Prostituzione in Kosovo
1. Kosovo: la Forza Internazionale favorisce la prostituzione
Fonte: mailto:<alerte_otan@yahoogroupes.fr>
2. Amnesty accusa la Nato e
l’Onu di alimentare la prostituzione in Kosovo
Fonte : mailto::
<alerte_otan@yahoogroupes.fr>
3. Politica Europea :
L’incredibile apatia dell’Europa rispetto alla prostituzione in Kosovo
Fonte:
mailto:<alerte_otan@yahoogroupes.fr>
4. Le basi Nato e la schiavitù
sessuale. (elaborazione di MICHEL COLLON- traduzione di Curzio Bettio di
Soccorso Popolare di Padova- maggio 2004)
Nota del traduttore: particolarmente interessante questa azione di
peace-keeping esercitata in Kosovo dall’ONU; Kofi Annan non dovrebbe perdersi
l’occasione di gestire dei grandi casini anche in Iraq! Basta che si …risolva,
e con grandi voli charter gestiti dalla Nato, travasi tante belle ragazzine
bionde Moldave, Ucraine, Bulgare o Rumene, o apra una nuova via del traffico
di…badanti Cinesine nel centro del Medio Oriente, per ovviare alle spese di
gestione di una nuova Missione Onu per l’Iraq, Missione necessariamente
umanitaria e garante della democrazia e dei valori di civiltà dell’Occidente
puttaniere e sfruttatore!
1 *
http://www1.bluewin.ch/infos/index.php/international/20040506:bwf053
Kosovo: la Forza Internazionale favorisce la
prostituzione
LONDRA – Secondo Amnesty International (AI), la comunità internazionale
favorisce lo sviluppo della prostituzione in Kosovo. I membri delle forze di… mantenimento della pace rappresentano il 20 % della clientela delle reti di prostituzione
nella regione.
Con l’arrivo della comunità internazionale in Kosovo nel 1999, “si è assistito
ad uno sviluppo senza precedenti dell’industria del sesso, basata sulla tratta
di donne e di ragazze”, così si è espressa l’Organizzazione per la Difesa dei
Diritti dell’Uomo in un suo comunicato.
Donne e giovani ragazze, che provengono per la maggior parte dalla Moldavia,
dall’Ucraina, dalla Romania o dalla Bulgaria, sono vendute come schiave dalle
reti di trafficanti. Vengono picchiate, violentate ed imprigionate da coloro
che le hanno comprate.
Visto che soldati e poliziotti della Forza internazionale fanno parte della
loro clientela, queste donne hanno spesso troppa paura per sfuggire, e le
autorità non portano loro alcun aiuto.
Secondo l’Organizzazione, i membri della Missione Interinale per
l’amministrazione del Kosovo delle Nazioni Unite (MINUK) o della Forza
Internazionale di Pace in Kosovo (KFOR) non hanno mai protetto, tanto meno
rispettato i diritti delle vittime delle reti di prostituzione. Al contrario,
“approfittano delle loro funzioni per sfruttare le donne e non subiscono alcuna
sanzione.”
Dal gennaio 2002 al luglio 2003, 27 militari della KFOR sono stati sospettati
di infrazioni collegate con la tratta di esseri umani, questo secondo i dati
della polizia della MINUK forniti ad Amnesty. Ma questa unità non ha potuto
fornire indicazioni su eventuali misure disciplinari prese contro questi
militari. Questi militari “godono di una impunità totale, tanto che la loro
immunità non è stata esplicitamente sollevata presso il Segretario Generale
delle Nazioni Unite”, accusa
Amnesty International.
2 *
http://actu.voila.fr/Depeche/depeche_citoyen_040506172147.35r6m0sn.html
Amnesty accusa la Nato e l’Onu di alimentare
la prostituzione in Kosovo
06/05 19:21 “I soldati delle forze Nato in Kosovo (Kfor) e il personale
dell’Onu contribuiscono ad alimentare lo sviluppo della prostituzione nella
provincia della Serbia, il Kosovo, a maggioranza albanese,” afferma
Amnesty International in un rapporto
reso pubblico giovedì 6 maggio 2004.
A Pristina, la Missione delle Nazioni Unite (Minuk) ha qualificato questo
rapporto come “superato e parziale”, in un comunicato diffuso lo stesso
giovedì, verso la fine del pomeriggio.
Secondo l’Organizzazione per la Difesa dei Diritti dell’Uomo, il "20%" dei clienti delle reti di
prostituzione in Kosovo sono soldati della Kfor e poliziotti della Minuk, che
contribuiscono in questo modo a fornire “una parte sostanziosa degli introiti”
all’industria del sesso.
