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La rottura con l'Unione europea, una questione di classe

Raúl Martínez | nuevo-rumbo.es
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

12/05/2019

Siamo di nuovo convocati alle urne. Il prossimo 26 maggio, oltre alle elezioni comunali e autonome, si svolgeranno quelle per il Parlamento europeo. Il Partito Comunista dei Lavoratori di Spagna (PCTE) concorre a questo processo elettorale con una proposta di rottura con l'Unione europea, radicalmente opposta alla posizione dei vari partiti capitalisti. Siamo il partito del NO all'UE.

Cos'è l'Unione europea? Conviene iniziare rispondendo a questa domanda. L'UE è, essenzialmente, una unione tra stati di carattere imperialista. Fin dai suoi inizi, questa alleanza di paesi capitalisti ha perseguito tre obiettivi, che oggi continuano ad essere validi. In primo luogo, l'opposizione all'Unione Sovietica e ai paesi socialisti dell'Europa centro-orientale. In secondo luogo, il contenimento del movimento operaio per facilitare lo sfruttamento dei lavoratori e delle lavoratrici nei paesi membri. In terzo luogo, il favorire gli interessi delle grandi imprese europee nell'esportazione di capitali verso paesi terzi, nella spoliazione delle loro risorse, difendendo gli interessi dei monopoli europei contro le altre potenze imperialiste.

Si può riformare l'Unione europea? I partiti capitalisti socialdemocratici e di sinistra parleranno in campagna elettorale di una "Europa sociale". Tale è la riforma dell'UE in senso progressista. Si tratta di un'utopia e pertanto, di un inganno. L'Unione europea non può riformarsi a beneficio dei popoli. Nata per opporsi al socialismo-comunismo, essa è in opposizione radicalre a qualsiasi proposta di emancipazione sociale. Nata contro il movimento operaio, il suo ruolo nella lotta di classe risulta evidente: distruggere i diritti lavorativi e sindacali rendendo più efficace e intenso lo sfruttamento capitalista. Nata come una alleanza imperialista, la sua attività si rivolge al saccheggio di paesi terzi e a garantire questa spoliazione attraverso mezzi militari. Pertanto, coloro che parlano di "Europa sociale" mentono con l'obiettivo di intrappolare i lavoratori e lavoratrici in un labirinto senza uscita.

Esistono contraddizioni all'interno dell'UE? Ovviamente, la base del capitale e delle grandi imprese continua e continuerà ad essere nazionale. Questo, come abbiamo visto, non impedisce che tra i diversi paesi capitalisti si stabiliscano delle alleanze. Ma questi accordi si fondano conformemente alla forza e al capitale di ogni paese, cosa che motiva i differenti interessi tra alleati. A sua volta, all'interno di questi paesi esistono altrettante contraddizioni nella classe dominante, tra le sue varie frazioni. Il miglior esempio di questo è la Brexit, in cui un settore dei capitalisti britannici ha optato per un cambio di alleanze che implica la rottura con l'Unione europea. Altro esempio di queste contraddizioni è la proposta di varie forze europee di estrema destra che, rappresentando settori del capitale, mettono in discussione fino ad un certo punto l'Unione europea, arrivando in alcuni casi a proporre l'uscita dei loro rispettivi paesi su posizioni nazionaliste. Il caso di Vox in Spagna è paradigmatico. Le sue posizioni non hanno nulla a che vedere con la nostra proposta di rottura, poiché rappresentiamo interessi di classe contrapposti e radicalmente opposti.

Che tipo di rottura con l'UE proponiamo? La nostra proposta di rottura non si limita all'UE. Noi comunisti proponiamo di rompere con tutte le alleanze imperialiste in cui è coinvolto il nostro paese. Proponiamo rompere con l'UE e con la NATO, ad esempio. Ma questa rottura implica necessariamente un cambio al potere. La rottura con l'Unione europea e con il resto delle organizzazioni imperialiste è parte inseparabile e imprescindibile nel processo di costruzione di un paese per la classe operaia. Senza un cambio di classe al potere non ci sarà rottura con l'Unione europea, oppure tale rottura servirà ai capitalisti e sarà ugualmente reazionaria.

