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Tema migratorio: Il governo di Biden, capitalista come quello di Trump

Ramiro Gonzàlez | elcomunista.nuevaradio.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

10/02/2021

Il governo di Joe Biden ha espulso, deportandoli attraverso il Servizio di Controllo dell'Immigrazione e delle Dogane (ICE, nella sua sigla inglese), centinaia di immigrati nei primi giorni di febbraio. Questo nonostante il discorso di non espellere coloro che si trovano "illegalmente" negli USA. La misura si basa sull'uso di criteri politici stabiliti dall'amministrazione Trump in relazione alla pandemia del Covid-19, che permettono una maggiore agilità per deportare, catalogando i casi come soggetti d'espulsione.

Sebbene si sia data molta pubblicità agli ordini esecutivi dell'attuale presidente, utilizzati dalla stampa borghese per rafforzare l'opinione delle note differenze tra Trump e Biden, un'analisi meno superficiale delle misure dell'attuale governo contraddice questa impressione. Durante Trump la priorità era quella di deportare "ogni persona che entra nel paese senza permesso". Con Biden, la priorità è deportare chiunque rappresenti una "minaccia alla sicurezza nazionale, pubblica e frontaliera". Si tratta di un mero cambio nelle parole, una differenza semantica che nasconde azioni simili al servizio dei capitalisti.

La politica di deportazione di massa è ratificata dai recenti casi di espulsioni di donne incinte, ai cui figli è stato negato il certificato di nascita statunitense. Ciò continua ad avvenire sulla base del Titolo 42, ordine emesso dal governo Trump e che Biden ha lasciato intatto, il quale autorizza l'espulsione sommaria di ogni immigrato che entra negli USA senza autorizzazione. Tra ottobre 2020 e gennaio 2021 sono state espulse 190.000 persone per questa causa. La demagogia di Biden e i suoi gesti di "nuova sinistra" servono a mascherare questa realtà.

Le politiche migratorie al servizio dei capitalisti, prima con Trump e ora con Biden, si realizzano in sintonia con le misure legali dei suoi partner commerciali in America Latina. In Messico, la Camera dei deputati ha approvato all'unanimità, nel mese di febbraio, la riforma della Legge sulla Migrazione, che sostituisce le pratiche burocratiche con strumenti tecnologici che rafforzano la vigilanza sugli stranieri (su iniziativa di Morena); inoltre, il governo di AMLO ha annunciato che non accoglierà più famiglie centroamericane espulse dagli USA, solo adulti singoli, gestendo i flussi in linea con i capitalisti.

Queste misure sono affini alla visione dell'Amministrazione Biden: "Gli USA affrontano sfide operative nella frontiera sud-ovest che richiedono risorse per garantire un trattamento sicuro, legale e ordinato degli immigrati, più tecnologia nei crocevia terrestri, aereoportuali, porti marittimi, tra le altre misure". Ciò sembrerebbe contraddire la promessa del nuovo presidente di una riforma migratoria, ma non è così. Questa regolerà solamente lo status di parte della forza lavoro sottocosto, undici milioni di immigrati che sono nel paese ma tra questi diversi milioni saranno scartati. Al resto degli immigrati spetterò ancora la deportazione.

Forze che si dicono di sinistra, anche nel campo rivoluzionario, hanno optato questi mesi per distinguere tra Biden e Trump, dando il benestare al primo e chiamando al voto di massa per la sua candidatura in una sorta di elezione del "male minore". Il Partito Comunista del Messico ha evidenziato questa alternativa come un errore, sostenendo la necessità dell'indipendenza organizzativa e politica della classe operaia, dato che entrambi rappresentano il capitale; la continuità degli attacchi contro gli immigrati conferma queste valutazioni.


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