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"Il popolo saharawi lotta per qualcosa di innato e proprio: la ragione di esistere"

Leandro Albani | lahaine.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

01/11/2019

I saharawi, dal 1975, subiscono l'occupazione illegale del loro territorio da parte della dittatura del Marocco. Intervista con Ahmed Fal Emhamed, rappresentante del Fronte Polisario.

Il popolo saharawi è "unito da un denominatore comune: la lotta e la resistenza per recuperare i suoi diritti legittimi e il suo territorio, che è stato illegalmente occupato da un paese vicino, il Marocco", sintetizza Ahmed Fal Emhamed, rappresentante in Argentina del Fronte Polisario (Fronte Popolare di Liberazione di di Saguia el Hamra e del Río de Oro)

In dialogo con La Tinta, Fal Hemhamed riassume la storia e l'attualità del Sahara Occidentale in poche parole. La realtà di questo territorio ubicato sulle coste africane dell'oceano Atlantico con una estensione di 284 mila km quadrati, "è anche un tema pendente alle Nazione Unite". Il Sahara Occidentale viene considerato come l'ultima colonia d'Africa, sotto il ferreo controllo della monarchia marocchina che invase il territorio il 31 ottobre 1975.

"Nazioni Unite, Consiglio di Sicurezza e Comitato di Decolonizzazione continuano a discutere ogni anno il tema del Sahara Occidentale come un caso pendente di decolonizzazione", spiega il rappresentante del Fronte Polisario.

Il popolo sahrawi, formato da circa 3 milioni di persone, si trova suddiviso in tre parti. Nonostante le divisioni imposte, tutti e tutte chiedono l'autodeterminazione e il rispetto dei loro diritti. L'occupazione illegale del Marocco dal 1975 ha avuto come conseguenza che migliaia di saharawi dovettero andare in esilio, un'altra parte rifugiarsi negli accampamenti nella provincia di Tinduf, nel sud dell'Algeria e il resto vivere nel proprio territorio originario sotto la repressione delle forze di sicurezza marocchine.

Quali sono le ragioni che esprime il Marocco per mantenere l'occupazione?

Il Marocco non ha alcuna ragione né giuridica, né politica, né storica sul Sahara Occidentale. Nel 1975 il Marocco sottopose alle Nazioni Unite le rivendicazioni storiche sul Sahara Occidentale e per questo motivo presentò una infinità di documenti giustificando che il territorio gli apparteneva. Le Nazioni Unite, attraverso il Tribunale Internazionale di Giustizia dell'Aja, che è il massimo organo giuridico che arbitra i contenziosi tra paesi, studiando per più di un mese questa documentazione presentò un dettame chiaro e netto il 5 ottobre 1975. Il parere del tribunale, che è pubblico, dice che il Marocco non ha alcuna ragione di sovranità sul Sahara Occidentale. Pertanto, tutte le pretese sono infondate, allora, non c'è nulla che impedisce al popolo saharawi di scegliere liberamente il suo destino attraverso l'implementazione di un referendum di autodeterminazione. Il Marocco ignorò questo parere e un mese dopo invase il territorio con la forza. Inoltre fu invaso dalla Mauritania da sud. Ma, con questo dettame, rimane totalmente ingiustificata la presenza del Marocco nel Sahara Occidentale.

Il popolo saharawi, così come tutti i popoli d'Africa, ha sofferto l'occupazione europea dopo la Conferenza di Berlino del 1885, nella quale le potenze europee si ripartirono il territorio. Il Marocco fu colonizzato dalla Francia e il Sahara Occidentale dalla Spagna. Sono due colonialismi differenti e pertanto anche i popoli sono storicamente differenti.

Nella regione il Marocco è un paese che ha una tendenza espansionista. Dopo la sua indipendenza dalla Francia, nel 1956, il Marocco si fondò sull'espansionismo territoriale. Ha avuto i suoi problemi con altri paesi vicini, come l'Algeria, di cui voleva parte del suo territorio e anche con la Mauritania. Il Marocco ha una filosofia di espansione e tutto ciò che è al suo fianco, vuole farlo suo.

L'occupazione marocchina ha a che vedere con le risorse naturali del Sahara Occidentale?

