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Dichiarazione di chiusura lavori del Comitato Centrale del Partito Comunista Siriano

Partito Comunista Siriano | solidnet.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

07/07/2017

Il 17 maggio 2017, il Comitato Centrale del Partito Comunista Siriano si è riunito sotto la guida del suo Segretario generale, il compagno Ammar Bagdash.

La discussione sulla situazione politica ha visto il Comitato Centrale confermare che la situazione internazionale sta diventando sempre più complicata e pericolosa, a causa soprattutto dell'intensificarsi delle contraddizioni tra potenze imperialiste, divenute più evidenti in seguito all'enorme crisi economica del periodo 2008-2010.

Le esperienze storiche indicano che il periodo di recessione economica che segue la crisi, specie se così grande, è di solito caratterizzato da un aumento delle aggressioni imperialiste allo scopo di superare rapidamente gli effetti della crisi a scapito degli altri.

Nella fase attuale, le contraddizioni tra potenze imperialiste emergono più chiaramente nel molteplice confronto tra i centri dell'imperialismo tradizionale e i cosiddetti paesi emergenti. E questo confronto potrebbe giungere in diversi settori fino al conflitto militare, come accade nel Mediterraneo orientale e in Ucraina e nei conflitti in atto in diverse parti dell'Africa e nell'inferno afgano. Anche la regione dell'Asia orientale sta sperimentando una escalation delle tensioni con una situazione potenzialmente esplosiva in qualsiasi momento.

Il fattore nuovo in questi conflitti militari è che confronti militari simili precedentemente erano sostenuti - come regola generale - da alleati regionali e seguaci dei centri imperialisti. Attualmente invece assistiamo a una crescente partecipazione a questi scontri degli stessi stati imperialisti.

L'imperialismo americano è considerata la potenza più aggressiva, che usa metodi di colonizzazione diretta e che ha lanciato guerre coloniali alla fine del XX secolo e all'inizio di questo, le più importanti delle quali sono le aggressioni in Iraq, in Afghanistan e, in precedenza, in Jugoslavia.

L'imperialismo statunitense ha anche partecipato all'aggressione della NATO alla Libia, dando ai suoi alleati europei una facciata di comodo a quell'attacco. L'imperialismo statunitense ha svolto un ruolo chiave nella cospirazione e nelle azioni aggressive contro la Siria e lo Yemen.

L'aggressiva politica di espansione dell'imperialismo statunitense è cresciuta con l'arrivo della nuova amministrazione USA, che ha subito fatto svanire le illusioni su una possibilità di intesa con questo governo, illusioni basate su alcune affermazioni dell'attuale presidente USA nel corso della sua campagna elettorale. Ma le azioni intraprese dalla nuova amministrazione americana hanno dimostrato non il ritiro, ma l'escalation dell'aggressione. Il primo passo è stato di aumentare il bilancio militare statunitense, seguito dall'attacco militare contro la base aerea siriana, avvenuto in totale contrasto con i concetti più elementari del diritto internazionale.

Allo stesso tempo, c'è stata un'escalation molto pericolosa contro la Repubblica Popolare Democratica di Corea. È chiaro che questa escalation contro la Corea del Nord è rivolta al più grande antagonista dell'imperialismo americano, la Repubblica Popolare Cinese. Non è una coincidenza che l'attacco contro la Siria e l'escalation contro la Corea del Nord si siano svolti durante la visita del presidente cinese negli Stati Uniti. Sempre più, sono gli interessi della giunta monopolistica più reazionaria e aggressiva a guidare gli orientamenti internazionali dell'attuale amministrazione americana. C'è anche una grande influenza sionista all'interno di questa amministrazione.

A causa di questi fattori essenziali, il mondo sta assistendo a una crescita del tono e degli atti di aggressione dell'attuale amministrazione dell'imperialismo americano che aspira a ridurre e porre sotto bersaglio le posizioni dei suoi principali competitori sulla scena internazionale, in particolare Cina e Russia. Ciò si traduce in una crescente tensione nell'Europa orientale (Ucraina in particolare) e nell'Estremo Oriente. Oltre alla ripresa della campagna contro l'Iran da parte dell'attuale amministrazione statunitense, che la vede come elemento importante per stabilizzare la sua egemonia e punto di partenza delle campagne espansionistiche future.

