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La Rivista internazionale Geopolitika di Belgrado intervista Enrico Vigna, portavoce del “Forum Belgrado Italia” e Presidente di “SOS Yugoslavia”.
 
Dicembre 2006
 
1. Caro Sig. Vigna, ci racconti un po’ la sua storia, che cosa è stato determinante per lei nel dedicarsi alla sua missione umanitaria in Kosovo e altrove in Serbia?
 
Il mio coinvolgimento nella solidarietà con il Kosovo e la Serbia è dovuto sostanzialmente a due motivi di fondo: il primo è legato alle mie radici. Essendo mia mamma originaria della Croazia e avendo passato da piccolo molti anni a Rijeka e Pula, dove alcuni parenti ancora vivono e dove gli ustascia negli anni ’90 hanno recato dolore a persone a me care, perché jugoslaviste e contrarie alla secessione. Quindi una radice jugoslava di sangue.
 
Le seconda motivazione era che, avendo di persona più strumenti di conoscenza dei fatti e delle menzogne che già nei primi anni ’90 venivano dette, mi resi conto dei piani imperialisti dell’occidente, anche se, come molti cittadini jugoslavi, mai avrei pensato alle tragedie che costoro sarebbero riusciti a produrre in quelle terre e tra i popoli jugoslavi.
 
Quindi un impegno di lavoro per la giustizia e la verità.
 
Tutto è iniziato con un comitato, che dal ’92 ha lavorato su un terreno di informazione e di contrasto alle falsità intorno agli eventi di Croazia, Krajina, Slavonia, Bosnia, collaborando con radio locali, riviste varie, siti Internet. Poi nel ’99 con l’inizio dei bombardamenti e l’aggressione alla Repubblica Federale Jugoslava, insieme ad una parte della comunità jugoslava di Torino e Milano soprattutto, ma ora siamo presenti in almeno 15 città italiane, costituimmo l’Associazione di Solidarietà “SOS Yugoslavia”. L’Associazione è nata con due impegni di fondo: da un lato un lavoro di INFORMAZIONE e verità, e l’altro un impegno di SOLIDARIETA’ CONCRETA, mediante progetti mirati con realtà sociali della Serbia. Questo perché riteniamo che in occidente, senza uno dei due aspetti, l’altro non può esistere, sono strettamente legati, con una opinione pubblica succube di Tv e giornali, con minimi margini di informazione non allineata a ciò che qui viene chiamato il “politicamente corretto”: cioè l’appiattimento sulle “versioni” ufficiali funzionali alle strategie imperialiste.
 
2. Come riesce a spiegare a qualche suo compatriota italiano la situazione nel Kosovo e Metohija? Come si spiega lei tutta la campagna mediatica occidentale e i pregiudizi contro i Serbi?
 
Con la nostra Associazione e invitato da altre Associazioni, Partiti, Università e realtà, ho fatto in questi sette anni , oltre 100 incontri in ogni angolo d’Italia e anche all’estero (Francia, Portogallo, Grecia); anche perché sono stato coordinatore per il Nord Italia del “Tribunale R. Clark per i crimini di guerra della Nato in Yugoslavia”, attualmente sono portavoce in Italia del Beogradski Forum; oltre ad aver fondato insieme al giornalista F.Grimaldi ed al Professore universitario A. Bernardini nel 2001 l’ICDSM in Italia.
 
In tutti questi meeting, alcuni fatti anche con la Comunità ortodossa con cui collaboro spesso, ho sempre cercato di evitare analisi di alto livello ( per queste vanno bene gli articoli o le relazioni seminariali), ma piuttosto ho continuamente elencato fatti, avvenimenti, documentazione, dati e citazioni che io presento come DOC ( di origine occidentale), perché qui in Italia, anche nel movimento per la Pace, se si vuole rafforzare una notizia, una informazione, occorre che provenga da mass media, giornali, personalità o istituzioni occidentali, altrimenti immediatamente tutto viene sminuito o disprezzato come informazione di regimi, quindi inattendibile…Invece quella occidentale, dove quattro Agenzie di stampa internazionali detengono il monopolio dell’informazione mondiale sì che è “democrazia”…Ma questo è il concetto di pluralismo in occidente! Quindi le mie relazioni o interventi sono fondati in gran parte su articoli, dati dichiarazioni emessi da CIA, NATO, OSCE, FBI, o Media, TV, personalità e studiosi dell’establishment occidentale…
 
Dico questo perché occorre tenerlo molto ben presente e se non lo si ha ben chiaro, si rischia solo di parlare o scrivere al vento.
 
