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da rebelion.org 
 
Perù: l’imperialismo e l’APRA
 
Ramón Pérez Almodóvar 
 
20/10/2006
 
Al profilarsi delle elezioni del 19 novembre, la strategia dell’oligarchia peruviana, in combutta con le multinazionali e i media che manipolano i dati a proprio piacimento o che si vendono per quattro soldi, continua nel tentativo cercare di eliminare dall’orizzonte politico il lider del progetto nazionalista, Ollanta Humala, e di conseguenza, di cancellare la possibilità di organizzare un partito d’alternativa al potere del governo aprista. 

Questa strategia della destra peruviana, dei gandi poteri economici e dell’APRA, vuole provocare la scomparsa dell’unica opposizione politica che può dare quelle regole democratiche che il potere economico e politico del Perù non rispetta. 

L’assenza di una opposizione chiara guidata dal Partito Nazionalista - in fase di costruzione e con appena un anno di vita - insieme alla delusione delle promesse elettorali, ha scatenato proteste sociali in tutto il paese. Queste manifestazioni di protesta rispondono alla disperazione per la rinuncia dell’APRA a difendere i diritti dei lavoratori e la sovranità nazionale, svenduti a favore delle imprese transnazionali. 

Perciò, se si forza la scomparsa dell’unica organizzazione capace di fare reale opposizione politica, a milioni di peruviani resterà solo la strada della rivolta, l’acuirsi dei conflitti o la comparsa di nuovi attori che capitalizzino lo scontento.

I milioni di peruviani emarginati e disperati, abbandonati da uno stato che non esiste, che ha privatizzato i servizi sociali ed ha snazionalizzato le sue risorse naturali, nella falsa democrazia che si vive in Perù, non avrànno più alternative politiche, eccetto quella di una lotta violenta e che potrebbe incarnare il fratello di Ollanta, Antauro Humala. Ma quella lotta potrebbe essere incarnata da qualunque altro lider sociale di settore, come Nelson Palomino; dirigente dei cocaleros, uscito dal carcere appena è arrivato al potere Alan García, per poter riorganizzare le masse di contadini di Valle de los Ríos Apurímac y Ene (VRAE), di Ayacucho, di Alto Huallaga, di San Martín, e così mantenere parte della forza  sociale e política di Ollanta Humala. Quest’ultimo, nelle scorse elezioni del 9 aprile, aveva piazzato proprio due donne cocaleras nel Congresso e al Parlamento Andino.

Dalle inadempienze all’autoritarismo: la pena di morte come simbolo

Se il fujimontesinismo con la Costituzione del 93’ ha socialmente disarticolato il paese, distrutto il sistema dei partiti, affondato moralmente la società, messo l’economia al servizio delle aziende straniere, i governi seguenti non sono stati capaci di produrre una rigenerazione democratica, una rifondazione della Repubblica, un ricupero morale ed economcio della società peruviana.
E non sarà certo Alan García che guiderà questa ricostruzione del paese, perchè senza di lui non sarebbe giunto al potere Alberto Fujimori. Il patto del partito di Fujimori, Cambio 90, con l’APRA dopo la vittoria del “chino”, sottintese l’insabbiamento di tutti i casi di corruzione di Alan García, che ha potuto vivere un dolce ritiro a Parigi, mentre tutti i delitti economici di cui era accusato venivano prescritti.

Ora è il turno dell’APRA, nel non fare nulla per l’estradizione di Fujimori; anche lui accusato di molteplici delitti, economici e in violazione dei diritti umani, proprio come il suo amico Alan García.
Dalle fila dell’APRA ci sono voci che pretendono di passare sotto silenzio la marcia verso un regime autoritario. Dopo aver cambiato il Codice Penale, per portare ad otto anni di carcere la resistenza alle forze dell’ordine, o l’erezione di barricate - una delle principali azioni di protesta sociale -, ora Alan García propone la pena di morte.

