www.resistenze.org - popoli resistenti - romania - 29-11-09 - n. 297

da http://civilizacionsocialista.blogspot.com
Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
 
Straordinario materiale in merito all’industrializzazione socialista della Romania
 
Ringraziamo molto l’amico e compagno José Luis Forneo, per il materiale inviatoci e che ha pubblicato sul suo magnifico blog "Un vallekano en Rumania" http://imbratisare.blogspot.com, sull'industrializzazione in questo paese durante la guida comunista. 
Si tratta di un esempio per i paesi del Terzo Mondo alla ricerca di una via d'uscita dall’arretratezza, dalla dipendenza, dalla povertà e dal sottosviluppo. E raccomandiamo tutti i lettori, di visitare assiduamente questo impagabile blog. 
(nota: per problemi tecnici abbiamo tolto le didascalie e le interessanti foto, raccomandiamo quindi di consultare la pagina originale http://imbratisare.blogspot.com/2009/11/la-industrializacion-socialista-en.html)
 
Il Museo Nazionale di Storia della Romania ha creato un archivio di fotografie chiamato "Comunismul in Romania", progettato per mostrare i documenti grafici della società socialista, cercando di raccogliere tutti i suoi aspetti, la vita politica del Partito Comunista Rumeno e dei suoi membri di tutti i livelli, la vita sociale, le vacanze, l’educazione, la formazione, la sanità, ecc... 
Un progetto molto interessante che raccoglie testimonianze della vita reale dei rumeni, che vanno oltre la demonizzazione che il socialismo ha subito dopo il 1989 e lontano dalla sua mitizzazione.
 
Infatti mostra il progredire incomparabile della società rumena dopo la Seconda Guerra Mondiale , che vide prosperare il suo livello di vita con una crescita del P.I.L. mai vista prima, con benefici per i lavoratori ed i cittadini sotto forma di diritti sociali collettivi e di accesso a livelli di benessere mai vissuti in occidente (non tanto per quel che riguarda i salari, ma in termini di sicurezza dell' impiego, collettivizzazione e sviluppo, sanità, educazione, e servizi sociali in generale).
 
Per questo vi propongo una dimostrazione dell'evoluzione industriale della Romania, paese prevalentemente agricolo prima della Seconda Guerra Mondiale con scarsi investimenti in macchinari industriali e che si trasformò in un paese praticamente autosufficiente, con un'attività produttiva che non si è ancora riusciti ad eguagliare (mi riferisco alla produzione di capitale rumeno, ma anche alla produttività complessiva che viene eguagliata durante il capitalismo a partire dal 2006, cioè, 16 anni dopo la controrivoluzione).
 
La maggioranza dei complessi industriali ed agricoli sono stati venduti per un importo ridicolo, per essere poi abbandonati ed oggi far parte del paesaggio tipico della Romania, pieno di fabbriche in rovina, terreni incolti o lottizzati affinché non facciano concorrenza ai grandi produttori agricoli capitalisti dell’occidente. 
Nell’archivio fotografico si mostra come cambiò la vita dei lavoratori e dei contadini rumeni con la moltiplicazione del tessuto industriale, quasi inesistente prima e con la collettivizzazione agricola, la cui produzione riuscì a rifornire tutto il paese ed anche il resto dei paesi del COMECOM.
 
Anche l'esportazione industriale della Romania verso i paesi denominati del Terzo mondo, fu una pietra miliare senza precedenti (ormai la Romania è oggi prevalentemente un paese importatore) sia per quanto riguarda le materie prime, che per i prodotti industriali elaborati come macchinari per la costruzione, trattori ed altri tipi di macchine agricole.
 