Qui c’è la famosa “opinione pubblica credulona” occidentale ( traduzione letterale), come la definì il Signor J: Shea . Questo Shea era lo speaker della Nato che ogni sera faceva i report in Tv per raccontare al mondo, quanti aerei, quante bombe “intelligenti”, quanti ponti, quante scuole, case, ospedali, centrali e treni, non citando mai quanti civili, donne e bambini, erano stati colpiti in quel giorno di “missione umanitaria”. “Opinione pubblica credulona” fudetto pubblicamente ad un seminario internazionale a Ginevra, dopo la fine dei bombardamenti nel ’99, per spiegare come la Nato era riuscita a far accettare l’aggressione alla cosiddetta “Comunità Internazionale”.
 
Ed oggi per il Kosmet si utilizza lo stesso ben collaudato schema: falsità, manipolazioni storiche e menzogne, utilizzando la famosa “5° Armata”, senza la quale non si può vincere nessuna guerra della nostra epoca: la “Disinformazione Strategica”.
 
Tutto questo lavoro per dimostrare che i motivi della guerra e delle aggressioni imperialiste sono banalmente e storicamente sempre gli stessi:
 
Economici : corridoi energetici, materie prime, Mercati , interessi del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale, ecc.
 
Geopolitici: smantellamento degli Stati Nazione e creazione di staterelli deboli e supini;
 
distruzione delle sovranità e indipendenze nazionali; controllo pieno delle aree strategiche per i motivi sopra indicati, ed i Balcani sono un’area strategica per la conquista della Russia;
 
strategie di allargamento della Nato e penetrazione militare mediante l’installazione di basi militari strategiche in ogni ”staterello”.
 
Ecco che allora occorre un lavoro minuzioso, continuo, dettagliato di contro-informazione seria e inoppugnabile, lasciando da parte opinioni, ipotesi e valutazioni individuali: dati, fatti e documenti. Per questo collaboro con numerose riviste e giornali, radio locali, siti Internet e ho fatto tre libri, oltre ad una cospicua produzione di Video documentari, che attraggono molto il pubblico giovanile.
 
In Italia come in Occidente, esiste un fondo di antislavismo culturale e politico, molto velato ma che immancabilmente viene a galla nei momenti cruciali; è un aspetto che alcuni studiosi molto più preparati di me hanno analizzato e approfondito molto bene, perché ha basi storiche e radici ben strutturate, questo è stato utilizzato in una lettura e posizione preconcetta antiserba nella questione del Kosovo ( ma era già stato utilizzato nel ’93 in Croazia e poi in Bosnia).
 
D’altronde già il Terzo Reich fondava i suoi piani di occupazione dei Balcani sulla necessità di piegare i Serbi, come popolo non assimilabile, non addomesticabile, “renitente” storicamente alle occupazioni e al servilismo opportunista ( come non ricordare KOSOVO POLJE e l’eroica lotta di Liberazione Nazionale contro il nazifascismo!)
 
Per questo andava annientato allora con il tentativo di genocidio attivato dagli Ustascia di Pavelic su mandato di Hitler e Mussolini, e andava piegato ai nostri tempi.. Ed ecco che tutto il vecchio armamentario di bassezze, menzogne e falsità riemerge: i Serbi come popolo primitivo, barbari, incivili, non sufficientemente “modernizzati”, con retaggi ormai superati di attaccamento alle radici, alle tradizioni e all’identità che mal si conciliano con le strategie imperialiste di sottomissione di popoli e paesi al Nuovo Ordine Mondiale. Tempi tragici quelli che stiamo vivendo: anche senza attaccare, aggredire provocare nessuno, basta solo avere un’identità nazionale, una dignità nazionale, amare la propria terra e la propria storia e indipendenza, e questo è sufficiente per essere considerati nemici e da spazzare via.
 
Perché questa è stata la colpa più terribile per la Jugoslavia prima e per la Serbia poi. Come scrisse il politologo USA Friedman nel 1999: ” …piaccia o no siamo in guerra con la nazione Serba e la posta in gioco deve essere molto chiara: per ogni settimana di devastazione in Kosovo, getteremo il vostro paese dieci anni indietro, polverizzandovi. Volete il 1950? Vi daremo il 1950. Volete il 1389? Possiamo fare anche questo…” .
 
Penso che una dichiarazione pubblica di questo tipo chiarisca bene il clima culturale e politico occidentale.
 
3. Come giudica lei le trattative sul futuro del Kosovo a Vienna? Qual è, secondo lei, la causa principale del conflitto e che tipo di soluzioni intravede?
 
Riguardo le trattative sul Kosmet, io penso che le prospettive per i Serbi del Kosovo sono molto molto difficili. La Serbia, comunque la si pensi sull’attuale governo, sta subendo veri e propri ricatti economici, politici e militari, per cui è difficile trattare quando una parte ha un ”arma” in mano e l’altra è ferita e disarmata.
 
