www.resistenze.org - popoli resistenti - serbia - 01-04-09 - n. 267

Belgrado 22-23-24 Marzo 2009
 
A cura di Enrico Vigna, portavoce del Forum Belgrado Italia
   
La dichiarazione finale del Forum Belgrado sintetizza in modo chiaro lo svolgimento e l'esito della riuscita Conferenza Internazionale intitolata: “ 1999-2009: Per non dimenticare. L'aggressione della NATO 10 anni dopo”.
 
L'apertura è avvenuta la sera di domenica 22 marzo, con l'inaugurazione della mostra fotografica sugli effetti dei bombardamenti, con il saluto alle delegazioni straniere ed una lettura di poemi contro la guerra, recitati dall’attrice attivamente impegnata per il suo popolo, Ivana Zigon.
 
Lunedì, la Presidenza, oltre al Presidente del Forum Belgrado Z. Jovanovic, era composta dal segretario dello stesso Forum, dal segretario generale del World Peace Council e dal segretario del WPC Europa.
 
Dopo aver osservato un minuto di silenzio in memoria delle vittime dei bombardamenti ed una emozionante recita degli “ambasciatori” del Kosovo serbo: i bambini serbo kosovari del gruppo teatrale “Peonie del Kosovo”, diretti da I. Zigon, sono poi iniziati gli interventi.
 
Come già riportato il livello è stato altissimo, con deputati russi, greci, ambasciatori di vari paesi, accademici, un esponente della Chiesa Ortodossa serba, economisti, generali e militari serbi, greci, portoghesi, russi, brasiliani, tedeschi, francesi, storici, giornalisti, esponenti di movimenti internazionali per la Pace. Per l'Italia sono intervenuti F. Grimaldi, J. Toschi Marazzani Visconti ed E. Vigna per il Forum Belgrado Italia.
 
Nella mattinata del 24, una delegazione della Conferenza si è recata al Monumento dei bambini vittime dei bombardamenti della NATO ed ha deposto una corona di fiori, a nome di tutti.
 
La Conferenza si è chiusa alle 18 di martedì, anche per permettere ai partecipanti di andare alla manifestazione nella Piazza della Repubblica, dove hanno parlato oltre a numerosi relatori della Conferenza, esponenti delle forze patriottiche e nazionali serbe. Nonostante un clima di forte tensione emotiva, la realtà è stata una manifestazione assolutamente al di sotto delle aspettative, anche per la situazione in Serbia che vede una forte divisione delle forze politiche della sinistra e patriottiche, oltre a quelle nazionaliste. Tutto questo, frutto di un profondo lavoro di disgregazione diretto dall'esterno, e dalla mancanza di una forza reale capace di orientare ed indirizzare anche organizzativamente il popolo serbo verso una ripresa politica e sociale. Questa è una tremenda realtà, con cui tutte le forze sane ed oneste di quel paese dovranno fare i conti, sicuramente per molti anni a venire. Questo preoccupa fortemente se si pensa al possibile destino della resistenza popolare serba nel Kosovo occupato, ma questa è la realtà su cui i compagni ed amici di là convengono pienamente.
 
E solo da là possono venire risposte, progettualità di ripresa sociale e politica e…futuri vivibili.
   

   
Intervento/relazione alla Conferenza, 24 marzo 1999
 
Con questo intervento, intendo portare una sintetica riflessione su quale è la realtà del Kosovo Metohija oggi…a dieci anni dall'inizio dei bombardamenti e dell'aggressione alla Repubblica Federale di Jugoslavia…motivata dalla necessità di fermare una “pulizia etnica”, un “genocidio” e ripristinare i “diritti umani” nella provincia. Queste furono le tre basi fondanti su cui la cosiddetta Comunità Internazionale: cioè gli otto paesi più ricchi della Terra, cioè il loro braccio armato, la NATO (in quanto i governi dei 2/3 dell'umanità tra voti contrari e astensioni, erano contrari alla guerra) hanno decretato l'aggressione alla Jugoslavia il 24 Marzo 1999.
 
