www.resistenze.org - popoli resistenti - polonia - 05-04-07

da: www.aurorarivista.it
 
Polonia: il ruolo controrivoluzionario di Solidarnosc
 
Davide Rossi
 
"Solidarnosc è diventato il costruttore del capitalismo in Polonia.” La frase certo dura è ancora più pesante se si scopre che a pronunciarla è Aleksander Smolar, allora dirigente di quella formazione e inseguito consigliere del presidente della Repubblica espressione di Solidarnosc: Mazowiecki. Che cosa sia il capitalismo lo si può scoprire da un allora militante di Solidarnosc – forse oggi un po’ pentito - che non ha fatto carriera ma è rimasto ai cantieri navali di Danzica, cantieri che oggi non si chiamano più Lenin. Roman Swierszcz spiega: “Oggi i soldi sono tutto, siamo stati dimenticati e traditi, qui ai cantieri siamo rimasti in tremila e produciamo due navi l’anno, 25 anni fa eravamo 16mila e producevamo 30 navi.” Poi iniziò la stagione di Solidarnosc.
 
In Italia allora tutti o quasi – anche a sinistra – scrivevano articoli sugli “eroici” operai polacchi. A distanza di 25 anni il giudizio su Solidarnosc può essere più sereno, non per questo meno severo. Solidarnosc e il signor Walesa che lo guidava, con i soldi del Vaticano, meglio, dei contribuenti italiani, in particolare del Banco Ambrosiano, che passavano allo IOR, Istituto per le opere religiose e banca del Vaticano e quindi in valige diplomatiche del vescovo polacco Glemp, non controllabili alle frontiere, valigie ricordiamolo fortemente volute da papa Giovanni Paolo II, ha contribuito a cambiare la politica europea. Oggi lo stato polacco non è più comunista, quando era comunista tutti avevano casa, scuola, sanità, lavoro, oggi il 18% dei cittadini di quella nazione sono disoccupati.
 
Solidarnosc era quindi uno strumento della guerra fredda e questo lo ha sempre dimostrato, non lo si può certo ritenere un soggetto sindacale, ma della lotta politica, non a caso vince le elezioni del 1989 con la maggioranza assoluta, per poi sparire molto rapidamente, dopo aver portato appunto i polacchi nel capitalismo. La Polonia di oggi non è migliore di quella di 25 anni fa, anzi. Possiamo quindi concludere che la vittoria del gruppo politico Solidarnosc – ribadiamolo politico, non sindacale - non ha coinciso con una maggiore democrazia e una maggiore giustizia per il popolo polacco. Come vincitori della guerra fredda gli uomini di Solidarnosc si attribuiscono tuttavia questi meriti, oltre ovviamente a ritenersi i portatori della libertà nell’Europa dell’Est.
 
Ma se la storia è scritta dai vincitori, l’analisi storica è svincolata da qualunque obbligo verso il potere, qualunque esso sia. Mi piace allora aggiungere una postilla ricordando come – almeno su un punto – i comunisti polacchi allora siano stati troppo buoni. Di fronte infatti a mesi e mesi di scioperi che procedevano con la seguente scansione giornaliera: comizio di Walesa, messa e tutti a casa per pranzo, in modo da stare in famiglia e con i figli, aiutandoli nel pomeriggio a far i compiti o portandoli al parco, bene, per tutti quei mesi il governo comunista ha continuato a pagare gli stipendi, senza effettuare trattenute per le giornate di sciopero. Oggi anche in Polonia sanno che se si sciopera si perde la retribuzione della giornata di lavoro e nella stagione del liberismo estremo a volte si perde anche il lavoro.