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La crisi capitalista in Spagna: accelerata dalla pandemia e gestita dalla socialdemocrazia

Partito Comunista dei Lavoratori di Spagna (PCTE) | solidnet.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

Ottobre 2020

Contributo del PCTE all'Edizione speciale 2020 del Bollettino d'informazione dei partiti comunisti e operai, dal titolo: L'attività dei partiti comunisti e operai nelle condizioni della pandemia e della crisi capitalista in difesa della vita, della salute e dei diritti degli strati popolari, nella lotta per cambiare la società, per il socialismo.

La Spagna vive, nel 2020, la peggior crisi capitalista della sua storia. L'economia retrocede in doppia cifra, i lavoratori disoccupati si contano a milioni e i morti vittime della pandemia a decine di migliaia.

Uno sguardo superficiale potrebbe determinare che le cause dell'attuale crisi si devono interamente agli effetti della pandemia e la paralizzazione dell'economia durante il confinamento. Tuttavia, le nostre analisi precedenti alla pandemia già annunciavano la prossimità di una crisi capitalista, nella quale il coronavirus ha agito in realtà come agente catalizzatore e non come causa della stessa, che colpisce le relazioni capitaliste a livello mondiale e non unicamente nelle sue espressioni nazionali.

Nel nostro XI Congresso, svolto a novembre del 2017, affermavamo che "il capitalismo mondiale non è in grado di recuperare i livelli di crescita precedenti all'ultima crisi e già ci sono sul tavolo sufficienti indizi per considerare che una nuova crisi generalizzata possa scoppiare nei prossimi anni".

Effettivamente, dopo le crisi del 2008 e 2014, i tassi di crescita economica hanno ottenuto solo lievi rimbalzi, per cadere nuovamente in stagnazione tra il 2018 e il 2019. In quest'ultimo anno, il tasso di Investimento Estero Diretto ha subito una caduta del 40%. La paralisi del ciclo capitalista ha avuto esempi molto evidenti come il pagamento da parte dei produttori di petrolio a coloro che si prendevano lo stock di magazzino: senza riproduzione capitalista non c'è realizzazione di plusvalore e il primo anello di questa catena si trova nella produzione e non nella vendita. Questo è stato preceduto da una guerra dei prezzi tra l'OPEC e la Russia, che si è risolta con un accordo per ridurre la produzione a cui si è aggiunto il Messico. La sovrapproduzione era una realtà prima che il coronavirus entrasse in scena.

Durante la crisi capitalista precedente, tra il 2008 e il 2014, c'era chi segnalava l'ambito finanziario come responsabile esclusivo della stessa. La dicotomia sarebbe, quindi, tra un capitalismo speculativo contro un capitalismo produttivo, con il primo negativo e il secondo desiderabile. Allo stesso modo, oggi c'è chi presenta la pandemia come l'origine esclusiva della crisi, e il falso dilemma che ci presentano è tra un capitalismo predatore che vuole riavviare il ciclo economico quanto prima e finirla con i confinamenti, e un altro che costruisce uno "scudo sociale" di fronte alla crisi.

Noi partiamo dal fatto che non ci sono cause parziali che spiegano di per sé nessuna delle due crisi, che il capitalismo ha come norma la crisi - derivata dall'anarchia della produzione derivata dalla proprietà privata dei mezzi di produzione - che inoltre è utile per ricomporre il ciclo economico e concentrare e centralizzare la proprietà, e che coloro che contrappongono un modello di gestione capitalista ad un altro lo fanno in modo interessato: è il capitalismo stesso - e non le sue distinte forme di gestione - la vera origine e contro il quale noi comunisti rivolgiamo la nostra lotta.

La crisi capitalista in Spagna e la gestione socialdemocratica

La crisi capitalista ha colpito con forza l'economia spagnola, in un contesto in cui la classe operaia nemmeno aveva recuperato i livelli di vita precedenti alla crisi precedente. La riduzione del PIL fu del 5.2% nel primo trimestre e del 18.5% nel secondo. Le previsioni del FMI prevedono una contrazione del PIL del 12.8 % nel 2020, ritoccato dalla Banca di Spagna al 12.6%, finché non ci sarà una ripresa.

Dopo una revoca delle restrizioni sanitarie in estate, in coincidenza con la stagione turistica, settembre è arrivato con un panorama epidemiologico desolante: 60.000 contagi settimanali e più di 100 morti al giorno. La Comunità di Madrid, governata da partiti liberal-conservatori, annuncia confinamenti selettivi: mirati in alcuni quartieri operai, principalmente ubicati a sud della capitale.

Ma anche il Governo centrale, nelle mani socialdemocratiche, ha dato una risposta classista alla crisi. La sua risposta si sostiene su due gambe:

Da un lato, i pacchetti di stimolo fiscale iniettando liquidità alle imprese private e, in particolare, alle banche, attraverso garanzie pubbliche di credito. Cercano di garantire la circolazione del capitale. Lo Stato, inoltre, ha assunto direttamente importanti costi di produzione imprenditoriali, specialmente salariali.