E’ populismo di bassa lega; García in campagna  elettorale ha proposto l’applicazione della pena di morte per chi commetta violenza sui minori.
Il progetto di legge presentato dall’APRA è una sparata colossale, una cortina fumogena per nascondere la sudditanza di Alan García all’Amministrazione Bush e le vane promesse elettorali puntualmente disattese, come il ritorno alla Costituzione del 79’, l’eliminazione delle ore di straordinario, la revisione dei contratti di stabilità giuridica con le aziende straniere, la tassazione dei superprofitti delle grandi imprese, la fiscalizzazione dei servizi (Imprese dei Lavoro Temporaneo), la liberalizzazone delle AFP (Amministrazioni dei Fondi Pensione), ecc.

Quanto alla pena di morte, non è che una campagna mediatica, perchè non è vero che sarà davvero applicata ai responsabili di violenze ai minori di 7 anni. Il progetto di legge aprista, infatti, prevede la pena i morte per chi assassini minori di 7 anni dopo averli violentati. Il che significa che se c’è violenza, ma il minore non muore, non c’è pena di morte, lo stesso vale se si assassina un minore di 7 anni senza violentarlo. Pertanto, la violenza è un aggravante per l’assassinio di un minore di 7 anni, ma si vende all’opinione pubblica un falso dibattito.

Questo sarebbe impossibile senza la complicità dei media, che in assenza di partiti fanno l’agenda politica della società peruviana, proprio come sostiene il teorico destroide Martín Tanaka, nel suo libro:“Perú: democrazia  senza partiti”.
In questo contesto, la settimana scorsa Alan García ha decretato lo stato d’emergenza a Chiclayo (regione Lambayeque), un mese e mezzo dopo che i lavoratori avevano bruciato il municipio dato che il Tribunale Costituzionale aveva dato ragione al sindaco precedente, destituito dalla Giuria Nazionale Elettorale.

Un conflitto tra poteri che García ha risolto imponendo il prefetto di Lambayeque (in campagna elettorale aveva detto che avrebbe eliminato Prefetture e Sottoprefetture ma ha continuato a nominare prefetti) e dichiarando lo stato d’emergenza perchè la raccolta rifiuti è interrotta.
Solo per questo lo stato d’emergenza dovrebbe essere dichiarato in tutto il Perù ..soprattutto nei media e nelle agenzie di statistica.

Neoliberalismo: benefici per le grandi aziende, carità per i poveri 

Con i Fondi pensione si capisce che non cambierà niente, dopo che il Grupo Romero - il cui presidente Dionisio Romero ha ammesso di aver finanziato le campagne elettorali di Alan García - ha comprato la AFP del Banco Santander, Unión Vida, per 140 milioni di dollari attraverso Prima AFP. In realtà si tratta di un riacquisto, perché il Grupo Romero aveva già venduto la AFP sei anni fa al Santander por 134 milioni di dollari. Il Grupo Santander, in luglio, aveva stimato di guadagnare da quest’operazione 100 milioni di dollari.

Alan García concorda con il fujimorismo e con la destra di Unità  Nazionale (UN) le nomine del Banco Central de Reserva, che sarà presiseduto da Julio Velarde di UN, ed avrà nella direzione il fujimorista José Chimpler Ackerman. Alan García, ha poi nominato ministro della Produzione un dirigente di UN noto membro dell’Opus Dei, Rafael  Rey, e ministro dell’Economía un noto neoliberale, Luis Carranza. Tutto ciò, dopo che in campagna elettorale aveva definito Lourdes Flores (UN) la “candidata dei ricchi”. Arturo Woodman, ex candidato ala vicepresidenza con Lourdes Flores, adesso è il Direttore dell’Istituo Peruviano delo Sport, mentre Rómulo Pizarro, ex ministro dell’Interno ed ex capo della campagna elettorale (2001) di Alejandro Toledo (Perú Posible), è in Devida, un’organizzazione finanziata dagli USA che si occupa di sradicare le piante di coca .. non la cocaina. 