Fu un vero peccato che Ceausescu si indebitasse aprendosi al commercio coi paesi capitalisti alla fine degli anni settanta e che il debito trasformasse il paese in schiavo degli interessi occidentali. Quando Ceausescu se ne rese conto, tentò di rompere le catene con l'Europa e pagare il debito ad un ritmo accelerato, cosa che lasciò il paese sprovvisto di beni, mentre la sua enorme produzione agricola ed industriale veniva esportata.
 

 
http://imbratisare.blogspot.com/2009/11/rumania-1989-2009-aspectos-economicos-y.html
 
Romania 1989-2009, Aspetti economici e sociali
 
03/11/2009
 
N. Radacanu, uno dei redattori del blog http://l-avantgarde.blogspot.com, nel quale a volte anche io scrivo (si scrive in rumeno e per questo motivo che la mia partecipazione è limitata), ha fatto una breve sintesi dei lavori più recenti pubblicati dal giornale Economistul di Valeriu Tudor, con il titolo Romania 1989-2009, Aspetti economici e sociali. 
Il presente documento mette a confronto i dati socio-economici della Romania prima e dopo il 1989. E come è accaduto in ricerche condotte in altri paesi (per esempio in Slovacchia da Karol Ondrias, http://imbratisare.blogspot.com/2009/09/socializmus-contro-kapitalizmus.html) i dati economici non dimostrano in nessun caso le verità ipotizzate dai politici e dai mezzi di comunicazione, circa l’epoca socialista. 
Vi lascio al riassunto di Radacanu con alcuni miei commenti[in corsivo] Si tratta semplicemente di una raccolta di dati a mo’ di riassunto e non di uno studio analitico.
 
Ho esaminato gli effetti positivi e negativi del comunismo rumeno, paragonandoli con quelli del capitalismo post-comunista, utilizzando perciò diversi studi realizzati da specialisti in passato. Per quanto riguarda l’ambito economico e sociale, uno degli studi importanti è quello del dr. Valeriu Tudur, intitolato ROMANIA 1989-2009, Aspetti Economici e Sociali, edito dal giornale Economistul in quattro numeri consecutivi (dal 6 all’11 di agosto del 2009).
 
Base di comparazione
 
Nel 1989 la Romania aveva una popolazione di 23,1 milioni di abitanti, rispetto ai 15,8 milioni del 1948. 
La vita media è passata dai 52 anni del 1948, ai 69 del 1989. 
La crescita della natalità, dato positivo, fu oscurato dalla legge sull'aborto che provocò la crescita della mortalità femminile, in quanto le donne abortivano di nascosto
 
[si ricordi che l'aborto era proibito anche durante l'epoca franchista in Spagna e fino agli anni 90 nella Spagna democratica e che ancora oggi c’è da mettersi le mani nei capelli per l'isteria religiosa nel nostro paese, ma nessuno dice che la chiesa spagnola, Franco, o i governi dell’Unione di Centro Democratico erano crudeli ed assassini perché proibivano l’aborto. Al contrario, la Romania era un paese avanzato, come il resto dei paesi dell'Est, nella libertà di scelta delle donne in relazione al proprio corpo, fino a Ceausescu. Nell'UE ci sono oggi paesi dove l'aborto è illegale, come Irlanda e nessuno accusa il governo di essere assassino. E’ che le cose si misurano sempre a seconda dell’interesse di alcuni in un certo momenti].
 
L'industria nell'anno 1989 registrò una crescita di 120 volte superiore a quella del 1945, anno in cui termina la Seconda Guerra Mondiale. L’agricoltura produceva 30 milioni di tonnellate di cereali per 23 milioni di abitanti. Tuttavia il pane era razionato ed i contadini compravano il pane nelle città.
 
[Centralizzazione dell'economia. La scarsità si sentì solo quando Ceausescu si impegnò sul fronte dell'indipendenza economica ed energetica e nel pagamento del debito contratto dopo la sua apertura verso l’Occidente. Quando si rese conto di ciò, era già troppo tardi e la Romania era ipotecata con i paesi occidentali - come ora -, anche se Ceausescu ed il suo governo fecero il possibile per ritornare indietro a tutta velocità]
 
Contemporaneamente il PIL era cresciuto in 36 volte rispetto a1945. Un terzo del PIL era destinato allo sviluppo industriale. Nell'agricoltura lavoravano 3 milioni di persone, su un totale di 11 milioni (popolazione attiva).
 