Ritengo che l’approvazione della Nuova Costituzione sia stato un positivo e strategico passaggio, forse l’unico possibile realisticamente in questa fase. Le forze patriottiche ( dai Radicali, a Kostunica, ai Socialisti) facendo leva sulla coscienza popolare di massa del popolo serbo, sono riuscite a far sancire giuridicamente per ogni futuro governo, soprattutto se sarà ancora più succube dell’Occidente e degli Usa, l’obbligo della difesa della sovranità e integrità nazionali, che sono poi le basi fondamentali perché un paese possa definirsi indipendente. Penso sia stata una mossa strategica e molto intelligente politicamente.
 
Circa le soluzioni, essendo stato” sul campo” più volte ed avendo potuto ascoltare le opinioni della popolazione e di alcuni esponenti di forze politiche locali, nelle enclavi e a Kosovska Mitrovica, il mio modestissimo parere è che l’unica reale possibilità OGGI per i Serbi e le minoranze non albanesi ( penso ai Rom che hanno subito una vera e propria persecuzione di massa pari ai Serbi, ma anche alle altre undici minoranze, che vivevano nella regione, cacciate dal 1999 in poi ), sia nel distacco della parte Nord del Kosovo, dal fiume Ibar in su e l’autonomizzazione di quelle enclavi che riusciranno a sopravvivere ai tentativi di pulizia etnica finale che sicuramente si determineranno al momento dell’indipendenza; cercando di far garantire ad una forza ONU il patrimonio storico, monasteri e siti storici ancora sopravvissuto alle distruzioni e devastazioni dei terroristi albanesi. Altro francamente non riesco ad immaginare realisticamente.
 
4. Lei viene spesso in Kosovo. Quali sono le impressioni, cosa le sembra, cosa consiglia ai Serbi per resistere ?
 
I miei viaggi nel Kosmet ( sempre sotto scorta armata KFOR ), sono per i progetti di solidarietà che abbiamo in piedi : con le enclavi di Gorazdevac, Orahovac con l’Associazione Sclerosi Multipla del Kosovo, con l’Associazione profughi da Pec di KG, con i figli dei rapiti del Kosmet dell’ Associazione “Srecna Porodica” e per gli ultimi undici bambini serbi di Pristina; la cosa che non si può non vedere e non sentire è un livello di odio e ostilità per le strade per ora non arginabile, anche perché è gestito dalle forze politiche albanesi ( tutti ex membri dell’UCK), che sono state le protagoniste di tutte le violenze e distruzioni di questi ultimi otto anni. Finchè non si riuscirà ad emarginare e a rendere impotenti questi fantocci dell’odio e della pulizia etnica contro i Serbi e le altre minoranze non albanesi, non si potranno preparare scenari di pace per una nuova convivenza e di rispetto reciproco…ma temo che ci vorranno decenni…
 
E non bisogna dimenticare che l’UCK nella sua strategia del terrore ha commesso centinaia di omicidi di Albanesi che si sentivano jugoslavisti o che non sostenevano le azioni violente e terroriste…
 
Molto onestamente non mi ritengo titolato a dare consigli su come resistere ad un popolo, quello serbo kosovaro, rimasto sul campo faccia a faccia con i terroristi, che ha già dimostrato al mondo intero il proprio coraggio e la propria dignità.
 
Certo ritengo che il futuro del Kosovo e delle scelte finali dovranno tenere fondamentalmente conto delle volontà di chi non vuole scappare e vorrà restare e resistere. Su questo decisiva sarà la coscienza nazionale che il popolo della Serbia intera, riuscirà a mettere in campo concretamente.
 
Una cosa posso dire: comunque vada, la nostra Associazione continuerà a sostenere e a solidarizzare, anche se rimanesse una sola ultima enclave di “resistenti”; ovviamente con le nostre modeste forze e possibilità, ma sicuramente. E su questo ci stiamo già preparando e lavorando, per non farci trovare impreparati negli scenari futuri.
 
5. Qualcosa sul momento attuale della globalizzazione, cosa ne pensa? Situazione attuale in Europa e futuro dell’UE e della sua politica nei confronti di Mosca e Pechino.
 
Circa il fenomeno della globalizzazione, non possiedo strumenti intellettuali tali da poter sviscerare una politica che è mondiale, ma penso molto schematicamente che dopo lo scioglimento dell’URSS e la caduta del muro di Berlino ( al di là di cosa si pensava di quella realtà), oggettivamente gli Stati Uniti , capofila dell’imperialismo internazionale, hanno assunto ( nel senso che si è autonominato ) sia a livello economico, che a livello militare, un ruolo di gestore e di “poliziotto” del mondo; favorendo, con ricatti e pressioni economiche o attraverso l’uso della guerra come forma di imposizione ai popoli “renitenti” a questo nuovo ordine mondiale, tutta una serie di politiche finanziarie, strategiche e di ridefinizione strutturale delle economie delle varie aree, a partire da alcune direttrici di fondo:
 
A : Politiche di privatizzazioni di tutto ciò che è strategico per qualsiasi paese ( dalle banche, alle grandi industrie, agli impianti strategici produttivi o delle materie prime presenti nel paese, vie di comunicazione, infrastrutture, ecc..)
 