Ed oggi. 15 ottobre, i media peruviani riportano a grandi caratteri l’annunico che UN intende fare un’opposizione implacabile… Amen.
Garcia riceve nel Palazzo di Governo, telefona ai suoi ministri, parla in diretta in televisione, ma rinuncia a pianificare misure contro la povertà e a tassare le imprese minerarie. Chiede, invece, donazioni dalle imprese che quest’anno avranno più di 8.000 milioni di dollari di profitto, fissando la donazione in 500 milioni di soles annuali. Denaro che non si sa né chi né come sarà gestito, - poiché formalmente non rientra nella competenza di alcun ministero - ma che si dice sarà destinato alla lotta alla povertà. Prallelamente, la moglie di Garcia, Pilar Nores, ha cominciato una colletta tra la gente bene per finanziare il programma “Seminando” dell’ONG “Famiglia e Lavoro” - di cui era direttrice esecutiva l’attuale ministro Virginia Borra - per distribuire aiuti e documenti di identità a centinaia di migliaia di famiglie.

Tutto ciò in piena campagna elettorale e con la collaborazione mediatica, che da tempo e spazio gratuiti per la pubblicità di “Seminando”. La carità della signora Nores è coerente con il continuismo della politica neoliberlae di Alan García.
Il suo famoso “cambiamento responsabile”, in pratica vuol dire che strutturalmente non cambia niente, ma lui si erge a difensore della democrazia e lider della governabilità in America latina, in un paese di 26 milioni di persone di cui 7 sono senz’acqua né luce.

Addio Haya de la Torre, benvenuto TLC

Alan García dopo aver visitato Bush la settimana scorsa, ha chiesto aiuto ai nordamericani per affrontare il “fondamentalismo andino” che sta sorgendo nella regione, alludendo al governo di Evo Morales e al presidente del Venezuela, Hugo Chávez. Si affanna a diventare un altro pedone dell’imperilaismo da affiancare alla Colombia di Uribe e al Cile di Bachelet, lo schieramento da contrapporre a Morales. Chavez e a Rafael Correa, in Ecuador.

Nei suoi discorsi, García allude sempre a Raúl Haya de la Torre, fondatore di Alleanza Popolare Rivoluzionaria Americana e autore del noto ”L’Antimperialismo e l’APRA”, anche se il mito non è più sostenibile perché l’APRA va contro gli interessi nazionali peruviani ormai dagli anni 60’.Ma ora è tutto più chiaro, il rappresentante di Garcia per negoziare il TLC, l’economista neoliberale Hernando  de  Soto, il 13 ottobre ha dichiarato alla radio RPP :

“.. il nostro paese non vuole tanto il commercio internazionale, piuttosto vuole essere un alleato strategico degli USA nel contesto geopolitico”.
Secondo Hernando de Soto, il suo lavoro di lobby “ha ampliato enormemente il panorama di amici e di possibili aleati (al TLC) che prima non c’erano, perché non basta l’amicizia di Bush, servono anche altri settori”.
 
E cosa ha detto Garcia durante la campagna elettorale?: “Il TLC non sarà approvato con l’attuale Congresso (il Congresso di Toledo) e se il presidente uscente lo dovesse firmare, io stesso ritirerò la sua firma. Approveremo la sua firma per un periodo di prova (..) non permetteremo un TLC che danneggi i piccoli agricoltori, verificheremo il TLC, riga per riga, parola per parola”.
 
Quel che è certo è che l’APRA ha votato a favore del TLC al buio, a giugno, e non è stata prevista alcuna consultazione popolare.
 
L’ex presidente del Congreseo e attuale parlamentare di UN, Antero Flores Aaroz, ad una domanda circa un refeendum sul TLC si è dimostrato totalmente contrario ed ha risposto al giornalista: (..) questo è un argomento che non può essere sottoposto a tutta la popolazione, a chi non sa leggere e scrivere”. (..)
 
