale, affermando di avere le prove che alti ufficiali della NATO e del Tribunale dell’Aia per i crimini di guerra, avrebbero pagato un’enorme somma di denaro per poter proteggere della gente che avrebbe poi testimoniato falsamente sui massacri verificatisi in Macedonia al tempo della crisi militare di tre anni fa. L’avvocato afferma che funzionari stranieri hanno offerto denaro sia agli Albanesi che ai Macedoni, e che sia gli uni che gli altri hanno poi chiesto la sua difesa.

Pancevski è un avvocato piuttosto conosciuto, e un tempo è stato pure giornalista, l’altro ieri per il quotidiano “Vreme” ha dichiarato che nei prossimi giorni rivelerà i nomi di tutti i funzionari che sono immischiati in questo scandalo finanziario di primo ordine e che sta preparando un dossier che desidera consegnare personalmente alla procuratrice dell’Aia Carla del Ponte. Forse la gente sa che l’avocato Pancevski, come ex giornalista, è eccezionale quando deve rivelare qualche notizia e quando deve costruire una qualche storia per la prima pagina; sicché non ha preso sul serio queste sue dichiarazioni, espresse durante la conferenza stampa della scorsa settimana. Tuttavia “Vreme” sa per certo che queste dichiarazioni tra gli internazionali non sono passate proprio inosservate.

Immediatamente dopo che Pancevski ha annunciato che tutto ciò di cui parla è documentato, è apparso in pubblico anche il portavoce della NATO. Quest’ultimo molto freddamente ha smentito tutte le accuse e ha dichiarato:

“Sono sorpreso dalla capacità di alcune persone di creare una notizia dal nulla. Credo che debba esistere la libertà di espressione e che ognuno possa dire ciò che vuole. Ma non in modo tale da creare il caos. Se Pancevski ha delle prove che le presenti. Questa è una offesa per tutti perché si piazzano delle false informazioni”, ha dichiarato il portavoce della NATO Craig Ratcliff.

E mentre tutti si aspettavano che questa dichiarazione del portavoce della NATO richiamasse Pancevski al duello, l’avvocato macedone, che vanta un’esperienza ventennale, è rimasto in silenzio e solo giorno per giorno col contagocce ha piazzato una per una le sue informazioni, non volendo, nemmeno ai giornalisti che gli erano più vicini, fare i nomi di almeno uno dei funzionari stranieri che sarebbero immischiati in questo scandalo.

Però, ieri per “Vreme” ha dichiarato che a breve, quando sarà sicuro al cento per cento che i suoi clienti, i quali sono stati collaboratori dietro l’offerta di denaro e hanno testimoniato falsamente, spiegherà tutto per filo e per segno. Alla domanda sul perché si è comunque rivolto al pubblico con queste accuse seriose quando non è ancora pronto per andare fino in fondo, Pancevski ha dichiarato che il suo motivo principale è che è stata messa in gioco la vita di uno dei suoi clienti, perché agenti stranieri avrebbero cercato di rapirlo nel centro della capitale macedone. L’intenzione principale, come afferma l’avvocato Pancevski, era di liquidare questo cliente per ora anonimo, che ha cercato la difesa del legale di Skopje.

“Dovevo dire all’opinione pubblica tutto quello che so. Il pubblico è l’unica difesa per il mio cliente. Subito dopo che sono stato a Skopje ho rivelato le mie intenzioni, agenti stranieri dei servizi segreti sono giunti in contatto coi miei clienti e li hanno minacciati di liquidare sia loro che le loro famiglie, nel caso in cui fosse giunta in pubblico qualsiasi informazione o qualsiasi prova che alcuni alti funzionari della NATO e del Tribunale dell’Aia hanno pagato i testimoni”, ha dichiarato Pancevski.

L’avvocato afferma di essere in possesso di video, fatture per quanto denaro è stato speso per le false dichiarazioni e altri materiali come prove. Pancevski afferma di essere consapevole che ciò che sta facendo ha il favore delle persone ai vertici della NATO e del Tribunale dell’Aia perché quelli che hanno montato la storia e il mostruoso scenario lo hanno fatto senza informare la centrale della NATO.

“Sono sicuro che i responsabili della NATO e del Tribunale dell’Aia appoggeranno la difesa dei miei clienti perché si tratta di persone che devono amministrare grandi somme di denaro, per questo gli servono casi concreti. Credo che mi sostengano perché secondo tutte le convenzioni internazionali e tutti gli accordi è vietato l’abuso di posizioni di potere”, conclude Pancevski.

D’altra parte quest’uomo che afferma di voler proseguire sulla strada che ha intrapreso finché non rivelerà i colpevoli per ciò che è accaduto tre anni fa, è stato forse il primo avvocato in Macedonia che ha iniziato a parlare pubblicamente dei crimini di “Vejce”, dove sono stati massacrati otto membri delle forze armate macedoni e della polizia, così come del caso “Karpalak” quando sono stati uccisi nove riservisti.

“Quello che succede è un grosso scandalo e una grande vergogna. Ho tutte le prove che alti funzionari della NATO e del Tribunale hanno tentato illegalmente di addurre prove false per alcune situazioni che si sono verificate nel 2001. Sono coinvolti nomi noti, ma non posso ancora renderli pubblici a causa degli interessi e della difesa dei miei clienti. Tutte le prove sono preparate in più copie e depositate in diversi luoghi per impedirne la distruzione. Tutta la verità sarà presto resa nota”, afferma Pancevski.

La cosa interessante di tutta questa storia è che nessuno degli organi ufficiali, almeno non pubblicamente, si è interessato a ciò che dice quest’uomo. Forse anche questo è coperto da un velo come di solito succede in Macedonia, un Paese che sta ancora imparando cosa è uno stato di diritto che non può essere selettivo quando è in questione la giustizia, e dall’altra parte sogna alla grande su come entrerà a breve in Unione europea o nella NATO.

 
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