B: Introduzione, attraverso leadership politiche “nuove e servili”…naturalmente” democratiche”, processi e politiche di liberismo selvaggio e dispiegato, che permettano ai capitali stranieri delle multinazionali, ed al FMI e BM l’”occupazione” degli stati ritenuti “appetitosi”.
 
C: Politiche di ridimensionamento e sottomissione degli interessi di Stato a quelli delle lobbies finanziarie , attraverso l’indebolimento per non dire la sottomissione degli Stati al capitale transnazionale. Ciò di fatto significa una politica di superamento o soggiogamento degli Stati-nazione, perché gli interessi del capitale hanno bisogno di scenari di mercato e di profitti ancora più ampi, e di non essere ingabbiati dagli interessi nazionali di ciascun paese e popolo.
 
Ecco che chi si rifiuta di soggiacere a tutto questo è oggettivamente un ostacolo e quindi un nemico e quindi ecco che può diventare uno “Stato canaglia”, solo perché difende i propri interessi nazionali e la propria indipendenza.
 
Di fronte a tutto ciò si delineano però anche le prime forti” resistenze” a livello geopolitico e cioè il rifiuto sempre più evidente e… dichiarato, di non accettazione di tutto questo; non per motivi ideologici o di partito, ma semplicemente per difendere e riaffermare strategie, politiche e scelte che si rifanno ad interessi nazionali e strategie indipendenti dagli interessi delle multinazionali e del loro braccio operativo, politico e militare che è l’imperialismo.
 
Parlo ovviamente del ruolo sempre più strategico per il futuro dei popoli e dei paesi, di Cina, Russia e India, che stanno assumendo in forme diverse ma convergenti per i reciproci interessi, ruoli di riferimento mondiali per chiunque non intenda sottomettersi alle politiche criminali e socialmente devastanti imposte dall’imperialismo USA.
 
L’Europa in questa partita potrebbe giocare un ruolo proprio e costruttivo, ma solo se riuscirà ad autonomizzarsi da politiche, strategie e…”culture” che la rendono sempre docile e remissiva ( tranne alcune impennate su singole specificità) alle direttive dello “zio Sam d’America”.
 
Una cosa è certa, finchè non si supererà la concezione di Europa come Occidente, e non si concepirà una Europa fino agli Urali, rimarremo interni ad un quadro imposto dalla leadership USA.
 
6. Situazione politica ed economica in Italia? Siccome lei ha conosciuto molto bene i Serbi, quali pensa siano le prospettive dei rapporti, le somiglianze e le differenze con la gente italiana?
 
Anche in Italia la situazione sociale ed economica sta peggiorando di mese in mese, la crisi che si sta vivendo non è passeggera, sarà lunga e comporterà impoverimento di larghi strati sociali ( dai lavoratori, ai giovani, ai ceti deboli, agli stessi artigiani, di chi vive cioè del proprio lavoro ).
 
Proprio per questo mi collego con quanto detto sopra, cioè che anche in questo paese per questi strati sociali ( che sono milioni di persone ) la speranza può solo essere un cambiamento delle politiche governative, che vadano ad autonomizzarsi dalle strategie politiche ed economiche USA e sia capace di relazionarsi con quelle politiche internazionali e con quelle strategie geopolitiche, che tengono più conto degli interessi dei propri popoli rispetto a quelli delle multinazionali, del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale.
 
Questo è quello che stanno coraggiosamente facendo sia i paesi del continente latinoamericano, sia di quello africano, dove il ruolo di Cina e Russia nelle politiche di sviluppo e di crescita sta soppiantando il ruolo statunitense e anche quello europeo.
 
Per quanto riguarda l’ultima domanda, , pur vivendo qui da una vita, sento molto di più le mie radici slave su quelle italiane (intese come identitarie e culturali) e per non essere un po’ troppo “cattivo” dico solo che qui… siamo molto in “occidente”. Economicamente, storicamente, politicamente e...culturalmente.
 
Ma comunque, come dice il vecchio poema epico del Kosovo:
 
“ Al di sopra di tutti gli abissi, al di sopra di tutti i mali.
 
Malgrado tutti i crimini commessi e l’odio non sradicato
 
Noi persistiamo e nessuno ci sradicherà
 
Dai nostri focolari e dalla nostra storia…”.
 
…perché le nostre coscienze sono pulite e trasparenti.
 
Grazie.
 
Dicembre 2006
 
Enrico Vigna, portavoce del “Forum Belgrado Italia” e Presidente di “SOS Yugoslavia”.