www.resistenze.org - popoli resistenti - spagna - 04-11-21 - n. 806

L'origine del Partito Comunista in Spagna

Álvaro Luque | nuevo-rumbo.es
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

20/10/2021

"Non mi sentivo più triste, non mi sentivo più sola. La nostra Rivoluzione (...) era una realtà", così un'operaia di Gallarta (Euskadi), figlia e moglie di minatori, annotò le sue prime impressioni sulla Rivoluzione d'Ottobre del 1917. Il mondo nero che la circondava le impediva di vedere oltre; non sapeva che lei stessa, insieme a migliaia di altri, sarebbe diventata la protagonista del partito nato per rendere possibile la Rivoluzione in Spagna.

In quegli anni, il nostro paese stava vivendo una crescita senza precedenti del movimento operaio. L'adesione ai sindacati era al suo massimo e il 1918 vide l'inizio del cosiddetto Triennio bolscevico: tre anni di agitazioni sociali che dimostrarono che le masse stavano diventando più consapevoli, un salto di qualità. Gli operai russi avevano rotto il ghiaccio dimostrando che era possibile governare per coloro che lavoravano nelle fabbriche. I diseredati di tutto il mondo fecero propria questa vittoria, ora mancava loro lo strumento per infrangere il grande iceberg che è il capitalismo.

Nel dicembre 1919 venne fatto il primo passo. La clandestinità significava ritrovarsi nel posto meno sospetto per dei comunisti: in un luogo iconico del capitalismo spagnolo, il Palace Hotel di Madrid. "Borodin", "Ramirez", e in misura minore "Robert Allen", furono incaricati dal Komintern (Terza Internazionale) di stabilire il contatto e creare la Sezione Nazionale dell'Internazionale Comunista. Un processo che fu decisivo per la storia spagnola ma che ancora oggi si nasconde sotto una cappa di silenzio e ignoranza, anche tra la stessa militanza comunista.

La sua creazione non fu lineare e anzi fu irta di contraddizioni. La nascita fu complessa e richiese di passare dal "pistolerismo" estremista alla costruzione di un partito bolscevico. Nel dicembre 1919 i colloqui, le riunioni e le cospirazioni si concentrarono su un obiettivo chiaro, creare un PC in Spagna generando la necessaria scissione nel PSOE, che era stato a lungo solo un altro partito repubblicano. Le condizioni per la scissione erano mature, esisteva da tempo una corrente terzista (sostenitori della Terza Internazionale) e di aperta critica, raggruppata intorno alla rivista Nuestra Palabra e alla Escuela Nueva, e c'era una larga parte della gioventù socialista che si dichiarava anch'essa terzista. Alcuni erano più audaci, altri più cauti quando si trattò di dividersi. L'impulso iniziale venne dalla JSE (Gioventù Socialiste di Spagna, ndr) il 15 aprile 1920. Il cosiddetto "partito dei 100 bambini" (in realtà erano più di 2.000) decise di costituirsi come Partito Comunista Spagnolo. La scissione all'interno del vecchio partito si fece attendere a lungo, non prima di un altro Congresso Straordinario, il 3°, e fu resa pubblica il 13 aprile dell'anno successivo. Così nacque il Partito Comunista Operaio Spagnolo.

Per un anno le due organizzazioni comuniste coesistettero con molta riluttanza. Sinistrismo, rapporti, viaggi in Russia, ecc. Ricevettero molte critiche, pressioni e accuse, le solite in questi casi, ma in entrambi i casi fu la necessaria rottura con il passato in accordo con il momento storico.

Nel giugno 1921, al terzo congresso del Comintern, parteciparono delegati di entrambi i partiti e una delle decisioni cruciali fu quella di convertire i PC in organizzazioni di massa. La fusione in Spagna era vitale. Graziadei sarà incaricato di guidare il processo. Così il 14 novembre (1921) nacque la sezione spagnola dell'Internazionale Comunista, il Partito Comunista di Spagna. L'organizzazione destinata a cambiare tutto.

Furono molto criticati ma le loro decisioni furono la chiave per creare il partito che avrebbe guidato la resistenza durante la guerra e il fascismo. Il Partito dei compagni che stringevano i pugni su ogni filo spinato, dei compagni nelle prigioni. Quello che ha organizzato la solidarietà in esilio attraverso le frontiere e gli oceani. Quello che incoraggiava la resistenza sui 186 gradini di Mauthausen e caricava ogni proiettile nella Val d'Aran. Quello che ha organizzato dal nulla ogni minatore, ogni lavoratore giornaliero, ogni donna nella fabbrica più remota. Ovunque ci fosse bisogno del partito, il partito era lì. Quando gli altri partiti che si definivano antifascisti non erano in grado di fare nulla, il Partito lo fece.

Abbiamo ancora lo stesso desiderio che aveva quell'operaia di Gallarta chiamata Dolores Ibárruri e che oggi ha più futuro che mai; far sì che la storia proceda a nostro favore per avere un paese per la classe operaia. Per questo non siamo soli da un secolo, abbiamo il Partito.


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