www.resistenze.org - popoli resistenti - nicaragua - 22-02-10 - n. 307

da www.aporrea.org
Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
 
Si compiono 76 anni dall'assassinio di Augusto César Sandino, Generale degli Uomini Liberi.
 
Il Nicaragua si appresta a ricordare, in questi giorni, i 76 anni dell'assassinio di Augusto César Sandino, l'uomo che insegnò ai nicaraguensi il cammino verso la dignità.
 
Il 21 febbraio di 1934, uscendo da una riunione con il presidente Juan Bautista Sacasa, il "Generale degli uomini liberi” fu catturato e successivamente assassinato dai soldati della Guardia Nazionale, secondo gli ordini del tristemente celebre Anastasio Somoza, allora capo del corpo armato.
 
Nato in Niquinohomo, nel dipartimento di Masaya, il 18 maggio di 1895, Augusto Nicolás Calderón Sandino , questo era il suo nome, lavorò da bambino come raccoglitore di caffè nelle piantagioni del Pacifico nicaraguense e più tardi si guadagnò da vivere con diversi mestieri. Come molti dei suoi compatrioti, emigrò nei paesi vicini alla ricerca di migliori opportunità, lavorando come meccanico in Costa Rica, nelle piantagioni dell'United Fruit in Honduras e Guatemala, prima di andare al Messico, dove trovò impiego presso le industrie petrolifere.
 
I primi decenni del secolo scorso furono segnati in Nicaragua, da una gran turbolenza politica che ebbe come principale elemento i diversi sbarchi delle truppe statunitensi e l'occupazione quasi permanente del paese da parte di Washington. In quello scenario, il giovane Sandino alimenta la sua formazione politica con le influenze di patrioti come Benjamín Zeledón che nel 1912 combattè gli invasori nordamericani morendo in combattimento nell’ottobre dello stesso anno.
 
Nel maggio del 1926 le truppe degli Stati Uniti tornano ad invadere il Nicaragua, questa volta sbarcando a Bluefields e dando quindi inizio alla guerra costituzionalista.
 
Sandino, allora in Messico, ritornò nel paese ed a ottobre intraprese la lotta armata ponendosi a capo di un gruppo di alcuni lavoratori delle miniere di San Albino. Negli anni che seguirono, nacque la leggenda di Augusto C. Sandino e del suo "piccolo esercito pazzo" decisi a non deporre le armi e continuare la guerriglia sino a che le truppe occupanti fossero nel territorio nazionale.
 
Nel gennaio 1933 finalmente gli invasori statunitensi si ritirarono dal paese. Giovanni Battista Sacasa assunse quindi la presidenza ed il generale Somoza la direzione della Guardia Nazionale.
 
Sandino, a febbraio firmerà a Managua il trattato di pace.
 
Tuttavia, il suo esempio di patriota irriducibile era molto difficile da sopportare sia dagli esponenti del regime asservito agli Stati Uniti, sia da Washington, che lo considerava un fattore di rischio per il controllo assoluto della nazione centroamericana.
 
Queste ragioni furono la causa del suo assassinio, il 21 febbraio, di cui Anastasio Somoza si rese responsabile e che consentirono al boia di venire scelto da Washington per governare il paese, iniziando così una dinastia dittatoriale che mantenne il Nicaragua soggiogato per più di 40 anni.
 
Quando accetta la riunione con Sacasa, Sandino nomina Ramón Raudales come capo del distaccamento di Wiwilí e si dirige verso Managua in compagnia di suo fratello Socrate e dei generali Estrada ed Umanzor, (16 febbraio).
Dichiara che la Guardia Nazionale è incostituzionale (17 febbraio).
Si riunisce infine con Sacasa e Somoza nella casa Casa Presidenziale (18 febbraio).
Il quotidiano La Prensa afferma che Sandino deve consegnare le armi senza condizioni (18 febbraio).
Sacasa nomina il generale Horacio Portocarrero delegato presidenziale nei dipartimenti del nord, con l'aperta opposizione di Somoza (20 febbraio).
Dopo una conversazione telefonica, Arthur Bliss Lane e Somoza concedono un'intervista (21 febbraio).
Successivamente Lane pranza, con Moncada.
Alle sei del pomeriggio, dello stesso giorno, Somoza si riunisce con sedici ufficiali della guardia nazionale per concludere il piano criminale.
Dopo una cena con Sacasa, Sandino scendendo dalla Casa Presidenziale, viene rapito e portato al campo di aviazione a nordest di Managua dove viene assassinato in compagnia del generale Francisco Estrada e Juan Pablo Umanzor (21 febbraio); pochi istanti prima, la stessa sorte toccò a suo fratello Sócrates.
La Guardia Nazionale attacca la cooperativa agricola di Sandino a Wiwilí.
Molti sandinisti vengono assassinati e il generale Abraham Rivera si arrende (3 marzo).
Il Congresso Nazionale approva un decreto di amnistia per coloro che commisero qualsiasi delitto dal 16 di febbraio del 1933 in avanti (25 di agosto).
(Sandinovive.org)
 
Questo è un anniversario in più, che celebra l'immortalità di Augusto César Sandino, eroe Nazionale; il popolo nicaraguense si prepara in numerose località del Paese, specialmente a Niquinohomo, per rendergli omaggio.
 
 

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