“…Ho appena dato mandato al comandante supremo delle forze alleate in Europa, il generale Clark, di avviare le operazioni d'aria (ndt: bombardamenti aerei…) sulla Repubblica federale di Jugoslavia…Tutti gli sforzi per raggiungere una soluzione politica negoziata alla crisi del Kosovo sono falliti e non ci sono alternative all'intraprendere l'azione militare…”.
 
Così, il 23 marzo 1999, l'allora Segretario generale della NATO J. Solana, davanti ai mass media del mondo, decretava l'inizio della fine della “piccola” Jugoslavia e del popolo serbo in particolare…
 
Molti autorevoli interventi in questa Conferenza hanno spiegato dettagliatamente quali erano e sono, le strategie geopolitiche e geostrategiche, che c'erano dietro la “crisi del Kosovo” e Rambouillet; io intendo soffermarmi sinteticamente sulle menzogne e sulla “disinformazione strategica” pianificate, che oggi dopo 10 anni sono di dominio pubblico, pianificate per cancellare la RFJ e annichilire il popolo serbo. Userò il mio tempo per parlare della situazione oggi nel Kosovo Metohija e della Resistenza del popolo serbo kosovaro per non essere annullato fisicamente, socialmente, culturalmente e moralmente.
 
Prima di tutto porto a questa prestigiosa Conferenza i fraterni saluti del Forum Belgrado Italia di cui sono onorato di esserne il portavoce per l’Italia e dell’Associazione di Solidarietà SOS Yugoslavia- SOS Kosovo Metohija.
 
Il nostro lavoro in Italia si fonda su due aspetti che da sempre abbiamo ritenuto indispensabili e legati tra loro: un lavoro di Informazione e uno di Solidarietà Concreta con la popolazione. L’Informazione è un arma per lottare per la verità contro la disinformazione strategica, per costruire coscienza. La Solidarietà Concreta come passaggio conseguente concreto, è un arma per costruire legami, relazioni conoscenza e amicizia tra i popoli, ed anche questo pensiamo sia uno strumento per la lotta contro le guerre e per la pace.
 
Qual è oggi la realtà del Kosovo dopo 78 giorni di bombardamenti e dopo 10 anni di “ristabilita” democrazia, di “ristabiliti” diritti umani, “ristabilita” multietnicità,,, di “ritrovata” libertà?
 
Sono da cinque anni coordinatore per i Progetti di Solidarietà con il Kosovo Metohija, quindi parlo di una realtà che conosco direttamente sul campo, vissuta in prima persona con il popolo serbo oppresso di là (ma anche con famiglie rom, di altre minoranze e anche kosovari albanesi lealisti alla Jugoslavia ed alla convivenza multietnica), oltre che documentata e non basata su racconti o Internet.
 
I nostri Progetti sono costruiti con profughi, con lavoratori disoccupati delle enclavi, con vedove di guerra, con i figli dei rapiti del Kosovo e con l’Associazione Sclerosi Multipla del Kosovo Metohija.
 
La realtà sul campo è esattamente il contrario delle verità ufficiali raccontate dalla NATO, dall’UNMIK, dall’OSCE o dalla cosiddetta Comunità Internazionale.
 
Dopo 10 anni dove sono la cosiddetta “pulizia etnica”, il “genocidio”, “le fosse comuni” conle decine di migliaia di albanesi kosovari dentro?
 
Quando, secondo i documenti CIA, FBI, OSCE, Unmik, NATO….a tutt’oggi: sono stati ritrovati 2108 corpidi tutte le etnie; secondo l’UNCHR i primi profughi sono stati registrati il 27 marzo 1999, cioè 3 giorni dopo l’inizio dei bombardamenti; sono stati uccisi dal giugno ’99 ad oggi 3.000 serbi, rom, albanesi jugoslavisti, e di altre minoranze; sono stati rapiti 1300 serbi; oggi si sa (tramite le memorie della ex procuratrice del tribunale dell’Aja per la Yugoslavia, Carla Del Ponte) che loro sapevano di 300 serbi rapiti dalle forze terroriste dell’UCK portati in Albania per estirpargli gli organi ad uno ad uno.
 
