www.resistenze.org - popoli resistenti - nepal - 27-04-06

da Parti du travail de Belgique - 19/04/06
http://www.ptb.be/scripts/article.phtml?lang=2&obid=30898
 
Sciopero generale per la democrazia in Nepal
 
Intervista esclusiva a Sunil Manandahar, dirigente sindacale nepalese
 
Sunil Manandahar, responsabile sindacale in Nepal, rende la sua testimonianza della lotta contro la dittatura del re. Arrestato subito dopo questa intervista, ha trascorso parecchi giorni in carcere.
 
Jean Pestieau 19/4/2006
 
Sunil Manandahar è presidente della Federazione nepalese dei sindacati progressisti (NPTUF). È uno dei fondatori del comitato di coordinamento del movimento dell'unione sindacale nepalese. Con una coalizione di sette partiti, il comitato dirige da parecchi giorni uno sciopero generale contro il regime dittatoriale del re Gyanendra. Lo sciopero è sostenuto dalla guerriglia maoista.
 
Il 12 aprile, subito dopo l'intervista, a Koteshwor (Katmandu) viene organizzato un assembramento di protesta. Vi partecipano leader politici, responsabili sindacali, dirigenti di organizzazioni, così come numerosi residenti locali. Con parole d’ordine e slogan come: "abbasso la monarchia autocratica", "no alle atrocità della polizia", "lunga vita ad una vera democrazia". Durante la manifestazione la polizia ferma Sunil Manandahar insieme a più di 300 dirigenti di partiti ed altre associazioni. Questo 15 aprile, apprendiamo che è stato liberato.
 
Quale è la situazione in Nepal? Chi si oppone attualmente al regime del re Gyanendra?
 
Sunil Manandahar. La situazione in Nepal è molto tesa. La popolazione si oppone al regime autocratico instaurato tre anni fa dal re Gyanendra. Costui nel maggio 2003 ha sciolto il parlamento eletto. Poi, con un colpo di stato militare strisciante, ha rinviato il governo eletto di M.Deuba, con il pretesto che tale governo non avrebbe saputo liquidare l'insurrezione maoista ed organizzare le elezioni. Il 1 febbraio 2004, si è arrogato tutti i poteri ed ha imposto un regime militare non dichiarato. Quindi il popolo si è opposto alla dittatura feudale e militare. Oggi, l'Alleanza di sette partiti ( i sette partiti di opposizione che facevano parte del Parlamento prima del 2004) combatte il regime militare autocratico del re mentre, da parte sua, il Partito comunista maoista nepalese conduce una lotta armata da un decennio. Recentemente, con un memorandum di intesa (MOU), l'Alleanza ed i maoisti hanno deciso di congiungere le loro forze contro questo regime per ripristinare la democrazia.
 
Tuttavia, con il pretesto che il movimento è diventato un'alleanza tra i maoisti ed i sette partiti, il re ha chiesto il sostegno dell'Occidente. Gli Stati Uniti, l'Unione europea e l'India esercitano delle pressioni sui partiti affinché si riconcilino con il re. Ma i loro appelli sono ignorati dal re che ha riunito tutte le sue forze per liquidare il movimento popolare. Oggi persone di tutti i ceti della società nepalese sfilano nelle strade per chiedere il ripristino della democrazia. Il re oppone una repressione brutale al movimento dell'Alleanza dei sette partiti, uccidendo numerosi manifestanti. Tutta la forza militare è concentrata sulle manifestazioni pacifiche. Ogni giorno, centinaia di persone sono uccise o gravemente ferite da proiettili o da cariche con manganello.
 
Per che cosa lottate esattamente?
 
Sunil Manandahar. Attualmente, gli obiettivi dell'alleanza dei sette partiti sono: (1) la restaurazione del parlamento sciolto, (2) la formazione di un governo di coalizione che comprenda tutti i partiti, ivi compresi i maoisti, (3) la tenuta di elezioni per l'assemblea costituente che dovrà redigere una nuova costituzione che permetterà al popolo di decidere del ruolo e dell'avvenire del re.
 
Quanti arresti ci sono stati?
 
Sunil Manandahar. Delle migliaia, tra cui quelli di esponenti dei media, militanti dei diritti dell'uomo, leader politici, contadini, lavoratori e funzionari dei quattro angoli del paese.
 
Come organizzate lo sciopero generale?
 
Sunil Manandahar. Organizziamo delle manifestazioni pacifiche per appoggiare la mobilitazione di massa ed invitiamo il popolo ad unirsi al movimento pacifico. La popolazione risponde favorevolmente all’appello e confluisce numerosa nel movimento.
 
Come vedete l'avvenire?
 
Sunil Manandahar. Poiché l'agitazione si propaga ovunque nel paese, persone di ogni ceto insorgono contro questo regime e l'instaurazione di una repubblica è diventata un'esigenza generale, pensiamo che il movimento sarà presto vittorioso. È anche molto importante che le potenze occidentali non si rimettano a sostenere militarmente l'attuale regime.
 
Che cosa vi aspettate delle forze progressiste dell’Europa?
 
Sunil Manandahar. Un sostegno fermo alla nostra agitazione di massa. Speriamo peraltro che tutte le forze e i governi democratici del mondo intero contribuiscano ad aumentare le pressioni sul re. Allo stesso tempo, sarà molto utile fare conoscere ovunque la situazione del Nepal, così come l'aspirazione popolare ad un Nepal democratico.
 

 
"Democrazia nascente" e consegne di armi
 
Qualche speranza nell’attuale situazione del Nepal: sette partiti politici formano un fronte unito col Partito comunista maoista nepalese per rovesciare il re. Questo fronte costituisce una spina nel fianco dei finanziatori americani ed europei che sostengono il regime nepalese. Anche il governo belga ha un peso sulla coscienza (se ne ha una): ricordiamo che, nell’estate 2002, il Belgio ha consegnato 5.500 mitragliatrici Minimi all'esercito reale del Nepal.
 
La consegna fu giustificata dal governo arcobaleno (liberali, socialisti e ecologisti), perché, affermavano Louis Michel e Guy Verhofstadt, "il Nepal è una democrazia nascente che bisogna sostenere contro i ribelli comunisti". Il governo non ha quindi visto nessun inconveniente a mettere da parte l'interdizione di consegnare delle armi ad un paese in guerra civile. Poi, nell'ottobre 2002, il re Gyanendra del Nepal ha rimandato a casa il governo eletto di questa "democrazia nascente". Ma la consegna delle mitragliatrici ha avuto ugualmente luogo.
 
Da allora, tutte le istanze internazionali riconoscono che il Nepal è una dittatura che mette in atto una repressione tra le più severe contro il popolo. Jorn De Cock, corrispondente estero del quotidiano fiammingo De Standaard, conclude in breve: "Il re si mantiene con la forza delle armi. L'arsenale dell'esercito reale nepalese comprende le 5.000 mitragliatrici Minimi della Herstal. Tutto l'Occidente deplora che ci sia tanta violenza in Nepal; si unisce al coro anche l'Unione europea, il cui Commissariato agli aiuti umanitari è diretto da un certo Louis Michel".
 
Traduzione dal francese Bf