www.resistenze.org - popoli resistenti - pakistan - 28-10-09 - n. 292

da www.torontosun.com/comment/columnists/eric_margolis/2009/10/18/11438481-sun.html
Traduzione dall'inglese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
 
La guerra alle porte di casa crea il caos in Pakistan
 
di Eric Margolis
 
18/10/2009
 
Il Pakistan, sempre più destabilizzato dalla guerra guidata dagli Usa nel vicino Afghanistan, si avvicina al punto di rottura.
 
Bombardamenti e sparatorie hanno scosso questa nazione di 167 milioni di abitanti, tra cui un audace attacco al quartier generale dell'esercito a Rawalpindi ed un massiccio bombardamento dell’esotico Khyber Bazar di Peshawar.
 
L'esercito pakistano sta preparando una grande offensiva contro le tribù pashtun ribelli nel Sud Waziristan. Nel frattempo, il debole, insediato dagli Usa e profondamente impopolare governo di Islamabad si trova dinanzi ad un sempre più astioso confronto con i militari.
 
Come il proverbiale elefante nel negozio di porcellana, l'amministrazione Obama ed il Congresso statunitense hanno scelto questo periodo esplosivo per cercare di imporre un ulteriore controllo americano sul Pakistan visto che il premio Nobel per la pace Obama sembra in procinto di inviare migliaia di suoi soldati in Afghanistan.
 
Tragicamente, la politica degli Stati Uniti nel mondo islamico continua ad essere guidata da arroganza imperiale, profonda ignoranza e da specifici gruppi di interesse.
 
L'attuale disegno di legge Kerry-Lugar-Berman, avanzato con la benedizione del presidente Barack Obama, rappresenta la più maldestra diplomazia del dollaro. Al Pakistan, portato alla bancarotta dalla corruzione e dai latifondisti feudali, vengono offerti 7,5 miliardi dollari in cinque anni, ma con scandalose limitazioni.
 
Gli Stati Uniti vogliono costruire a Islamabad una nuova mastodontica ambasciata con un personale di 1.000 unità, la seconda per grandezza dopo l’ambasciata-fortezza di Baghdad. Nuovo personale è necessario, reclama Washington, per monitorare i 7,5 miliardi dollari di aiuti. Così, mercenari statunitensi stanno per essere introdotti per difendere gli “interessi" americani. Nuove basi Usa verranno aperte. La maggior parte di questo nuovo aiuto finirà dritto nelle tasche dell’establishment filo-occidentale al governo, circa l'1% della popolazione.
 
Washington esige anche il potere di veto sulle promozioni all’interno delle forze armate e dei servizi di intelligence (ISI) del Pakistan. Questo rozzo tentativo di prendere il controllo degli orgogliosi 617.000 militari del Pakistan ha fatto infuriare le forze armate.
 
Fa tutto parte della strategia "AfPak" di Washington per serrare sotto un controllo più rigoroso l’irrequieto Pakistan e fare uso delle sue forze armate e delle sue spie in Afghanistan. Prendere il controllo dell'arsenale nucleare del Pakistan, la chiave della sua difesa nazionale contro la molto più potente India, rappresenta l'altro obiettivo cardine per gli Stati Uniti.
 
Tuttavia, il 90% dei pakistani si oppone alla guerra condotta dagli Usa in Afghanistan, e guarda ai talebani e ai loro alleati come la resistenza nazionale contro l'occupazione occidentale.
 
Violenza
 
In modo allarmante, gli attacchi violenti sul governo del Pakistan provengono non solo dalle, una volta autonome, tribù pashtun (erroneamente chiamate "talebane") della North West Frontier Province (NWFP), ma sempre più da quelle della provincia più grande, il Punjab. Recentemente, l'ambasciatore Usa a Islamabad, in un momento di arroganza imperiale, ha invocato attacchi aerei sui leader pashtun a Quetta, capitale della provincia pakistana dell’irrequieto Baluchistan.
 
Washington non si è presa nemmeno la briga di chiedere il permesso all’impotente governo di Islamabad per lanciare gli attacchi aerei all'interno del Pakistan.
 
L’arrivo della bustarella Kerry-Lugar-Berman fa infuriare la maggior parte dei pakistani che accusano il governo del presidente Asif Ali Zardari di essere un mercenario degli americani. Zardari, vedovo di Benazir Bhutto, è stato inseguito per decenni dalle accuse di corruzione. I suoi principali collaboratori in Pakistan e a Washington sono stati denunciati da ciò che resta dei media Pakistan non ancora sotto controllo governativo.
 
Washington sembra ignorare la furia che la sua grossolana e controproducente politica ha scatenato in Pakistan. L'amministrazione Obama continua ad ascoltare i neoconservatori, i falchi militari e gli "esperti" di Washington che dicono solo ciò che vuole ascoltare, ma non i fatti. Ottawa fa la stessa cosa.
 
Rivolta
 
Come risultato, i militari del Pakistan, la principale istituzione della nazione, sono stati spinti fino al punto di una rivolta. Sullo sfondo di attentati e sparatorie arrivano voci secondo cui i capi delle forze armate e dei servizi pakistani potrebbero essere sostituiti.
 
I pakistani chiedono la rimozione dell’uomo forte del regime di Zardari, il ministro dell'Interno Rehman Malik. Molto clamore si fa intorno all’ambasciatore del Pakistan a Washington, la vecchia conoscenza Hussain Haqqani, che è visto come troppo vicino agli americani. Si sospetta che l'astuto Haqqani stia facendo di tutto per ottenere che gli Stati Uniti lo aiutino a diventare il prossimo leader del Pakistan.
 
La possibilità di un colpo di stato militare contro lo screditato regime di Zardari cresce. Ma il Pakistan è dipendente dal denaro degli Stati Uniti, e teme l'India. Possono i suoi generali permettersi di rompere con i protettori di Washington?
 
eric.margolis@sunmedia.ca