Pertanto, la nostra proposta di rottura è una proposta programmatica di carattere strategico che implica un indebolimento delle alleanze tessute dai capitalisti spagnoli contro di noi e contro i lavoratori e lavoratrici di altri paesi. Il processo di lotta per una Spagna socialista-comunista necessita che queste alleanze siano polverizzate. E questo processo è già cominciato. Pertanto, l'appoggio alla proposta di rottura del PCTE significa, nell'immediato, indebolire i capitalisti che ci sfruttano, rafforzando la classe operaia nella prospettiva di un cambio della classe al potere.

Attualmente, lo sviluppo delle forze produttive permette di soddisfare le necessità del nostro popolo. A nessuno dovrebbe mancare una alimentazione adeguata, una abitazione dignitosa, l'accesso all'istruzione e alla cultura, al sistema sanitario, il lavoro o una pensione dignitosa. Esiste solo un ostacolo: il sistema capitalista in cui viviamo, nel quale tutta la produzione si dirige ad arricchire un pugno di multimilionari a spese del nostro lavoro. La ricchezza si concentra, un pugno di famiglie ne detengono sempre più, mentre un'immensa massa sociale ha sempre meno risorse con cui sopravvivere.

Questo sistema si basa, esclusivamente, sulla proprietà privata delle imprese, sulla proprietà del capitale. Pertanto, questa è la prima cosa che dobbiamo cambiare. Nel processo di lotta per un paese della classe operaia, per un paese della maggioranza, la proprietà della ricchezza che produciamo deve tornare nelle nostre mani, deve esser proprietà sociale. Pertanto, nella Spagna che proponiamo i settori fondamentali dell'economia saranno nelle nostre mani, saranno proprietà statale sotto il controllo dei lavoratori e lavoratrici, nelle cui mani ci sarà la direzione di una produzione volta a soddisfare le necessità sociali e non ad arricchire un pugno di parassiti.

Solo su queste basi è possibile parlare di sovranità. La nostra industria (mineraria, siderurgica, navale…), la nostra terra, il nostro settore ittico, ecc., sono stati schiacciati dopo l'ingresso della Spagna nell'Unione europea, dove i capitalisti e i vari stati si ripartiscono gli affari, come diciamo noi, in rapporto alla loro forza. Non si può parlare di sovranità senza parlare di nazionalizzazione dei settori strategici dell'economia. Vogliamo una Spagna in cui i lavoratori decidano cosa, come e quanto produrre. Questioni che adesso decidono esclusivamente i capitalisti, attraverso le loro lobby nell'UE, per condizionare l'insieme dei suoi provvedimenti.

Vogliamo una Spagna lontana dai conflitti tra le grandi potenze e dalla guerra imperialista, perché viviamo in tempi complessi in cui le grandi potenze si sono lanciate in modo sfrontato in una nuova ripartizione del mondo, cosa che implica il rischio di una nuova guerra capitalista generalizzata. Non vogliamo che gran parte della ricchezza che produciamo sia destinata a questa guerra. Non vogliamo che i nostri figli e figlie siano carne da cannone per questo tipo di guerra. Pertanto, ci opponiamo fermamente a ogni partecipazione spagnola ad alleanze militari imperialiste. Ci opponiamo all'Esercito europeo e alla NATO. Vogliamo un paese libero dalle basi militari statunitensi, fuori dallo Scudo antimissili, in cui non transitino armamenti, né truppe dirette ad aggredire altri popoli. Vogliamo un paese che proclami la sua amicizia con i lavoratori e lavoratrici di tutti i paesi, con tutti i popoli del mondo. Il nostro suolo, il nostro mare e il nostro spazio aereo devono esser chiusi ai piani militari delle potenze imperialiste.

Ti unisci a noi? Queste sono alcune delle nostre proposte, orientate all'avanzamento verso la Spagna che vogliamo costruire, un paese per la classe operaia, un paese socialista-comunista. Non è un cammino facile, lo sappiamo bene. Ma è l'unica via. Il tuo appoggio alla proposta di rottura del PCTE è un primo passo, il tuo voto al PCTE in queste elezioni europee ci aiuta a camminare, perché indebolisce i piani dell'Unione europea contro di noi, perché indebolisce i capitalisti che ci sfruttano, perché aiuta a forgiare un'alternativa operaia e popolare alla dittatura padronale. Perché, dopotutto, ci avvicina al paese per la classe operaia per cui lottiamo e fuori dal quale non c'è futuro per i lavoratori e le lavoratrici


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