www.resistenze.org - popoli resistenti - slovenia - 13-02-08 - n. 214

da Comitato Comunista Sloveno
 
L’ultimo atto della cerimonia funebre della defunta SFRJ: la rapina del Kosovo
 
Comitato Comunista Sloveno - Ufficio di informazione pubblica rivoluzionaria
31/01/2008
 
“Noi facciamo affidamento sulla Slovenia, siamo del resto per metà colonia sua” ha dichiarato Shkelzen Maliqi di Pristina, contornato da molti titoli a seconda della presentazione (filosofo, giornalista, dirigente del centro studi umanisti di Pristina, attivista, anarchico ecc.) il giorno 15 dicembre 2007 in un’intervista al Delo di Lubiana. Si può ben pensare che il filosofo Maliqi connosca la definizione di “colonia”.
 
Altra cosa è sapere se ha ben valutato quale sarà la fetta della torta coloniale che spetterà alla Slovenia per compensare il suo ruolo di zelante affossatore del vecchio stato socialista. Va da se che i distributori di briciole si sono riservati per sé stessi la divisione del dolce anche per i complici della “democratizzazione” dei piccoli rottami della ex Jugoslavia, ivi comprese le marionette al potere in Serbia. Con i bombardamenti criminali del 1999 hanno messo la spada di Damocle sopra la testa, indicando loro la strada da seguire. Sono ora temporaneamente spaventati da una vittoria nelle prossime elezioni presidenziali dei “radicali” poco obbedienti. Anche se i “radicali” non hanno nessuna intenzione di cambiare il sistema capitalista, non ci si auspica la loro vittoria; infatti non sono incondizionatamente ossequienti, per di più sono favorevoli ai russi. Quindi viene aiutato il “democratico” Tadic con ogni possibile mezzo, sperando di continuare per suo mezzo a dominare la Serbia anche dopo aver strappato il Kosovo. Chiaramente hanno omesso di dire quanti milioni costerà loro l’elezione di Tadic, esattamente come fece l’ex segretario di stato Madalene Allbright quando si impegnò alla demolizione del legittimo potere jugoslavo negli anni ’80.
 
Col miraggio della ricca ricompensa spettante alla Slovenia il regime è spinto a vantare le proprie vittorie, in particolare quelle dell’esercito sloveno nella sua “luminosa” missione nel Kosmet quale partecipe delle forze d’occupazione. Cercano di convincere l’opinione pubblica che si tratta di una missione storica e nell’interesse della nazione Slovena e che l’esercito Sloveno diventando sempre più una forza per azioni di battaglia da inviare all’estero non fa altro che difendere gli interessi nazionali, economici e politici del paese. Nelo stesso modo in cui affermavano che era nell’“interesse nazionale” costituire uno stato capitalista “indipendente” giustificando così la distruzione dello stato socialista e la liquidazione del sistema dell’autogestione. In questo modo hanno identificato l’“interesse nazionale” con gli interessi delle forze imperialiste: la distruzione dei paesi socialisti.
 
Una inattesa ricompensa costituisce uno stimolo ulteriore per la tenacia e l’attivismo della diplomazia slovena nella fase finale della rapina del Kosmet alla Serbia. La Presidenza dell’Unione europea nella prima metà del 2008 le permette di compiere ancora più efficientemente il suo dovere, assumendo il ruolo di affossatrice della Jugoslavia socialista. Ne il compito né la ricompensa derivano dal caso. La Slovenia sarà sacrificata da organizzatori e dirigenti del processo di distruzione della Jugoslavia per potersi salvare dalla condanna dell’opinione pubblica mondiale per la violazione della Carta dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, essa sarà la vittima espiatrice, la responsabile sulla quale puntare il dito, anche per quanto fatto in precedenza quando la si accusò di essere la principale responsabile della disintegrazione della Jugoslavia (giudizio espresso dall’ex ambasciatore americano in Jugoslavia Warren Zimmermann). Essi lavorano con ostinazione alla realizzazione dell’unità dei paesi europei e non per sostenere il furto del Kosmet anche se il ministro degli affari esteri sloveno ha dichiarato (nella sua veste di rapinatore principale) che è possibile comunque operare anche senza l’unanimità degli accordi.
 
Una riunione dei ministri degli esteri di Granbrettagna, Germania, Francia, Italia e Slovenia in presenza del commissario europeo all’allargamento dell’UE e, va da se, di Javier Solana, sperimentato pianificatore e comandante dell’aggressione armata contro la Jugoslavia del 1999 e, in questo ruolo, ben definibile come beccamorto capo – ha avuto luogo a Brdo presso Kranj il 19 gennaio 2008.
 
La Slovenia ha avuto la visita del partigiano ostinato della rapina, il Segretario generale dell’ONU, Ban Ki Moon, che non ha alcuna difficoltà a rivestire l’abito del “esecutore giudiziario” per l’appropriazione di territori stranieri, vista la sua esperienza in materia. Ban Ki Moon ha scambiato le proprie opinioni con l’ex presidente sloveno Mlan Kucan, attivo partecipe alla distruzione della Jugoslavia, allo smantellamento della Lega dei comunisti jugoslavi, e traditore del sistema autogestionario socialista.
 
