www.resistenze.org - popoli resistenti - sudan - 26-06-06

da http://www.workers.org/2006/world/darfur-0608/
 
Il ruolo degli Stati Uniti nel Darfur
 
Sara Flounders
 
Che cosa alimenta la campagna che si sta diffondendo attualmente negli Stati Uniti per "Fermare il genocidio nel Darfur"? Le associazioni universitarie hanno improvvisamente cominciato a organizzare petizioni e incontri e a chiedere il disinvestimento dal Sudan. Il 30 aprile si è svolta una manifestazione sul Mall di Washington D.C. per "Salvare il Darfur".
Si continua a dire che va fatto "qualcosa". Devono essere immediatamente dispiegate le "forze umanitarie" e le "forze di pace statunitensi" per mettere fine alla "pulizia etnica". Le truppe delle Nazione Unite o della NATO devono fermare il "genocidio". Il governo degli Stati Uniti ha "la responsabilità morale di prevenire un altro Olocausto".

I racconti riportati dai media sugli stupri di massa e le immagini di profughi disperati provocano indignazione. L'accusa è che decine di migliaia di africani vengano uccise dalle milizie arabe spalleggiate dal governo sudanese. Il Sudan è etichettato sia come "Stato terrorista" sia come "Stato fallito". Perfino durante le manifestazioni pacifiste sono apparsi dei cartelli con la scritta "Fuori dall'Iraq - Dentro il Darfur". Inserzioni a tutta pagina sul New York Times hanno ribadito questa richiesta.

Chi sta dietro a questa campagna e quali azioni vengono sollecitate?
 
Un'occhiata seppur superficiale all'elenco dei sostenitori della campagna rivela il ruolo dominante svolto dai cristiani evangelici di destra e da importanti gruppi sionisti “per salvare il Darfur”.
Un articolo apparso sul Jerusalem Post il 27 aprile con il titolo "Gli ebrei statunitensi alla guida dell'organizzazione della manifestazione per il Darfur" descriveva il ruolo di importanti organizzazioni sioniste nell'organizzazione della manifestazione del 30 aprile. Un'inserzione a tutta pagina sul New York Times mostrava le firme di varie associazioni ebraiche, compresa l’UJA-Federation di New York e il Jewish Council for Public Affairs (Consiglio ebraico per gli affari pubblici).
Ma i gruppi sionisti non sono stati gli unici promotori. La manifestazione è stata sponsorizzata da una coalizione di 164 organizzazioni che comprendevano l'Associazione Nazionale Evangelica, l'Alleanza Evangelica Mondiale e altri gruppi religiosi che sono stati i più accesi sostenitori dell'invasione dell'Iraq voluta dall'amministrazione Bush. Il gruppo evangelico del Kansas "Sudan Sunrise" ha contribuito a organizzare i mezzi di trasporto e i oratori, ha avviato un'estesa raccolta di fondi e ha allestito una cena per 600 persone.

Non è stata una normale iniziativa contro la guerra o a favore della giustizia sociale. I promotori hanno incontrato personalmente il Presidente George W. Bush poco prima della manifestazione. Il Presidente ha detto loro: "Sono felice della vostra partecipazione. E voglio ringraziare gli organizzatori di essere qui".
Inizialmente si prevedeva la partecipazione di 100.000 persone. I servizi dei media sono stati generosi e hanno parlato di “alcune migliaia” con cifre che variavano dai 5.000 ai 7.000 partecipanti. C'era una schiacciante prevalenza di bianchi. Nonostante la bassa adesione, l'iniziativa ha goduto ampiamente dell'attenzione dei media, che si sono concentrati soprattutto su celebrità come il vincitore del Premio Oscar George Clooney. Hanno dato la loro benedizione alla manifestazione rappresentanti di spicco dei democratici e dei repubblicani, tra cui il senatore Barack Obama (Partito Democratico, Illinois), la leader della minoranza democratica Nancy Pelosi (Partito Democratico, California), il vicesegretario di Stato per gli affari africani Jendayi Frazer e il governatore del New Jersey Jon Corzine. Corzine, a proposito, ha speso 62 milioni di dollari del proprio patrimonio personale per essere eletto.

