www.resistenze.org - popoli resistenti - polonia - 08-11-05

Elezioni politiche e presidenziali in Polonia: Nuova tegola sull’Europa

 

Di Marcello Graziosi

 

Dopo la sonora bocciatura dell’ipotesi di trattato costituzionale da parte di Francia ed Olanda, la conseguente crisi politica sul bilancio dell’Unione e la non vittoria dell’alleanza di centro-destra in Germania, una nuova tegola è piombata sull’Europa. Piove sul bagnato, verrebbe da dire, e le nuvole questa volta raggiungono Bruxelles dalla Polonia, il più grande e più importante tra i paesi entrati a far parte dell’UE dal 1 maggio 2004, dove si sono tenute in queste settimane tanto le elezioni politiche (25 settembre), quanto le presidenziali (9 e 23 ottobre). Elezioni che hanno completamente ridisegnato la geografia politica del paese, con la sconfitta (annunciata) della socialdemocrazia di orientamento liberale che ha governato il paese negli ultimi quattro anni e la vittoria (inaspettata) della destra oscurantista, nazionalista e sociale contro la più quotata destra liberista.

 

La Polonia a guida socialdemocratica

Dopo l’esperienza disastrosa del governo guidato dalla destra di Azione Elettorale Solidarnosc (Aws), il 23 settembre 2001 l’Alleanza per la Sinistra Democratica (Sld, coalizione di centro-sinistra) si è imposta nettamente, insieme alla piccola Unione del Lavoro, con il 41% dei consensi. Nel frattempo, la Polonia era entrata a far parte della NATO, sostenendo l’aggressione contro la Repubblica Federale Jugoslava del 1999, con grande soddisfazione del governo di destra e del Presidente Kwasnewski, socialdemocratico, eletto una prima volta nel novembre 1995, dopo aver sconfitto Walesa al ballottaggio, e riconfermato al primo turno l’8 ottobre 2000. Una scelta “bipartisan”, per usare una terminologia sempre più cara anche alla politica estera italiana.


La Polonia aveva già avuto un governo di coalizione di centro-sinistra (1993-1997), formato dai socialdemocratici e dal Partito Polacco dei Contadini (Psl) ma, grazie alla subalternità dell’allora presidente Sld Kwasnewski ai disegni di integrazione euro-atlantica della Polonia e delle riforme ispirate dal FMI, questa esperienza ha, di fatto, aperto la strada alla vittoria della destra di Aws del settembre 1997.


Una storia che si è ripetuta, puntuale, alle ultime elezioni politiche e presidenziali, con la sola differenza che la socialdemocrazia polacca, in questi anni tanto vicina alla coppia Bush-Blair da inviare un contingente militare nell’Iraq occupato, è quasi scomparsa dall’intero quadro politico. Negli ultimi due anni, per la verità, il popolo polacco aveva manifestato segnali di crescente malcontento nei confronti delle politiche moderate e liberali poste in essere dal governo, trovandosi però di fronte ad un muro impenetrabile.


Il 7-8 giugno 2003, ad esempio, la partecipazione al referendum sull’adesione all’Unione Europea si era fermata ad un deludente 58,85%, assolutamente al di sotto delle aspettative ed in contrasto evidente con le trionfali dichiarazioni euro-entusiaste del governo. Una contraddizione che i vertici UE hanno preferito non vedere. Alle europee del giugno 2004, poi, il tasso di astensione ha raggiunto il 78,8%, decretando una sonora sconfitta per l’Sld (11% e 6 seggi su 54) e l’avanzata delle diverse formazioni di destra, a partire soprattutto dalla liberista Piattaforma Civica (Po, 27% e 17 seggi) e dalla oscurantista e reazionaria Lega delle Famiglie Polacche (Lpr, 16% e 10 seggi).

