www.resistenze.org - popoli resistenti - messico - 16-07-20 - n. 758

Manca una strategia rivoluzionaria nella lotta dei popoli d'America

Pável Blanco Cabrera * | revistacentenario.com
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

13/07/2020

Considero un dovere rispondere all'invito della rivista Centenario, dell'Argentina, in quanto è un modo per esprimere la nostra solidarietà alla lotta che conducono da diversi mesi per la libertà del rivoluzionario Facundo Morales [arrestato a fine 2019 nel corso delle proteste contro il golpe in Bolivia. Accusato di esser membro delle FARC-EP, si trova nel carcere di massima sicurezza di Chonchocoro a El Alto, in gravi condizioni di salute, ndt]. Devono sapere che la consideriamo una causa giusta, e che possono contare su di noi. Facundo Morales è un internazionalista, ed è per questo che più di una volta ha rischiato la sua vita e la libertà per esser leale a questo principio, che è coerente con cui tutto ciò che è a favore dell'emancipazone sociale.

E' inoltre una opportunità per condividere le riflessioni che provengono dalla elaborazione collettiva e dalle conclusioni alle quali siamo giunti nel Partito Comunista del Messico sulla situazione dell'America Latina e i compiti di coloro che aspirano a trasformare il mondo, come si enuncia nella XI Tesi su Feuerbach.

Bisogna dire che il punto di partenza della nostra analisi è collocare l'approccio generale, le regolarità, che, pur senza disdegnare le specificità, le particolarità, non eleva queste ultime a priorità. Per dirla con una espressione che piaceva molto a Lenin, "che l'albero non ci impedisca di vedere il bosco".

Come si può comprendere, noi comunisti in Messico lottiamo per la rivoluzione socialista nel nostro paese, dato che come esprime il Manifesto del Partito Comunista, la lotta di classe è nazionale nella sua forma... ma internazionale nel suo contenuto. Cioè, dal 1917, viviamo un'epoca di rivoluzione sociale dove c'è una transizione storica dal capitalismo al socialismo, inaugurata dalla rottura del sistema imperialista nel suo anello più debole, con il trionfo della Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre.

Gli importanti cambiamenti avvenuti nel Mondo nel corso del XX secolo lo constatano. E i successi controrivoluzionari che rovesciarono la costruzione socialista nell'URSS e altri paesi, li consideriamo temporanei, parte della dialettica rivoluzione/controrivoluzione. Il punto è che il capitalismo è giunto ai suoi limiti storici, è in putrefazione e deve esser rovesciato. Il cammino per far questo è stato indicato nel 1917 e il processo generale fino all'emancipazione degli sfruttati del mondo è intrecciato con ciò che hanno iniziato i bolscevichi.

Pertanto la rivoluzione socialista in Messico la consideriamo parte di questo processo rivoluzionario generale, che avendo le sue particolarità, ha soprattutto regolarità che lo legano alla lotta della classe operaia internazionale e di tutti i popoli. E il contenuto internazionale determina anche le condizioni della lotta; pertanto la nostra concreta lotta in Messico è segnata anche dal riflesso e posizionamento rispetto alla situazione internazionale.

Nel caso del nostro ambito più immediato, che è l'America Latina, seguiamo la parte più avanzata e progressista del movimento rivoluzionario, e ovviamente quella comunista.

Facciamo, come è evidente, riferimento alle idee rivoluzionarie borghesi che si trasformarono in forza materiale nel XVIII secolo e che arrivarono in America prima con la rivoluzione haitiana, e che nel 1810 scatenò potenti forze nei vicereami della Nuova Spagna, Perù e il Rio de la Plata con rivoluzioni sociali che avevano come obiettivo principale l'indipendenza nazionale e la fine della schiavitù. Chiaramente questi processi sociali erano condizionati da una base materiale che rendeva impossibile che la dominazione spagnola continuasse dopo quasi tre secoli, e da una corrente ideologica che essendo rivoluzionaria in quel momento deve esser valutata nel suo contesto - che non può proiettarsi ai nostri giorni come pienamente vigente per il conflitto di classe. O come si dice ne Il 18 Brumario di Luigi Bonaparte, "non può trarre la propria poesia dal passato, ma soltanto dall'avvenire." Ovviamente abbiamo il massimo rispetto per i rivoluzionari del XIX secolo da Hidalgo, Morelos, Bolívar, San Martín, Martí; ma il loro ideale non fornisce una soluzione ai problemi contemporanei.

E ci riferiamo inoltre al grande contributo contemporaneo del movimento comunista nella regione; ciò che ogni partito comunista sta apportando dal 1918 (Fondazione della Sezione Argentina dell'Internazionale Comunista, prima nel Continente) e i suoi quadri, da Mella, Mariategui, Ernesto Guevara, Fidel Castro, Rodney Arismendi, Manuel Marulanda.

In tutti loro compare la questione della strategia continentale. Questo punto sempre presente a volte rimane solo in una componente discorsiva e non necessariamente una concezione che orienta il nostro agire.

All'altezza c'era solo la II Dichiarazione dell'Avana e l'ulteriore sforzo delle FARC-EP per generare un coordinamento di forze rivoluzionarie, che allora ebbe la denominazione di Movimento Continentale Bolivariano.

Oggi dobbiamo riflettere su questo, discutere seriamente. Si accumula una importante esperienza.

La situazione mutevole, il processo della lotta di classe ci permette di apprezzare che le riflessioni collettive di dieci anni fa sono rimaste a quel tempo.

Esisteva ad esempio l'aspettativa sul corso del progressismo. Dopo 22 anni è possibile oggi trarre conclusioni sulla natura di classe di questa opzione politica, su quale classe governa e per chi. Se è a favore della continuazione del capitalismo o no. Ci servono altri 20 anni?

La situazione in Colombia ad esempio dopo gli Accordi di pace dell'Avana, hanno preso una svolta... e poi un'altra, con La Segunda Marquetalia, che ha ripreso il filo rivoluzionario e l'ha annodato proprio nel punto dove si era rotto.

Nessuno dovrebbe trarre conclusioni nella direzione opposta a ciò che si pone qui. Ci sono elementi che sono chiari come l'acqua. Siamo solidali con la Rivoluzione cubana e con i popoli che lottano e affrontano l'aggressività di uno o l'altro polo imperialista. Ma siamo anche distinti da questa sinistra che egemonizza e che cerca solo di gestire il capitalismo, che cerca l'alternanza, non l'alternativa. Semplicemente dico che i comunisti del Messico giungono alla conclusione che è necessaria una discussione tra le forze rivoluzionarie in merito ad una strategia continentale, antagonista al capitale, ma anche al riformismo.

*) Primo segretario del Partito Comunista del Messico (PCM)


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