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da http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=31184
Traduzione dall'inglese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
 
Massacro di Hula: i terroristi dell'opposizione "hanno ucciso famiglie leali al governo"
 
di Marat Musin
 
01/06/2012 
 
Nota di Global Research
 
Questo rapporto incisivo del giornalista indipendente russo Marat Musin dissipa le menzogne e falsificazioni dei media occidentali. Il rapporto si basa sulla cronologia degli eventi e su testimonianze oculari. Intere famiglie filo-governative sono state massacrate a Hula. I terroristi non erano delle milizie filo-governative shabbiha come riportato, all'unisono, dai media mainstream, ma erano in gran parte mercenari e assassini professionisti che operano sotto la protezione del sedicente Libero Esercito Siriano (FSA). (…)
 
Della strage di Hula viene accusato il governo siriano, senza uno straccio di prova. L'obiettivo è non solo di isolare la Siria politicamente ed economicamente, ma di far nascere un pretesto e una giustificazione per scatenare una guerra umanitaria R2P [Responsabilità di Proteggere] sulla Siria. L'ambasciatore Usa alle Nazioni Unite, Susan Rice, ha lasciato intendere che se il Consiglio di Sicurezza non agirà, gli Stati Uniti e i loro alleati prenderanno in considerazione "azioni al di fuori del piano Annan e dell'autorità del Consiglio [di Sicurezza delle Nazioni Unite]".
 
Questo racconto di Marat Musin conferma che i crimini contro l'umanità vengono commessi da milizie terroristiche. È indispensabile invertire la tendenza della propaganda di guerra che usa i morti civili come pretesto per la guerra, quando questi omicidi sono stati effettuati non dalle forze governative, ma da parte di terroristi professionisti che operano sotto la guida del Libero Esercito Siriano sostenuto da USA e NATO.
 
Michel Chossudovsky, Global Research, Montreal, 1 giugno 2012
 
 
Nella fine settimana del 25 maggio 2012, intorno alle ore 14, nutriti gruppi di combattenti hanno attaccato e preso la città di Al-Hula della provincia di Homs. Al-Hula è costituita da tre aree: il villaggio di Taldou, Kafr Laha e Taldahab, ciascuna delle quali in precedenza era abitata da 25-30 mila persone.
 
La città è stata attaccata da nord-est da parte di gruppi di banditi e mercenari consistenti di 700 effettivi. I militanti provenivano da Ar-Rastan (la Brigata di al-Farouk del Libero Esercito Siriano, comandata dal terrorista Abdul Razak Tlass con 250 elementi), dal villaggio di Akraba (guidati dal terrorista Yahya Al-Yousef), dal villaggio Farlaha, composta da banditi locali, e da Al Hula.
 
La città di Ar-Rastan è stata da tempo abbandonata dalla maggior parte dei civili. Ora i wahhabiti del Libano dominano la scena, alimentati col denaro e le armi da uno dei principali orchestratori del terrorismo internazionale, Saad Hariri, capo del movimento politico anti-siriano "Tayyar Al-Mustaqbal" ("Movimento del Futuro"). La strada che va da Ar-Rastan ad Al-Hula attraversa aree beduine che sono per lo più fuori dal controllo delle truppe governative, il che ha reso gli attacchi una completa sorpresa per le autorità siriane.
 
Quando i ribelli si sono impossessati del checkpoint inferiore nel centro della città e posizionato vicino al dipartimento di polizia locale, hanno cominciato a rastrellare tutte le famiglie fedeli alle autorità delle case vicine, compresi anziani, donne e bambini. Diverse famiglie degli Al-Sayed sono stati uccise, inclusi 20 bambini e la famiglia dei Abdul Razak. Molti degli uccisi erano "colpevoli" di aver osato passare da sunniti a sciiti. Queste persone sono state uccise con colpi sparati a bruciapelo o accoltellate. Poi hanno presentato gli assassinati alle Nazioni Unite e alla comunità internazionale come vittime dei bombardamenti dell'esercito siriano, cosa che non trova riscontro in alcun segno sui loro corpi.
 
L'idea che gli osservatori ONU, dall'Hotel Safir a Homs durante la notte, abbiano sentito il fuoco di artiglieria contro Al-Hula... la considero niente meno che uno scherzo di cattivo gusto. Ci sono 50 chilometri da Homs ad Al-Hula. Quale tipo di carri o cannoni hanno questa gittata? Sì, c'era un intenso fuoco a Homs fino alle 3 del mattino, incluse le armi pesanti. Ma, per fare un esempio, le sparatorie della notte tra lunedì e martedì erano dovute ad un tentativo da parte di forze governative di riprendere il controllo di un corridoio di sicurezza lungo la strada per Damasco, Tarik Al-Sham.
 
