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Il Mali dopo l'intervento francese

Alexander Mezyaev | strategic-culture.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

30/08/2014

Successivamente all'intervento militare su larga scala del gennaio 2013, riportato sui mezzi d'informazione occidentale come l'«operazione per salvare il Mali dagli islamisti» (1) e mostrata in televisione quasi in tempo reale, c'è stato un virtuale silenzio sulla situazione in questo paese africano. L'ottimistica opinione del presidente francese François Hollande che tutto sarebbe stato risolto in qualche settimana è stata rimpiazzata con qualche mese, e poi dalla locuzione «per tutto il tempo che sarà necessario». Al momento, di scadenze per il ritiro delle truppe francesi dal Mali non si parla affatto.

Le truppe francesi hanno condotto a termine con successo parecchie operazioni e ucciso alcuni leader dei gruppi islamici ma, nel complesso, neanche un gruppo è stato sconfitto. Al contrario, quanto sta accadendo in Mali oggigiorno fa pensare che la forza dei gruppi islamici non sia stata indebolita; essi sono in grado di compiere importanti operazioni militari e di avere il sopravvento.

Sembra che proprio questo svolgimento degli eventi abbia pianificato Parigi. Per un verso, la Francia si è fatta una fama di "salvatore" del Mali (la strana offensiva degli islamisti nella capitale del paese nel gennaio 2013 è stata bloccata), per un altro verso, occorre che il conflitto sia lungo e vischioso per giustificare una presenza francese permanente nel Mali. Le truppe francesi non prevedono di lasciare il paese, mentre le ONG riferiscono che la situazione «rimane conflittuale». La formula è ben nota...

A metà maggio 2014, dopo un periodo di relativa calma, la situazione si è gravemente deteriorata. Nel giro di una settimana hanno avuto luogo scontri tra l'esercito del Mali e combattenti del National Movement for the Liberation of Azawad (MNLA), come anche con altri gruppi collegati. Il 21 maggio, l'esercito del Mali ha assaltato la città di Kidal (una città chiave nel nord est del paese) facendo uso di artiglieria pesante, ma i terroristi hanno respinto l'attacco e hanno ricacciato le truppe governative che sono fuggite, subendo pesanti perdite. (2)

Alla fine di maggio, sono iniziati attacchi diretti non solo verso città o villaggi pacifici, ma anche contro le forze di pace. Il 20 giugno, una bomba è esplosa vicino alla città di Timbuctù, uccidendo un soldato della forza di pace e ferendone altri sei. Il 16 agosto, c'è stato un nuovo attacco alle forze di pace in cui due soldati sono stati uccisi e sette feriti.

Ricorderete che nell'aprile 2013 la Nazioni Unite hanno intrapreso una nuova missione di pace in Mali. Tra l'altro, il mandato della missione includeva la stabilizzazione di centri abitati chiave e il sostegno al ristabilimento dell'autorità dello Stato in tutto il paese, specie nel nord del Mali (vedere la risoluzione del Consiglio di sicurezza Onu 2100). Il 25 giugno, il mandato dell'operazione Onu è stato esteso per un anno (vedere la risoluzione del Consiglio di sicurezza Onu 2164), e al mandato della missione è stata fatta un'aggiunta estremamente significativa: ora le truppe dell'Onu devono «prendere misure concrete per prevenire il ritorno di elementi armati in quelle aree». In altre parole, le truppe possono rimanere lì fintantoché esistono al-Qaeda o altri gruppi terroristici, inclusi i ribelli Tuareg.

La situazione politica interna nel paese rimane tesa. Non c'è unità né tra le fila dei terroristi (3) né all'interno  del governo. All'inizio di aprile, il presidente del paese ha rimosso dall'incarico il primo ministro Ouman Tatam Ly e l'ha rimpiazzato con Moussa Mara, un passo a dir poco controverso se si considera che Mara è membro di un piccolo partito di opposizione. Il partito ha solo un seggio in parlamento, e lo stesso Mara ha ricevuto l'1,5 per cento di voti alle elezioni presidenziali. Peraltro, questo non gli ha impedito di cambiare il governo quasi completamente.

Per inciso, lo scontro che ha avuto luogo a Kidal in maggio è stato provocato dal nuovo primo ministro, che vi si era recato in visita. I tumulti che si sono conclusi con l'arresto di soldati dell'esercito del Mali e funzionari del governo erano iniziati a seguito di dimostrazioni di protesta contro la visita. Parecchie persone nell'edificio dell'amministrazione della città furono uccise. Lo stesso primo ministro Mara era stato fatto fuggire con successo su un elicottero della missione Onu.

