www.resistenze.org - popoli resistenti - madagascar - 18-03-09 - n. 265

da Madonline in Michel Collon - www.michelcollon.info:80/articles.php?dateaccess=2009-03-12%2016:19:52&log=invites
Traduzione dal francese per www.resistenze.org a cura di CT
 

Le media-menzogne sul Madagascar

 

Al di là dell’immagine turistica, quali interessi sono in gioco nell’isola?

 

Quale immagine avete del Madagascar? Quella di un bel paese popolato da animali esotici e da piante straordinarie. È anche un paese povero, uno tra i più poveri al mondo. Se siete un osservatore almeno un po’ interessato saprete anche che la bella natura malgascia subisce da molti anni gli effetti di un drammatico aumento della popolazione. Se siete stati sull’isola avrete sicuramente notato lo spirito e l’accoglienza calorosa della popolazione, i loro sorrisi, la loro disponibilità, nonostante le numerose difficoltà della vita quotidiana.

 

Questa immagine è però incompleta. Sullo sfondo si giocano lotte di potere che non si spiegano se non con la ricchezza stessa di questa isola. Mentre Didier Ratsiraka era al potere, dal 1975 al 2001, erano rari i reportage riguardanti queste ricchezze: poco oro, pietre solo semi-preziose, esportazioni ufficiali di materie prime estremamente ridotte. Qualche anno prima che Didier Ratsiraka fosse privato del potere, la sua famiglia era a capo delle miniere di zaffiro vigilate giorno e notte da milizie armate. Durante quel periodo il paese aveva contratto un debito superiore ai 4 miliardi di dollari.

 

Consideriamo come dato acquisito che il Madagascar è un paese ricco di materie prime, biodiversità, siti turistici, immensi spazi coltivabili e mano d’opera. La qualità della sua università gode di fama regionale. Anche la posizione geo-strategica dell’isola è un suo punto di forza.

 

Tre tipologie di persone hanno vantaggio a controllare il potere per garantire che lo sviluppo politico e economico del Madagasdcar non abbia mai luogo: le grandi imprese straniere che vogliono sfruttare le ricchezze naturali a basso costo; la mafia malgascia, costituita da grandi famiglie che collaborano tra loro per gestire le reti del mercato nero; e gli individui che possono, attraverso il controllo della corruzione, far fruttare i loro modesti affari per raggiungere, ad un costo minimo, una qualità di vita che difficilmente troverebbero altrove.

 

Sono questi stessi interessi che controllano i media e che, dall’inizio della crisi, modellano la nostra visione.

 

Ravalomanana, l’uomo da abbattere?

 

Nel 2002, un industriale, estraneo alla solita cerchia, è riuscito a farsi eleggere grazie alla notorietà legata alla produzione e distribuzione in tutto il paese dei suoi prodotti caseari. Il suo successo elettorale era anche dovuto alla sua ricchezza che gli ha permesso di inviare degli emissari in tutti i seggi per mandare all’aria i sistemi di manipolazione dei risultati.

 

Da quando l’opposizione ha iniziato a contestare la sua elezione, da subito ma anche successivamente quando il partito di Ravalomanana vinse, dopo le amministrative, anche le politiche, i media francesi non hanno tardato a dipingerlo come un arrivista, un nuovo ricco senza importanza.

 

Ravalomanana è pertanto uno tra i pochi industriali malgasci ad aver fatto crescere un’impresa florida nel paese. Ed è uno dei pochi, se non il solo, a reinvestire nel suo paese. Eletto sindaco della capitale, è riuscito a trasformarla in pochi anni.

 

Dopo aver concluso gli accordi che avrebbero permesso al Madagascar di cancellare una parte dei suoi debiti, Marc Ravalomanana ha subito messo a punto un sistema di gestione e di controllo delle azioni di governo di qualità: il Madagascar Action Plan (1). Chi ne ha parlato tra i media?

 

Durante il suo primo mandato, Marc Ravalomanana aveva già subito un tentativo di assassinio orchestrato da Pety Rakotoniaina, allora sindaco di Fianarantsoa, e dal generale Randrianafidisoa, detto «Fidy», il 18 novembre del 2006, alla vigilia delle elezioni presidenziali (2).

 

Questo tentativo di Colpo di Stato fu sostenuto da numerosi «oppositori» che ottennero uno scarsissimo consenso elettorale. Sono gli stessi oppositori che sostengono oggi Andry Rajoelina. Possiamo citare ad esempio Monja Roindefo che, dopo aver ottenuto, nel 2006, 29 voti in tutta l’isola, è stato proclamato «Primo Ministro» del «governo di transizione» di Rajoelina.

 

Andry Rajoelina, l’ultima carta

 

L’elezione a sindaco di Antanananarivo di Andry Rajoelina nel 2007 è stata inizialmente giudicata da numerosi osservatori come indice di pluralismo politico in Madagascar. Gli abitanti della città criticavano la gestione del precedente sindaco, appartenente al partito presidenziale, e avevano disertato le urne in massa.

