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da Oltre Confine n.25 - Newsletter settimanale del Dipartimento Esteri del PdCI - www.comunisti-italiani.it/index.php?module=News&catid=&topic=15
 
Sri Lanka: caccia alla tigre Tamil
 
di Marco Zoboli, Dip. Esteri PdCI
 
 Occorre innanzitutto ricordare che le Tigri per la Liberazione della Patria Tamil (LTTE) sono il prodotto e non la causa della nefasta politica dello Sri Lanka verso la minoranza Tamil. Minoranza che conta oggi nel paese oltre 2 milioni di persone (12% popolazione attuale), senza contare quelle 700-800.000 espatriate all’estero in fuga dalla repressione e dalla guerra.
 
Occorre ricordare che le origini del conflitto risiedono nel colonialismo britannico che sfruttò a suo tempo la minoranza tamil per controllare e soggiogare la maggioranza cingalese. Una piccola oligarchia tamil governava l’allora Ceylon con la libertà di “protettorato” de facto; la popolazione tamil godeva di privilegi, che per quanto piccoli in relazione agli standard di vita dell’occidente d’inizio 900, erano notevoli e sufficienti per poter dire che la minoranza tamil rappresentava sotto il profilo di classe l’aristrocrazia operaia dell’epoca, invisa agli altri ceti sociali. Con la decolonizzazione nel 1948, la minoranza tamil si è trovata emarginata grazie alla classe politica dei nuovi dirigenti cingalesi che utilizzavano a fini elettorali la facile arma della discriminazione etnica, arma fertile su un terreno di rivalsa.
 
Negli anni la situazione per i tamil è drammaticamente peggiorata con l’arrivo di vere e proprie leggi di discriminazione razziale: spoliazione economica, confisca di beni e terre destinate a contadini cingalesi, soppressione della lingua tamil, contingentamento dell’esercizio di professioni…
 
Con l’aggravarsi dei parametri di libertà e democrazia per la minoranza tamil, e dopo inutili tentativi di lotta all’interno della “democrazia” cingalese, sul finire degli anni 70 il conflitto aveva preso una dimensione violenta con la nascita di gruppi armati che lottavano per la secessione e l’indipendenza. Nel giro di pochi anni il LTTE si è imposto sugli altri gruppi fagocitandoli, e laddove il processo di egemonia politica risultava difficoltoso, è risultato efficace quello praticato per via armata. Durante i 25 anni di lotta armata il LTTE ha raggiunto successi considerevoli arrivando a controllare buona parte del nord-est del paese e governandolo con una forma parastatale sotto molti aspetti più efficiente dello stato centrale cingalese stesso, come ad esempio in ambito scolastico e sanitario. Il “governo delle tigri” pur strutturandosi su gerarchia militare era a tutti gli effetti, divenuto stato nello stato, basti pensare che nel 2000 è arrivato a gestire e a far funzionare efficacemente servizi quali i trasporti, poste e telecomunicazioni; ma l’inizio del nuovo millennio coincide anche con l’inizio del declino.
 
La nuova dottrina contro il terrorismo di J.W. Texas Bush, consente al governo cingalese d’imbastire una campagna internazionale contro il LTTE; questa campagna ottiene oltre al risultato formale di far rientrare il LTTE nella lista nera delle organizzazioni terroristiche, di minare i legami e i rapporti tra il LTTE e i figli della diaspora tamil nel mondo.
 
Molte associazioni e strutture di finanziamento all’estero vengono chiuse, altre vengono ridimensionate, il LTTE viene screditato agli occhi dei tamil che non vedevano più nel LTTE una soluzione al conflitto ma bensì un ostacolo al processo di pacificazione. Lo Sri Lanka inoltre in questi anni ha goduto di sempre maggiori consensi internazionali ed aiuti militari tutti finalizzati alla soluzione armata e non solo da parte dell’imperialismo degli Stati Uniti ma anche (e soprattutto) da potenze emergenti quali India e Cina. La sconfitta militare a cui stiamo assistendo in questi giorni, con il relativo drammatico coinvolgimento non casuale della popolazione civile, non è frutto solo della forza e relativi appoggi internazionali del governo centrale di Colombo, ma di divisioni e frazionismi interni al LTTE che in questi anni hanno eroso quella coesione necessaria per condurre a termine la lotta di liberazione del popolo tamil.
 
La politica di corruzione portata avanti dal governo centrale di Colombo grazie agli aiuti internazionali ha permesso di frazionare l’organigramma del LTTE e scatenare scontri intestini all’organizzazione stessa. Oggi rimangono sul campo le macerie della battaglia che ha sancito apparentemente in modo definitivo la sconfitta militare del LTTE. I media di Colombo sbandierano e tributano onori e glorie al presidente condottiero, il cui nome non c’interessa… per noi si chiama Pirro.
 
Quando in pochi mesi massacri diecimila civili, provochi centinaia di migliaia di sfollati, profughi, istituisci campi di concentramento… poco importa la vittoria militare quando getti di fatto le basi per la ripresa della guerra civile.
 
Non ci vuole un preveggente per dire che se la linea politica nei confronti dei tamil non muta radicalmente, le tigri risorgeranno e si riorganizzeranno, e con l’aria che tira in Asia non mi stupirei se le nuove avanguardie tamil avranno con sé nuovi semi frutto della contaminazione delle nuove esperienze socialiste asiatiche.