Energia
 
Nel 1989 la Romania produceva 17.851 milioni di kWh, rispetto ai 1.130 milioni del 1938. Allo stesso modo la produzione di petrolio era, nel 1989, di 9.173 milioni di tonnellate, contro le 6.594 milioni di tonnellate del 1938. Il picco massimo di produzione petrolifera si ebbe nel 1970, quando si arrivò al livello di 13.377 tonnellate.
 
Produzione automobilistica
 
Nel 1938 in Romania non si producevano camion, ma nel 1989 dalle fabbriche rumene ne sono usciti 17.124 unità ed il livello di produzione massima si ebbe nel 1983, con 77.142 unità. Ugualmente, prima della Seconda Guerra Mondiale la Romania non produceva né trattori né macchine agricole, mentre nel 1989 si producevano 5.649 macchine, contro le 6806 del 1985. La stessa cosa succedeva con i trattori e prima del 1989 la Romania li esportava anche nei paesi del Terzo mondo.
 
Ingegneria civile
 
La costruzione civile rappresentò un sforzo di investimenti e di uomini considerevole. Bisogna a tal proposito menzionare il Canale Danubio del Mar Nero, la centrale idroelettrica di Portile di Fier, la metropolitana di Bucarest (60km), le irrigazioni attraverso i canali per 5,6 milioni di ettari ed il primo gruppo di centrali nucleari di Cernavoda.
 
La costruzione delle abitazioni era nel 1989 di 55.000 appartamenti, la punta più alta si ebbe nel 1981 con 150.500 [non si davano in proprietà, ma erano un diritto cittadino in cambio del pagamento di un piccolo canone d’affitto. Si trattava di edilizia popolare, senza interesse speculativo, edifici simili a quelli che si costruivano nel mondo occidentale in quell'epoca, benché oggi per l’incuria e la mancanza di investimenti istituzionali sembrino di cattiva qualità].
 
Situazione negli ultimi 20 anni
 
Nell'esame degli aspetti sociali ed economici del periodo 1989-2009 bisogna segnalare i seguenti dati:
 
La popolazione della Romania nell'anno 2008 era di 20 milioni di abitanti [3 meno che nel 1989] conseguenza dell'esodo massiccio all'estero specialmente in Spagna, Italia ed Ungheria [ma che esodo, io la chiamerei fuga dopo lo smantellamento industriale del paese…]. Più di 350.000 bambini, dei quali il 50 % con meno di 10 anni, hanno i loro genitori fuori dal paese, con effetti negativi per la famiglia. Il calo dei tassi di natalità e mortalità sono fenomeni costanti degli ultimi 20 anni. Attualmente vivono nel paese di 2,5 milioni di pensionati delle aziende ex-cooperative, con pensioni molto basse [dopo lo smantellamento di queste cooperative si sono ritrovati con piccoli appezzamenti che non danno loro di che sopravvivere].
 
La ricchezza nazionale ha subito, a causa della privatizzazione, una perdita valutata in circa 60 miliardi di euro svenduti a soli 6 miliardi di euro [un furto pazzesco sul quale c’è ancora da investigare e giudicare]. In molti casi le vecchie imprese pubbliche importanti sono passate di proprietà ad altri stati (Romtelecom, Petrom, Distrigaz) senza il rispetto delle leggi della privatizzazione.
 
La flotta commerciale rumena che nel 1989 era la settima al mondo, fu venduta in condizioni ancora poco chiare [quando l'attuale Presidente Basescu era ministro dei Trasporti]. A seguito dello smantellamento delle attività cooperative agricole, i beni sono stati abbandonati o distrutti. Molte delle reti di canalizzazione agricola sono oggi in rovina.
 
Nel 2007 solo il 24% dei gruppi di impresa della Romania erano controllati da capitale rumeno. Sono apparsi i milionari (in euro) ma è cresciuta la percentuale di popolazione che vive sotto la soglia di povertà [alcuni dati assicurano che si tratta del 25%].
 