Anche la situazione umanitaria rimane estremamente grave. Circa tre milioni e mezzo di persone rischiano quella che l'Onu classifica come «insicurezza alimentare». Quasi un milione e mezzo di persone sono chiaramente malnutrite; gli esperti si aspettano che in 2 o 3 mesi il numero di persone malnutrite sarà vicino ai due milioni. Nel paese ci sono quasi 140.000 sfollati interni, e all'incirca 200.000 rifugiati oltre i confini (la popolazione del Mali è di circa 14 milioni di persone).

Tutto questo accade nel contesto dei tentativi del nuovo governo di effettuare il processo dei membri della giunta militare che ha deposto il presidente Amadou Toumani Touré nell'aprile 2012. Finalmente, il leader del colpo militare, Amadou Sanogo, che per lungo tempo si aveva troppa paura di toccare nonostante l'ovvia criminalità delle sue azioni, è stato anche arrestato. Tra le altre cose, la giunta è accusata della sparizione di 25 soldati del Mali il giorno del colpo di stato. Forse si stabilirà che il colpo di stato di aprile di Sanogo dopo tutto non è stato senza spargimento di sangue.

La missione Onu sta anche incontrando difficoltà. Nonostante il fatto che dovrebbe includere 11.200 unità di personale militare e 1.400 di polizia, a marzo del 2014 la missione era equipaggiata solo al 55 per cento. Perciò nel corso di un anno intero, l'Organizzazione delle Nazioni Unite è riuscita a completare appena metà della sua missione! Le ragioni di questa situazione non vengono fornite. Tuttavia, data l'inusuale correlazione tra le azioni degli islamisti e le infiltrazioni del Mali da paesi stranieri, questo non appare poi tanto strano. Truppe straniere sono andate in Mali per restarci a lungo, ed è inutile mettere loro fretta. Specie se la missione è finanziata piuttosto generosamente. Mentre il bilancio annuale della missione ammontava ad oltre 600 milioni di dollari nel 2013, nel 2014 questa somma era più vicina a un miliardo di dollari.

L'operazione Serval dev'essere considerata nel contesto complessivo della politica francese nei riguardi delle sue ex colonie. In anni recenti, questa politica ha iniziato ad acquisire forme sempre più rigide. Così, nell'aprile 2011, i soldati francesi che prendevano parte ad una missione di pace Onu hanno compiuto un colpo di stato militare in Costa d'Avorio ed hanno rovesciato il legittimo presidente del paese Laurent Gbagbo, per poi consegnarlo alla Corte penale internazionale. (4)

A differenza della situazione in Costa d'Avorio, lo status delle truppe francesi in Mali è completamente autonomo. Inoltre, esse hanno ricevuto una certa legittimazione del Consiglio di sicurezza dell'Onu, che ha autorizzato le truppe francesi «di utilizzare tutti i mezzi idonei ad intervenire a sostegno di elementi del MINUSMA in caso di imminenti e gravi minacce su richiesta del Segretario generale».

Ricorderete che l'offensiva di al-Qaeda nella capitale nel gennaio 2013 ebbe luogo dopo che fu presa la decisione di istituire una missione militare, che doveva aiutare l'esercito del Mali a combattere i terroristi che all'epoca erano stati nascosti nelle sabbie del Sahara per più di dieci anni e non erano mai usciti fuori.

La creazione di una missione militare inter-africana era un chiaro segnale che gli africani non dovrebbero mai cercare di risolvere i loro problemi da soli - essi dovrebbero agire solo attraverso l'Onu, dove il ruolo principale è svolto dalla loro ex potenza coloniale.

Note:

1) Operazione Serval

2) Si veda la relazione del Segretario generale delle Nazioni Unite sulla situazione in Mali // UN Document S / 2014/403 del 9 giugno 2014, p. 2.

3) Ci sono rapporti di battaglie mortali tra i membri del Movimento arabo dell'Azawad sia tra di loro, che con membri del MNLA.

4) Il coinvolgimento straniero nella "soluzione della crisi" in Costa d'Avorio e Mali porta ad un altro fatto interessante. Allo stato attuale, la missione di pace in Mali è comandata dall'olandese Bert Koenders. In precedenza, Koenders è stato presidente dell'Assemblea parlamentare della NATO, anche se più importante è il fatto che ha diretto la missione di pace dell'Onu in ... Costa d'Avorio. Vice di Koenders, nel frattempo, è l'americano David Gressly, che in precedenza ha servito come rappresentante dell'UNICEF in Costa d'Avorio.


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