I mezzi di informazione delle grandi corporazioni hanno concesso a questa manifestazione più spazio e rilevanza che alla manifestazione pacifista di New York City del giorno prima (alla quale avevano partecipato 300.000 persone) o alle manifestazioni a favore dei diritti per gli immigrati che si sarebbero svolte il giorno successivo in tutto il paese e che avrebbero raccolto un milione di partecipanti.
L'Ambasciatore degli Stati Uniti alle Nazioni Unite John Bolton, l'ex Segretario di Stato Generale Colin Powell, il Segretario di Stato Condoleezza Rice, il Generale Wesley Clark e il Primo Ministro britannico Tony Blair si sono tutti espressi a favore di un intervento in Sudan.
Questi preminenti architetti della politica imperialista fanno spesso riferimento a un altro modello quando auspicano l'intervento: la riuscita guerra "umanitaria" contro la Jugoslavia che ha instaurato l'amministrazione di USA e NATO in Kosovo dopo una pesante campagna di bombardamenti.
Il Museo dell'Olocausto di Washington ha emanato un "allerta genocidio" – il primo allerta di questo tipo che vi sia mai stato emesso – e 35 leader cristiani evangelici hanno firmato una lettera in cui chiedono al Presidente Bush di inviare l'esercito statunitense a porre fine al genocidio nel Darfur. È stato creato anche un programma nazionale di studio per garantire il consenso dell'opinione pubblica a un intervento militare degli Stati Uniti.
Molte organizzazioni non governative finanziate dal Fondo Nazionale per la Democrazia hanno aderito alla campagna. Anche voci progressiste come Amy Goodman di Democracy Now, il rabbino Michael Lerner di TIKKUN e l'Osservatorio sui Diritti Umani hanno appoggiato la campagna per "Salvare il Darfur".

Distogliere l'attenzione dal fallimento in Iraq
 
L'invasione criminale e il pesante bombardamento dell'Iraq, la distruzione delle infrastrutture che ha lasciato gli abitanti senz'acqua e senza corrente elettrica e le orribili foto che documentano l'uso della tortura da parte dell'esercito americano nella prigione di Abu Ghraib hanno suscitato lo sdegno di tutto il mondo. Al culmine di questa situazione, nel settembre del 2004, l'allora Segretario di Stato Generale Colin Powell andò in Sudan e annunciò al mondo che laggiù si stava consumando il crimine del secolo, "un genocidio". La soluzione degli Stati Uniti fu di chiedere alle Nazioni Unite l'imposizione di sanzioni a uno dei paesi più poveri della terra, e di proporre l'invio delle truppe statunitensi come "forza di pace".

Ma il resto del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite non era disposto ad accettare questo punto di vista, le "prove" degli Stati Uniti e la loro proposta d'azione.
La campagna contro il Sudan si intensificò proprio mentre si diffondevano le prove di come l'invasione americana dell'Iraq si fosse fondata su una bugia. Gli stessi mezzi d'informazione che avevano dato credibilità alle giustificazioni fornite dal governo degli Stati Uniti per invadere l'Iraq (il possesso delle "armi di distruzione di massa") hanno cambiato marcia per cominciare a raccontare dei "crimini di guerra" compiuti dalle forze arabe in Sudan.
Questa campagna per il Darfur realizza diversi obiettivi della politica imperialista statunitense. Demonizza ulteriormente gli arabi e i musulmani. Distoglie l'attenzione dalla catastrofe umanitaria causata dalla brutale guerra di occupazione dell'Iraq, che ha ucciso e ferito centinaia di migliaia di iracheni.

Ed è anche un tentativo di spostare l'attenzione dalla guerra di Israele contro il popolo palestinese, finanziata e appoggiata dagli Stati Uniti.
E, aspetto ancora più importante, apre un nuovo fronte nell'aspirazione delle corporazioni americane a controllare l'intera regione.
 
Gli interessi statunitensi in Sudan
 
Il Sudan è il paese più grande dell'Africa per dimensioni. Si colloca strategicamente sul Mar Rosso, immediatamente a sud dell'Egitto, e confina con altre sette nazioni africane. Ha all'incirca le dimensioni dell'Europa Occidentale ma una popolazione di soli 35 milioni di persone.
Il Darfur è la regione occidentale del Sudan. È grande come la Francia, ma ha solo 6 milioni di abitanti.
La recente scoperta di nuove risorse ha reso il Sudan molto interessante agli occhi delle corporazioni americane. Si ritiene che le sue riserve di petrolio possano competere con quelle dell'Arabia Saudita. Ha grandi depositi di gas naturale. Inoltre, possiede uno dei tre maggiori depositi di uranio puro, e il quarto deposito di rame del mondo.
Diversamente dall'Arabia Saudita, però, il governo sudanese ha mantenuto la propria autonomia da Washington. Incapace di controllare la politica petrolifera del Sudan, il governo imperialista americano ha fatto di tutto per impedire che sviluppasse questa preziosa risorsa. La Cina, d'altro canto, ha collaborato con il Sudan fornendo la tecnologia per l'esplorazione, la trivellazione e l'estrazione del petrolio, nonché partecipando alla costruzione di un oleodotto, e compra gran parte del petrolio sudanese.