Il Prodotto Interno Lordo, che esprime la produzione e la ricchezza di un paese, è diminuito costantemente negli anni post-rivoluzione ed ha superato quello del 1989 solo a partire dal 2004, ma ora nel 2009 è incominciato a diminuire ad un tasso dell’8%.
 
Se diamo al 1989 la percentuale del 100%, nel 1990 era del 94,4%; 1991 del 82,2%; 1992 del 74,9%; 1993 del 76,1%; 1994 del 79,1%; 1995 del 84,7%; 1996 del 88,0%; 1997 del 82,6%; 1998 del 78,7%; 1999 del 77,7%; 2000 del 79,3%; 2001 del 83,9%; 2002 del 88,2%; 2003 del 92,7%; 2004 del 100,6%; 2005 del 104,7%; 2006 del 112,8%; 2007 del 119,6%; 2008 del 130,3%.
 
Se Romania si fosse mantenuta al ritmo di crescita del 1989, un 5 %, il PIL del 2009 sarebbe del 265,3 %, [la differenza tra questo 265 % ed il 130 % realmente raggiunto, è abissale e dimostra come il capitalismo ha fatto perdere ai rumeni quasi 20 anni di sviluppo].
 
La struttura del PIL nel 2008 è completamente differente da quella del 1989: la percentuale della produzione industriale, agricola e delle esportazioni, è scesa in favore delle costruzioni, dei servizi e delle importazioni [vale a dire che l'industria e quasi tutta la capacità produttiva della Romania sono state distrutte per lasciare il paese agli investitori stranieri, cioè il paese è stato colonizzato].
 
L'industria ha seguito una curva discendente dopo il 1989, molte infatti sono state chiuse. Purtroppo nel 2008, la petrolchimica era attiva al 35% rispetto al 1989. [un 65% consapevolmente rimosso per lasciare i romeni nelle mani degli avvoltoi dell’Ovest].
 
L'attuale crisi economica inciderà ulteriormente su questa situazione.
 
Nell'anno 2008, 12.000 imprese non avevano la possibilità di pagare gli stipendi. Circa il 90% dell'industria chimica ha smesso di funzionare a causa della crisi. Nei primi tre mesi del 2009 il numero dei fallimenti è aumentato del 84%.
 
L'Agenzia nazionale per l'occupazione della forza lavoro prevede che il tasso di disoccupazione, entro la fine dell'anno, coinvolgerà dalle 550.000 alle 600.000 persone. Si teme che il numero potrebbe arrivare fino ad 1.000.000 se la situazione non migliora, oltre alla possibilità che 700.000 rumeni che lavorano fuori dal paese, perdendo il loro lavoro, tornino in patria.
 
L'agricoltura ha sofferto considerevolmente in questo periodo e nel 2009 si sono lavorati solamente 5 milioni di ettari su un totale di 9,3 milioni nel 1989. Gli aiuti dell'UE non riescono a dare impulso alla produzione agricola perché la distruzione delle cooperative ha fatto si che il 45% delle fattorie abbiano meno di un ettaro di terra. Inoltre circa il 15% della terra arabile è colpita dalla siccità [per l'abbandono degli impianti di distribuzione; questo significa che le criticate cooperative agricole vennero eliminate e sostituite da…nulla. Oltre al fatto che tutte le opere di irrigazione effettuate dal comunismo, si sono trasformate in trincee abbandonate in mezzo a campi secchi].
 
Il 70% degli alimenti consumati in Romania di oggi provengono dalle importazioni [logico, dato che la struttura produttiva è distrutta] e per ricostruire la superficie forestale del 1989 bisognerebbe reimpiantare minimo 1 milione di ettari. L'educazione e l'insegnamento hanno seri problemi. L'istruzione elementare non è più obbligatoria e la Romania si trova con nuovi analfabeti [che non aveva nel 1989] ed il loro numero oggi è di circa 1 milione di persone.
 
