www.resistenze.org - popoli resistenti - sudafrica - 24-09-18 - n. 683

Sudafrica: dall'apartheid al neoliberalismo

Alejandro Nadal | lahaine.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

21/09/2018

In tempo da record, il partito che aveva guidato la lotta contro l'oppressione razzista ha abbracciato e consacrato le politiche del neoliberismo

La transizione in Sudafrica da un regime razzista istituzionalizzato a una democrazia elettorale è stato un evento molto rilevante. Sfortunatamente, questo cambiamento non si è riflesso nella situazione economica. In tempo da record, l'African National Congress (ANC), il partito che aveva guidato la lotta contro l'oppressione razzista, ha abbracciato e sancito le politiche neoliberaliste cementando il sistema di sfruttamento e la disuguaglianza dell'apartheid. L'analisi dell'economia politica di questo processo di transizione è una lezione importante per qualsiasi governo che aspiri a reali cambiamenti sociali ed economici.

Alla fine degli anni '80 la situazione in Sudafrica era giunta a un punto morto. I combattimenti avevano prosciugato l'energia di entrambe le parti e i militanti dell'ANC sapevano che l'apparato repressivo della minoranza bianca era esaurito. Non di meno, un'insurrezione finale a tinte fosche avrebbe portato a un bagno di sangue.

La minoranza bianca faceva affidamento sul formidabile arsenale militare di polizia. Ma il regime era in piena bancarotta politica e il suo isolamento internazionale lo avrebbe portato al fallimento se avesse scelto la via della repressione. Inoltre, il sistema dell'apartheid si scontrava con la logica dell'accumulazione capitalista impedendo la libera mobilità del lavoro. Tutta l'industria nel Sudafrica ne pativa gli inconvenienti. Era giunto il momento di negoziare per ottenere un accordo di transizione vantaggioso.

Durante la seconda metà degli anni '80, si moltiplicarono gli incontri segreti tra l'élite economica e gli alti comandanti dell'ANC. Quando Nelson Mandela fu rilasciato nel 1990, i contatti divennero più frequenti. Mandela e Harry Oppenheimer, il magnate dell'industria mineraria e dei diamanti, si incontrarono per il pranzo a Little Brenthurst, la casa di campagna dell'industriale. Per la minoranza bianca, l'obiettivo era creare condizioni che permettessero la transizione politica senza sacrificare i privilegi economici acquisiti durante la segregazione razziale.

Nell'accordo finale di transizione, negoziato tra l'ANC e la minoranza bianca, l'ingrediente principale era quello della democrazia elettorale: una persona, un voto. Ma questa parità politica nascondeva la disuguaglianza economica: la nuova costituzione garantiva i diritti di proprietà della minoranza su terra, miniere, fabbriche, banche e telecomunicazioni. La legge suprema consolidò la profonda ineguaglianza che aveva sempre prevalso in Sudafrica.

Il programma degli anni di lotta dell'African National Congress prevedeva un forte processo di nazionalizzazione delle industrie (soprattutto nel settore minerario) e una solida riforma agraria. Tutto ciò veniva dimenticato con la nuova Costituzione. Inoltre, l'ANC accettò di pagare il debito accumulato durante gli anni dell'apartheid e il nuovo governo finì col pagare più di 2 miliardi di dollari all'anno per interessi sull'odioso debito accumulato prima del 1994. Cioè, accettò di pagare i crediti che erano stati usati per opprimere la maggioranza della popolazione. Anche l'autonomia della banca centrale è stata ratificata come parte del pacchetto di misure economiche e i principi dell'austerità e delle finanze pubbliche sane sono state incorporate come elemento essenziale della nuova strategia economica.

Insomma, il governo di unità nazionale ha abbracciato i principi del neoliberismo. Gli strumenti utilizzati per convincere i comandanti dell'ANC includevano numerose promesse di nuovi investimenti non mantenuti, corruzione, inganno, intimidazione e persino l'omicidio (come nel caso di Chris Hani).

In definitiva, l'African National Congress ha adottato l'idea che l'economia del Sudafrica fosse un meccanismo delicato che solo gli esperti delle minoranze bianche potevano gestire in modo efficiente. Solo gli esperti dell'ortodossia neoliberale potevano guidare la politica macroeconomica. I dettami neoliberisti in termini di stabilità dei prezzi e tagli al bilancio sarebbero stati la bussola del nuovo governo.

Oggi sappiamo che la stabilità dei prezzi non è sinonimo di stabilità macroeconomica e che la gestione corretta del debito pubblico attraverso il surplus primario porta al disastro. Ma nel 1994 il governo sudafricano optò per le briciole da destinare alla spesa sociale e ad alcuni investimenti in opere pubbliche invece che attuare i cambiamenti sostanziali di strategia economica ereditata dall'apartheid.

Il risultato per il Sudafrica non è sorprendente: stagnazione, disoccupazione al 27%, disuguaglianza e aumento della povertà. I livelli di violenza e criminalità non si riducono, perché è impossibile combattere il crimine senza abbandonare il neoliberismo. La lezione è chiara e in Messico non dobbiamo ignorarla: non modificare nulla per amministrare al meglio il modello neoliberista e fingere che la maggioranza possa trarne vantaggio, non è una buona strategia.


Resistenze.org     
Sostieni Resistenze.org.
Fai una donazione al Centro di Cultura e Documentazione Popolare.

Support Resistenze.org.
Make a donation to Centro di Cultura e Documentazione Popolare.