www.resistenze.org - popoli resistenti - romania - 15-12-15 - n. 569

Il governo rumeno non aumenterà il miserabile salario minimo attuale perché "nei paesi BRICS i lavoratori sono più poveri e non si lamentano".

Jose Luis Forneo | imbratisare.blogspost.it
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

08/12/2015

La nuova ministra dell'economia del governo "tecnocrate" rumeno, Anca Dragu, ha dichiarato che non aumenterà il salario minimo nel 2016, a differenza di come aveva previsto il governo del socialdemocratico Victor Ponta (dimesso appena qualche mese fa). Il piano era di innalzare il salario minimo di 1.050 lei mensili (230 euro lordi, ossia, poco più di 190 euro netti) fino a 1.200 (270 euro, 225 netti), qualcosa che ha a dir poco terrorizzato i neoliberali "apolitici" al governo.

Quale motivazione adducono? Curiosamente, la principale causa del rifiuto del gabinetto di Dacian Ciolos è "il grande nemico" delle corporazioni delle multinazionali occidentali, i BRICS, la nuova unione economica dei paesi emergenti che sta "rivoluzionando" il capitalismo portando all'estremo  la sua dottrina: la riduzione dei costi, specialmente quelli lavorativi.

La ministra, una giovane politica forgiata negli uffici comunitari e scelta come responsabile economica del suo governo dal commissario europeo convertito, senza esser votato da nessuno, in primo ministro della Romania per "raccomandazione" di Bruxelles, afferma che, letteralmente, "nei paesi BRICS, ossia Russia, India, Cina e Sud Africa, i lavoratori lavorano per poco denaro"; se si alzano i salari, anche se questi sono ridicoli e infimi, in Romania è possibile che le imprese, molto "democratiche" e "rispettose" dei diritti, se ne andranno in uno di questi paesi dove non ci si fa tanti scrupoli con i salari della classe operaia.

Come competere con Cina, India o Russia quando in questi paesi si applicano
in forma estrema i principi dell'economia neo-liberale, almeno per quello che riguarda i lavoratori? Di fatto, il presidente di Renault-Dacia in Romania ha già minacciato di trasferire le sue fabbriche in altri paesi dove "non costa tanto" la manodopera, se alla fine saranno obbligati ad aumentare il miserabile salario degli operai delle sue fabbriche.

Come si vede, i BRICS, tanto sostenuti da alcuni incompetenti comunisti, stanno diventando sia il modello che la scusa delle potenze occidentali, obbligando i loro governi coloniali a mantenere la classe operaia sufficientemente schiavizzata e umiliata affinché le loro imprese possano competere con gli idoli di gran parte della sinistra "rivoluzionaria" europea, paesi dove, come dice la ministra rumena, i lavoratori "sono poveri e non si lamentano". Ovviamente!

Ciò che fanno i BRICS, i governanti rumeni o dei paesi che formano l'orbita del capitalismo occidentale, ossia, estrarre il maggior profitto possibile dalla forza lavoro operaia, senza tener conto del benessere, dei diritti o della vita stessa del lavoratore, è il grande sogno di ogni criminale capitalista, che sia tedesco, statunitense, cinese o russo, prodotto della "più perfetta espressione della produzione e dell'appropriazione dei prodotti (il capitalismo) che poggia su antagonismi di classe, sullo sfruttamento degli uni da parte degli altri", come lo definirono K. Marx e F. Engels ne Il Manifesto del Partito Comunista.


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