La qualità dell'educazione fa desiderare e nel test internazionale PISA, gli alunni rumeni di oggi si classificano al 47° posto su 57 paesi, in contrasto con la qualità del livello di istruzione dei paesi socialisti [gli investimenti pubblici nel settore dei servizi sociali, sanità e istruzione sono sempre più bassi].
 
La Sanità ha sempre più problemi, alcuni anche pericolosi. Gli ospedali non rinnovano i loro materiali, si trovano in edifici vecchi e con pochi medici, specialmente nelle zone rurali. La media è di 1,9 medici per 1000 persone, con salari molto bassi per l'attuale livello dei prezzi. Secondo un recente sondaggio, il 60% dei medici vogliono lasciare il paese.
 
È cresciuto e il tasso di mortalità dei bambini nati con malformazioni.
Un rumeno su quattro soffre di obesità [gli alimenti si consumano nei fast food tipici di scarsa qualità, come accade nel resto del mondo capitalista]. 
La Romania è al primo posto in Europa per morti di tubercolosi ed infermità in relazione diretta con la povertà.
 
Altri settori in cui la Romania ha una situazione delicata sono i trasporti, la ricerca scientifica, il commercio estero e, specialmente, il livello di vita.
 
Dal 2001 al 2008 si sono costruiti solo 26.000 appartamenti [tutti accessibili, solo indebitandosi per la vita] ed attualmente 11 milioni di rumeni, cioè il 50% della popolazione, si appoggia ad una qualche forma di assistenza sociale [l’assegno sociale è ridicolo, pari in media a 400 lei, cioè 100 euro al mese].
 
In un altro lavoro indispensabile per conoscere le conseguenze della transizione economica della Romania, "Transizione, più dura che una guerra 1990-2000" "Tranzitia mai grea decat un razboi. Romania 1990-2000" del professor Nicolae Belli [Ed. Expert 2001] l'autore scrive: "Nonostante l'apertura democratica che portò alla rivoluzione del 1989, la Romania è affondata immediatamente in una profonda crisi economica, sociale, politica e morale, nella quale si mantiene (....) La transizione rimane nella storia come il periodo più difficile e più orribile dopo le due guerre mondiali…”
 
È difficile rispondere alla domanda: che futuro ci aspetta con un fardello così carico di povertà sulla nostra schiena?
 
Indietro non possiamo ritornare.
 
Inoltre se questo passato fosse stato buono, la storia non l'avrebbe abbattuto [questo è un parere, vorrei assicurare che è motivato dalla necessità di pubblicare l'opera, dal momento che la censura nel capitalismo non si basa sul proibire le pubblicazioni, ma sul non finanziarle, come con il colonnello Martinez Ingles in Spagna, col suo libro su re Juan Carlos che nessuno vuole pubblicare - meno male che esiste Txapalarta]. Il tempo è irreversibile ed inoltre corre molto velocemente… Non esiste altra soluzione che andare avanti, concentrandoci sul presente e guardare al futuro [un futuro molto nero, se si guarda al passato per comprendere la gran truffa che è avvenuta].
 
La crisi economica, dalla quale la Romania è lontana dall’uscire, aggrava notevolmente le statistiche. La ripresa negli anni a venire dipenderà in gran parte dalla qualità degli uomini politici delle autorità legislative e dirigenti e, in ultima istanza, dalla devozione alla causa pubblica dei dirigenti del paese [ed io direi che, poiché questi politici di cui parla, non pensano prima al pubblico ma al privato - in fin dei conti arrivano al potere grazie alle campagne pubblicitarie finanziate dalle grandi multinazionali - tutto dipenderà della capacità del popolo rumeno, spagnolo, o tedesco, di ogni popolo, ad agire per la costruzione del proprio futuro e smettere di considerare la libertà come una concessione del potere, incominciando ad esigerla come diritto conquistato]
 
Fonte 
http://l-avantgarde.blogspot.com/2009/11/dupa-20-de-anice-am-avutce-am-pierdutce.html