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da www.counterpunch.org/sengupta04272009.html

Traduzione dall'inglese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

 

Il bagno di sangue nello Sri Lanka

Perché battere le Tigri Tamil non porterà la pace

 

di Mitu Sengupta

 
27/04/2009
 

Nel corso di una lunga e brutale guerra con le forze armate dello Sri Lanka, le Tigri per la liberazione della patria Tamil (LTTE) sono emerse come uno dei più formidabili gruppi ribelli. Oltre a coinvolgere il Governo dello Sri Lanka in una sanguinosa battaglia per oltre 25 anni, le Tigri Tamil sono riuscite a occupare notevoli porzioni del territorio gestite in forma para statale per oltre un decennio. Oggi, tuttavia, le possenti Tigri sono sull'orlo della disfatta militare. La loro fine porterà la pace in Sri Lanka?

 

Non sorprende che il conflitto con LTTE abbia provocato un prezzo enorme. Dal suo inizio, nei primi anni 1980, la guerra ha causato oltre 70.000 vite umane, ha reso mezzo milione di persone di etnia tamil dei rifugiati nel loro paese e condotto un numero simile di persone fuori dallo Sri Lanka. Gli ultimi sei mesi di combattimenti sono stati particolarmente intensi, con il Governo dello Sri Lanka all'apice dell'aggressività degli ultimi decenni. I rapporti delle Nazioni Unite, Croce Rossa e diverse altre organizzazioni umanitarie reputano il paese sull'orlo di una colossale catastrofe umanitaria. Nel fuoco incrociato tra le Tigri e le forze governative, circa 6.500 civili sono stati uccisi dal mese di gennaio e altri 100.000 sono stati catturati, questi devono affrontare le conseguenze di una carneficina, senza alimentazione sufficiente, senza riparo e medicine. Altri 40.000 che hanno abbandonato la zona di guerra sono detenuti in campi militari, le cui condizioni, secondo i più recenti rapporti, sono simili a campi di concentramento nazisti (da oltre un mese, l'accesso a questi campi è vietato ai giornalisti e agli operatori umanitari).

 

Guidate dalle Nazioni Unite, si sono levate nella comunità internazionale voci che hanno ripetutamente invocato la fine dei combattimenti, o almeno un cessate il fuoco di una ragionevole durata, in modo da mettere in salvo quanti più civili e consentire agli operatori autorizzati di curare i malati e i feriti. Determinato a sconfiggere le Tigri sul terreno, tuttavia, il Presidente dello Sri Lanka, Mahinda Rajapaksa, è imperterrito e apparentemente fiducioso che la completa eliminazione di LTTE - che forse avverrà a breve - vale la carneficina, l'esodo e l'evidente danno alla reputazione internazionale del paese. Rajapaksa evidentemente ritiene che uno Sri Lanka libero dalle Tigri sarà uno Sri Lanka in cui verranno solo cose buone.

 

Nel corso degli anni, LTTE si è guadagnata la reputazione di essere una spietata organizzazione che trasforma i bambini in soldati, che ha perfezionato la tattica suicida, che basa il suo finanziamento su estorsioni e contrabbando e che ha tolleranza zero per la critica e i competitori. Mentre non vi sono indicazioni attendibili sull'estensione del sostegno delle Tigri tra i tamil nello Sri Lanka, o all'interno della vasta diaspora, gli attivisti per i diritti umani Tamil sia all'interno che al di fuori del paese si sono pronunciati contro i metodi crudeli delle Tigri, la struttura totalitaria e le rivendicazioni massimaliste e intransigenti. Il LTTE ha assassinato molti di questi suoi detrattori. Di conseguenza si è tentati di supporre che uno Sri Lanka senza l'LTTE, sia infinitamente meglio e che la sua eliminazione porterà necessariamente l'ordine, la stabilità e la riconciliazione. Ma, per quanto accattivante, questa conclusione si fonda, in ultima analisi, su un errata visione del ruolo delle Tigri nel conflitto. LTTE è il prodotto, non la causa, della micidiale politica dello Sri Lanka.

 

Tanto per cominciare, il conflitto è nato alcune generazioni prima di LTTE. Le sue origini possono essere rintracciate negli effetti della nefasta politica del divide et impera elaborata dal colonialismo britannico per governare lo Sri Lanka (allora Ceylon) nel XIX e all'inizio del XX secolo. Gli inglesi hanno usato la minoranza tamil dell'isola per tenere sotto controllo la sua maggioranza cingalese, e in cambio, ha dato ai tamil i migliori posti di lavoro al governo e i benefici dell'istruzione inglese. Con l'indipendenza nel 1948, tuttavia, i tamil sono stati privati dei loro padroni, e si sono trovati numerosi ed emarginati all'interno del nuovo Stato unitario dello Sri Lanka e nel quadro istituzionale maggioritario. Con i tamil in posizione politicamente irrilevante, i miopi politici in competizione si sono messi a caccia del voto cingalese, scoprendo ben presto che il partito politico con le istanze più forti contro la minoranza tamil, era quasi sempre garantito il successo elettorale.

 

Questo terribile processo basato sull'etnia del più forte, come hanno osservato gli studiosi, ha portato al sorgere di un feroce nazionalismo cingalese che ha chiesto vendetta per la supremazia tamil del periodo coloniale, con il rilancio della lingua e della cultura cingalese. La visione era quella di uno Sri Lanka per i soli cingalesi, in cui la minoranza tamil fosse in una posizione di seconda classe, o, meglio ancora, lasciasse l'isola. Nei primi decenni dopo l'indipendenza, i tamil dello Sri Lanka sono stati sistematicamente spogliati dei loro ex privilegi economici e sociali, con l'abbassamento del loro idioma (il Tamil) a lingua secondaria di stato, e l'imposizione di rigide quote che hanno ridotto le opportunità professionali ed educative. Gli agricoltori singalesi erano incoraggiati a stabilirsi a nord-est dell'isola, in un evidente tentativo di ridurre la concentrazione di tamil in questa area.