Nonostante gli sforzi diplomatici russi per trovare soluzioni di compromesso con i centri dell'imperialismo occidentale, questi tentativi non hanno portato a risultati che soddisfino la Russia. È chiaro alle autorità russe che i centri vitali nei vicini dintorni sono attualmente sotto bersaglio dei centri occidentali. Ciò può portare a conseguenze molto gravi per lo status della Russia nel sistema internazionale.

L'intensificarsi delle contraddizioni inter-imperialistiche sono accompagnate dall'aumento di altre contraddizioni del capitalismo, che continua ad attaccare i movimenti di liberazione nazionale in tutto il mondo. Un esempio chiaro di ciò lo offrono i paesi dell'America Latina, specialmente il Venezuela, in confronto diretto con l'attacco dell'imperialismo e dei suoi agenti locali. Oltre alle regioni del Mediterraneo orientale e del Mar Rosso cui tocca affrontare lo stesso attacco.

Inoltre, i monopoli imperialisti continuano ad attaccare i diritti dei lavoratori dei paesi imperialisti, portando in molti di loro all'escalation degli scontri di classe. Il rifiuto popolare della politica monopolistica sta crescendo in molti paesi dell'Europa occidentale e meridionale. Ciò è dimostrato dalle trasformazioni politiche e dai movimenti di massa in questi paesi. I partiti di riformisti, falsamente etichettati come "la nuova sinistra", svolgono un ruolo distruttivo nel contrastare i movimenti di massa antimonopolistici, come avviene in Grecia.

Le elezioni francesi hanno anche mostrato la grande influenza del sionismo internazionale sulla determinazione della politica europea. Questi circoli hanno nuovamente portato un signor nessuno alla presidenza per rafforzare le posizioni dei monopoli multinazionali da un lato e, dall'altro, per assicurare le posizioni dell'amministrazione francese nei confronti della Russia. Tutto questo nel quadro del tentativo di mitigare gli effetti destabilizzanti dell'Unione Europea, il secondo centro imperialista al mondo.

Le crescenti contraddizioni dell'imperialismo moderno minacciano non solo l'indipendenza e il progresso dei popoli, ma anche l'esistenza dell'umanità, cosa che richiede sforzi maggiori per rafforzare il fronte antimperialista internazionale.

Analizzando gli ultimi sviluppi nella regione, il Comitato Centrale è giunto alla conclusione che le alleanze regionali siano state sviluppate per servire la politica espansionista e imperialista americana. Gli Stati del Golfo hanno rinnovato tutti gli impegni di fedeltà alla nuova amministrazione statunitense. Il riavvicinamento con questi paesi, in particolare con l'Arabia Saudita, è uno degli orientamenti principali dell'attuale politica estera USA. Nonostante le enormi difficoltà economiche incontrate dai Paesi del Golfo a causa dei bassi prezzi del petrolio, vengono chiusi enormi contratti di armamenti con gli Stati Uniti, che rilanceranno una quasi sottomessa economia americana. L'asse del Golfo appare sotto forma di un'alleanza militare esplicitamente legata all'America e, meno chiaramente, a Israele, sotto la bandiera della lotta contro la presunta espansione iraniana. Le azioni aggressive di questo asse sono dirette in due direzioni: contro la Siria e contro lo Yemen. Va notato che il popolo dello Yemen soffrirà tanto quanto quello dell'Arabia Saudita.

Al tempo stesso, l'aggressione turca si sta espandendo verso la Siria e il governo della fratellanza islamica di Ankara non nasconde le proprie ambizioni espansionistiche, chiedendo che l'Accordo di Losanna venga riesaminato. Nonostante la crescita di potere della Fratellanza in Turchia, il loro status non è risolto a causa delle difficoltà economiche e della resistenza degli ambienti laici con ampia influenza sull'opinione pubblica e della costante tensione nella regione del Kurdistan in Turchia. I circoli dominanti della Turchia hanno cercato di superare le difficoltà economiche facendo grandi accordi con la Russia, in particolare nei settori del gas, del petrolio e del nucleare, e ristabilendo le esportazioni turche in Russia.

