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L'Arca di Noè e la lotta di classe

Pável Blanco Cabrera * | elmachete.mx
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

16/04/2020

L'auge della Perestroika fu quella della controrivoluzione; le precedenti idee opportuniste giunsero alle loro ultime conseguenze in favore del capitalismo e dell'imperialismo. Così ad esempio l'idea della coesistenza pacifica, già di per sé in conflitto con la strategia rivoluzionaria del proletariato, fu portata alle sue ultime conseguenze con la teoria della Nuova mentalità.

L'argomento presentato fu che il mondo, con la minaccia della guerra nucleare, doveva avanzare verso la fine della Guerra fredda, con il sacrificio dell'URSS e dei paesi socialisti. È vero che i dati in quel momento erano agghiaccianti poiché gli armamenti accumulati potevano distruggere non una, ma varie volte, il pianeta Terra. Così si arrivò a Reykiavik, allo scioglimento del Patto di Varsavia, alla resa della DDR all'imperialismo e infine al trionfo della controrivoluzione in URSS, che ha imposto un arretramento temporaneo alla costruzione socialista e alla lotta dei popoli.

Michail Gorbačëv spiegava che, essendo gli esseri umani sulla stessa barca, in una "Arca di Noè", era responsabilità dei comunisti evitare il naufragio, perché le conseguenze di una guerra nucleare avrebbero colpito tutti, indipendentemente dalla posizione ideologica e politica. Ma ammainare le bandiere non portò alla pace. Quelli sono i momenti in cui assistemmo all'invasione di Panama, alla prima guerra del Golfo e successivamente alle aggressioni contro Somalia, Yugoslavia, Afghanistan e Iraq, come a decenni di conflitti e aggressioni che portarono ai popoli la guerra, la distruzione e la barbarie. Ancora oggi, nel mondo la capacità distruttiva in caso di guerra interimperialista è una concreta minaccia di estinzione dei popoli e non è affatto cessata la produzione di armi di distruzione di massa, esistendo oggi altre armi micidiali e terrificanti, così come budget militari esorbitanti.

Cito questo circostanza della storia per spiegare che l'idea dell'interesse generale, che prescinda dall'antagonismo sociale di classe, non porta realmente a un superamento del conflitto, alla distensione o al miglioramento del genere umano, ma, al contrario, per la classe operaia internazionale e per i popolo del mondo si è aperta a partire da allora una prospettiva assai negativa di barbarie imperialista, di arretramento nelle conquiste e nei diritti e di rafforzamento della dittatura di classe della borghesia.

Ricordiamocelo sentendo il canto di sirena delle classi dominanti, che in questo momento di pandemia mondiale di Covid-19, ripetono: "è ora di serrare le fila", "è l'ora dell'unità nazionale", "governo e popolo uniti", "mettiamo da parte le differenze". Chiunque può contrarre il virus, ma noi sfruttati non lo affrontiamo nelle stesse condizioni dei nostri sfruttatori.

Dal punto di vista più generale, il sistema capitalista dimostra che i profitti vengono prima della vita dei lavoratori e degli strati intermedi della popolazione. Qui nel capitalismo vige la legge della giungla, il si salvi chi può, l'individualismo, ossia i valori della borghesia che impediscono di portare una risposta dal carattere collettivo. Domina il profitto, la speculazione, che insieme all'appropriazione privata di ciò che socialmente viene prodotto, afferma che l'immensa maggioranza, ossia i lavoratori e gli oppressi, sono sacrificabili. I monopoli non sono disposti a perdere profitti, né a investire se non c'è garanzia di un ritorno. L'industria farmaceutica ne è un chiaro esempio: le ricerche, i brevetti, tutto viene ritardato o gestito in funzione dei vantaggi che si possono ottenere. Ad essa non importa di occuparsi dei problemi sanitari, di curare i malati, della prevenzione. Le interessa accrescere il suo capitale. E lo stesso avviene negli altri settori.

Oggi c'è la corsa per chi sarà il primo a trovare il vaccino per il Covid-19. Tale competizione non c'è per andare in aiuto dei popoli, ma per esercitare il controllo, ottenere i profitti, sempre maggiori. E possono ricorrere a qualsiasi astuzia per questo fine, come gli USA con le ricerche tedesche o cinesi.

Costoro che si appellano alla collaborazione interclassista sono gli stessi che continuano le politiche di blocco contro Cuba, Iran e Gaza, che promuovono campagne di xenofobia anticinese. Sciocchezze che iniziano con Trump, ma che hanno corifei in vari governi, come quello di Bolsonaro. Quindi, se nei partiti della classe operaia, nelle organizzazioni rivoluzionarie si pensasse che, provvisoriamente, si possano mettere da parte le differenze, è bene sapere che da parte dell'imperialismo, dei monopoli, non ci sarà un attimo di tregua, ma un avanzamento nelle loro posizioni.