Secondo Hernando de Soto, ''solo il 2 % delle aziende peruviane saranno beneficiate dal TLC” (3)
Cioè, ci guadagneranno solo le imprese agro esportatrici, mentre due milioni di contadini poveri saranno molto danneggiati e le multinazionali degli USA scrivono a Bush perché il Congresso lo approvi al più presto (5). Firmatari (tra gli altri): Caterpillar, Eli Lilly Company, FedEx, Levi Strauss &  Co, Nestlé (USA), Oracle, Pepsi, Procter & Gamble, Time Warner y Wal-Mart.
Per esercitare una maggiore dominazione economica in America Latina e nel mondo, gli USA hanno trovato una formula migliore dell’ALCA, la firma di TLC unilaterali.
 
In concreto, mentre per il Perù il TLC è un trattato internazionale, per gli USA è solo uno dei 25 accordi di questi tipo che ha già siglato in giro per il mondo. Ma per il perù è un accordo che colpisce la salute dei più poveri, stabilendo clausole di proprietà intellettuale che impediranno la produzione di medicine a livello nazionale, e allo stesso tempo aprendo le porte all’appropriazione delle biodiversità e richezza genetica peruviana, stabilendo un trattamento preferenziale per gli investimenti nordamericani e colpendo la sovranità mazionale, giacchè permette un regime extragiudiziale alle aziende che si stabiliscano in Perù, data la clausola che specifica la protezione dei loro profitti. Questo significa, per esempio, che una impresa degli Stati Uniti potrà chiedere indennizzi al governo nazionale, regionale e locale se si vedrà obbligata a chiudere un impianto altamente inquinante.
 
Dopo il 19 novembre
 
Con i partiti di sinistra peruviani ai minimi, molti loro simpatizzanti e militanti ritengono che i progetto nazionalista è l’unico che può affrontare il poterre conomico e politico del Perù, sempre se Ollanta Humala riesca a consolidare la sua organizzazione politica e ad articolare un fronte democratico popolare con il suo partito nel ruolo di guida.
 
Questo è il pericolo per la destra, l’APRA e gli USA, perché Humala rappresenta la rifondazione della Repubblica mediante un’assemblea costituente, la nazionalizzazione delle risorse nnaturali, un modello economico alternativo a quello neoliberale ed un’autentica integrazione latinoamericana.
Perciò il potere economico peruviano e le multinazionali, e lo stesso Alan ìGarcía, sono interessati alla distruzione della loro unica vera pposizione politica, anche se democratica e popolare.
 
Se i conflitti si acutizzassero, García non tentennerà nell’ordinare la repressione violenta; il pericolo è che il socialismno andino di Mariátegui rivendicato dal nazionalismo, in Perù si converta in realtà.
 
Alan García,  grande amico di Carlos Andrés Pérez y Felipe González, ha già dimostrato di non avere scrupoli con i massacri dei penitenziari di El Frontón y  Lurigancho (durante il suo primo governo nel 1986), quando vennero uccisi con un colpo alla nuca più di cento detenuti, dopo aver bombardato le carceri.
 
 
(1) Meeting a Trujillo, Perú 21, 13 marzo 2006.
 
(2) Si può consultare in :http://cazasutil.blogspot.com/2006/06/antero-flores-araoz-le-vas-preguntar.html , allacciato con www.ideeleradio.org.pe .
 
(3) La República, 17 agosto 2006
http://www.ild.org.pe/pdf/TLC_Interno-Peru.pdf
 
(4) El TLC non scompare.. La República, 12 de octubre de 2006.
http://www.larepublica.com.pe/component/option,com_contentant/task,view/id,127077/Itemid,0/
 
(5) Multinazionali USA spingono il TLC con Perú. Diario El Correo, 13 ottobre 2006. 
 http://www.correoperu.com.pe/paginas_nota.php? nota_id=35396&seccion_nota=12*
  
Traduzione dallo spagnolo di FR per www.resistenze.org