L'obiettivo che unisce l'imperialismo americano e occidentale in generale, il sionismo internazionale, i regimi e gli agenti reazionari nella regione è minare l'Iran, il cui orientamento antimperialista è chiaro, e dividere la Siria, dopo che queste forze hanno fallito nel tentativo di rovesciarla.

Il Comitato Centrale ha valutato che nell'ultimo periodo, la lotta del popolo siriano ha ottenuto importanti risultati sui nemici del paese. Il più importante di questi risultati è stata la completa liberazione di Aleppo e l'importante avanzata su alcuni assi settentrionali e nordorientali compiuta dall'esercito siriano. Alcuni cambiamenti positivi sono stati raggiunti anche in alcune regioni centrali. Palmira è stata strappata dalle mani dei terroristi e alcuni campi di petrolio e gas sono stati ripresi nella zona centro-orientale, il che ha un impatto positivo sulla fornitura di combustibile. I ribelli sono stati allontanati, in vari modi, dalle aree sensibili nella capitale e nelle zone limitrofe. Così, l'immunità di Damasco è aumentata e una grande parte del rischio è stata sventata. Questo fattore rafforza la stabilità nazionale in generale, anche se allo stesso tempo le forze ribelli sono state ridispiegate e inviate in aree di importanza per i loro padroni.

Tuttavia, le potenze coloniali hanno scatenato la loro aggressività contro i risultati dell'esercito siriano e dei suoi alleati, cercando di aumentare le aree di occupazione coloniale in Siria. La presenza delle forze armate USA è aumentata nelle regioni nordorientali. L'attacco contro la base aerea siriana (Shairat) il 7 aprile scorso incarna palesemente tali tendenze aggressive, anche se il motivo principale dell'aggressione americana era legato a fattori interni. Tuttavia, esso dimostra la volontà dell'America di usare l'intero spettro delle tattiche violente contro la Siria. Più di recente, la presenza militare statunitense e britannica nelle regioni sudorientali si è ampliata, appoggiandosi sul loro agente tradizionale, il regime giordano.

La Turchia della NATO e le sue forze fantoccio occupano ora zone importanti a nord-est di Aleppo. Giorno dopo giorno, sono in corso misure per stabilire un'influenza turca assoluta sul governatorato di Idlib.

Durante l'incontro tra i presidenti russo e turco a Sochi verso la fine di aprile, per la Siria erano state annunciate zone a "bassa tensione" o "de-escalation".

Durante la conferenza stampa in cui veniva dato l'annuncio, si è anche dichiarato che non esisteva differenza tra i concetti di "bassa tensione" e di "aree sicure". Era chiaro, come affermato alla stessa conferenza stampa, che l'amministrazione statunitense era stata consultata e che a sua volta aveva espresso l'approvazione a questo accordo pur senza aderirvi. Questa intesa venne successivamente perfezionata nella città di Astana all'inizio di maggio come un accordo tripartito tra Russia, Iran e Turchia.

Le aree di "bassa tensione" sono quattro, ma quelle strategicamente più importanti al momento sono le regioni settentrionali e meridionali. Il lato turco mostra che l'area a "bassa tensione" settentrionale è diventata sua zona di influenza assoluta. Inoltre, le potenze coloniali cercano di fare della zona a "bassa tensione" meridionale un punto di ingresso per aumentare l'attività aggressiva espansionistica delle forze americane e britanniche e del loro agente giordano.

La visita del ministro degli esteri russo a Washington, che ha seguito la dichiarazione di Astana per le aree a bassa tensione, non ha portato gli Stati Uniti ad aderire a questo quadro di consenso. Gli americani hanno reso chiaro che cercano di imporre le loro aree di influenza attraverso operazioni militari e di occupazione della Siria orientale, senza il consenso delle altre potenze internazionali.

I poteri colonialisti internazionali e sionisti stanno cospirando per dividere la Siria. Non c'è dubbio che ci siano certe differenze tra le potenze imperialiste sulla forma da dare a questo processo, ma non ve ne sono sul contenuto.