Dall'altro lato, il Governo ha promosso misure per sostenere la domanda e alleviare, per quanto possibile, alcuni effetti della sovrapproduzione capitalista, che ipocritamente hanno chiamato "scudo sociale" per i lavoratori: sono state offerte prestazioni di disoccupazione anche quando non si raggiungeva il minimo, moratorie nel pagamento di alcune imposte, principalmente dirette alle imprese e il cosiddetto "Reddito Minimo Vitale". Su quest'ultimo, Pablo Iglesias - leader di Podemos e attuale vicepresidente del Governo - ha dichiarato che era un "investimento pubblico che permette di mantenere un minimo livello di domanda in modo che le imprese, sia le grandi, come le PMI e gli autonomi, possono continuare a fatturare".

Nel mentre, più di 1 milioni di lavoratori perdevano il loro lavoro nella primavera e 4 milioni sono stati interessati da ERTES (Espedienti di Regolazione Temporanea dell'Impiego). Il Governo ha iniettato una quantità enorme di denaro in liquidità e per sostenere la domanda, preparandosi per una crisi breve con una rapida ripresa. Queste previsioni errate sono aggravate dall'enorme debito pubblico - equivalente al 98% del PIL - che già aveva la Spagna prima dell'attuale crisi. L'indebitamento presto comporterà misure di aggiustamento e tagli, che colpiranno ulteriormente la classe operaia spagnola.

Le contraddizioni inter-imperialiste nel quadro della crisi

Già prima dello scoppio della pandemia, il conflitto tra USA e Cina era la norma di uno scacchiere internazionale mutevole e instabile. Ma lungi dal trovarci di fronte a un nuovo scenario di Guerra Fredda, la rivalità economica e commerciale si sviluppa tra due paesi in cui le relazioni capitaliste di produzione sono quelle dominanti e i suoi monopoli lottano per migliorare posizioni nell'approvazione di plusvalore.

La tecnologia è, attualmente, il campo di battaglia principale tra le due potenze, ma fuori da ogni analogia con la corsa spaziale tra gli USA e l'Unione Sovietica, lo sforzo cinese è oggi guidato dal monopolio privato Huawei e le sue reti di comunicazione. Il 5G non è altro che l'asse principale di molte delle catene di valore dell'economia capitalista del prossimo decennio. La corsa tecnologica è per appropriarsi di questa catena, un lucrativo affare lontano da qualsiasi scontro tra sistemi sociali o modi di produzione differenti.

Le necessità della propaganda statunitense fanno sì che si servano nuovamente della bandiera anti-comunista nella disputa con la Cina, ma farebbero male i Partiti Comunisti a rispondere a questa offensiva sollevando la bandiera di una Cina nella quale il capitalismo dilaga.

Sul piano ideologico, un altro falso dilemma è tra i cosiddetti "globalisti" e "sovranisti". Le idee non si formano separatamente dalla realtà materiale e sia nella difesa cinese del libero commercio e di progetti multinazionali come la "Nuova Via della Seta", come nell'appello di Trump per il ritorno del capitale statunitense nel suo territorio, ci sono solo gli interessi contradditori tra monopoli. Da un lato, le necessità di esportazione del capitale cinese in un mondo in cui la "torta" è stata già ripartita; dall'altro lato, la crescita salariale nei paesi asiatici e nell'Est Europa e la ricomposizione delle relazioni internazionali, che danno una minore competitività alle delocalizzazioni statunitensi ed europee. E all'interno di ogni blocco, ci sono molteplici contraddizioni, con monopoli ben stabiliti in terzi paesi che vedono pregiudicati i loro interessi con questi episodi di guerra commerciale.

In definitiva, uno scontro tra monopoli che operano in un'economia mondiale fortemente interdipendente - per quanto necessaria tra di loro - e lottano per una maggiore appropriazione dei profitti - e pertanto, lottano tra di loro. Ma in questa equazione, non compare il socialismo.

Il nuovo episodio di scontro aperto tra monopoli, con il sostegno dei rispettivi Governi, è nella corsa al vaccino contro il COVID-19. I vaccini russi e cinesi hanno dimostrato risultati promettenti, sostenuti da riviste scientifiche comprovate come The Lancet. Agli annunci del successo di questi vaccini sono seguite una campagna di denigrazione mediatica nei paesi occidentali, così come acquisti multimilionari anticipati di vaccini di monopoli farmaceutici occidentali ancora in elaborazione, con l'obiettivo di iniettare denaro pubblico nella ricerca. Il Governo statunitense, inoltre, ha introdotto le sue abituali sanzioni contro l'istituto che ha elaborato il vaccino russo, in modo che nessuno, nemmeno individualmente, possa acquisirlo legalmente nel mercato statunitense.

Nel momento in cui scriviamo questo articolo, nessun vaccino ha superato la fase 3 e pertanto, non è possibile assicurare la sua efficacia. Ciò che hanno dimostrato tutti è l'interesse dei monopoli e dei Governi a ottenere una posizione privilegiata in un affare che si stima possa esser di decine di miliardi di dollari.