La politica degli Stati Uniti mira per lo più a impedire le esportazioni di petrolio imponendo sanzioni e alimentando gli antagonismi nazionali e regionali. Per oltre due decenni l'imperialismo statunitense ha appoggiato un movimento separatista nel sud del Sudan, dove era stato inizialmente scoperto il petrolio. Questa lunga guerra civile prosciugò le risorse del governo centrale. Quando si giunse finalmente a un accordo di pace, l'attenzione degli Stati Uniti si volse immediatamente al Darfur, nel Sudan occidentale.
Di recente, un simile accordo tra il governo sudanese e i gruppi dei ribelli del Darfur è stato respinto da uno di questi gruppi, e così i combattimenti continuano. Gli Stati Uniti si rappresentano come un mediatore neutrale e continuano a fare pressioni su Khartoum perché faccia altre concessioni, ma "attraverso gli alleati africani più stretti hanno contribuito ad addestrare i ribelli dello SLA e del JEM che hanno provocato la violenta reazione di Khartoum."(
www.afrol.com).

Il Sudan ha una delle popolazioni etnicamente più differenziate del mondo. Ci sono oltre 400 gruppi etnici con le proprie lingue o dialetti. L'arabo è la lingua comune. Khartoum, la città più grande del paese, ha una popolazione di circa 6 milioni di abitanti. Circa l'85% della popolazione sudanese vive di agricoltura di sussistenza e di pastorizia.

I media corporativi statunitensi sono unanimi nel descrivere semplicisticamente la crisi del Darfur come atrocità commesse dalle milizie Janjaweed, appoggiate dal governo centrale di Khartoum. Tutto ciò viene descritto come un attacco "arabo" al popolo "africano".
Si tratta di una totale distorsione della realtà. Come  rilevava il Black Commentator il 27 ottobre 2004: "Tutte le parti coinvolte nel conflitto del Darfur – sia che ci si riferisca ad esse come 'arabe' o 'africane', sono ugualmente indigene e ugualmente nere. Tutti sono musulmani, tutti sono del luogo". L'intera popolazione del Darfur parla arabo, con molti altri dialetti locali. Tutti sono musulmani sunniti.

Siccità, carestia e sanzioni
 
La crisi del Darfur ha le proprie radici nei conflitti tra tribù. Si è sviluppata una lotta disperata per l'acqua sempre più scarsa e per i diritti al pascolo in una vasta area dell'Africa che è stata duramente colpita da anni di siccità e di carestia.
Nel Darfur ci sono più di 35 tribù e gruppi etnici. Circa metà della popolazione è costituita da contadini, l'altra metà da pastori seminomadi. Per centinaia d'anni la popolazione nomade ha fatto pascolare il bestiame e i cammelli su centinaia di miglia di pianure erbose. Contadini e pastori condividevano i pozzi. Per più di 5.000 anni questa terra fertile ha dato di che vivere alle civiltà del Darfur occidentale e orientale, lungo tutto il Nilo.
Ora, a causa della siccità e del grande deserto del Sahara che incombe, non c'è abbastanza terra per il pascolo o per la coltivazione in quello che potrebbe essere il granaio dell'Africa. L'irrigazione e lo sviluppo delle ricche risorse sudanesi potrebbero risolvere molti di questi problemi. Le sanzioni e l'intervento militare degli Stati Uniti non ne risolveranno nessuno.
In Sudan molte persone, soprattutto bambini, sono morte di malattie del tutto prevenibili e curabili a causa di un attacco missilistico contro l'impianto farmaceutico di El Shifa a Khartoum, lanciato per ordine del presidente Bill Clinton, il 20 agosto 1998. Questo impianto, che aveva prodotto farmaci economici contro la malaria e la tubercolosi, forniva il 60% dei medicinali disponibili in Sudan.
Secondo gli Stati Uniti si trattava di un impianto per la produzione di gas velenosa VX, ma non fu mai fornita alcuna prova. Questa semplice struttura medica, completamente distrutta dai 19 missili cruise, non è più stata ricostruita, né il Sudan ha mai ricevuto un centesimo di risarcimento.
 