Il Comitato Centrale ritiene che, nell'ambito della feroce campagna coloniale contro la patria, il compito principale sia quello di combattere gli occupanti e le bande terroristiche che portano avanti le loro azioni aggressive. E che tutte le forze nazionali devono lottare risolutamente per:

1. Difendere l'indipendenza nazionale.

2. Difendere la piena sovranità nazionale.

3. Assicurare l'unità di tutta la Siria.

Il Comitato Centrale ritiene che la difficile situazione del Paese richieda una trasformazione radicale della politica socioeconomica, che rafforzi la difesa del paese e soddisfi i bisogni fondamentali del popolo siriano, il principale difensore della patria e simbolo della fermezza.

L'interesse della stabilità nazionale richiede una completa rottura con tendenze socioeconomiche di natura liberale. Serve rivedere le leggi che minano lo status del settore pubblico, come la legge sul sistema delle corporation. Incoraggiare gli investimenti stranieri in tutti i settori, come previsto dai regolamenti, significa che lo Stato ha perso le sue rimanenti posizioni chiave in economia. Dal punto di vista sociale, questo indebolirà la classe operaia, che è concentrata nelle imprese statali, indebolendo quindi il sostegno pubblico alla politica nazionale.

Dovrebbe esserci una revisione radicale su come assicurare le risorse di bilancio, non aumentando le imposte e le tasse indirette, che incidono principalmente sugli interessi dei lavoratori, ma con azioni dirette contro gli interessi del grande capitale, in particolare sui gruppi parassitari e non produttivi, che dovrebbero pagare tasse compatibili con i loro profitti, o chiudendo gli accessi al profitto parassitario. Quindi, incoraggiare la produzione e generare importanti risorse in mani statali.

Nel settore dell'agricoltura dovrebbero essere invertiti i grandi aumenti dei prezzi dei fattori produttivi, in particolare il combustibile e il fertilizzante, e dovrebbe essere adottata una politica di prezzi favorevole all'acquisto di colture.

La politica nazionale troverà il sostegno economico e sociale attraverso l'applicazione di politiche che riducono gli oneri a carico dei lavoratori e attraverso azioni a favore dei produttori. Il Comitato Centrale ritiene che l'alternativa all'adozione della politica economica liberale sia una politica di capitalismo di stato dalla natura sociale, che significa:

- Sostegno alla produzione industriale e artigianale.

- Supporto efficace alla produzione agricola.

- Incremento del ruolo dell'intervento statale, specialmente nel settore del commercio interno.

- La vera e propria rinascita degli stabilimenti statali nel settore del commercio estero.

- Crescita degli stipendi e dei salari per adeguarli ai prezzi in aumento. Rendere il meccanismo di compatibilità tra stipendi e prezzi un processo permanente.

- Espandere il sostegno sociale alla popolazione in modo sistematico piuttosto che in forma di campagne emergenziali.

Il Comitato Centrale ha rimarcato il ruolo eccezionale del fronte socioeconomico in questa battaglia nazionale combattuta dal nostro popolo. Ha anche sottolineato la necessità di dedicarsi alla lotta delle masse da parte di tutte le commissioni del partito e di adottare tutte le forme di lotta, a partire dalla più semplice.

La fase cruciale attraversata dal paese conferma e rafforza la validità della parola d'ordine lanciata dal leader storico del nostro partito Khaled Bagdash: difendere la patria e difendere il pane del popolo!

Il Comitato Centrale ha anche discusso delle pubblicazioni di partito, sottolineando la loro importanza come attività vitale per tutti i compagni. Ha discusso di alcune questioni organizzative relative alla situazione del partito e preso le decisioni appropriate.

Il Comitato Centrale ha inoltre esaminato la campagna delle attività svolte dalle organizzazioni del partito e della gioventù di Khaled Bagdash in onore degli eventi nazionali e internazionali e li ha elogiati.

Il Comitato Centrale ha così concluso i propri lavori.

Damasco, 17 maggio

Il Comitato Centrale del Partito Comunista Siriano


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