Dopo un controllo sul campo, ad Al Hula è impossibile trovare tracce recenti di distruzione e bombardamenti. Durante il giorno, diversi attacchi da parte di uomini armati sono stati condotti contro gli ultimi soldati rimasti al checkpoint di Taldou. I militanti utilizzavano armi pesanti ed erano sostenuti da cecchini mercenari professionisti.
 
Esattamente la stessa provocazione aveva fallito a Shumar (Homs) con 49 miliziani, e donne e bambini uccisi, quando poco prima era stata organizzata una visita di Kofi Annan. La provocazione venne subito scoperta, non appena saputo che i corpi appartenevano ad alawiti. Questa provocazione aveva anche gravi incongruenze: i nomi delle vittime erano di persone leali alle autorità, non c'erano tracce di bombardamenti, ecc.
 
Tuttavia, la macchina della provocazione va avanti lo stesso. Oggi, i paesi della NATO minacciano direttamente di bombardare la Siria, iniziando da una simultanea espulsione dei diplomatici siriani... A partire da oggi, non ci sono truppe dentro la città di Al Hula, ma si sentono costantemente colpi di arma automatica. Inoltre, non è chiaro se i miliziani stanno combattendo tra di loro o se i sostenitori di Bashar al-Assad stanno venendo eliminati.
 
I miliziani hanno aperto il fuoco praticamente su tutti coloro che cercano di avvicinarsi alla città di confine. Davanti a noi un convoglio delle Nazioni Unite è stato colpito e due jeep blindate degli osservatori ONU sono state danneggiate, quando hanno cercato raggiungere un checkpoint dell'esercito a Tal Dow. (…)
 
Secondo un soldato ferito: "Il giorno dopo, gli osservatori ONU sono venuti da noi al posto di blocco e appena arrivati, uomini armati hanno aperto il fuoco su di loro e tre di noi sono stati feriti. (…) Gli osservatori hanno potuto sentire una donna che stava accanto a loro e piangeva, la donna si è alzata implorando l'aiuto degli osservatori - per proteggerla dai banditi. Quando mi hanno ferito, mi hanno visto cadere ma nessuno di loro ha cercato di aiutarmi. Il nostro checkpoint non esiste più. Non ci sono più civili a Taldou, restano solo i miliziani. Il nostro rapporto con la gente del posto era eccellente. Sono molto buoni con noi, hanno chiesto all'esercito di entrare a Taldou. Siamo stati attaccati da cecchini". (…)
 
I cecchini uccidono una decina tra soldati e poliziotti ai checkpoint ogni giorno. E' vero che sono altrettante le vittime quotidiane degli organismi di sicurezza ad Homs. Però, alle dieci di mattina, erano stati già portati all'obitorio sei soldati morti, la maggior parte uccisi con un colpo alla testa, e la giornata era appena iniziata...
 
Questi i nomi degli uccisi nelle prime ore del mattino del 29 maggio:
 
1. Sergente Ibrahim Halyuf 
2. Sergente Salman Ibrahim 
3. Poliziotto Mahmoud Danaver 
4. Coscritto Ali Daher 
5. Sergeant Wisam Haidar 
6. non è stato possibile chiarire il nome del soldato morto
 
I banditi hanno anche sparato una raffica automatica sul nostro gruppo di giornalisti, anche se era chiaro che questa è una normale troupe, composta da civili disarmati.
 
Come è iniziato l'attacco
 
Dopo la preghiera del venerdì, verso le ore 14 del 25 maggio, un gruppo del clan di Al Aksh ha cominciato a sparare contro un checkpoint governativo con mortai e lancia granate. Il fuoco di ritorno di un autoblindo ha colpito la moschea, e questo era lo scopo stesso ovvero di causare una provocazione più grande.
 
Poi, due gruppi guidati dai terroristi Nidal Bakkour e Al-Hassan, del clan Hallak Al, sostenuti da un gruppo di mercenari, ha attaccato il checkpoint superiore nella periferia est della città. Alle 15.30, il checkpoint superiore è stato preso e tutti i prigionieri giustiziati: un coscritto sunnita aveva la gola tagliata, mentre Abdullah Shaui (Bedouin) di Deir-Zor è stato bruciato vivo.
 