Il ruolo delle Nazioni Unite e della Nato in Sudan
 
Attualmente nel Darfur ci sono 7.000 soldati dell'Unione Africana. Il supporto tecnico logistico è loro fornito dalle forze armate degli Stati Uniti e della NATO. Inoltre, migliaia di membri del personale delle Nazioni Unite sorvegliano i campi profughi in cui sono raccolte centinaia di migliaia di persone in fuga dalla siccità, dalla carestia e dalla guerra. Tutte queste forze esterne non si limitano a fornire il cibo necessario. Sono una fonte di instabilità. Come gli aspiranti conquistatori capitalisti hanno fatto per secoli, mettono consapevolmente un gruppo contro l'altro.
L'imperialismo degli Stati Uniti è profondamente coinvolto in tutta l'area. Il Ciad, che si trova a ovest del Darfur, lo scorso anno ha partecipato a un'esercitazione militare, organizzata dagli Stati Uniti, che secondo il Dipartimento della Difesa statunitense è stata la più grande esercitazione tenutasi in Africa dalla seconda guerra mondiale. Il Ciad è un'ex colonia francese, e l'esercito francese e quello statunitense sono pesantemente coinvolti nel finanziamento, nell'addestramento e nell'equipaggiamento dell'esercito del presidente militare, Idriss Deby, che ha appoggiato i gruppi ribelli del Darfur.

Per più di mezzo secolo la Gran Bretagna ha dominato il Sudan, incontrando una vasta resistenza. La politica coloniale britannica consisteva nel divide et impera e nel mantenere le proprie colonie in condizioni di sottosviluppo e di isolamento per poterne saccheggiare le risorse.
L'imperialismo statunitense, che ha rimpiazzato le potenze coloniali europee in molte parti del mondo, in anni recenti ha sabotato l'indipendenza economica di paesi che lottano per emergere dal sottosviluppo coloniale. Le sue principali armi economiche sono state le sanzioni abbinate alle richieste di "allineamento strutturale" avanzate dal Fondo Monetario Internazionale, che esso stesso controlla. In cambio di prestiti, i governi presi di mira devono tagliare le spese per lo sviluppo e le infrastrutture.

Come possono le richieste di sanzioni, che incrementerebbero il sottosviluppo e l'isolamento, risolvere uno qualunque di questi problemi?
Washington ha spesso usato il suo enorme potere nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per ottenere risoluzioni che appoggiassero i suoi piani di invio di truppe in altri paesi. In nessuno di questi casi si è trattato di missioni umanitarie.
Truppe statunitensi che portavano la bandiera delle Nazioni Unite invasero la Corea nel 1950 in una guerra che provocò più di 4 milioni di morti. Sempre sotto quella bandiera hanno occupato e diviso la penisola coreana per più di 50 anni.
Su insistenza degli Stati Uniti, nel 1961 le truppe dell'ONU furono impiegate in Congo, dove ebbero un ruolo nell'assassinio del Primo Ministro Patrice Lumumba, la prima persona di assumere quell’incarico.
Nel 1991 gli Stati Uniti riuscirono ad ottenere il mandato delle Nazioni Unite per bombardare pesantemente le infrastrutture civili irachene, compresi gli impianti di depurazione dell'acqua e quelli di produzione alimentare, nonché il sistema d’irrigazione, e per i successivi 13 anni di sanzioni che affamarono la popolazione e provocarono la morte di più di un milione e mezzo di iracheni.

Le truppe dell'ONU in Jugoslavia e ad Haiti sono state una copertura per l'intervento e l'occupazione da parte degli Stati Uniti e delle potenze europee, non hanno portato pace e riconciliazione.
Le potenze imperialiste rappresentate dagli Stati Uniti e l’Europa sono responsabili del commercio di schiavi che decimò l'Africa, del genocidio della popolazione indigena delle Americhe, delle guerre e delle occupazioni coloniali che hanno saccheggiato tre quarti del pianeta. L'imperialismo tedesco fu responsabile del genocidio del popolo ebraico. La richiesta di un intervento militare da parte di queste medesime potenze in risposta ai conflitti tra le genti del Darfur significa ignorare 500 anni di storia.
 
Sara Flounders si è recata con John Parker in Sudan subito dopo il bombardamento dell'impianto farmaceutico di El Shifa, nel 1998. Entrambi facevano parte di una delegazione investigativa dell' International Action Center istituito da Ramsey Clark.
 
da http://www.workers.org/2006/world/darfur-0608/
 
Tradotto dall'inglese in italiano da Mirumir e revisionato da Mary Rizzo, entrambi membri di Tlaxcala, la rete di traduttori per la diversità linguistica. Questa traduzione è in copyleft.