 

Giovane e audace imprenditore, ex DJ, Andry Rajoelina godeva di una certa popolarità soprattutto tra i giovani. Parecchi osservatori politici hanno notato nel 2008 un cambiamento di atteggiamento che ha visto il ritorno sulla scena dei «vecchi caimani», vicini a Didier Ratsiraka e alle famiglie mafiose. I disaccordi si sono moltiplicati fino alla diffusione, a metà dicembre, sull'emittente privata appartenente al sindaco, di un’intervista dell’ex presidente in esilio che incitava alla disobbedienza civile. La trasmissione di questa intervista è stata giudicata come attentato alla sicurezza di Stato e ha condotto alla chiusura della rete televisiva.

 

I media hanno fatto passare la chiusura come attentato alla libertà di stampa. Ma si sono ben guardati dal riferire ciò che l’ex-presidente aveva detto in quella intervista realizzata in Francia, paese in cui è autorizzato a vivere a condizione di astenersi da ogni tipo di attività politica.

 

Utilizzando il pretesto della chiusura di Viva, Andry Rajoelina ha subito lanciato un ultimatum al potere domandando la riapertura della rete e le dimissioni dei ministri. Il sindaco di Antanananarivo ha affermato che «dopo il 13 gennaio non avrebbe più risposto di quello che sarebbe successo» se queste due condizioni non fossero state soddisfatte. Nel frattempo, è stata avviata una vera e propria campagna di demonizzazione del Presidente approfittando di due fatti: la perlustrazione dei terreni agricoli da parte di una società sud-coreana e l’acquisto di un nuovo aereo presidenziale in sostituzione del vecchio.

 

I media hanno presentato il movimento di Andry Rajoelina, dall’inizio e fino ai nuovi sviluppi di metà marzo, come una contestazione popolare: il grido di un popolo desideroso di sbarazzarsi del proprio presidente.

 

Se, fino al 24 gennaio, una parte della popolazione pensava ancora di partecipare a una manifestazione contro il caro-vita, questo non era più possibile dal 26, dopo che i manifestanti distrussero gli edifici strategici e saccheggiarono i negozi di prodotti di prima necessità. I giorni seguenti, il movimento coinvolgeva solo qualche migliaio di sostenitori. Pertanto i giornalisti si affrettarono ad intervistare il «giovane presidente», i diplomatici e perfino l’emissario degli affari esteri francesi, M. Joyandet.

 

Tutte le notizie e i reportage di radio e televisioni di France Monde (France 24, RFI…) erano uguali: molte interviste ad Andry Rajoelina e parecchie decine di minuti di chiarimenti per giustificare il suo movimento. Al contrario, solo qualche secondo è stato dedicato al Presidente in carica della Repubblica, Marc Ravalomanana.

 

Il partito presidenziale ha successivamente organizzato due meeting pacifici, radunando 50.000 persone allo stadio di Mahamasina (3). Solo il telegiornale di France 2 ne ha fatto menzione, sostenendo che il presidente avesse pagato il pubblico, stigmatizzando come poco credibile l'evento.

 

Quando il 7 febbraio Andry Rajoelina ha spinto i suoi sostenitori a prendere possesso del palazzo presidenziale di Ambohitsorohitra, operazione conclusa con la morte di decine di persone, i media hanno subito accusato il Presidente di aver fatto massacrare i manifestanti. Se ci si può dispiacere per i risultati e condannare il modo in cui le forze dell’ordine hanno reagito, l’accusa al Presidente, invece, appare una scorciatoia troppo facile. Tutti sapevano quello che sarebbe successo. Ci si chiedeva solo il come. La stampa non ha dato gran risalto alla notizia che il Presidente, dal giorno dopo, ha chiesto che una commissione di inchiesta indipendente facesse luce sulle circostanze del dramma.

 

Le «cause ufficiali» della crisi

 

Dall’inizio della crisi, le accuse rivolte da Andry Rajoelina al Presidente sono presentate come indubitabili e i media si astengono da ogni verifica.

 

Presentata come un fatto certo, la notizia di un presunto «regalo» di 1,3 milioni di ettari di terre agricole alla società Daewoo ha fatto il giro del mondo in pochi giorni (4). Delle smentite sono state pubblicate poco tempo dopo dalla Presidenza e dalla società Daewoo (5), ma non hanno avuto la stessa eco. Questo “affare” è stato strumentalizzato da Andry Rajoelina per giustificare il suo movimento.

 

L’acquisto dell’aereo presidenziale di 60 milioni di dollari ha ugualmente fatto mostrare i denti. Ciò che si omette è che numerosi paesi possiedono aerei presidenziali, tanto più utile in Madagascar che ha poche strade e ancora meno linee aeree internazionali. Un aereo è il solo mezzo per il Presidente di liberarsi dalla dipendenza dai finanziatori o dalla Francia. Quello che non si è detto è che il vecchio aereo è stato ceduto alla compagnia nazionale che ne aveva un urgente bisogno (6).