Il Sahara Occidentale è in una posizione geografica strategica. Ha una costa di 1.500 km e si trova a 15 minuti di aereo dalle Isole Canarie. Una delle ragioni fondamentali per il quale i marocchini invasero il Sahara Occidentale, è l'economia. Nella costa saharawi esiste un banco di pesca con le più svariate specie nel mondo: ci sono polpi, tonno, sardine, ogni tipo di frutti di mare. Il Sahara Occidentale ha una delle maggiori riserve di fosfato, che ha una grande importanza per l'agricoltura. Inoltre esistono tracce di petrolio e di gas naturale e ci sono minerali come l'oro e il ferro. Tutto questo fà del Sahara Occidentale un paese che attrae l'avidità del Marocco ed è la ragione della sua invasione nel territorio.

Attualmente, quale responsabilità ha la Spagna dopo esser stato il paese che ha colonizzato il Sahara Occidentale?

La Spagna continua ad esser considerata dalle Nazioni Unite come amministratrice di fatto, perché si ritirò in modo irresponsabile dal territorio e non ha adempiuto ai suoi impegni con le Nazioni Unite, che chiedevano l'autodeterminazione del popolo saharawi. La Spagna aveva l'obbligo di realizzare un processo di decolonizzazione, ma la sua fuoriuscita dal territorio fu repentina con la morte di Francisco Franco nel 1975, consegnando così il territorio ai due paesi vicini contro la volontà dei saharawi e di quello che chiedevano le Nazioni Unite. La Spagna è la responsabile per ciò che succede nel Sahara Occidentale.

Attualmente, c'è una solidarietà molto amplia del popolo spagnolo con il Sahara Occidentale e questo si deve al fatto che, praticamente, il popolo spagnolo si sente solidale e vicino ai saharawi per questa pagina storica e nera del loro governo. Esiste questo carico di coscienza e il popolo spagnolo si sente responsabile.

E' possibile che si realizzi il referendum di autodeterminazione del popolo saharawi?

Sono le Nazioni Unite e il suo Consiglio di Sicurezza che chiedono l'autodeterminazione dal 1960. Stabilirono un piano, che noi avevamo firmato e anche il Marocco, per giungere ad una soluzione attraverso l'implementazione del referendum di autodeterminazione. In questo referendum si pongono tre opzioni: che il popolo scelga l'indipendenza, l'integrazione al Marocco o che sia una autonomia all'interno del Marocco. Le tre opzioni le abbiamo accettate perché confidiamo nella decisione del popolo saharawi. Il Marocco ha accettato questo piano nel 1991, ma quando le Nazioni Unite iniziarono a lavorare e a determinare il corpo elettorale il Marocco si mi mise di traverso e iniziò a bloccare tutto il processo delle Nazioni Unite di implementazione del referendum.

Qual è la situazione del popolo saharawi, considerando l'occupazione, rispetto a settori come la salute e l'istruzione?

C'è la parte del popolo saharawi che vive nei campi dei rifugiati sotto l'amministrazione del Fronte Polisario e del governo della Repubblica Araba Saharawi Democratica (RASD), proclamata il 27 febbraio 1976. Il Fronte Polisario ha fatto un grande sforzo da quell'anno fino ai giorni nostri: ha dato una importanza fondamentale all'istruzione della popolazione e praticamente non abbiamo nessun bambino senza scolarizzazione. L'istruzione negli accampamenti è obbligatoria e gratuita. Questo sforzo del governo della RASD è stato elogiato in varie occasioni dalle organizzazioni internazionali.

Gran parte dei nostri giovani hanno avuto l'opportunità di studiare in paesi amici come Algeria, Cuba, Venezuela, Panama, Spagna. Sono giovani che hanno studiato all'università ed esistono decine e decine di laureati per il futuro dello Stato saharawi. Anche la sanità è un ambito a cui il governo della RASD dà importanza. Per quantomeno mettere in luce la priorità della salute ha costruito dispensari e ospedali, diretti e amministrati da professionisti saharawi e in cooperazione con organizzazioni internazionali che sono solidali principalmente di Spagna e Cuba.

E com'è la situazione nel territorio che occupa il Marocco?