 

Inizialmente, i tamil avevano tentato di resistere a questi cambiamenti attraverso mezzi democratici con la formazione di partiti politici che premevano per il federalismo e per garanzie alle varie minoranze. Mentre molti politici cingalesi saggiamente caldeggiavano questi appelli, le forze nazionaliste trionfavano. Qualsiasi governo che accordava troppe concessioni ai tamil era rapidamente tirato giù in uno scoraggiante rituale che allontanava la popolazione tamil e screditava i partiti tamil. Sul finire del 1970, il conflitto aveva preso una svolta violenta con l'emersione di diversi gruppi militanti, comprese le Tigri per la liberazione della patria Tamil, che invocavano la lotta armata, la secessione e la creazione di una 'patria' Tamil ('Eelam') nelle aree a maggioranza tamil a nord-est dello Sri Lanka. Il LTTE si è rivelato il più forte di questi gruppi militanti, e esautorando i suoi rivali, ha iniziato un aspro conflitto con lo stato dello Sri Lanka.

 

Come forza insorgente l'LTTE ha avuto uno straordinario successo. All'inizio del 2000, aveva conquistato gran parte del nord-est e aveva preso a governare questi territori come se fossero già uno Stato separato (LTTE ha attrezzato scuole, servizi postali e anche rudimentali ospedali). Il LTTE ha costituito un duro regime autoritario, ma che era, forse, l'inevitabile risposta al duro regime autoritario del Governo istituzionale dello Sri Lanka. Human Rights Watch ha indicato nello Sri Lanka uno dei peggiori governi del mondo, responsabile di sparizioni. Sotto molti aspetti, l'LTTE e lo stato dello Sri Lanka sono riflesso della totale e mutua mancanza di generosità. Entrambi hanno sprecato numerose occasioni di pace, anche se è improbabile che il governo dello Sri Lanka avrebbe accettato di negoziare - come aveva fatto nel 2003, a seguito di un cessate il fuoco – se avesse dovuto fronteggiare una organizzazione minore rispetto quella delle Tigri. L'annientamento del LTTE significherà che solo uno dei due temibili, ostili contendenti nella lunga e sanguinaria guerra del paese, lascererà l'arena e probabilmente non per sempre. Lungi dall'essere una soluzione per la pace, questo evento aprirà probabilmente un nuovo ciclo di ingiustizia e spietata vendetta.

 

Un pericolo che incombe pesantemente è che lo stato dello Sri Lanka tenterà di utilizzare la vittoria per una soluzione definitiva del problema della "minoranza tamil". Il governo potrebbe iniziare con il prevenire il ritorno dei civili tamil internati nei campi militari ai loro villaggi. Questi campi hanno già assunto un'aria di permanenza, con il governo che sostiene che nessuno può uscire fino a quando l'LTTE sarà completamente eliminata e fin quando i militari non avranno completamente bonificato la zona del conflitto dalle mine. Ciò potrebbe richiedere mesi, se non anni. E' del tutto possibile che, mentre decine di migliaia di tamil languono in questi campi circondati da recinzioni di filo spinato, il governo muoverà un gran numero di coloni cingalesi a nord-est dell'isola, in modo da eliminare, una volta per tutte, le motivazioni geografiche per una patria Tamil. Il contrappunto a questa attesa belligeranza del governo potrebbe essere una fase più acuta nella resistenza Tamil, con una più lucida e concentrata furia che porterà grande allarme per i tamil ovunque.

 

Per la maggior parte dei governi, il bagno di sangue nello Sri Lanka è la conseguenza di un potere sovrano assediato da una brutale insurrezione interna. Questo è ciò che bisogna aspettarsi da un mondo in cui gli Stati sono generalmente considerati legittimi, indipendentemente da quello che fanno, mentre chi sfida la loro autorità è generalmente considerato criminale: una dicotomia, questa, resa più acuta, ovviamente, dal minaccioso linguaggio intorno alla "guerra al terrore". Infatti, il successo dello Sri Lanka a inserire l'LTTE nelle liste delle organizzazioni terroristiche in 31 paesi, compresi gli Stati Uniti, ha messo, gioco forza, lo stato dello Sri Lanka dalla parte del giusto, cosa che potrebbe spiegare il mutismo internazionale nel condannare le azioni del governo nella tragedia che va dispiegandosi rapidamente.

 

E' probabilmente troppo aspettarsi che il governo degli Stati Uniti - o qualsiasi altro governo - accetti l'argomentazione, per quanto rigorosamente avanzata, che la situazione dello Sri Lanka e di LTTE rispecchiano reciprocamente gli irriducibili metodi e atteggiamenti, e che, in ultima analisi, il nobile potere sovrano e la feroce organizzazione terroristica sono le due facce della stessa medaglia insanguinata. L'unica, piccola apertura per la pace è che con il ritiro delle Tigri, venendo quindi meno la loro minaccia, il Governo dello Sri Lanka non sia più in grado di coprire la decadenza della sua democrazia e la brutale violazione dei diritti umani agli occhi del mondo. Ciò potrebbe essere oggetto di una iniziativa internazionale che possa frenare le forze "nazionaliste" del paese e quindi bloccare la reiterazione del circolo vizioso di colpo su colpo che queste tendono a mettere in atto.

 

Mitu Sengupta, Ph.D., è professoressa di Scienza Politiche alla Ryerson University di Toronto, in Canada.