La crisi capitalista ha accelerato le contraddizioni tra distinti blocchi imperialisti. Gli USA trasferiscono effettivi militari dall'Europa al Mar della Cina Meridionale, la Cina e l'India si affrontano militarmente lungo la loro frontiera, l'Est Europa subisce la sua ennesima "rivoluzione colorata" patrocinata da Governi dell'UE - questa volta in Bielorussia - e il Venezuela vive un altro tentativo di ingerenza, di fronte all'incapacità del suo Governo di formare un autentico blocco rivoluzionario in grado di superare il capitalismo nel paese.

Indubbiamente l'imperialismo continuerà a mostrare il suo volto più aggressivo nella misura in cui la crisi capitalista acutizza le contraddizioni tra monopoli e potenze capitaliste. L'imperialismo statunitense continua ad esser il maggior nemico della classe operaia del mondo, accompagnando la sua voracità con una politica aggressiva sostenuta dal suo enorme potere militare. Ma sbaglierebbero i comunisti nel vedere come alleati altri blocchi imperialisti, anche solo come un contrappeso necessario. La causa della classe operaia mondiale non ha oggi suoi alleati a Bruxelles, Mosca o Pechino. Approfittiamo delle loro contraddizioni, ma manteniamo l'indipendenza politica della classe operaia, con l'unico orizzonte del socialismo e il comunismo.

L'attività dei comunisti del PCTE durante la crisi economica e sanitaria

Dal giorno della dichiarazione dello Stato d'Emergenza in Spagna, il PCTE sta lavorando sotto la premessa che la lotta di classe non si ferma in questo scenario di pandemia. Gli attacchi contro la salute della classe lavoratrice sono stati costanti ed evidenti, dato che per un certo periodo sono stati anteposti i profitti dei capitalisti al di sopra della salute dei lavoratori. Il PCTE ha chiesto la chiusura dei luoghi di lavoro non strategici per garantire la salute dei suoi lavoratori, che erano esposti quotidianamente al contagio nei mezzi di trasporto collettivo e nei loro posti di lavoro, data la mancanza delle misure di sicurezza necessarie.

Successivamente, nei mesi di confinamento, l'attività del Partito si è diversificata, assumendo particolare importanza l'attività attraverso i social network, nelle quali sono state realizzate tutte le campagne di questi mesi. Parte dell'attività pubblica del Partito è stata organizzata attraverso videoconferenze in streaming, così come si è collaborato con altri Partiti Comunisti e Operai in iniziative simili. Al contempo, si è intervenuti nell'organizzazione del movimento operaio in queste condizioni che richiedevano un adattamento per poter mantenere la lotta di classe, ponendo chiaramente la nostra opposizione al modello degli ERTES, appoggiato ampiamente dalle direzioni dei sindacati maggioritari del paese.

A livello interno, gli organi del Partito hanno mantenuto la loro attività interna, e si sono costituiti due gruppi di lavoro per dirigere l'intervento dei compagni del PCTE nell'ambito sanitario (medici, infermieri, ausiliari, ecc.) e nell'ambito dell'istruzione. Questi gruppi rappresentano un salto qualitativo per il Partito, avvicinando gli orientamenti d'intervento alla realtà concreta del settore.

Tutta questa attività è stata organizzata sotto l'ombrello di due parole d'ordine fondamentali per il PCTE: "Non pagheremo la loro crisi né con la nostra salute, né con i nostri diritti" e "Solo il popolo salva il popolo". Così, l'insieme del Partito ha potuto anche comprovare in cosa si concretizza la parola d'ordine congressuale di avere un partito capace di "lottare in tutte le condizioni". Possono cambiare le forme di lavoro, ma il lavoro del PCTE non si ferma in nessuna circostanza.

Una volta che sono state rese flessibili le restrizioni ed è stata recuperata la capacità di movimento, il PCTE ha trasferito tutta la campagna comunicativa sulla gestione socialdemocratica della pandemia nelle strade, nei luoghi di lavoro e nei quartieri, diffondendo di nuovo il giornale Nuove Rumbo in cartaceo, in una versione con più pagine. Al contempo, si è preso parte attiva nei vari conflitti operai e lavorativi che si stanno sviluppando come frutto delle decisioni politiche rispetto alla gestione della crisi, così come frutto della decisione di alcune imprese di convertire gli ERTE in Espedienti di Regolazione dell'Impiego, non temporanei, ossia, in licenziamenti.

Attualmente, la situazione è incerta nel paese, la gestione del governo socialdemocratico sta dando passi per stabilizzare tutto ciò che è stato approvato nel periodo della pandemia e i conflitti lavorativi si susseguono nel paese. Di fronte alla conferma di un aggravamento della crisi e delle sue conseguenze per la classe operaia e il popolo lavoratore, nella parte finale dell'anno, il PCTE ha tutte le sue forze militanti disposte per la lotta di classe in tutte le condizioni, tenendo in conto ciò che abbiamo appreso nel periodo da marzo.


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