In questo territorio la situazione è differente, perché è una popolazione che vive sotto l'occupazione ed è privata praticamente di tutti i suoi diritti. E' una popolazione discriminata perché dal 1975 il Marocco ha introdotto una infinità di coloni marocchini e questi coloni sono coloro che beneficiano delle ricchezze del Sahara Occidentale. La popolazione saharawi è emarginata da ogni servizio sociale, d'istruzione e salute, dalle sue ricchezze naturali. E' una situazione abbastanza difficile in quanto la popolazione è costantemente perseguita dalle forze di occupazione marocchine. Non esiste il diritto di espressione, né il diritto di autodeterminazione del popolo saharawi. Per la partecipazione a manifestazioni politiche ci sono giovani che stanno scontando ergastoli e condanne di 15, 20 e 30 anni. La popolazione inoltre è privata del mondo esterno, non è infatti possibile alla stampa internazionale accedere al territorio perché viene espulsa, non ci può esser contatto con la popolazione. Qualsiasi tentativo dei giornalisti di arrivare sul luogo è negato e sono espulsi dall'aeroporto della capitale marocchina.

Qual è la relazione del Fronte Polisario e della RASD con gli altri governi d'Africa?

La RASD è membro dell'Unione Africana (UA) in cui siamo uno Stato con pieni diritti così come qualsiasi altro Stato africano, pertanto partecipiamo a tutte le sue sessioni e quando l'Unione Africana si riunisce con l'UE, l'India o il Giappone.

Per molti anni il Fronte Polisario ha difeso il suo territorio con le armi. Negli anni '90 ha sospeso la via lotta armata. Esiste la possibilità di tornare a questo tipo di lotta?

Tra noi e il Marocco c'è stato un conflitto bellico durato 16 anni che terminò il 6 settembre 1991 quando le Nazioni Unite chiamarono le due parti a firmare un piano di pace, ad iniziare un processo di cessate il fuoco e ad intavolare negoziazioni dirette per giungere a una soluzione pacifica. Le due parti accettarono e attualmente le Nazioni Unite hanno una missione chiamata MINURSO, che è civico-militare e che è nel territorio dal 1991. Il suo obiettivo è l'organizzazione del referendum di autodeterminazione e la vigilanza del cessate il fuoco. Fino ad ora la comunità internazionale non ha fatto compiere le risoluzioni e ottenere che il Marocco non ponesse più ostacoli per trovare una soluzione.

Per questo oggi esiste una situazione che può scoppiare in qualsiasi momento. Sono 25 anni che la comunità internazionale non può giungere ad una soluzione a causa dell'intransigenza del Marocco e in qualsiasi momento si può tornare alle armi. Noi ovviamente speriamo di non dover tornare alle armi perché non siamo un popolo amante della guerra, né ci piace la violenza. Semplicemente, vogliamo recuperare il nostro territorio e il nostro diritto all'autodeterminazione. Tutto questo ci piacerebbe recuperarlo con la via pacifica e del diritto internazionale.

Come spiega la costruzione da parte del Marocco del muro di oltre 2.000 km che separa il popolo saharawi?

Questo muro si iniziò a costruire nel 1980 per completarlo nel 1987. Il Marocco non lo costruì da solo, ma ebbe il finanziamento dell'Arabia Saudita e di altre monarchie del Golfo Persico. Inoltre ebbe l'aiuto della Francia e di Israele. E' un muro di 2.720 km di lunghezza, è sorvegliato da soldati, da radar che rilevano qualsiasi movimento ed è protetto da oltre 7 milioni di mine antiuomo. Il muro divide il territorio e la popolazione in due parti ed è conosciuto come il "Muro della Vergogna", nome che gli diede il movimento solidale internazionale con il popolo saharawi. Questo muro riceve manifestazioni di militanti solidali internazionalisti che rivendicano la sua sparizione. Questo muro è il volto più disumano dell'occupazione del Marocco.

Ci sono popoli come quello palestinese e il curdo che hanno lotte simili alle vostre. Che relazione avete con loro?

Sono popoli anch'essi che ricercano la propria autodeterminazione e la propria libertà, pertanto abbiamo relazioni di principi. Con qualsiasi popolo che lotta per qualcosa di giusto e per qualcosa che gli appartiene, per i principi, abbiamo strette relazioni e piena e totale solidarietà con le loro cause, come essi con la nostra.

Perché il popolo saharawi non perde la speranza?

Non la perde per la semplice ragione che lottiamo per l'esistenza stessa del popolo saharawi. I saharawi hanno la loro storia, le loro proprie radici, la loro lingua e i propri costumi e pertanto sono un popolo, così come qualsiasi altro, che lotta per la sua esistenza. Se non lottiamo per questo, spariremo. Lottiamo per qualcosa che è innato e proprio: la ragione di esistere.


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