La riunione si è tenuta a porte chiuse, senza comunicati stampa finali allo scopo di mantenere il mistero e creare le condizioni per l’esproprio finale del Kosmet permettendo ai separatisti albanesi la dichiarazioni unilaterale di indipendenza, in realtà di “stato colonia”. I creatori del progetto di rapina del Kosmet sono stati invece molto presto ed amaramente sorpresi dalla pubblicazione il 25 gennaio 2008 da parte della televisione slovena di un documento relativo agli incontri diplomatici segreti tra americani e sloveni, durante i quali gli sloveni avevano ricevuto alcune indicazioni relative alle mosse durante il loro periodo di presidenza della UE soprattutto sull’atteggiamento da tenere rispetto alla rapina del Kosmet. Il contenuto di quelle informazioni non è stato smentito, e la persona che ha rivelato il compromettente documento è oggi attivamente ricercata. I diplomatici americani hanno avuto bisogno di tre ore per spiegare ai loro colleghi sloveni il Manuale su come presiedere l’Unione e realizzare il piano per l’ “indipendenza” del Kosovo, ha scritto in quei giorni il quotidiano italiano “Corriere della sera”. I rapitori propagano con insistenza la demagogica tesi sullo scoppiare di sommosse e di destabilizzazione del Kosmet in caso di rifiuto della proclamazione di indipendenza. Si sa del resto benissimo che il separatismo, gli scontri e le vittime sia nel Kosmet che, del resto, in tutta la Jugoslavia sono stati il risultato di piani, di indicazioni e sono avvenuti secondo direttive dei paesi imperialisti e dei loro servizi segreti. Eventuali disordini, soggetto di manipolazioni e di minacce, possono scoppiare solo con il permesso o l’ordine espresso delle autorità del Kosmet. Solo dei faciloni possono pensare altrimenti. Del resto si sa bene cosa gli imperialisti sperano di ottenere con l’appropriazione del Kosmet: il mantenimento di posizioni geostrategiche e lo spiegamento in basi di espansione verso l’est, scatenare l’attivismo separatista e la rivolta delle minoranze albanesi nel sud della Serbia, in Macedonia, in Bulgaria e in Grecia e, in periodo a più lungo termine, creare le condizioni di tensione e di conflitto nel sud ei Balcani per prolungare il loro controllo sulla regione e renderlo ancora più efficace.
 
Tuttavia la maggioranza dei cittadini della Slovenia sa da tempo che la tesi di supposti interessi sloveni nel Kosmet non è che demagogia utile a nascondere i veri obbiettivi che tendono a trasformare il Kosmet in una colonia. È interesse individuale solo di qualche capitalista sloveno arricchito dalla rapina e dal saccheggio della proprietà sociale. Sanno benissimo che nel Kosmet solo sfruttatori motivati potranno realizzare utili usando beni strumentali appartenenti ad altri e mano d’opera impoverita. I cittadini sloveni onesti considerano amorale la presentazione demagogica degli interessi capitalisti come fossero interessi nazionali.
 
Sanno anche che non si tratta degli interessi dei lavoratori del Kosmet che, come a tutti i lavoratori del vecchio stato socialista, non hanno altro da capire se non quale borghesia li sfrutterà. Sono del resto tanto più esasperati, in quanto sono sfruttati e maltrattati dalla loro borghesia e dalla borghesia appartenente ad altri stati del loro vecchio stato comune socialista. Le dichiarazioni di individui che appartengono all’oligarchia e che proclamano il proprio apprezzamento per i ricchi capitalisti nazionali a rispetto ai capitalisti stranieri di altri piccoli stati sono particolarmente ridicole. Ma con questi insensati propositi non potranno nuovamente ingannare e manipolare i cittadini che oramai sanno bene che non è loro del tutto indifferente vivere in un sistema capitalista piuttosto che in un sistema socialista. Oggi la maggior parte dei cittadini pensa che la Jugoslavia socialista, con i valori che aveva creato, è stata il loro paese molto più di quanto lo siano i micro stati attuali, sfruttatori e molto meno indipendenti di quanto lo erano le repubbliche jugoslave.
 
I cittadini sloveni sanno anche del resto che non è interesse del popolo sloveno inimicarsi e scontrarsi col popolo serbo con il quale in passato non hanno avuto altro che rapporti positivi ed amichevoli, soprattutto durante la seconda guerra mondiale e dopo la costruzione comune della Jugoslavia socialista. Questi buoni rapporti tradizionali sono messi in pericolo da nazionalisti e separatisti dei due stati, che operano sempre nell’interesse dei circoli imperialisti, che, come già detto, traggono benefici strategici dall’opposizione, dalla separazione, dal disprezzo degli altri, per regnare più facilmente nel quadro della globalizzazione del “Nuovo Ordine”, della democrazia fittizia e di altrettanto falsi diritti dell’uomo. Naturalmente i cattivi rapporti tra due popoli non disturbano i loro borghesi infinitamente egoisti nei loro traffici e piani di rapina, come non sono disturbati da frontiere statali e differenze di sviluppo, di cultura, di lingua esistenti già nel passato e usati da vari imperi per sfruttare e dividere i popoli nel processo di demolizione della comunità socialista. Al contrario per loro le cattive relazioni sono occasione e la possibilità di potersi scatenare nella pesca nel torbido. I cittadini sloveni che non sono d’accordo con le aspirazioni sfruttatrici della loro nuova classe borghese e del ruolo di marionetta del loro governo nella rapina del Kosmet devono opporsi più apertamente e massicciamente alla loro azione contro la Serbia e contro gli interessi del popolo Sloveno. Se non lo faranno sarà loro più difficile poi eliminare le conseguenze che colpiranno certamente le loro relazioni con il popolo Serbo. Le generazioni successive potranno difficilmente porre rimedio e perdonare le azioni nocive dei lor predecessori. D’altra parte il ratto illegale di una parte del territorio serbo può ripetersi domani in un altro paese, perché non in Slovenia?
 
Traduzione dal francese di Petar Behrens – Nuova Alabarda