Questi segnali non hanno impedito al governo socialdemocratico di proseguire su una linea sostanzialmente liberale sul fronte interno e di sostegno ai progetti dell’imperialismo USA e UE in politica estera, con la Polonia chiamata a svolgere, insieme alle Repubbliche Baltiche, un ruolo attivo nel processo di destabilizzazione dell’Ucraina in funzione antirussa[i].

 

Le elezioni politiche del 25 settembre


Una significativa e sostanziale svolta a destra, quella determinatasi con le elezioni del 25 settembre, caratterizzate da una bassa affluenza alle urne (40,57%), segno evidente di una crescente disillusione e disaffezione del popolo polacco nei confronti dell’attuale dibattito politico. Il partito Giustizia e Libertà (PiS) che, guidato dai gemelli Kaczynski, rappresenta la destra nazionalista e “sociale”, ha ottenuto il 27% dei consensi (contro il 12% ed i 7 seggi delle europee del 2004), con la destra liberista di Piattaforma Civica (Po) al 24,14%, la destra populista e razzista di Samobrona (Autodifesa, Sa) all’11,41% (13% alle europee) e la già citata Lega delle Famiglie Polacche (Lpr) al 7,97%.

Sull’altro fronte la Sld si è fermata all’11,31% ed il Psl al 6,96, con la coalizione inedita tra Verdi ed Unione del Lavoro (Sdpl) al 3,89. Questi i numeri di una sconfitta potenzialmente disastrosa per le forze della sinistra polacca.

Se tutti i commentatori davano per scontato un accordo di governo, seppure difficile, tra le due maggiori anime della destra polacca (PiS e Po), la campagna per le elezioni presidenziali ha finito per complicare ulteriormente un quadro già complesso.

 

La vittoria di Lech Kaczynski alle presidenziali


A seguito del ritiro del maggiore candidato della sinistra, Cimoszewicz, fatto oggetto di una campagna oltraggiosa e calunniosa, e la morte dell’altro candidato della sinistra più radicale, Podrzycki, esponente di quella che è stata l’ala operaista di Solidarnosc (“Agosto ‘80”)[ii], in un incidente stradale, lo scontro era di fatto limitato alle diverse componenti della destra, con favorito il candidato della destra liberista, Tusk (Po), sostenuto da Kwasnewski e Walesa. Il programma elettorale di Tusk era incentrato sul rilancio del processo di privatizzazione in tutti i settori economici e, come per la CDU tedesca, sull’introduzione di un’unica aliquota fiscale, mentre sul piano delle relazioni internazionali il baricentro della proposta era incentrato sull’integrazione nella UE.


In testa dopo il primo turno, Tusk ha subito un’inaspettata sconfitta al ballottaggio contro Lech Kaczynski (PiS), sostenuto dai settori più aggressivi e radicali della destra polacca (da Samobrona alla Lpr) e dalla influente Radio Marja. L’esponente di Legge e Giustizia si è dichiarato contrario alla Costituzione europea, mostrando “disinteresse” ed “indifferenza”[iii] per l’appartenenza della Polonia all’UE, tanto da voler organizzare un referendum sull’euro entro il 2010, sostenendo invece sul piano politico e sociale la reintroduzione della pena di morte, l’epurazione degli ex-comunisti dalla pubblica amministrazione ed il divieto dell’insegnamento nelle scuole per i gay. Una miscela esplosiva di conservatorismo e populismo. Sul piano delle relazioni internazionali, poi, oltre la richiesta di danni di guerra alla Germania, Kaczynski non ha mai nascosto il progetto di voler rinsaldare i legami con Washington e con il Vaticano, faticando non poco a contenere le proprie pulsioni antirusse ed antieuropee. Dalle reazioni della Commissione UE traspaiono evidenti segnali di imbarazzo e preoccupazione.