Durante l'attacco a questo checkpoint, gli armati hanno perso 25 di loro, che poi sono stati presentati agli osservatori delle Nazioni Unite insieme con i 108 civili morti - "vittime del regime", presumibilmente uccisi dai bombardamenti dell'esercito siriano. Per quanto riguarda i restanti 83 corpi, tra cui 38 bambini, erano le famiglie giustiziate dai miliziani. Queste erano tutte famiglie fedeli al governo di Siria.
 
Intervista con un funzionario di polizia:
 
"Il mio nome è Al Khosam, sono un funzionario di polizia. Ho prestato servizio nel villaggio di Taldou, distretto di Al-Hula, provincia di Homs. Venerdì scorso, il nostro checkpoint è stato attaccato da un folto gruppo di miliziani. Erano migliaia.
 
D: Come vi siete protetti?
 
Risposta: Una semplice arma. Eravamo in 20 e abbiamo chiamato rinforzi. Proprio quando stavano arrivando, sono stato ferito e ho ripreso conoscenza in ospedale. Gli aggressori provenivano da Ar-Rastan e Al-Hula. Gli insorti controllano Taldou. Hanno bruciato le case e ucciso le persone delle famiglie fedeli al governo, violentate le donne e ucciso i figli."
 
Intervista con un soldato ferito:
 
"Sono Ahmed Mahmoud al Khali e vengo dalla città di Manbej. Sono stato ferito a Taldou con il gruppo di supporto venuto in aiuto dei nostri compagni, che erano di stanza al checkpoint.
 
I miliziani hanno distrutto due mezzi da combattimento e un autoblindo al nostro checkpoint. Ci siamo spostati fuori Taldou per raccogliere i nostri compagni feriti e poi siamo tornati. Dopo un po' sono arrivati gli osservatori ONU e li abbiamo portati nelle case delle famiglie che erano state colpite dai teppisti.
 
Ho visto una famiglia di tre fratelli e il loro padre nella stessa stanza. In un'altra stanza abbiamo trovato morti i bambini e la loro madre. E un altro anziano era stato ucciso. Cinque uomini, donne e bambini. La donna violentata e colpita alla testa, l'ho coperta con un velo. E la commissione aveva visto tutto. Li hanno caricati in macchina e si sono allontanati. Non so dove li hanno portati, probabilmente alla sepoltura",
 
Un residente di Taldou:
 
"Venerdì pomeriggio ero a casa. Uditi i colpi, sono uscito a vedere cosa stava succedendo e ho visto che il fuoco veniva dal lato nord verso la posizione del checkpoint dell'esercito. Poiché l'esercito non rispondeva, hanno iniziato ad avvicinarsi alle case, dove successivamente la famiglia è stata uccisa. Quando l'esercito ha iniziato a rispondere al fuoco, hanno usato le donne e i bambini come scudi umani e hanno continuato a sparare verso il checkpoint. Quando l'esercito ha risposto, sono scappati. Dopo di che, l'esercito ha preso donne e bambini superstiti e li ha portati in salvo. In questo momento, Al Jazeera manda in onda immagini che dicono che l'esercito ha commesso il massacro di Al Hula.
 
In realtà, hanno ucciso i civili ei bambini di Al-Hula. Questi banditi non permettono a nessuno di svolgere il suo lavoro. Rubano tutto quello su cui possono mettere le mani: grano, farina, benzina e gas. La maggior parte dei combattenti sono della città di Ar Rastan".
 
Dopo aver bloccato la città, hanno portato alla moschea i corpi dei loro compagni morti, così come quelli delle persone e bambini che avevano ucciso, trasportandoli su dei pickup KIA. Il 25 maggio, intorno alle 20, i cadaveri erano già nella moschea. Il giorno successivo alle 11 del mattino gli osservatori delle Nazioni Unite arrivavano alla moschea.
 
Disinformazione dei media
 
Per esercitare una pressione sull'opinione pubblica e cambiare le posizioni di Russia e Cina, i testi e i sottotitoli in russo e cinese preparati anticipatamente recitavano: "Siria - Homs - città di Hula. Terribile massacro perpetrato dalle forze armate del regime siriano contro i civili nella città di Hula. Decine di vittime e il loro numero sta crescendo, soprattutto donne e bambini, brutalmente uccisi dai bombardamenti indiscriminati sulla città."
 
Due giorni dopo, il 27 maggio, dopo che i racconti dei residenti e le registrazioni video effettuate avevano evidenziato che i fatti non supportavano l'accusa dei bombardamenti, i video dei banditi riportavano dei cambiamenti significativi. Alla fine del testo appariva questo post-scriptum: "E alcuni sono stati uccisi con dei coltelli".
 
Marat Musin, Olga Kulygina, Al-Hula, Siria
 

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