 

Inoltre, Andry Rajoelina accusa il Presidente di mischiare gli affari di Stato con i suoi affari personali, ma si guarda bene da formulare accuse chiare.

 

Infine, la stampa estera continua a omettere le notizie delle opere del governo negli ultimi anni (7). Queste opere restato tuttora la migliore carta del Presidente e la ragione per la quale la popolazione continua ad appoggiare colui che considera un eroe nazionale. Alcuni portano ancora le magliette «elettorali».

 

Il ricorso alla forza

 

L’occupazione delle scuole pubbliche e, in seguito, del liceo francese di Antananarivo (8) ha segnato la svolta delle situazione. Andry Rajoelina, da quel momento, non ha più potuto essere considerato una carta valida. Dopo essersi nascosto parecchi giorni, è riapparso «sotto la protezione dell’ONU, della Francia e del Vaticano» in una simpatica commedia diplomatica: Rajoelina aveva paura di essere arrestato.

 

Qualche giorno prima le forze dell’ordine avevano infine cominciato a fare il loro dovere per ristabilire l’ordine. Parecchi manifestanti sono stati arrestati e i saccheggiatori disarmati. La stampa francese ha parlato di «repressione».

 

Quello che i media non dicono è che, dall’inizio della crisi e in modo sempre più intenso, sono i più vicini al Presidente ad essere oggetto di minacce e costretti a vivere nascosti: in particolare i giornalisti della televisione del Presidente, chiusa il 26 gennaio, i membri dirigenti del partito presidenziale, i Ministri, il Presidente della Delegazione Speciale che aveva rimpiazzato il sindaco destituito. La casa di quest’ultimo è stata recentemente incendiata dai sostenitori di Rajoelina (9). Non è stato fatto alcun accenno rispetto le minacce subite dagli artisti malgasci, che dovevano esibirsi a margine del meeting in favore del Presidente (10).

 

Allo stesso modo, nessun accenno al fatto che, regolarmente, la radio di Andry Rajoelina, diffondeva minacce poco velate contro delle persone mirate. Nessuna inchiesta è stata fatta tra le famiglie malgascie che vivono nella paura da mesi. Andry Rajoelina non ha nulla da temere dal Presidente, al contrario (11)!

 

Giovedì 12 marzo doveva segnare l’inizio delle sedute nazionali decise attraverso la mediazione degli emissari dell’ONU e del consiglio delle chiese cristiane. Il Presidente aveva accettato di partecipare e di ascoltare le lamentele dell’opposizione. Andry Rajoelina ha fatto sapere che boicotterà le sedute (12). Una frazione dell’esercito malgascio si è ribellata. Non è più garantita la sicurezza di beni e persone. Un incontro in favore del Presidente è terminato mercoledì sera con spari contro i manifestanti inseguiti, secondo i testimoni, dai soldati ribelli (13). Nessuna parola da parte dei media francesi, o quasi. Mercoledì sera, France 24 chiedeva di sapere se i soldati ribelli che rastrellavano la città, inseguivano dei saccheggiatori o i manifestanti pro Ravalomanana. La televisione ha mostrato i corpi uccisi dalle pallottole.

 

Note 

(1) sito ufficiale governativo: http://www.map.gov.mg
(2) http://en.wikipedia.org/wiki/2006_Malagasy_coup_d%27%C3%A9tat_attempt
(3) http://www.topmada.com/2009/02/11/gros-succes-de-la-manifestation-pacifique-au-stade-de-mahamasina/ ainsi que http://www.topmada.com/2009/02/14/fil-des-evenements-du-samedi-14-fevrier/
(4) "Daewoo to cultivate land for free", Financial Times, 19.11.09
(5) Fonte: Ministère de l’Agriculture : http://www.maep.gov.mg/dossiers.html
(6) http://www.midi-madagasikara.mg/midi/index.php?option=com_content&task=view&id=9412
(7) Rapporto del MAP sul sito ufficiale del Ministero dell’Economia, del Commercio e dell’Industria.: http://www.meci.gov.mg/index.php?option=com_docman&task=cat_view&gid=183
(8) http://www.topmada.com/2009/03/06/les-eleves-du-lft-bloques-par-des-partisans-dandry-rajoelina/
(9) http://www.topmada.com/2009/03/10/flash-infos-du-mardi-10-mars/
(10) http://www.madagascar-tribune.com/L-exception-et-la-regle,11111.html
(11) http://www.madagascar-tribune.com/Suspension-des-manifestations-de,11198.html
(12) http://www.topmada.com/2009/03/11/andry-rajoelina-boycotte-les-assises-et-met-lonu-et-la-france-dans-une-position-delicate/
(13) http://www.topmada.com/2009/03/11/flash-infos-du-mercredi-11-mars/