In Messico, il governo López Obrador, l'uomo che insiste nel dire che la lotta di classe non è un fattore determinante nel nostro paese, funge da straordinaria copertura chiamando a serrare le fila mentre protegge gli interessi dei grandi monopoli, per citarne alcuni TV Azteca, Telmex, Televisa, ecc. ecc.

La cosa più elementare, ovvero il poter contare sull'insieme delle infrastrutture sanitarie, statali e private, sotto il controllo pubblico, si tratta a favore dei monopoli stabilendo con essi convenzioni che aumenteranno i profitti degli ospedali privati. Quale sarà il costo sociale per affittare dal settore sanitario privato una percentuale dei suoi letti e di lavoratori?

Il capitalismo è incompatibile con la vita, ma oggi è più evidente, quando nel nostro paese e in ciascuno in cui domina questo sistema, il lucro, il profitto, la reddittività capitalista sono prioritarie rispetto alla vita. Oggi stesso, in Spagna, migliaia di lavoratori sono catapultati alla produzione, senza tener conto dei rischi del contagio, perché il capitalismo di questo paese non può stare un giorno in più senza ottenere profitti. O in Messico, dove il governo socialdemocratico di Obrador punta sulla legge della giungla per regolare il conflitto capitale/lavoro. Di che unità nazionale, interesse generale, bene comune, ci parlano? Se i lavoratori sono lasciati alla loro sorte, senza salario intero, con l'utilizzo delle loro ferie legittime a beneficio del padronato di cui approfittano tutte le imprese capitaliste per perdere il meno possibile, facendosi scudo con la legge che permette loro di pagare solo il salario minimo, ma modificando a proprio vantaggio anche i rapporti di lavoro. Milioni di lavoratori autonomi sono condannati al contagio, ma non possono rimanere a casa, poiché la loro sussistenza e quella delle loro famiglie dipende dal guadagno di giornata. Intanto i fondi statali sono riservati per salvare i monopoli.

A proposito, dobbiamo chiederci da dove è uscito il discorso ideologico metafisico per cui il denaro riproduceva sé stesso, nella sfera della finanza, indipendentemente dal processo produttivo. È chiaro come il sole che il capitale esiste grazie allo sfruttamento del lavoro, all'estrazione di plusvalore. Il "sordido segreto dello sfruttamento capitalista" appare con tutta la sua forza, e per esso i monopoli sono decisi a sacrificare le vite dei lavoratori, nonostante i criteri oggettivi della salute raccomandino l'estensione della quarantena oltre alcune settimane.

Rimanere a casa e serrare le fila intorno al governo, questo è il messaggio, l'orientamento smobilitante, mentre in totale silenzio le tre parti hanno approvato già il T-MEC [Trattato Messico-Stati Uniti-Canada]. Intanto, la maggioranza del partito di governo ha approvato la rielezione parlamentare; intanto, le varie frazioni del capitale, i vari gruppi monopolistici, non smettono di muoversi alla ricerca di accordi strettamente a loro favore per affrontare i costi della pandemia; e il peggio sta per arrivare: lo scoppio di una nuova crisi economica del capitalismo, dalle conseguenze maggiori rispetto a quella di sovrapproduzione e sovraccumulazione iniziata nel 2008.

In realtà, sembra che stiano dicendo alla classe operaia: "restate a casa, chiudete la bocca, non protestate, non lottate e considerate che dovrete farvi carico dei costi della pandemia e di ciò che verrà". Molti parlano di una tregua, ma mentre quelli che stanno in basso sono messi in confinamento, quelli che stanno in alto si muovono senza difficoltà per decidere, imporre, guadagnare e tutelare i loro interessi.

Naturalmente siamo davanti ad un problema oggettivo.

Noi comunisti abbiamo analizzato nel nostro VI Congresso, realizzato ad agosto 2018, i tratti essenziali che caratterizzano l'attuale periodo della lotta di classe, a livello internazionale e nazionale. Non sono affatto cambiati, al contrario si mostrano in modo ancora più marcato:

Gli antagonismi interimperialistici. Dopo il VI Congresso questi si sono accentuati, in dispute commerciali e doganali e hanno acquisito rilevanza con il capitolo Huawei. Ogni accordo tra le parti per superare una disputa non fa altro che preparare un nuovo episodio di maggiore gravità. Da quando si è diffuso il primo focolaio di Covid-19 in Cina a dicembre, dalle sue controparti non c'è stato spirito di collaborazione, ma rimproveri, attacchi, colpevolizzazione. Non c'è tregua nella disputa interimperialista, e lo scontro non fa altro che trovare nuovi scenari per materializzarsi, a volte in modo silenzioso, altre in modo rumoroso. La disputa diplomatica adesso è incentrata sulla campagna della nazionalità del virus - campagna a cui Trump ricorre momentaneamente per coprire la disastrosa gestione della sua amministrazione negli USA, con mezzo milione di contagiati.