Su questi contenuti Kaczynski ha sbaragliato Tusk (54 contro 46% e percentuale di affluenza di poco superiore al 50%), ottenendo un vero e proprio plebiscito nelle aree rurali, maggiormente permeabili al conservatorismo sociale e, dopo essere state colpite a fondo dalle politiche liberali del governo socialdemocratico, condotte in nome dell’ingresso nella UE, maggiormente preoccupate di un’affermazione di Tusk. Ha ragione, a tal proposito, Meardi quando scrive che i fratelli Kaczynski “hanno utilizzato al meglio la carta della politica sociale, capendo che la Polonia voleva rompere con sedici anni di capitalismo selvaggio, aumento delle disuguaglianze, smantellamento dello stato sociale e disoccupazione al 18%. Kaczynski, con un programma di difesa dei meno abbienti, ha raccolto il sostegno di Solidarnosc e ha ottenuto oltre il 70% nelle campagne, tra i pensionati e tra i cittadini a basso livello di istruzione”[iv]. A tanto si può arrivare quando la sinistra, anche moderata, abdica alla propria funzione storica e politica.

 

I difficili equilibri di governo


La vittoria di Kaczynski e la durezza dello scontro tra PiS e Po durante la campagna per le presidenziali hanno finito per influire anche sugli equilibri politici più complessivi, con Marcinkiewicz (PiS) che, dopo aver ricevuto da Kwasnewski l’incarico di formare un nuovo governo, sarà con ogni probabilità costretto a costituire un esecutivo di minoranza, stante l’indisponibilità di Po a sostenere un governo di coalizione dopo la sconfitta di Tusk e con le forze della destra estrema pronte a far pesare il sostegno determinante fornito a Kaczynski nel ballottaggio[v].


Primo passo del neo-eletto presidente: rinegoziare con Bush la permanenza delle truppe polacche in Iraq, che avrebbero dovuto essere ritirate dal gennaio 2006. Sulle ceneri del governo della sinistra socialdemocratica, il buon giorno si vede dal mattino.



[i] Sull’evoluzione del quadro politico polacco dal 1991 mi permetto di citare, da ultimo, M. Graziosi e C. Buttazzo, “L’Europa centro-orientale”, in “L’Ernesto”, anno XI, n. 6, novembre-dicembre 2003. Sull’integrazione della Polonia nell’UE a partire dal 1 maggio 2004 è utile leggere G. Meardi, “Polonia a bocca amara”, in “Il Manifesto”, 9 aprile 2004.

Riguardo l’Ucraina, la Sld ha approvato un appello durante i lavori del III Congresso a Varsavia il 18 dicembre 2004 (“Agli amici ucraini”, www.sld.org), nel quale la Sinistra Polacca sprona il popolo ucraino a mobilitarsi in favore dei disegni di integrazione dell’ex repubblica sovietica nella NATO e nella UE.

[ii] Per una breve biografia di Podrzycki si legga Gu. Mea., “Addio a un leader della sinistra”, in “Il Manifesto”, 27 settembre 2005. Il Partito Polacco del Lavoro da lui fondato raggruppa le esili organizzazioni della sinistra radicale polacca, dal Partito Socialista al Partito Comunista, dall’ala dura di Solidarnosc ai pensionati, agli anticlericali.

[iii] G. Bertinetto, “Polonia, due gemelli in rotta di collisione con l’Europa”, in “L’Unità”, 25 ottobre 2005.

[iv] G. Meardi, “Polonia, la paura fa Kaczynski”, in “Il Manifesto”, 25 ottobre 2005.

[v] Sulle presidenziali e sugli equilibri di governo, oltre a quanto già citato, E. Singer, “L’uragano Kaczynski arriva in Europa”, in “La Stampa”, 25 ottobre 2005; K. S. Karol, “Sorpasso alla polacca”, in “Il Manifesto”, 25 ottobre 2005 e L. Malsano, “Sociale ed euroscettica la Polonia dei Kaczynski”, in “Il Sole 24 Ore”, 25 ottobre 2005.