– Cos’è la democrazia quando per motivi etnici, le persone (serbi e le altre minoranze) non possono lavorare, studiare, avere l’assistenza sanitaria, camminare fuori dalle enclavi (campi di concentramento a cielo aperto) con il rischio di essere assassinati?
 
- Che significato ha il termine “diritti umani”, quando per motivi etnici un uomo, un giovane, un bambino in ogni momento può essere ucciso? Quando oggi nel 2009, tutti i “diritti umani” fondamentali sanciti nella Carta Universale dei Diritti Umani fondante l’ONU…sono ogni giorno negati per tutti i non albanesi ed anche per migliaia di kosovari albanesi?
 
- Cosa significa la parola multietnicità, quando oggi il Kosovo è una provincia etnicamente pulita, mentre fino al 1999 vivevano lì 14 minoranze diverse, con gli stessi diritti sanciti nella Costituzione jugoslava? Quando 148 monasteri e luoghi sacri ortodossi sono stati distrutti dalle forze terroriste dell’UCK?
 
- Che significato ha la parola “libertà”, quando ad un popolo per motivi etnici è negata la possibilità di lavorare, studiare, essere curato, privato dei diritti politici, civili o religiosi? Quando in uno stato fantoccio creato dalla forza militare della NATO, la sua leadership è formata da criminali, terroristi, da trafficanti di droga, di armi, di donne, di organi umani, come indicato e documentato da svariati organismi giuridici internazionali e dalla stessa DEA (Agenzia antidroga statunitense), che ha definito il Kosovo un narcostato nel cuore dell’Europa? Un lavoratore e le persone oneste di qualsiasi etnia, sono libere in una realtà simile?
 
Come può essere libero un popolo o una regione quando sulla sua terra costruiscono una base militare straniera, come Camp Bondsteel, la più grande base militare americana dai tempi del Vietnam? Per cosa un tale investimento di denaro e forze? Per controllare alcune decine di migliaia di serbo kosovari chiusi dentro alcune enclavi? O forse (!) per i loro disegni ed obiettivi geostrategici?
 
Menzogne! Menzogne! Menzogne!
 
Per questo dobbiamo lavorare per una informazione di verità e per una solidarietà concreta per il popolo serbo del Kosovo occupato, che resiste nelle enclavi assediate dalla violenza e dall’odio.
 
La battaglia per la verità è battaglia per la giustizia. Senza verità non può esserci giustizia. Senza giustizia non ci può essere pace per nessun popolo.
 
Indipendenza nazionali, sovranità nazionali, integrità nazionali, sono gli obbiettivi concreti e realistici, oggi da difendere e su cui costruire politiche di pace e reale sviluppo, in Serbia comeper ogni paese e popolo.
 
Cari partecipanti a questo importante e prestigioso Meeting, come modesta voce delle enclavi resistenti del Kosovo Metohija usurpato, vi chiedo col cuore e con la coscienza che possedete di uomini e donne liberi e consapevoli, di certamente non dimenticare l’aggressione criminale al popolo jugoslavo del 1999, ma altrettanto fortemente di non dimenticare la resistenza del popolo serbo del Kosovo Metohija occupato, OGGI.    
 
Grazie per avermi dato la possibilità di esporre queste schematiche parole, a nome di tutti coloro che lavorano e si impegnano in Italia con il Forum Belgrado Italia e con l’Associazione SOS Yugoslavia- SOS Kosovo Metohija; ma soprattutto GRAZIE a nome dei nostri fratelli e sorelle delle enclavi, un popolo senza più voce, senza più televisioni, senza più giornali, ma ancora là in piedi, tenace e fiero a difendere la loro esistenza ma anche il diritto di qualsiasi popolo ad esistere.
 
Nel mezzo della piana, la più ampia ampiezza. 
Nel mezzo del mare, il fondo più profondo. 
Nel mezzo del cielo, l’altezza più alta. 
Nel Kosovo, il campo di battaglia più alto.
 
(Poema epico popolare serbo)
 
Grazie.
 
Enrico Vigna