La cosiddetta "globalizzazione", eufemismo per definire la catena imperialista, le alleanze e unioni interstatali, naufraga, ora che i meccanismi come l'UE, T-MEC, semplicemente evaporano davanti alla crisi sanitaria: Italia e Spagna hanno optato per salvarsi da sé. L'acquisizione di materiali necessari per il settore sanitario in Messico si realizza attraverso un ponte aereo con la Cina, dato che gli Usa, il principale partner commerciale, non è disposto a vendere incapace di soddisfare le proprie necessità. La "globalizzazione", la fine delle frontiere, l'universalizzazione, è una bandiera ammainata e indubbiamente la tendenza protezionista del capitalismo emergerà con forza, e con esso l'aggressività, il militarismo, la necessità imperiosa di una nuova ripartizione del mondo sorretta sull'aggressività e la barbarie.

La falsa dicotomia neoliberismo/keynesismo. Qualsiasi gestione governativa nel mondo capitalista, di qualsiasi segno, privilegerà la reddittività e il profitto. La socialdemocrazia cerca di mascherare questo con la demagogia. López Obrador dice che il neoliberismo è il passato, ma l'industria denazionalizzata continua ad esser nelle mani private, ampliando anche la privatizzazione delle responsabilità statali di fronte all'emergenza sanitaria (con l'affitto di ospedali privati per ampliare il sistema pubblico), ma allo stesso modo può agire chiunque sostenga le privatizzazioni, ma decreta - come il governo italiano - la nazionalizzazione di Alitalia. E vediamo il caso di gestioni denominate liberiste che scelgono nazionalizzazioni e salvataggi statali. L'essenza in tutti i casi è in funzione di quale sia l'interesse di classe. Le nazionalizzazioni non perfezionano il capitalismo, né lo rendono migliore per i lavoratori, né per gli strati popolari, ma sono meccanismi di regolazione, di salvataggio, inerenti alla tendenza di centralizzazione e concentrazione del capitalismo dei monopoli. La nazionalizzazione, la statalizzazione, ha un senso progressivo a condizione che il Potere sia nelle mani della classe operaia e in una prospettiva di socializzazione dei mezzi di produzione concentrati. Pertanto, una o l'altra gestione capitalista non risolvono, non danno risposte alle necessità dei lavoratori e dei popoli. La loro alternanza è definita dai ritmi e tempi dell'accumulazione e del profitto. Ribadiamo che è una falsa dicotomia, alla quale bisogna opporre direttamente la necessità e l'urgenza del socialismo-comunismo.


Unità di tutti i messicani, chiama la borghesia personificata dal Presidente Obrador; serriamo le fila. E già si preparano per il giorno dopo. E propongono che tutto sia uguale: la 4T [Quarta trasformazione] con i suoi progetti distruttivi per il sud-sudest, le sue Zone Economiche Speciali, il Treno Maya, i benefici di "Seminando vita" e "Giovani Costruendo il Futuro" per i monopoli, la militarizzazione, la politica contro gli immigrati. Questa "unità", questa collaborazione di classe, ossia la sottomissione del conflitto capitale/lavoro agli interessi della borghesia, ha già avuto in esperienze passate risultati negativi per il proletariato. Ricordiamo durante la crisi petrolifera e le svalutazioni monetarie degli anni '80 con i patti di stabilità; o durante lo sviluppo stabilizzante con i patti tra lavoratori e padroni; o nella Seconda Guerra e il dopoguerra con l'unità nazionale. Fu la dominazione borghese a rafforzare le sue posizioni, fu la classe operaia a retrocedere sul piano ideologico, politico e organizzativo.

Non cederemo al canto delle sirene. Non possiamo uscire di casa, ma abbiamo il dovere di lottare in tutte le condizioni e circostanze, rafforzando il Partito Comunista, accrescendo la forza organizzata del movimento operaio.

Le condizioni sono complesse e inedite, ma in altre più difficili i Partiti Comunisti hanno affrontato i pericoli e adempiuto al loro dovere.

Questa barca, questa Arca, non ci salverà. Fa acqua da tutte le parti. Getta in mare chiunque per preservare il suo carico. La sua rotta di navigazione ha come destinazione un percorso contrario all'interesse dei popoli. Allora, ammutinarsi è un imperativo.

Mantenere l'insubordinazione, incoraggiare il conflitto di classe, smascherare il sistema, accumulare forze per rovesciare il capitalismo, è la strada necessaria per un mondo nuovo, diverso da quello della barbarie.

*) Segretario Generale del CC del Partito Comunista del Messico (PCM)


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