"Donne
e giovani ragazze sono vendute come schiave. Vengono minacciate, percosse, violentate e imprigionate da coloro che
le hanno acquistate. Visto che soldati e poliziotti della Forza internazionale
fanno parte della loro clientela, queste donne hanno spesso troppa paura per
sfuggire e le autorità non portano loro alcun aiuto”, deplora in modo
particolare Amnesty.
Secondo Amnesty, i rappresentanti della comunità internazionale ricorrono “in
numero significativo” ai servizi delle donne e delle ragazze vittime del
traffico di esseri umani in questa provincia della Serbia, a maggioranza
albanese, però amministrata dall’Onu dopo il giugno 1999.
"É scandaloso che coloro i quali sono chiamati a proteggere le donne
e le giovani approfittino della loro posizione per abusare delle donne
impunemente”, ha dichiarato Mme Sian
Jones, una ricercatrice di Amnesty International, che ha partecipato
all’elaborazione del rapporto, in occasione di una conferenza stampa a
Pristina.
“La Minuk (...) trova questo rapporto altamente parziale e considera che questo
non si occupa correttamente della reale e tragica situazione delle vittime
della tratta di esseri umani nei Balcani”, questo secondo il comunicato della
Minuk.
“Il rapporto contiene numerose generalizzazioni e non sottolinea mai il punto
essenziale: le bande di criminali sfruttano persone particolarmente
vulnerabili, ma comunque le autorità giudiziarie in Kosovo si stanno occupando di
questo problema e stanno registrando dei successi”, indica il comunicato.
Il rapporto di AI contiene “ informazioni sorpassate (...) presentate come
attuali e produce l'impressione che questo problema, che già esisteva nel 2001,
sia rimasto allo stesso livello nel 2004”, aggiunge il comunicato.
Dopo l’arrivo della Forza di pace della Nato in Kosovo nel 1999 e l’insediarsi
di un’amministrazione interinale dell’Onu, la provincia si è trasformata “nella
destinazione più importante per il traffico di donne e di ragazze costrette
alla prostituzione”, sottolinea ancora l’Organizzazione.
Secondo Amnesty, le donne provengono per lo più dalla Moldavia, dalla Romania,
dalla Bulgaria e dall’Ucraina,
attraverso la Serbia. Nello stesso tempo, un numero sempre crescente di donne e
ragazze diventano l’oggetto di traffici nella stessa provincia, per essere
inviate all’estero, specialmente in Italia, nei Paesi Bassi e in Gran
Bretagna.
Per contrastare questo flagello, Amnesty lancia un appello alle autorità del Kosovo,
in particolar modo alla Kfor, per mettere in atto quei provvedimenti adeguati a
porre fine al traffico di donne, ed esige che siano tradotti davanti ai
tribunali i membri civili e militari delle forze di mantenimento della pace,
coinvolti in questa tratta.
Secondo i dati forniti ad Amnesty dalla Minuk, dal gennaio 2002 al luglio 2003,
27 soldati della Kfor sono stati indagati per tali atti.
Il Kosovo, dopo il 1999, è sotto l’amministrazione dell’Onu, e la Nato è
incaricata della sicurezza, contando al momento sulla presenza di qualcosa come 20.000 soldati.
Più di 17.000 soldati della Nato provenienti da 38 paesi e 3.500 poliziotti
dell’Onu sono in servizio nella provincia Kosovo.
3 *
http://www.eupolitix.com/FR/News/200405/a6826cd1-8e7c-415a-ba6b-29ddbc1f4537.htm
L’incredibile apatia dell’Europa rispetto
alla prostituzione in Kosovo
L’organizzazione di difesa dei diritti dell’uomo Amnesty International esorta
l’Unione Europea (UE) ad aumentare il suo sostegno finanziario e giuridico in
favore della lotta contro il traffico di donne in Kosovo.
Questo appello fa seguito ad un rapporto pubblicato questo giovedì
dall’organizzazione, col quale si sottolinea la situazione critica delle donne
e di ragazzine indotte con la forza a prostituirsi in Kosovo.
“Amnesty International invita l’Unione Europea ad impegnarsi maggiormente per
un’azione finanziaria e giuridica per contribuire alla lotta contro la deprecabile
pratica del traffico di donne e di ragazze, che sta sviluppandosi proprio alle
porte dell’UE”, ha dichiarato Dick Oosting, il responsabile della sezione
europea di Amnesty International.
“Le donne e le ragazze sono avviate alla tratta fuori dal Kosovo, verso i paesi
europei, come l’Italia, i Paesi Bassi e il Regno Unito. Bisogna agire
immediatamente a livello europeo per la prevenzione di tale traffico, in modo
da dare protezione alle vittime, i cui diritti sono spesso trascurati dalla
legge”, ha affermato Oosting.
Il protettorato del Kosovo sotto l’egida delle Nazioni Unite è strategicamente
importante per l’Unione Europea, che destina la sua prossima fase strategica
all’allargamento sui Balcani. Più di 36.000 militari provenienti dai paesi
europei prestano servizio nelle forze della Nato e dell’Onu in questa provincia
della Serbia-Montenegro.
É precisamente sulla presenza di questa forza internazionale che Amnesty punta
il dito dichiarandola responsabile dell’aumentare dello sfruttamento delle donne.
Nel suo rapporto, Amnesty sostiene che il 20% delle persone che usano le donne
e le ragazze vittime di questi traffici sono membri della comunità
internazionale e che alcuni, essi stessi sono implicati nella tratta.
Secondo le inchieste di Amnesty, le donne sono introdotte illegalmente in
Kosovo dalla Moldavia, dalla Bulgaria, e dall’Ucraina, quasi tutte attraverso
la Serbia. Ugualmente, un numero sempre più crescente di donne e di ragazze
della regione, alcune delle quali non hanno più di 11 anni, vengono sfruttate
in Kosovo, prima di essere inviate clandestinamente all’estero.
Sulla base di testimonianze strazianti di donne e di ragazze intrappolate in
queste reti criminali, Amnesty rivela che le giovani vengono vendute
nell’industria del sesso a dei prezzi variabili fra i 50 e i 3.500 euro.
Amnesty esorta quindi l’UE a fornire aiuti ai governi dei paesi coinvolti, in
modo da stroncare alle radici questo traffico e di mettere in esecuzione in
modo opportuno la legislazione vigente relativa alla protezione dei diritti
delle vittime.
La Commissione europea non ha ancora fornito alcun parere ufficiale. In quanto
alla Missione Onu per l’amministrazione interinale del Kosovo (la MINUK),
questa ha qualificato il rapporto come “altamente squilibrato” in quanto esso
“non affronta in modo adeguato la situazione reale, che resta comunque
tragica”, alla quale devono far fronte le vittime.
“ In questi ultimi quattro anni, la MINUK ha preso misure importanti contro la
tratta e la prostituzione in Kosovo” affermano i responsabili della Missione in
una loro dichiarazione.
4 *
Le basi Nato e la schiavitù sessuale.
Amnesty International sta denunciando “la responsabilità delle truppe
occidentali per il crescente aumento dell’industria della schiavitù sessuale in
Kosovo, un commercio fiorente a causa del quale centinaia di donne, la maggior
parte minori, sono torturate, violentate, e per di più criminalizzate.”
Quasi 2.000 donne sono state
portate via dalla Moldavia, dall’Ucraina, dalla Russia, dalla Romania dalle
mafie locali. Lo stesso fenomeno si riscontra nella Bosnia occupata dalla Nato
dopo il 1995.
Vendute fino a 2.000 Sterline,
queste donne sono detenute dai loro proprietari in condizioni di
schiavitù : violentate a titolo di intimidazione, percosse, minacciate con
armi da fuoco, incatenate, chiuse al buio, con la proibizione di uscire.
Ragazze sempre più giovani della regione sono inserite in ugual maniera in
questo commercio infame : l’80% hanno meno di 18 anni, un terzo meno di 14
anni.
Il personale internazionale gode
dell’immunità : “Amnesty non ha potuto trovare traccia di alcun
provvedimento intentato dai paesi della Nato contro i loro militari.” Secondo
l’Organizzazione, soldati statunitensi, francesi, tedeschi, italiani sono coinvolti
nel racket.
É il momento di ricordare questa analisi fatta dallo scienziato economico
canadese Chossudovsky :
“In Kosovo, la Nato ha fatto un matrimonio di interesse con la mafia” (citato
nel nostro libro “ Monopoly, la Nato alla conquista del mondo” e nel nostro
film “I dannati del Kosovo” - http://www.lesdamnesdukosovo.chiffonrouge.org/)
Le basi militari Statunitensi e della Nato si ritiene che dovrebbero portare la
pace e la democrazia in tutto il mondo. In realtà, favoriscono il saccheggio
delle risorse locali per conto delle multinazionali. Compresa questa immonda
industria del sesso. Le nuove colonie si basano quindi su economie artificiali
che corrompono e degradano quelle
regioni.
Fonte : Ian Traynor, The Guardian, 7 maggio 2004